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Pubblicazione di brevi racconti e poesie

 

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L'ELOGIO DELLA FOLLIA

" Se il matto persistesse nella sua Follia andrebbe incontro alla Saggezza " (W. Blake)



" Meglio che sia poeta a caschi morto... Essere pazzo è l'ultimo dei miei crucci " (J. Kerouac)


" Qualunque cosa dicano di me i mortali (so bene che la pazzia gode di pessima reputazione anche tra i folli più folli) ebbene sono io la sola, proprio io in carne ed ossa, grazie ai miei poteri sovrannaturali, a infondere serenità nel cuore degli uomini e degli dèi. La differenza tra un pazzo e un saggio sta nel fatto che il primo obbedisce alle passioni, il secondo alla ragione." (Erasmo da Rotterdam)



 

 

Nessuno mai (2)

Post n°59 pubblicato il 17 Luglio 2007 da Erebos

Fin da piccolo sono sempre stato un tipo assai cagionevole di salute, sebbene la mia anima inquieta fosse supportata da un fisico abbastanza robusto. Il motivo delle mie frequenti febbri cerebrali era sconosciuto ai medici, tanto che per anni fui al centro di un intenso dibattito: sembrava che chiunque volesse cimentarsi nell'impresa di risolvere "l'enigma più affascinante degli ultimi dieci anni" (così mi aveva definito la comunità scientifica). Medici, santoni e ciarlatani di ogni risma si presentarono al capezzale di questo bambino misterioso e i miei genitori, in un primo momento entusiasti nelle speranza che un simile esasperato interesse avrebbe potuto aumentare le probabilità di trovare una cura, con Speranza, che oramai albergava fissa nei loro occhi e cuori, mi sottoponevano ad ipnosi, a nuovi ritrovati della medicina, ad infusi e bevande mistiche. Dopo qualche periodo, l'attenzione generale venne calamitata su un giovane che diceva di essere in grado di comunicare con persone defunte e riuscire in questo modo a prevedere le fluttuazioni delle Borse mondiali.
Questo fatto inaspettato portò nella mia famiglia quella calma e tranquillità necessarie a farmi migliorare a vista d'occhio. La salute progrediva di pari passo alla Gioia che vedevo nascere nei miei cari: quali benefici vennero dall'interruzione di ogni cura... ancora oggi mi domando se a volte la cura non prolunghi la malattia invece di sconfiggerla...
continua

 
 
 

OGGI  

Post n°58 pubblicato il 17 Luglio 2007 da Erebos

Some say you're trouble, boy
Just because you like to destroy
All that things that bring the idiots joy
Well, what's wrong with a little destruction?
...
Did I see you in a limousine
Flinging out the fish and the unleavened
Turn the rich into wine
Walk on the mean
For the Fallen walk among us
Walk among us
Never judge us
Yeah we're all...

Up now and get'em boy
Up now and get'em boy
Drink to the devil and death at the doctors
...
In my blood I feel the bubbles burst
There was a flash of fist, and eyebrow burst
You've a lazy laugh and a red white shirt
I feel to the floor fainting at the sight of blood
...
So I'm sorry if I ever resisted
I never had a doubt you ever existed
I only have a problem when people insist on
Thaking their hate and placing it on your name
...

Franz Ferdinand - The Fallen

 
 
 

Venerdì 13

Post n°57 pubblicato il 13 Luglio 2007 da Erebos

Venerdì 13... superstizioso? Io no, mai.
Un periodo di dense nubi sta oscurando il Cielo sopra il capo mio e devo chiedere scusa a tutti coloro che ancora ogni tanto passano di qua. Crisi? Forse sì. La scrittura mi ha sempre aiutato, ma mi sento come svuotato e senza stimoli e nelle mie orecchie continua il riverbero del canto del cigno. Altre preoccupazioni impediscono la concentrazione e la libera creazione che prima scaturiva naturale come acqua di sorgente, pare ora essere arginata da invisibili ostacoli notturni. Vi è mai capitato?

Solo una cosa allieta le giornate mie:
sempre Lei,
la fonte liquida che placa fresca
gli ardenti timori del mio cuore inquieto,
Lei che accudisce la mia anima
malinconica e sognante,
Lei che mi soccorre ogni volta che
mi perdo nella meandrica mente
di un pensatore inadatto,
Lei, senza la quale non saprei
a che scopo esistere.
GRAZIE mia Fatina,
grazie per essere come sei e
grazie per aver concesso a questo
Amatore di Versi
l'inestimabile dono della tua presenza
nella sua vita.
L'amore e le lacrime con le quali mi nutri
mi auguro che durino fino a quell'attimo
che ben conosci...

 
 
 

Nessuno mai

Post n°56 pubblicato il 27 Giugno 2007 da Erebos

Non ricordo il come tanto meno il perchè, ma l'evidenza di quell'incontro che credevo essere stato impalpabile come nebbia che si addormenta sulle ali di una farfalla, si palesò al mattino di un risveglio di sogno.
A volte capita, così si è soliti dire, sebbene a tale illusione io tendenzialmente non presti molta fede, che un desiderio voluto fortemente si realizzi nel momento più inaspettato. La mia diffidenza è stata messa a dura prova dall'episodio che sto per narrare. La Presunzione mi ha sempre evitato, ed io Lei, per una genetica questione di antipatia, per tale motivo ognuno tragga le proprie valutazioni ed interpreti come meglio crede quanto segue.

