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Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°439 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 

CLICCA sull’immagine per ingrandirla: Duomo di Ferrara, Lunetta del Portale con San Giorgio a cavallo in atto di uccidere il Drago, che poggia su una architrave scolpita con le Storie di Cristo.

CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, per vedere tutti i post della recensione.

Maria Alberta Faggioli Saletti RECENSIONE-ANALISI 2022 

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE QUINTA

● La copertina. Le Immagini

La copertina riproduce la Lunetta del Portale del Duomo di Ferrara, con San Giorgio a cavallo in atto di uccidere il Drago, che poggia su una architrave scolpita con le storie di Cristo.

Nella Lunetta, San Giorgio ha trafitto il drago con la lancia e si appresta a finirlo con un colpo di spada. Si tratta di un rilievo di grande valore artistico per il dinamismo dell'azione e la resa plastica del cavallo e del cavaliere. Sono ancora visibili tracce della colorazione originale. E’ considerato uno dei più perfetti capolavori della scultura del secolo XII.  Lunetta e architrave scolpita fanno parte della ricca decorazione attribuita allo scultore Nicolò/Nicolao, architetto-scultore al quale è stata affidata la costruzione della nuova Cattedrale.

Nella cornice della lunetta del portale, c’è un’iscrizione latina anch’essa risalente a poco dopo il 1135 che ricorda lo scultore: artifice(m) gnaru(m) q(ui)sculpserit  hec Nic[ho]lau(m) (SC) hu(n)c[con]currentes laudent p(er) s(ae)c(u)la gentes (Le genti che qui si ritroveranno nei secoli lodino Nicolò, artefice valente che queste opere scolpì). Nicholaus viene definito gnarus “valente”, e gli si tributano grandi onori nell’affermare che la sua fama sarà eterna presso le genti che visiteranno la chiesa. L’iscrizione latina corrisponde a quella che si trova sotto il cornicione del portico della Cattedrale di Verona. 1

Le immagini contenute nel volume sono anteriori alla costruzione del Duomo di Ferrara.

● Patrocini dell’opera

Il libro è pubblicato con il patrocinio del Comune di Ficarolo, del Centro Polesano di Studi Storici, Archeologici, Etnografici (CPSSAE), e del Gruppo Storico Archeologico "Eridano". 

Conclusioni

Un racconto denso e interessante nel quale risaltano il protagonista Landolfo e i legami, documentati ma ancora non del tutto chiariti, all’interno della sua famiglia, tra quelle che dominano in città. Ad esempio il legame matrimoniale tra Adelasia, possibile figlia di Sichelmo (fratello di Landolfo) e Guglielmo Marchesella Adelardi (la pergamena di enfiteusi del 1104).

Un racconto di vita e di dinamiche cittadine, nella Ferrara medievale, con un procedere attento all’unità di ricerca tra ambito “ecclesiale” e ambito “politico-istituzionale”, nel più ampio contesto storico e culturale.

Circa la nascita dei governi autonomi cittadini -i Comuni- gli storici medievisti parlano di Popolo e Vescovo, ma nel caso di Landolfo è opportuno dire Vescovo e Popolo. Egli infatti, pur provenendo da una famiglia fedele canossiana, ha fatto una politica a sé.

Possiamo terminare citando ancora Paolo Cammarosano: “Ferrara è una delle città in cui il ruolo dei Vescovi, delle loro clientele di funzionari e vassalli fu decisivo tra la fine del Mille” e la seconda metà del 12°secolo, “per l’organizzazione della città in Comune”.

Ecco le parole conclusive del saggio storico di Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara. Da Ficarolo alla nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022:

La morte di Landolfo segnava veramente  una cesura nei rapporti collaborativi tra l’episcopato e il Comune, anche  se quest’ultimo avrebbe successivamente assistito il vescovo nelle operazioni di acquisto delle terre transpadane di Melara e Bergantino appartenenti ai monasteri  di S. Salvatore di Pavia e di S. Silvestro di Nonantola. Azione che rientrava nell’ambito di quell’esigenza di eliminare la presenza di enclaves giurisdizionali   estranee all’ambiente ferrarese in quello che il Comune di Ferrara considerava il proprio territorio. Senza Landolfo il Comune perveniva sotto il pieno controllo  della pars aristocratica e Guglielmo Marchesella ne assumeva la direzione politica; l’esclusione di San Maurelio dalla contitolarità della nuova cattedrale era un esplicito segnale ai gruppi sociali, che controbilanciavano la pars aristocratica nel governo comunale, a non far più alcun affidamento politico sul sostegno della chiesa vescovile. Il Comune subiva un’ulteriore involuzione verso la metà del secolo, come provato dagli atti del processo di Ostiglia del1151. In quell’occasione infatti il comune di Ferrara fu rappresentato non dai consoli ma dal solo dominus Salinguerra, che non era qualificato come investito di un ufficio specifico, ma la cui funzione politica specificata nell’espressione linguistica: cui soli Ferrarienses omnem sue rei publice curam gubernandam mandaverant, indicava l’ufficio di magistrato unico posto a capo del comune. E questo sì segnava la fine di quel consociativismo civico alla base della politica di Landolfo.


1 Marta Boscolo Marchi, La cattedrale di Ferrara in età medievale: fasi costruttive e questioni iconografiche, Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato di Ricerca in Storia e Critica dei Ben Artistici, Musicali e dello Spettacolo, Ciclo XXII, Padova 2011, p. 55.

2 Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara2020.

3 P. Cammarosano, Italia medievale, cit., p.132.

 
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