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Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse

Post n°71 pubblicato il 12 Marzo 2011 da marina1811

Dipingere il mare, la sua vastità, l’idea che dell’infinito e tuttavia anche della prossimità vi s’inscrive, è cosa che nel XIX secolo assume una rilevanza difficilmente dimenticabile.
Se a nord sono le visioni fortemente spirituali di Friedrich o le tempeste baluginanti e magmatiche di Turner, a sud la costa del Mediterraneo, e naturalmente il suo immediato entroterra provenzale, sono il punto d’incontro di più generazioni di pittori francesi, sicuramente cinque, che dall’ambito del classicismo prima e del realismo poi, si tendono fino alla dissoluzione del colore nella materia mirabile di Bonnard quasi al confine con la metà del XX secolo.

La mostra di Palazzo Ducale vuole studiare, facendo ricorso a circa 80 dipinti provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo, questo itinerario magico dentro il colore, che a Van Gogh fece così scrivere: «Colore cangiante, non sai mai se sia verde o viola, non sai mai se sia azzurro, perché il secondo dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia.»
Eppure la costa del Mediterraneo francese si impose con notevole ritardo nella percezione che i pittori avevano del paesaggio in quell’inizio di XIX secolo, proprio nel momento in cui Pierre-Henri de Valenciennes pubblicava il suo celebre trattato sulla rappresentazione della natura. Perdurava l’idea che la nozione del Mediterraneo fosse stretta al senso dell’antichità e in primo luogo alla romanità. Per cui il riferimento alla coste italiane, quali luoghi deputati di questo riandare all’antico, dominava la pittura. Un contributo fondamentale a un primo cambiamento, dopo i quadri settecenteschi di Vernet e Robert da cui la mostra prende le mosse, venne da Camille Corot, che dopo un breve transito in Provenza nel 1834, ritornò due anni più tardi assieme all’amico pittore Prosper Marilhat, così da dipingere alcune vedute della zona di Avignone assai significative. A questo tempo del realismo si possono certamente ascrivere anche le opere di Félix Ziem e di Émile Loubon, con i loro quadri realizzati attorno a Marsiglia, Antibes e Nizza.
Così come quelli di Paul Guigou e Adolphe Monticelli, ovviamente assieme a quelli meravigliosi di Gustave Courbet specialmente dipinti dal piccolo villaggio di pescatori di Palavas, nella zona di Montpellier. A questo primo tempo della mostra ne succede un secondo, quello in cui alcuni grandi dell’impressionismo danno conto, in molti quadri sublimi, delle loro visite, o lunghi soggiorni, in Provenza e lungo la costa del Mediterraneo. Da Cézanne a Monet, da Renoir a Boudin a Van Gogh. Cézanne che dagli anni settanta coltiva quello spazio, sia esso il mare o il bosco, come la nascita di una continua, sempre nuova bellezza. Renoir che proprio vicino a Cézanne dipinge, tra 1882 e 1883, scorci bellissimi di natura. E ancora i due soggiorni di Monet net (presente in mostra con una decina di opere) nel 1884 a Bordighera e nel 1888 tra Antibes e Menton, quando il mare è come un tappeto di pietre preziose.
E poi i due anni provenzali di Van Gogh. Anni cui seguono immediatamente quelli del post impressionismo, che hanno soprattutto in Signac tra Saint-Tropez e Antibes la loro punta di diamante. Ma anche Van Rijsselberghe, Cross, Valtat, Guillaumin, Manguin, Camoin solo per dire di alcuni. E dentro una luce precipuamente francese stanno quei quadri che Edvard Munch dipinse a Nizza, nel corso di un periodo di convalescenza, tra 1891 e 1892, quadri quasi tutti in mano privata. La sezione dedicata alla pittura dei Fauves è certamente significativa, con quadri di autori quali Matisse, Derain, Marquet, Braque, Friesz, Dufy, in quel loro indicare come il Mediterraneo, soltanto pochi decenni dopo, sia cosa quasi completamente diversa rispetto alle visioni di Courbet. Già pienamente dentro la modernità di un secolo che si veniva appena aprendo. E che nella regione provenzale, e sulle rive del Mediterraneo, proseguirà con gli esempi in mostra di Felix Vallotton, Chaïme Soutine e Pierre Bonnard, il pittore che più di ogni altro ha saputo consegnare la strabiliante lezione di Monet al secolo nuovo.

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