Era una di quelle notti orfane della Luna ed un leggero manto di oscurità mescolava i contorni degli oggetti. Sebbene fosse piena estate, la condensa che usciva dalle mie narici e dalla bocca quando respiravo o da solo parlavo, pareva contraddire la verità fisica di quella stagione. I segni che ancora oggi porto con me, impressi a fuoco sulla mia pelle, al risveglio di quello che mi auguravo fosse stato un mero sogno, diventano color del sangue e piangono umori densi e neri quando, come ora, ricordo quella notte, ovvero la Notte...
continua

 
 
 

La Compagna

Post n°55 pubblicato il 29 Maggio 2007 da Erebos

La Compagna di oggi ormai sorella potrei chiamarla, talmente mi è famigliare quando te ne vai. Appena ti allontani, eccola comparire e stringermi al suo petto umido di lacrime: un volto di donna, o di creatura di tali fattezze, diafano come la luce riflessa dalla nebbia in un addormentato mattino d'autunno, quando il Sole indolente pare svegliarsi maledicendo un sonno che non ha portato l'agognato ristoro, emerge da un orizzonte confuso in sé stesso.
Quante volte ho desiderato, allorché distolgo contro la mia volontà lo sguardo, che Natura mi ha donato senza l'acutezza del falco che vede il topo tranquillo sfamarsi dall'alto dei nembi cerulei (che privilegio sarebbe avere tale dono perchè riuscirei a seguirti per ancora cento metri e più, posticipando di qualche istante il commiato), dalla schiena tua che si allontana da me, non vedere quel Volto accogliermi timoroso sostituendosi al tuo di Fata! Invece... La odio, eppure è la mia Compagna anche quest'oggi: come Monna Tristezza l'umanità tutta la conosce.
Le fredde mani sue rinsecchite, a causa delle perenne lacrime che le rigano il viso più vecchio del Tempo, quando stringono incatenandomi l'anima mi gelano il cuore che sembra assopirsi stregato da quella Maga dal nefasto futuro. La veste ha madida delle Perle Salate che gli amanti vi abbandonano sospirando nell'addio, un puzzo stantio che impedisce al dolce Ricordo di diffondere la sua fragranza che allevierebbe il dolore, Le aleggia attorno e il colore grigio, con cui è intessuta, che tutto uniforma in contorni sfocati e in pensieri confusi. La Mente turbina in abissi di tenebre ed una calma inquietudine impedisce il libero fluire del Pensiero. Le tinte fosche che il Cielo assume sotto il suo dominio inibiscono ogni forma di serena gioia: ciò che splendeva colorato alle luci dell'Amore che sempre ti accompagna, ora avvizzisce putrido con miasmi che marciscono il cuore.
L'espressione di indifferenza che Le riveste il volto come maschera per impedire l'affiorare di ogni più piccolo sentimento... come la odio! Gli esili rami di achillea che continuamente intreccia torturando allo scopo di decidere quale destino dovrà riservare a me, suo paggio privo di volontà; li osservo con esasperata tensione. Un responso di cristallo emette con la muta sua voce proveniente dalle remote regioni dei ricordi e sempre lo stesso: sofferenza.
Allora le gambe cominciano a vacillare nella vana speranza che, almeno questa volta, la Maledetta Sibilla possa prendersi gioco dell'anima mia viticinando il falso, ma il vuoto siderale che mi invade dentro è il ben conosciuto effetto della verità della profezia. Povera creatura che speri il realizzarsi del finto, di essere ingannato per non soffrire... quale paradosso!
Eppure... tanto è intensa la sofferenza del distacco da te, mio Amore, quanto è sublime il rivederti emergere dalle nubi del tempo, splendida più di mille soli e fragrante di rose, quando doni nuova vita al mio animo rendendolo immortale.

 
 
 

Quello che mi dai

Post n°54 pubblicato il 21 Maggio 2007 da Erebos

La Retorica: ho sempre cercato di evitarla, di fuggirla come la più insopportabile delle compagne, come quell'amico la cui presenza sempre aleggia dietro ogni porta, ma della quale, nel momento in cui sentiamo bussare, tutti sperano non possa mai palesarsi all'uscio nostro. Come fare ed esprimere con immagini sempre nuove e diverse dalle precedenti il sentimento, che è sempre il medesimo, la cui presenza mi è indispensabile come l'aria che respiro?

Nessun verso mai cantato
dal più abile dei poeti che
rende immortali, potrà
racchiudere in sé la
tua delicata bellezza.

Chi vuole il tesoro più
prezioso celato tra le spire
di abissi tenebrosi,
Ché vale la pietra che
muta tutto in oro, a quale
scopo trangugiare l'elisir
che ci avvicina agli déi,
perchè fuggire da Malattia,
Vecchiaia e Morte?

Ti sottrarrò da quel mondo
di Fate nel quale dimori ed imperi:
inviso sarò al Cielo per averlo
privato della sua luce più splendente,
del suo profumo più seducente,
dell'unica creatura che, con
la sola sua presenza, lo rende il
luogo dai più agognato.

Un fremito assopito accarezza
le corde del mio cuore, un dolce
calore mi ammanta l'animo e
una fragranza di emozioni dimenticate
echeggia sirene immortali.
Perchè volare tra Reami di Sogno
in cerca di fantastiche visioni
se tu non sei con me?
Un'eterna sofferenza d'incubo senza scampo...

I soavi effluvi della tua essenza
mi abbracciano tutto guidandomi
al tuo giaciglio adagiato su un
oceano di zaffiro. Le acque
solleticano i nostri piedi che
si rincorrono giocosi,
le mani fugaci percorrono i
corpi umidi di perla di cristallo.
Un bagliore all'orizzonte in
un attimo che racchiude l'eterno
e le anime nostre che muoiono
per rinascere in ogni bacio.
Amore ci ha eletto a suoi pari.

 
 
 

La Pozione

Post n°53 pubblicato il 16 Maggio 2007 da Erebos

Tempo addietro una persona con cui ero solito discutere mi chiese se fosse possibile creare una bevanda che cancelli, o quantomeno celi in maniera insondabile, i ricordi, siano essi piacevoli o sgradevoli. Gli chiesi il motivo di tale richiesta, ma una sorda risposta ebbi in cambio. Dissi che, a mio modesto parere, il suo obbiettivo poteva essere raggiunto con la preparazione di una bevanda dal sapore mistico: non a caso è assai diffusa tale pratica, sebbene con risultati temporanei, tra le più antiche tribù di tutto il mondo, dove i riti pagani si fondono a conoscenze esoteriche di abissali antichità. Gli promisi che mi sarei adoperato per trovare una soluzione a questa sua esigenza. Un pò giocando e un pò ragionando ho cercato di improvvisarmi alchimista.
Riporto qui di seguito il risultato della mia ricerca: chiedo a voi suggerimenti per eventuali aggiustamenti ai miei errori di novello apprendista in una simile nobile materia.

