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FICAROLO NELLE FONTI MEDIEVALI

Post n°261 pubblicato il 04 Gennaio 2011 da marialberta2004.1
 

Maria Alberta Faggioli Saletti

Luciano Pigaiani, Il Territorio della Pieve di Santa Maria in Trenta e il castello di Ficarolo nelle Fonti Medievali, Ferrara, Nuovecarte 2010.

Ficarolo, il territorio, la probabile centuriazione romana, l’insediamento gotico

Il volume si apre con la presentazione del territorio Altopolesano situato nella parte sud occidentale del Veneto, ai confini con Lombardia ed Emilia. E’ l’ampia zona della Transpadana ferrarese (tra il fiume Tartaro e il Po, dall’attuale Melara a Canaro, fino ad Ariano Polesine e Corbola, oggi in provincia di Rovigo). E’ un territorio che, nei secoli del primo millennio, costituisce parte integrante di quello ferrarese con il quale condivide già vicende, e fonti storiche (storie militari, lettere) rare e lacunose. A proposito delle fonti, viene subito evidenziato come quelle scritte (atti, investiture, negozi giuridici), poche e perdute fin dai tempi lontani, abbiano lasciato spazio alle falsificazioni attestanti diritti, quindi sia necessario ricorrere a dati riferiti a centri vicini (Ferrara, Ravenna, Verona) senza perdere tempo su documenti sicuramente falsi (p. 9). Ed è altresì indispensabile prestare attenzione particolare ai reperti archeologici, come quelli dei siti di Chiunsano (o Chionsano, come è riportato nei documenti parrocchiali sei-settecenteschi), Trento, Bassantina, Belfiore.

In particolare Chiunsano dove sono stati rinvenuti frammenti di oggetti e di scritte testimonianti la presenza di soldati, di terra e di mare, che abitavano e coltivavano la terra di Ficarolo, in epoca tardo romana. C’era, tra Ficarolo, Stienta e Bagnolo, secondo recenti studi, una probabile centuriazione romana, con il decumano che arrivava, a sud est di Centum, fino a Trento di Ficarolo dove in seguito venne costruita la Pieve altomedievale: i toponimi numerali sono anch’essi indicativi. Le presenze stabili di persone e, come si dirà, la varietà dei reperti nonché la cronologia alta, sfatano poi la credenza medievale che il Polesine, in età romana, fosse stato paludoso come si presentava appunto in età medievale e moderna (pp. 13-16).

Affascinante il racconto sulla sepoltura della “dama di Chiunsano”. Il recupero di una delle poche tombe femminili rinvenute in Italia, ha restituito un pezzetto di storia del territorio nel , VI° secolo, quando vi si stanziarono popolazioni di origine germanica giunte in Italia, particolarmente Goti. La nostra dama, secondo l’uso delle sue genti, si ornava con uno spillone per capelli ed un bracciale portato in un solo avambraccio (pp. 17-18).

Dal terzo secolo al quinto, nella terra di Ficarolo, si è definita una percettibile evoluzione delle strutture, pure di quelle agricole, anche per l’arrivo di popolazioni germaniche, così che vengono ricordati l’antico conflitto fra Odoacre, ultimo rappresentante dell’Impero Romano d’Occidente e Teodorico, re degli Ostrogoti e d’Italia, i generali bizantini Belisario e Narsete, gli ultimi condottieri Ostrogoti, Vitige, Tòtila e Teia (p. 19).

Il clima peggiora fino al decimo secolo, determinando quello che viene definito un “diluvio”, dal grande storico dei Longobardi Paolo Diacono (n. 720-m. 799, pp. 20-21).

Siamo nel Medioevo, epoca in cui, come accennato, la viabilità si svolgeva per via fluviale sul Po lungo il quale assunsero importanza le Pievi.

 
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