Creato da italianopensieroso71 il 03/02/2007
Cosa sta succedendo in Italia? Vivendo all'estero ma essendo cittadino italiano, non capisco come mai gli italiani subiscono passivamente le decisioni prese non per il loro interesse ma solo per sfacciato interesse politico
 

 

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Non serve commento a questi articoli.....GOVERNO PRODI E' ORA DI ANDARE A CASA, ANZI IN RITIRO PERPETUO!!!!!

Post n°17 pubblicato il 01 Giugno 2007 da italianopensieroso71
 
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DUE BEI PEZZI DI BRAMBILLA E DEL DEBBIO......NON SERVONO COMMENTI!!!!!BUONA LETTURA
Forza Visco, tenga duro. Non si dimetta. Non si lasci convincere da quei suoi alleati di maggioranza - sempre più numerosi - che la invitano a rinunciare alle deleghe sulla Guardia di Finanza. Resti al suo posto, signor viceministro.
Il lettore non pensi che siamo impazziti. Al contrario, una logica c’è, e tra poco ve la sveleremo. Prima però, è necessario un riepilogo di quanto è successo ieri.
Dunque. Al «question time» di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, rispondendo a un’interrogazione di An, ha difeso Visco giurando che il governo gli garantisce la fiducia assoluta. Intendiamoci: da Chiti non potevamo certo aspettarci un benservito al suo collega. Sono tuttavia degne di un piccolo approfondimento le motivazioni che Chiti ha utilizzato per scagionare il viceministro. «Visco - ha detto testualmente Chiti - non ha costretto nessuno a fare alcunché: non ne avrebbe avuto né la possibilità né i mezzi, né glielo avrebbe consentito la sua formazione culturale e la sua correttezza istituzionale».
Abbiamo messo in corsivo l’ultima parte dell’appassionata arringa dell’«avvocato» Chiti perché raramente abbiamo ascoltato una motivazione più formidabile. Capite? C’è il comandante generale delle Fiamme Gialle che mette nero su bianco, davanti a un magistrato, le sue accuse contro Visco; ci sono altri tre generali che le confermano; ci sono dei testimoni, ci sono delle lettere, ma nulla di tutto ciò va preso in considerazione perché «la formazione culturale e la correttezza istituzionale» di Visco sono tali che mai e poi mai il viceministro avrebbe potuto commettere irregolarità.
Insomma il governo dice: il processo contro Visco non va neppure cominciato, perché l’imputato è innocente a prescindere. È puro e immacolato nel suo Dna. A voi pare uno Stato di diritto questo? A noi pare una Repubblica delle banane. A noi pare che, a fronte di accuse così circostanziate, un’indagine seria vada fatta: poi, può anche risultare che Visco è innocente. Ma che tutto debba essere insabbiato prima ancora di accertare i fatti, è roba dell’altro mondo.
E non siamo i soli a pensarla così. Anche nella maggioranza cresce il «partito» di coloro che ritengono che Visco debba come minimo rinunciare alla delega sulla Guardia di Finanza. E siccome questo «partito» cresce, ecco che il governo rischia seriamente di andare in minoranza il prossimo 6 giugno, quando al Senato si discuterà della questione.
Ecco perché speriamo che Visco tenga duro. Perché restando incollato alla sua poltrona con argomentazioni tanto bislacche, rischia di mandare a casa non soltanto la sua augusta persona, ma anche Prodi e il resto dell’esecutivo. Il che sarebbe molto più bello, e molto più utile al Paese di un semplice avvicendamento della delega sulla Guardia di Finanza.
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Meno tasse, più investimenti, meno spese, riforme radicali per dare più soldi alle famiglie perché consumino di più, fare la riforma delle pensioni. Non è la sintesi di un articolo del Giornale, sono alcune delle indicazioni che, ieri, ha dato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nelle sue tradizionali Considerazioni finali. 22 pagine: poche (considerando il numero delle relazioni precedenti), dense, scritte in italiano e non in banchitaliese. Anche la forma, in questo caso, conta. Indica uno svecchiamento ormai necessario.
Vediamo alcuni dei punti più salienti.
La ripresa dell'economia. Secondo Draghi l'economia italiana è «uscita dal ristagno» e dalla metà del 2005 è «in ripresa». Anche se lo fa lentamente rispetto agli altri Paesi europei. Dunque è definitivamente sbugiardata la tesi della coppiòla Prodi-Visco che aveva sparato che dipendeva dal nuovo clima di fiducia (e chi l'ha visto?) che loro due avrebbero infuso nell'economia reale. La ripresa c'è da metà 2005. Mettiamo pure che non sia merito del governo Berlusconi. Certamente non è merito loro. E anche Padoa-Schioppa dovrebbe rivedere il suo giudizio dell'anno passato, appena poste le terga sulla poltrona ministeriale, quando disse che l'economia italiana era nelle condizioni (disastrose) del '29, il crollo di Wall Street. Non c'aveva proprio preso.
Meno tasse e meno spese. Qui sarà difficile per Visco inventare qualche risposta o, ancor meno, addolcire il pillolone gentilmente offerto da Bankitalia. Una volta tanto il drago non lo può fare lui allungando i canini aguzzi sui redditi dei cittadini. Il Draghi originale non ha detto un po' meno. Non ha detto neanche non aumentare. Ha detto diminuire. Tasse e spese. E ha specificato anche che questo è l'unico modo giusto di ridurre anche il debito senza, appunto, aumentare le tasse. L'esatto contrario di quanto ha fatto il governo Prodi. L'opposto. Il giorno e la notte. Quello che proprio non si deve fare.
I consumi delle famiglie. Il consumo, questa entità fondamentale della società, è «frenato dall'incertezza sull'esito di riforme che toccano in profondità la loro vita».
Anche qui la chiarezza è assoluta. I consumi legati alle famiglie sono fondamentali per la ripresa. Questo governo ha tassato le famiglie e, in certi casi (molti) le ha proprio azzoppate, caricandole di pesi ulteriori e, certamente, causando in loro un sentimento di sfiducia nel loro futuro e anche, quindi, sulla propensione a consumare.
Pensioni. Non riformarle significa in modo definitivo un costo «in termini di mancata crescita, minori consumi». Sono soldi trattenuti dal sistema pensionistico a scapito dell'economia reale. Altro che scalone e scalini. Senza riforma si finisce nel sottoscala e, dopo, sarebbe magra per tutti. Soprattutto i più indigenti.
La risposta di membri del governo è stata del seguente tono: ci stiamo pensando e abbiamo organizzato una riunione. Come se coloro che si accorsero del Vajont si fossero messi a discuterne ai piedi della diga. Chi ha gridato all'alluvione è Draghi. L'altra allegra comitiva è il governo. Nella valle ci siamo noi.

 
 
 
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