Il Dimenticare è assai ardua cosa (e non sempre auspicabile) se lo si cerca conscientemente: molto meglio sarebbe che ciò avvenga naturalmente, grazie all'incedere lento ed inesorabile di Messer Tempo e Monna Vecchiezza.

A coloro che bramano che Ricordo scompaia ratto come il battito d'ali di colibrì, non posso che consigliare di dilettarsi in artificiosi passatempi quali novelli alchimisti che cercano l'oscura ricetta per la pietra che tutto muta in oro.
Oltre ad essere cosa pericolosissima, quali terribili mostruosità sono state fatte con le più nobili intenzioni, l'instabilità chimica ed emotiva della bevanda potrebbe causare più danni che rimedi. Per non parlare delle Potenze che vengono richiamate e del loro ruolo attivo nel processo! D'altro canto, come già più volte io stesso ho sostenuto in tale sede, ognuno può decidere della sorte sua autonomamente ed in tutta coscienza.
Unico scopo del preambolo è avvisare che la Pozione potrebbe assolvere ai suoi compiti in maniera fin troppo formidabile, quindi attenti a voi se non sarete risoluti, ma pavidi avvicinerete il calice alle vostre labbra. Che i pusillanimi restino nel girone infernale loro destinato dal Sommo Poeta e non lottino contro la loro natura che, più simili a serpi che a uomini, li ha partoriti.

Le essenze che concorrono in vari modi alla nascita dell'Intruglio, come una volta lo chiamò un mio caro amico "nomato" Oblio, parrano ai più pratici escapisti come comuni e vecchi conoscenti. Nemica prima di chi ingerisce tale mistura è Impazienza: male si concilia il Suo ruolo con chi intende diventare dimentico nelle più recondite sue profondità. La bramosia di ottenere il risultato sperato è causa di insoddisfazione e non predispone l'animo all'approccio psicologico coretto con il fine prefisso. Non così contorto dovrebbe parere il ragionamento sopra esposto a coloro che, saldi nell'animo, si apprestano a compiere il successivo passo, vale a dire la vera e propria preparazione della Pozione. Anche perchè chi desidera bandire Ricordo dai propri Giardini dell'Anima, come si fa con un funesto ed assai sgradito ospite o con la più terribile delle pestilenze, dovrebbe essere uso a questi ragionamenti contorti dalle forme pindariche che si avvolgono come meandri su sé stessi.

...continua...

 
 
 

OGGI... dedicato a LEI

Post n°52 pubblicato il 28 Aprile 2007 da Erebos

Quando un testo riesce a condensare in poche parole uno stato d'animo, la sensazione sublime di come mi sento quando sto con Lei. Una dedica scritta da altri che prendo in prestito...
Ti amo Fatina mia!


Fly me to the Moon
Let me play among the stars
Let me see what spring is like
On a Jupiter and Mars
In other words, hold my hands
In other words, baby, kiss me

Fill my heart with song
And let me sing for ever more
You are all I long for
All I worship and adore
In other words, please be true
In other words, I love you...

Frank Sinatra - Fly me to the Moon





 
 
 

Benvenuto

Post n°51 pubblicato il 27 Aprile 2007 da Erebos

Grazie per quello che sei e per ciò che fai per me. Le parole: assai arduo far loro assumere il significato celato nella Mente, il vestirle delle emozioni che mi spazzano come vento di brughiera. Ricordi di un meriggio soleggiato, come d'estate quella calma sonnolenza che tutto rasserena, seduto nel giardino dell'anima mia. I suoi cancelli perennemente aperti, poiché di ospiti sempre nuovi, o di cari vecchi amici, mi piace godere la compagnia. Sotto il tuo gazebo d'avorio coperto da edera di smeraldo, adoro sostare per godere della frescura generosamente donatami. Il canto degli Alati Poeti si propaga ovunque seducendo l'udito.
Una scritta trovai un giorno scolpita all'ingresso di quel vivaio addormentato tra le spire del Tempo: chi avesse tracciato i segni argentati su pergamena di corallo ancora oggi lo ignoro, anche se quella fragranza emanata seducente sembra una firma inconfondibile. Riporto qui sotto ciò che ho letto: chiunque creda di poter riconoscerne l'autore, o per puro intuito o per una vecchia militanza con Lui tra i Mondi di Fantasia, potrà aiutarmi a risolvere l'arcano dubbio.

Benvenuto tra la nobile e privilegiata
schiera di Coloro che Amore
tiene nel Cuore Suo: posto
dai più ambito, ma a pochi destinato.

Quella calda sensazione che
deflagra nei recessi dell'anima
ed invade, vincendo ogni sterile
resistenza, il corpo tutto.

Quel misto di dolce Dolore che
imprigiona lo Spirito quando
Paura ti visita tentando di
intimorire con futili dubbi, il
genuino sentimento che,
novello, conosci.

Quel languore di viscere che
quasi ti toglie il respiro ogni
volta che Pensiero ti
conduce da Lei, e...

Cosa dire della benedetta
ed inguaribile malattia che
ormai si è impossessata di te
depredandoti delle consuete
difese e che è a tutti nota come
AMORE?

Felice sia Colui al quale
tale Morbo dona la Vita e
non conduce al Regno d'Ade,
andando contro natura sua
che lo aveva generato
Mietitore di Dolore,
mentre vive e prospera come
Latore di Gioie Sublimi.



