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Post n°35 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da marina1811
IL DRAMMA DI HAITI: PARLANO GLI ESPERTI. «Importantissimo garantire cibo e acqua sicuri»Epidemie, il problema sono le fogneDai cadaveri nessun rischio immediato. L'allarme viene dalle condotte distrutte e dall'assembramento I cadaveri non sono la principale minaccia per la salute dei sopravvissuti a un terremoto o a una qualsiasi altra catastrofe naturale. Certo, devono essere rimossi, interrati o bruciati: non sono loro la fonte principale di eventuali epidemie. Il rischio che scoppi qualche focolaio infettivo nasce, piuttosto, dalla distruzione delle reti idriche e fognarie, come è avvenuto con il terremoto ad Haiti, e dalla concentrazione di persone nei luoghi di accoglienza, che sono in allestimento. GLI INSETTI- «Quello dell'epidemia è uno spettro che si ripresenta dopo ogni catastrofe naturale – dice Piero Calvi Parisetti , docente di Emergenze e Aiuti sanitari all’Istituto per gli studi di politica internazionale, Ispi, di Milano - e non soltanto ad Haiti. Come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità: "i cadaveri non uccidono"». C'è infatti una scienza che studia la decomposizione dei cadaveri (ed è legata soprattutto alla medicina forense e alla possibilità di stabilire il momento della morte nelle indagini di polizia) e questa scienza ci dice che i microrganismi coinvolti in questo processo sono soprattutto insetti (le mosche in particolare) e, in un secondo tempo, i vermi. Non si tratta dunque di agenti che possono provocare direttamente malattie infettive nell’uomo e, in particolare, grandi epidemie in caso di disastri naturali. ACQUA E CIBO CONTAMINATI - «Ad Haiti, del resto, già prima del terremoto, il livello igienico-sanitario era piuttosto basso – commenta Gaetano Maria Fara, igienista all’Università La Sapienza di Roma .- Adesso, con la distruzione del sistema fognario e idrico e con la mancanza di servizi igienici può verificarsi un aumento del rischio di infezioni, in particolare, di quelle a trasmissione oro-fecale. Provocate, cioè, da germi come le salmonelle o le shigelle, che possono contaminare l’acqua o i cibi. Ci si può dunque aspettare che si verifichino piccole epidemie di tifo o di shigellosi, di tossinfezioni alimentari e di diarree generiche. Il clima caldo umido può complicare la situazione soprattutto quando sono colpiti i bambini. Per questo bisogna garantire subito cibo e acqua sicuri». A favorire il contagio potrebbero contribuire anche l’assembramento e la promiscuità forzata in tende o in luoghi di accoglienza. Il rischio di epidemie non appare, dunque, una priorità. «Quanto al rischio colera – aggiunge Gianfranco De Maio, responsabile medico di Medici Senza Frontiere Italia – esiste ad Haiti anche in condizioni normali, vista la precarietà dei servizi urbani che riguardano la distribuzione dell’acqua e lo smaltimento dei rifiuti, ma, straordinariamente, nelle statistiche epidemiologiche e sanitarie del Paese non sono registrati da anni casi di colera». Questo significa che se il vibrione non è endemico e non ci sono portatori, non dovrebbero verificarsi epidemie, Gli allarmi dunque ci sono, ma non vanno enfatizzati. VACCINAZIONI UTILI - «La previsione ingiustificata di epidemie – dice De Maio – potrebbe far compiere scelte di salute pubblica sbagliate, come sarebbe per assurdo, nel caso specifico, il privilegiare inutili campagne di vaccinazione contro il colera, a beneficio dei produttori piuttosto che delle popolazioni , distraendo forze e energie da una più puntuale e salvavita campagna di sensibilizzazione per la vaccinazione anti-tetanica». |
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