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Post n°73 pubblicato il 09 Giugno 2012 da Lady_Blu_Pantera

 

 

 

Terremoto Emilia inaspettato? «Noto dal 2007 possibilità sisma di 6.2 a Mirandola»L'accusa: «Potenzialità conosciuta ma sottovalutata. Come nella pianura Padana. Ora attenti a Mantova e Verona»

La mappa di Carminati e CamuffoLa mappa di Carminati e Camuffo
MILANO - «Se fossero stati un po’ più attenti alle esperienze sismiche del passato forse sarebbe andata meglio». Lo dice Dario Camuffo, che assieme a Eugenio Carminati in un articolo apparso sulla rivista scientifica Global and Planetary Change, pubblicato nel febbraio 2007, aveva pubblicato una mappa in cui proprio a Mirandola indicato la possibilità di un terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter. Nella stessa carta vengono indicate anche altre zone: per Mantova, ad esempio, la magnitudo è 5.9 e nel Veronese 6.5. Lo studio aveva tutt’altro scopo: valutare gli effetti della sismicità sulla subsidenza nell’area veneziana, ma inevitabilmente prendeva in considerazione un’area più vasta, comprendente tra l’altro la zona interessata dal terremoto in Emilia.

 

CONOSCENZE SOTTOVALUTATE - Camuffo è climatologo del Cnr, Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima di Padova; Carminati è sismologo presso il dipartimento di scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma. La cosa di cui entrambi si stupiscono è come possa essere stato considerato inaspettato un terremoto che dal punto di vista storico-scientifico non era così improbabile. «La mappa del 2007 l’ho costruita sostanzialmente sulla base di informazioni disponibili dalla comunità scientifica e dal mondo intero» dice Carminati, «pubblicate sul sito dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Si vedono le faglie conosciute che potrebbero dare terremoti in Italia. Tra queste c’è la faglia di Ferrara e la faglia di Mirandola. L’ultimo grande terremoto dell'area è del 1570, e il tempo di ricorrenza è molto ampio: vuol dire che magari un terremoto arriva dopo 250 anni e un’altra volta dopo 500 anni. Mi ha sorpreso però sentire dire che la pianura Padana è poco compresa nelle aree potenzialmente sismiche», continua Carminati. «In realtà la sorgente sismica era conosciuta bene e anche la potenzialità sismica dei terremoti. Queste conoscenze sono state sottovalutate». E aggiunge: «Per me non era una novità. La zona è stata inserita tra le zone a pericolosità medio-bassa a partire dalla fine degli anni Novanta, ed è vero che quello che è accaduto è un terremoto di magnitudo media».

LA CARTA DELLA PERICOLOSITÀ - La carta di pericolosità sismica dà informazioni sulla probabilità che avvenga un evento entro un dato periodo di tempo, ma è solo un approccio statistico. È come dire: la probabilità che venga colpito da un fulmine è molto bassa, ma se succede mi ammazza. La probabilità che arrivasse un terremoto nella zona di Mirandola era bassa, però quando è arrivato era della magnitudo aspettata: intorno a 6. E crea danni, come purtroppo si è avverato.

LIQUEFAZIONE SABBIE - Tra gli effetti che hanno più impressionato è stata la fuoriuscita di fango e sabbia dalle fratture nel suolo. «È il fenomeno della liquefazione delle sabbie», spiega Carminati. «I sedimenti della pianura Padana sono molto ricchi d’acqua. Quando sono scossi da un terremoto, i granelli di sabbia si compattano e riducono i vuoti. Ma se negli interstizi c’è acqua, questa viene espulsa velocemente creando vulcanetti di fango e avviene la compattazione del suolo».

RISCHIO ANCHE IN PIANURA - Il rischio dell’area padana deve essere tenuto nella giusta considerazione. «Non si poteva prima - e a maggior ragione non si può oggi - considerare la zona come non sismica», prosegue il sismologo. «Le persone, per esempio del Ferrarese, erano totalmente ignare delle pericolosità sismica di questa zona. Ormai è tardi, ma si sarebbero dovute informare le popolazioni di questo rischio. «Il nostro articolo è del 2007, ma è basato su conoscenze risapute e pubblicate da anni», aggiunge Camuffo. «Chi aveva la responsabilità e la conoscenza di queste informazioni doveva svegliarsi un po’ prima. La mappa merita ancora di essere diffusa e meditata a salvaguardia di persone e cose, perché vi sono ancora zone a rischio non adeguatamente comprese».

MANTOVA - Infatti, come si può notare nella comparazione delle immagini tra la carta ufficiale del rischio sismico e quella di Camuffo e Carminati, l'area di Mantova è inserita nella zona a rischio bassissimo o nullo. Mentre i due studiosi riportano la possibilità di un sisma fino a 5.9, che in una città rinascimentale produrrebbe danni devastanti nel patrimonio artistico.

Massimo Spampani

 

 

 
 
 
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