 
 
 

L'Abitudine che non ho

Post n°50 pubblicato il 24 Aprile 2007 da Erebos

L'Abitudine che non ho, che non è, che non potrà mai appartenermi, che non riuscirà mai a mitigare il dolore che sento: è quella che non dovrebbe farmi provare sofferenza quando ti lascio, Anima mia.
Momentaneo distacco, lo so, ma perchè mi sento il cuore strappare dalle viscere e mi pare di vedere rallentare il battito suo fino a quell'immobilità di tenebra che ammanta le giornate mie senza te? La ripetitività che ci rende famigliare un gesto o un sentimento dovrebbe renderci, se non proprio immuni, quanto meno usi ad ammaestrare le sensazioni che ne scaturiscono. Come colui che risuola scarpe, costruisce muri o raccoglie dal ventre della Terra i frutti che Essa dona ai figli suoi, come costoro hanno calli che ne induriscono le mani in modo da rendere loro il dolore iterato più sopportabile, perchè allo stesso modo il mio spirito non resta freddo a quel distacco di cui ha già avuto esperienza in passato? Invece... Quel sentimento di disagio sempre si rinnova ed ogni volta con una forza più dirompente della precedente: cosa che credevo fosse impossibile. Quante volte mi sono, e ti ho, promesso di trattenere i moti tristi dell'animo mio, quelle lacrime che tanto di causano patimento, di impedire che Malinconia rovinasse quei sublimi ultimi momenti prima dell'allontanamento forzato dei nostri cuori abbracciati. Spergiuro son io... Perdonami se questi occhi non hanno alcun potere sul loro sangue di cristallo che spontaneo accarezza la guance mie imporporate dall'emozione, dai ricordi che ancora caldi si assopiscono nella Mente dove resteranno affrescati tra i sospiri che decorano l'anima mia. Il languido malore che strazia mi lascia debole e sfinito tra la polvere di un Mondo che deride l'incompiuta creatura che sono senza te.
Ho maledetto il Destino che guascone mi separa dalla fonte di rugiada che placa l'arido terreno sul quale cerca di germogliare l'anima mia, imprecato contro la Terra natia che mi richiama a sé altera e sprezzante. Il suo grido silenzioso mi raggiunge ovunque io sia e a volte mi sembra di sentirla sussurrare: "Credi di poter sfuggire al Tempo del Ritorno nascondendoti nel cuore Suo e ammantandovi dei soavi balsami che Amore vi ha donato? Effimeri i tuoi sforzi come la polvere di fata adagiata su ali di farfalle, non appena viene contaminata dal tocco impuro delle passioni... ecco che al posto di librarsi in volo, quelle creature precipitano senza che Speranza possa aiutarle. So bene che il sangue ti ribolle nelle vene quando ti avvicini a me che ti ho partorito anzitempo a causa della tua brama sconsiderata di vita. Non negarlo. Sono stata accomodante e ho voluto cullare il tuo corpo con il calore del mio respiro fecondo. Torna quindi anima esule, torna tra le genti tue, riabbraccia i costumi che ti hanno reso ciò che sei."
Molte sono le volte che ho desiderato esser sordo all'ipnotico suo mormorio che seduce come i lenti ed aggraziati movimenti del musico d'oriente che, proprio là nelle lontane terre che generano l'Astro Ambasciatore del Mattino, si burla del nero serpente dal nobile capo inducendolo a goffe danze dal sapore umiliante.
Il volto della mia Salvatrice dalle umane fattezze apparve improvviso e mi suggerì la risposta che ho tracciato sulle esili foglie prestatemi da un salice: l'alito di vita che ho in cuore le ha affidate alle cure incostanti del Vento. Se un giorno vi parrà di vedere segni, che a prima vista non comprenderete, vergati su quelle pagine di smeraldo... raccoglietele e custoditele con voi perché sono il Canto dell'anima mia.

Vorrei celarti nello scrigno
più prezioso dello spirito, che
tu sia l'unica mia occupazione.

Ergerei un Palazzo dalle mura
adamantine che Passione mi
ha edotto in simil arte. La
diabolica trinità di Dolore,
Tristezza ed Ansia sarà
bandita dal regno nostro.
I baci e l'amore mio ti accudiranno
come cosa divina rasserenando il riposo.

La Notte ha giurato di portarti da me:
ho preparato un giaciglio dei
petali della Rosa dell'Incanto,
lenzuola di seta prestatemi da Aurora
su un letto di nuvole e corallo.

Ho sottratto la musica al Vento, dalla
Rugiada ho rubato l'acqua che rende immortali,
da Amore l'unico alimento che ci sazierà.

Quel Sonno che ho tanto invocato
sta giungendo ad incantarmi con
le sue malie delicate e già
intravedo la pelle che si illumina
sublime della tua Essenza di Fata.

Mi addormenterò cullato dal
dolce eco della voce sirenica scaturita
dal battito del cuore tuo, desiderando
di abbandonare il tepore della
mia anima assopito sulle tue labbra.

 
 
 

AVVISO AGLI UTENTI...

Post n°49 pubblicato il 01 Aprile 2007 da Erebos

Avviso agli utenti o agli sventurati che capitano per errore in questo blog.
A partire da domani (2 Aprile) e per circa 20 giorni, non potrò aggiornare in maniera costante il blog nè rispondere ad eventuali critiche e/o messaggi: chi mi conosce o i frequentatori abituali del mondo di LuxTenebrae posso ben immaginarne i motivi... Ho bisogno di rigenerare la Mia Anima con il salvifico amore della Fatina mia.

Au revoir...

 
 
 

Dolore... la Fine!!!

Post n°48 pubblicato il 23 Marzo 2007 da Erebos

...riprende

Agli abituali frequentatori dell'Incubo ed ai più intimi amici di Dolore, non svelerò nulla di nuovo con ciò che sto per dire, perchè ben conoscono le Sue malie ed i sordidi inganni nei quali è in grado di adoperarsi anche solo per puro macabro gusto di causare affanni.
Sangue... cosa altro mai sarebbe potuto essere quel lago in cui stava mutando la pozza sotto di Lui? Ma il colore scuro con piccoli puntini argentati annegati in esso, non facevano presagire a qualcosa di umano. Sembrava che la volta celeste, agghindata col suo più luminoso abito notturno intessuto di stelle, si fosse liquefatta e scivolasse lenta su quella terra priva di vita e morte.
Mi guardò con occhi sorridenti e, con una calma che quasi rasentava l'indolenza, lasciò intravedere la bocca quasi paralizzata in un ghigno di trionfo. I denti d'avorio rilucevano in quell'oscurità e da essi gocciolava la stessa sostanza sulla quale sembrava seduto. Fu poi la volta delle mani... ma quali mani! Erano gli artigli rubati all'Angelo Ribelle che scostarono il cencio che lo copriva. Ora notai che quel vestito logoro non era scuro per sua natura, ma perchè inzuppato del sangue del cielo.
"Ci siamo" pensai e, seppur contro la mia volontà, spalancai gli occhi oltre quello che credevo potesse essere la mia normale capacità. La tensione che si era impossessata del mio corpo sembrava volesse dilaniarmi esplodendo.
Ecco... cosa teneva in grembo quel demonio che accarezzava come una preziosa reliquia? Una testa priva di corpo!
Il fatto che non persi i sensi all'istante non deve far credere che rimasi completamente in me: ero semplicemente impietrito dal terrore. Ancora non potevo immaginare gli sviluppi ben peggiori che ne sarebbero derivati!
Quella testa, sebbene non fosse di creatura umana, aveva le fattezze di donna. Capelli corvini, pelle diafana e la bocca non imbronciata in una smorfia triste o malinconica, ma, cosa incredibile, sorridente. Non un semplice sorriso di rassegnazione o di isteria dovuto alle nefaste circostanze davanti alle quali quell'essere si trovava prima di morire: una felice e fragorosa risata sembrava essere stata appena emessa dalla bocca sua, il cui riverbero si poteva persino sentire in quell'istante di luttuosi presagi. Le labbra vermiglie e le condizioni generali del viso, davano ad intendere che quella donna fosse molto giovane o che mai avesse conosciuto Monna Tristezza. Infatti alcuna ruga le si scorgeva, nè i classici segni che Morte infligge alle sue vittime e sudditi. Pareva addormentata e serena. Le sue palpebre, misericordiose, celavano alla mia vista gli occhi che avrebbero potuto disvelare la sua identità o quantomeno l'origine di un essere di tale sublimi fattezze. Sul capo, intrecciata delicatamente ai capelli, brillava una corona argentata incastonata di perle e al centro del gioiello spiccava una piccola ampolla decorata riccamente di motivi floreali. Dall'ampolla stillava un'essenza resinosa di color ambra che inebriava l'ambiente, sebbene restasse corrotto dal tanfo di decadenza che imperava ovunque. Dove già mi era parso di sentir quel profumo di luoghi lontani e spensierate felicità? Perchè mai avrei dovuto dimenticarmi di un simile posto, dove era bandita la Sofferenza, la Tristezza, la Morte e lo stesso Dolore? Come se un'incantesimo impedisse a Ricordo di vagare libero nella mia Mente e lo tenesse, invece, vincolato a terra, tra oscuri e polverosi incubi che non avrei mai voluto nè dovuto possedere. Polverosi sprazzi di coscienza irradiavano i tenebrosi scrigni del cervello e temporaneamente, con malcelato timore, riuscivo a richiamare Memoria, con grida affannose, alla sua originale dimora. Poi, come la soluzione ad un enigma posto da una Sfinge invisibile, la risposta a tutte le domande che si rincorrevano nella mia anima vuota. Ecco chi era quella creatura tranquilla e gaia il cui capo, privo di vita, sembrava assopito sul grembo blasfemo di Dolore... Gioia stessa aveva assassinato quel crudele e spergiuro suo amante!
"Complimenti, hai risolto l'arcano alfine... Sì, è proprio Lei! Non guardarmi con quell'aria stupita e rabbiosa, che altro ti aspettavi da me? Hai dimenticato chi sono io? Il perchè della mia esistenza? Sempre devo ricordare a voi, stupidi esseri mortali, che nessuna felicità potrà mai allontanarvi per sempre da me, nessuna gioia potrete mai assaporare appieno, nessuna fresca fonte potrà mai dissetare gli aridi terreni sui quali germoglia la stirpe vostra. Ciecamente seguite le danze e le orge di ebbre emozioni che sempre accompagnano, ora non più, Gioia, strepitanti e come pazzi, come ubriachi alla ricerca del primo sorso quotidiano del nettare di Bacco, La seguite, La bramate e La ricercate in ogni modo, pronti al martirio pur di possederla anche per un solo attimo. Ebbene, dovresti ringraziarmi perchè ho liberato voi tutti dalla Sua tirrannia. Non ti rendi conto di come ti ottenebrava la Mente? Respira neonata Anima, questo è il sapore della Libertà!".
Chissà quante altre parole avrà vomitato da quelle fauci Dolore! Mai lo saprò, nè mai intendo cercare di ricordarle. Non so chi devo ringraziare che mi fece perdere i sensi in quel momento, ma sarò sempre debitore a quel pio Salvatore che venne in soccorso guidato dalle mie preghiere! Ogni tanto, quando Notte stende il suo mantello dispensatore di sogni sulla Terra, brevi sequenze di quell'incotro mi vengono a trovare e come un bambino che cerca rifugio tra le braccia della madre, così io mi addormento cullato tra i sospiri ed i baci del mio Amore Fatato: lì rimango al sicuro, con Lei, fino a quell'attimo oltre l'Eternità.

 
 
 

Recenti Emozioni

Post n°47 pubblicato il 22 Marzo 2007 da Erebos

Un Pensiero racchiuso in
un'emozione mi bacia l'anima;

Il Cuore mio grida il nome
della sua Fatina che
ne regge le sorti con lacci
di seta rubati a Venere;

Sonno ha giurato di
condurmi da te questa notte.

Quale gioia sublime sarebbe
scoprire i nostri sospiri fusi
in un unico sussurro d'eternità...
un abbraccio in cui svanire.

I brividi che si nutrono
del tuo tocco sulla pelle mia,
mai abbandonano la Mente
che lacrima felicità al ricordo.

Scarlatte carezze e umori
di liquidi movimenti al miele
e di sangue tinti, labbra di
violette e palpebre di nere
sfumature, il volto tuo di pesca
e le perle di cristallo che
nascevano da quella luce di
stelle che imprigioni negli occhi,
crescevano pascendoti del
calore delle tue gote e morivano
serene sulle nostre bocche
accese e da Eros alimentate.

Emozioni di Attimi che
senza tempo custodisco
nell'immenso Tempio in cui
Amore ha mutato il corpo mio.
Arabeschi di fumi cerulei svolazzanti,
danze di essenze di oli seducenti
ed un giaciglio dove vivremo
in compagnia di Sogno e Serenità.
 

 
 
 

L'Epigrafe di oggi

Post n°46 pubblicato il 08 Marzo 2007 da Erebos

A volte, par che le custodi porte del cuore mio, impediscano l'accesso a me medesimo... Ecco cosa leggo su esse alla fioca luce che appare fugacemente dal Regno che custodiscono al loro interno:


" Per me si va ne la città dolente,

per me vi va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate ".
vid'io scritte al sommo di una porta;
per ch'io: " Maestro, il senso lor m'è duro ".
Ed elli a me, come persona accorta:
" Qui si convien lasciar ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta.
Noi siam venuti al loco ov'io t'ho detto
che tu vedrai le genti dolorose
c'hanno perduto il ben de l'intelletto ".

(Dante - La Divina Commedia, Inferno, canto III, versi 1-18)

 
 
 

La Vita con Lei

Post n°45 pubblicato il 06 Marzo 2007 da Erebos

Quale difficoltà nel narrare avvenimenti e vicessitudini che ci hanno accompagnato, come una carezza sussurrata dal vento, nei giorni passati! Mai le parole sono state più inadeguate e latrici di sensi fallaci: come esprimere quel sentimento che ogni volta che La vedo mi fa tremare le gambe, mi libera il cuore altrimenti angustiato dalla sofferenza, mi dona una fresca fonte di sogno dalla quale bevo suggendo avido la vita e nutro l'anima, quella gioia che deflagra annullando le mie timide difese, quello stato in cui mi trovo a rivaleggiare con gli Déi invidiosi quando solo mi guarda negli occhi?

La desidero più della mia stessa anima,
la Vita non varrebbe l'aria che respiro
se non ci fosse Lei a spandere
profumi soavi di muschio e rosa:
un puzzo di decadenza ammorberebbe
quel denso miasma che costituirebbe
l'unico alimento del mio spirito.

Una perenne Notte d'incubo mi
imprigionerebbe e mi lascerei
così morire senza la luce
fatata che rasserena le mie
puerili paure ataviche,
calma i demoni che aleggiano
minacciosi nello scrigno
del mio sospiro languido.

Solo le carezze delle mani Sue
possono acquietare quelle bestie
assetate di distruzione
addomesticandole come fa Venere
con i suoi vincolati schiavi.

Quante volte ho desiderato
che le labbra mie si addormentassero
sulle sue, delicate come primule
che danzano alla musica effimera
di Zefiro: che un bacio Le sussurri
Buona Notte e che vegli sull'anima
Sua, fino a quando uno nuovo
lo sostituirà all'Aurora nascente.

Un raggio di Luna si è adagiato
sul cuore: accarezza il volto
della Fatina che è assopito
in esso. Luminoso come perla
rischiara i Sogni del poeta
inquieto e Pace mi seduce
con le tue fattezze.

Che decori,
come più aggrada
lo spirito Suo,
quello spazio prima
desolato
che alberga in me:
ghirlande di
orchidee immortali
spanderanno
effluvi di ebrezze,
da universi
lontani, mai sentite.

Incensi di
ebano e vaniglia, con arabeschi
di fumi cerulei, attutiranno gli
strepiti del mondo che si affanna
a vagheggiare di sé distratto;

Solo l'eco limpida dei miei
battiti cullerà il nostro eterno
passatempo di delicati abbracci e
sospiri di sublimi amplessi d'anime.

Monna Dolcezza, sempre seguita all'ombra sua da Amore, veglia come un novello Arcangiolo sulle nostre anime da qualche tempo. Le sue preghiere come sirenici mormorii seducono le orecchie e serene atmosfere ci ospitano nei loro ventri, celati ad occhi umani. Amore ci teneva le mani strette al suo cuore caldo, sebbene privo di palpiti e così cominciò: "Un meandrico sentiero si dipana dinanzi adesso: se esso sia piano o cosparso di turbolenti sali scendi è compito vostro deciderlo. Sempre al fianco vostro sarò qualora mi cercherete, ma a volte la vista non è l'unico mezzo per scorgere insidie e le grida non il solo modo per chiamare aiuto. Sibilline come le foglie sparse al vento, ora vi parranno i consigli miei, ma mai dimenticateli." Dopo un attimo di esitazione, le parole mi fluirono spontanee come le lacrime che le accompagnavano: "Che il filo delle Parche, con il quale è legato il nostro amore, sia dell'indistruttibile acciaio di Vulcano forgiato, che le Furie ed Erinni non possano mai raggiungerci con le loro nefaste parole, che la Paura ci rifugga come il male che essa stessa incute all'uomo quando si palesa lui assieme a Terrore... Qualora tutto ciò non possa succedere, sia esso per sorte avversa o per amaro scherzo dell'ilare Destino, più felice dei primigeni abitatori edenici sarò, se assieme a Lei cesserei di esistere".


 
 
 

Dolore... la Fine?

Post n°44 pubblicato il 03 Marzo 2007 da Erebos

Iddio non voglia che ad una fine tanto deprecabile possa destinare lo spirito mio! Il terrore mi paralizzava completamente e la lingua, prima così spavalda, ora, da viltà era pervasa. Un ghigno malefico si impossessò del volto di quel dannato Signore delle Lacrime e con occhi di brace mi scrutava trionfante: notava che ancora aveva una forte influenza su di me e questo gli dava nuovo vigore e sicurezza.
Con una smania quasi intollerabile, mi disse: "Ora tu dovrai aiutarmi, sdebitarti con me, l'unico tuo amico e confidente di passate difficoltà..." Cosa mai avrebbe potuto volere da me una simile creatura che credevo essere immortale ed invincibile?
Il tono della sua voce stranamente si tranquillizzò e all'espressione di puro odio che solitamente mai lo abbandona, se ne sostituì una sognante e fantastica. Non potevo credere che fosse Lui, non Lo avevo mai visto così umano e vulnerabile; gli occhi da iniettati di sangue a languidi e velati di... Amore.
"Fin dalla notte dei tempi, fin da quando il sole e la luna hanno cominciato a rincorrersi gioiosi nei campi celesti, fin da quando voi esseri umani avete iniziato ad angosciarvi per accumulare ricchezze e ad invidiare le felicità altrui... fin da quei remoti momenti, io mi sentivo incompleto, come se fossi stato creato menomato, con un arto mancante. Osservai il mio corpo ed esso aveva tutto, non necessitava altro. Esternamente ero compiuto. Allora perchè il senso di vuoto aleggiava costante sul capo mio? Come potevo fare per colmare il baratro infinito in cui mi pareva di sprofondare? Poi compresi: non esternamente era la mia mancanza, ma bensì dentro di me! Quello che voi umani chiamate cuore è assente dal petto mio. Il suo spazio è il freddo rifugio di demoni codardi e saltimbanchi maledetti, dove si atteggiano a governanti e déi. Cosa dire poi dell'anima mia? Chi mai l'ha vista? Chi mai ha sentito il calore suo benefico, quella salvifica sensazione di pace invadermi esplodendo in me? So che comprendi bene le mie parole, perchè anche tu hai provato questa sofferenza e disagio. Solo da poco hai cominciato a sperimentare quella completezza che ti vedo negli occhi. Voglio anche io provare soddisfazzione e il senso di pienezza che sazia con i sospiri suoi gli animi degli innamorati." Allora era questo... Amore era stato a visitare Dolore, ecco la cura. Chi mai poteva essere la creatura agognata da Lui? Chi mai ha avuto il potere di generare un simile mutamento nell'Imparziale Dispensatore di Tormenti? Dopo una breve pausa accompagnata da un rapido sguardo a me rivolto, riprese a raccontare a capo chino, quasi si vergognasse di farsi vedere nudo agli occhi miei: "Ho notato dal tuo sguardo che hai ben compreso a cosa mi riferisco e lo stupore misto a curiosità che ti anima il viso mi fa capire quale possa essere la domanda che Monna Reticenza ti impedisce di pronunciare. Risponderò ugualmente al tuo quesito silenzioso, amico mio: colei che mi ha ammaliato ha di Gioia il nome."...
Gioia, Gioia, Gioia...quel nome a me talmente inviso fino a qualche tempo fa che la lingua invidiosa non riusciva nemmeno a pronunciarlo. Ora Lei, silente e fredda come lama di coltello, aveva sedotto il Principe delle Sventure Sempiterne che si struggeva per quello che credevo essere un sentimento non corrisposto. Come mi sbagliavo solo in seguito lo scoprii. Come un cucciolo affamato si avvicina ai ferini seni della madre sua al fine di suggere l'immacolato liquido vitale, altrettanto bramoso ed affamato di conoscenza mi feci sempre più vicino a Dolore. Egli se ne accorse ed sollevò lo sguardo di quel tanto che basta per farmi notare un liquido brunastro scendere dagli occhi senza luce. La bocca non riuscivo ancora a vederla, altrimenti avrei potuto intuire qualcosa prima e risparmiarmi quel terribile spettacolo che ne derivò! Lo strano livore che animava gli oscuri abissi che gli fungevano da occhi mi inquietò non poco, ma Curiosità mi aveva bendato con un velo di illusione e spinto da Lei non potei arrestarmi. Ora ero a pochi metri da Lui e finalmente la vidì.
Quello che successe in seguito fu in una frazione di secondo che parve addormentare il Tempo stesso suo padrone.
Una pozza di denso liquido scuro si allargava, procedendo da sotto la mantella che gli copriva i piedi, tutto attorno a quell'Essere che pareva mutato di nuovo d'aspetto. Un fetore marcio si diffuse all'istante ammorbando l'aria tutta: i contorni si fecero indistinti... la gente, che poco prima ci circondava turbinosa, era scomparsa, le strade e le case non esistevano più, quello che restò fu un tetro mondo d'incubo abitato da grida strazianti di sottofondo. Splalancai gli occhi per assorbire al massimo la fioca luce presente nel buio opprimente: come se volessi con essa costruirmi un riparo dal peso funesto di quell'atmosfera, come se volessi celare la mia anima in essa. Nascondere qualcosa nella Luce... quale mente di folle può anche solo immaginare una simile idea! Non riuscivo più a ragionare, terrorizzato com'ero dall'agghiacciante spettacolo che, quel Demonio vestito da mendico, mi aveva apparecchiato per suo ludibrio e mio eterno castigo.
continua...

 
 
 

...OGGI...

Post n°43 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da Erebos

...
Alzo stereo a palla per non pensare
Alzo così tanto da farmi male
Dimenticando tutto quello che so
Tutto quello che so
Rotolo e rimbalzo
Tra l'Inferno e il Cielo
Tra demoni privati
e santi extra vangelo
perdendo terreno ma il fiato è quello che è
prega un poco per me

Partecipo al gioco
e non so bluffare
che vinca o che perda
io voglio provare
...

(Negrita - Mamma maè)

 
 
 

Partenze... Ritorni...

Post n°42 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da Erebos


Ciò che mi guida è il più antico dei sentimenti, il più sublime, il più potente. Mi attrae a Lei come magnete, un satellite, come se non ci fosse nessun altro posto in cui vorrei essere: conoscete quella sensazione mista di gioia e paura di perdere la cosa più preziosa che avete. Paura irrazionale, certo, ma a volte la Ragione si dichiara vinta di fronte all'Amore. Chi sono poi io per dirvi cose che conoscete anche meglio di me!
Una languida sensazione di vuoto si è impossessata delle viscere mie, piacevole come i caldi raggi del sole d'estate che asciuga la pelle accarezzata dalle fresche acque di salsedine.
Altri giorni mi aspettano tra le braccia sue e l'attesa mi sta uccidendo poco a poco... spero di rinascere con i baci suoi.


Un angelo reclamava la tua presenza
tra i suoi pari: gli ho detto che
avrebbe dovuto strapparti dal mio cuore,
uccidere l'anima mia.
Nessuno potrà mai farlo.
Una è la stella che illumina il mio cielo
altrimenti oscuro, uno è il sussurro
che mi anima, uno solo è il pensiero
che mi emoziona... il tuo Amore mio.
Ad ogni battito il mio cuore
pronuncia il tuo nome,
ad ogni respiro lo spirito
emette languidi sospiri per te,
ogni mia cellula vive solo per te.
Vorrei annullare completamente
la mia essenza in te, dimenticarmi
del Mondo intero e racchiudere
noi due soli in un attimo di
pura eternità che ci nasconda.
Ogni tua parola è goccia di fresca
rugiada per il mio animo
che si consuma: tu mi dai nuova
linfa per nutrire i sogni e le
visioni che scacciano i demoni miei.
Wo ai ni mia Fatina.



A tutti gli utenti: Au revoir!



 

 
 
 

SenzAnima

Post n°41 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da Erebos

Mi strapperei il Cuore a
mani nude e lo getterei
tra le fauci maledette di
Cerbero infernale, tanto
mi duole quando non ci sei.

Sublime sarebbe persino farmi
divorare dall'avvoltoio che Zeus
ha riservato all'incatenato Prometeo,
tanto soffro quando non ci sei.

Un mare di lava mi farebbe da
giaciglio per calmare gli spasmi
che contraggono e torturano
le viscere quando tu non ci sei.

Il veleno più potente mai scoperto
sarebbe dolce ambrosia
per il palato mio, talmente si logora
quando tu te ne vai.

Gli artigli delle Arpie che mi lacerano
le carni sarebbero massaggi
calmanti per il corpo, talmente
si consuma quando tu te ne vai.

I più profondi e nascosti labirinti
partoriti dalla stessa Terra
sarebbero Paradisi incantati per
me che muoio quando te ne vai.

Talmente misera è la mia condizione
che il più spregevole tra i dannati
parrà beato se paragonato a me.

E poi...

Un gesto, un sorriso, una carezza,
un sussurro, uno sguardo, un sospiro,
anche solo un pensiero a te rivolto...
e il respiro torna a vivere,
un soffio immacolato circola nelle vene,
un languido sussulto rigenera il cuore:
ecco, l'Anima mia è tornata in me.

Quanto ti voglio,
quanto ti desidero,
quanto ti amo... Fatina mia.



 
 
 

Ritorno alla Realtà

Post n°40 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da Erebos

Quale Carnevale di emozioni e di sentimenti hanno investito Me e l'Anima Mia nella scorsa settimana! Le parole a volte sono superflue come la luce di una candela in un assolato meriggio d'estate.
Una famosa città del centro Italia ha fatto da magico scenario ai nostri voli di novelli spiriti affini: quella torre che par che cada, chissà quante volte a testimonio di sospir e spasmi d'Amor è stata chiamata. Che dire delle lacrime che mi scendevano mentre suggevo pascendomi della sua essenza e che morivano sulle nostre labbra in una promessa dai nostri cuori suggellata? Quali brividi al ricordo delle sue carezze su di me, di quei caldi sospiri avvolgenti sul mio collo, di due respiri che mutavano danzando all'unisono, forti, deboli, irregolari, strazianti... movimenti di anime che si sfiorano all'ombra del mondo annullandosi una nell'altra.
La stessa Vita Eterna ha provato a sedurmi offrendomi il suo tanto agognato potere, ma io l'ho cacciata come la Peste e maledicendola tra risa di scherno ho risposto Lei: " Quello che puoi offrirmi tu, io già lo possiedo quando sto con l'Anima Mia. Che vale vivere in eterno, che vale respirare, che vale il mio cuore che batte, che vale possedere tutti i tesori della Terra, che vale conoscere i segreti dell'universo intero, che vale il calore del Sole, lo splendore delle Stelle, la malinconica Luna che mi concede la sua pace, la brezza che fresca mi sferza e rinvigorisce, a che scopo trascinarmi come esule senza riposo per un mondo privo di Lei? Questo non sarebbe un dono, non Vita Eterna, ma in Dannazione Immortale muterebbe il nome tuo. Non venire più da me se non prometti di offrire a noi due il tuo dono o anche solo a Lei: che possa vivere in eterno l'Anima Mia in modo che anche quando il corpo mio stanco e decrepito si sgretolerà in polvere, la mia Essenza potrà continuare per sempre a stare con Lei. "


Fate tacere gli usignoli,
rubate il profumo ai fiori,

che le farfalle perdano i loro colori di sogno,

fermate lo scorrere dei ruscelli di cristallo,

che la Natura si addormenti e nasconda
il suo splendore agli occhi umani,

il Cielo muti il suo ceruleo aspetto
e indossi una veste trasandata,

il Mare cessi di mugghiare lamentoso,

che le Tenebre si sostituiscano alla Luce
e regnino incontrastate nell'animo mio,

che le Lacrime esilino le Risa
dal cuore di un poeta decaduto,

che i sospiri struggenti degli innamorati
lontani siano l'unica Musica che possa udire,

che la Malinconia nutra i Ricordi con
le gocce che stillano dagli occhi suoi,

che la Vita e la Morte smettano
di rincorrersi senza scopo,

che lo stesso Mondo si fermi
dal volteggiare suo vanitoso...
quando l'Anima Mia non è meco.

Concedi a me solo, errabondo Cavaliere,
il privilegio di amarla.


 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: Erebos
Data di creazione: 04/08/2006
 
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