Creato da marina1811 il 04/01/2009

PAROLE ONDEGGIANTI

Tutto ciò che ho voglia di scrivere

 

Il vincitore è solo

Post n°33 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da marina1811

Igor Malev ha una sola cosa in mente: la sua ex moglie Ewa. Anche se è un uomo ricco, affascinante e di innato carisma, lei lo ha lasciato per uno stilista di grande successo, una ferita, questa, da cui non è mai riuscito a riprendersi. Così decide di riconquistarla. Nella cornice del Festival di Cannes, circondato dal lusso e dagli eccessi della nuova aristocrazia, i vincitori definitivi della gara edonistica della vita moderna, inizia una battaglia lunga ventiquattro ore. Perché Igor è un uomo di rara forza e fredda intelligenza, e quella che vuole non sarà una riconciliazione ordinaria, pacifica. Perché ha fatto a se stesso la promessa di distruggere tutto ciò che si interpone tra lui e la sua amata. Coelho torna ai grandi temi di "Undici minuti" e lo "Zahir" con un romanzo avvincente e ricco di tensione, specchio del mondo in cui viviamo, dove la ricerca del lusso e del successo a tutti i costi spesso impedisce di ascoltare quello che ci sussurra il nostro cuore.

 
 
 

Cementificazione

Post n°32 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da marina1811

Mi rattrista e mi disgusta constatare quanto sempre più il nostro bel paese, ma potrei aggiungere il nostro bel pianeta, sia ormai vittima di una selvaggia cementificazione che lo deturpa e lo distrugge, stravolgendo i ritmi naturali, gli aspetti paesaggistici, le bellezze e i delicati equilibri che ne regolano la sopravvivenza.

Colate di cemento coprono montagne, spiagge, pianure e ogni angolo di verde rimasto ancora miracolosamente intatto....

 
 
 

Copenaghen

Post n°31 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da marina1811

...in questi giorni a Copenaghen si sta svolgendo il vertice mondiale sul clima... ma servirà a qualcosa??? Arriveranno a qualche accordo???

Purtroppo ne dubito profondamente, perchè continueranno, come sempre, a prevalere le logiche dell'interesse e dell'opportunismo, cosicchè nessuno sarà realmente intenzionato a trovare soluzioni, che permettano, almeno in parte, di salvaguardare l'ambiente del nostro pianeta, già tanto martoriato.

Mi fa schifo vedere i Grandi del pianeta che arrivano a queste conferenze per "salvare" il mondo dall'inquinamento, dalla fame o dalla sete e invece di contribuire anche personalmente, con gesti concreti, al miglioramento della vita, arrivano con superinquinanti Jet privati e usano e abusano di ogni servizio più inutile possibile, lasciando solo alle parole vuote il compito di mostrarsi per bene!!! 

 
 
 

La dura verità

Post n°30 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da marina1811

Locandina La dura verità Abby Richter è produttrice di successo di un talk show mattutino, ma è molto meno fortunata nel privato, nei rapporti di coppia. Quando il suo programma subisce un calo degli ascolti, è costretta a dare spazio a un nuovo opinionista, lo spudorato e (apparentemente) cinico Mike Chadway, che promette di rivelare senza mezzi termini cosa pensano veramente gli uomini delle donne e come agire, da entrambi i lati, di conseguenza. Gli ascolti del network si impennano e la stessa Abby decide suo malgrado di seguire i consigli del brutale esperto per sedurre il vicino di casa, Colin.
La dura verità si presenta come una variazione sul tema "battaglia fra i sessi" - che della commedia è una costola importante, un vero e proprio organo interno - e schiera da un lato la donna, insicura, restia a valorizzarsi, dall'altro l'uomo, che sembra sapere tutto di se stesso ma solo perché c'è ben poco da sapere. Se, posta la premessa, la sensazione è che sia spiacevolmente generica e piuttosto insufficiente, il film non si arrabatta troppo per smentirla.
Non che non strappi qualche risata, non che manchi l'alchimia minima necessaria tra Katherine Heigl e Gerard Butler -anche se di "sexyness" non c'è traccia, come non c'è traccia di un "linguaggio dell'amore", per esempio- ma la commedia intelligente non abita qui (scrivitele fermo posta). È un problema di mestiere. Stupisce che un copione come questo esca dalle mani di tre sceneggiatrici: è la dura verità, poiché un "Colin" come questo è un errore bello e buono, un dissuasore del meccanismo romantico della sospensione dell'incredulità. Chi preferirebbe il vanitoso e belloccio dottor Colin al fascinoso e divertente Mike, in un film e non (necessariamente) nella vita vera? Persino il recente e deludente Un amore di testimone era stato più onesto, in questo senso.
E ancora: perché dovremmo assumere sulla fiducia che la protagonista è una maniaca del controllo, senza che ci venga mai (di)mostrato in alcun modo? La dura verità è che Sally ha incontrato Harry per niente, se la sua lezione è andata persa, dimenticata, ignorata.
Infine. Esiste per caso una dura verità che imponga che, in un film di questo genere, sia la sola sceneggiatura a dover fare tutto il lavoro, e il resto possa venire relegato in secondo piano? No. Eppure ogni inquadratura, ogni arredo, ogni oggetto della pellicola di Luketic pare uscito dal piccolo, piatto e brutto schermo del talk show prodotto dalla protagonista. Non supplire alle mancanze delle premesse è scortese, perseverare è diabolico.

Aggiungo solo un commento: film deludente, noioso, scontato e neanche ben fatto. Da non vedere!

 
 
 

Ricatto d'amore

Post n°29 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da marina1811

Su una trama da commedia anni '40 Anne Fletcher gira un film stranamente sorprendente

Locandina Ricatto d'amore A New York le aspirazioni di un ragazzo che sogna un futuro nell'editoria, magari anche da scrittore, si infrangono contro le infinite vessazioni del suo capo, la classica donna tutto lavoro e niente divertimento. Il giorno in cui però il capo rischia di essere deportato nel natio Canada per problemi di visto si presenta l'occasione per un matrimonio di interesse, operazione di certo rischiosa ma potenzialmente foriera della sospirata promozione. L'unico problema sarà tenere in piedi la rappresentazione senza che nessuno, nemmeno l'immigrazione, se ne accorga.
La commedia matrimoniale newyorchese, un vero e proprio genere a sè, va in trasferta in Alaska, dove risiedono i genitori dello sposo e dove si svolgerà gran parte del film (dopo l'opportuna introduzione cittadina). Retaggi indiani all'acqua di rose, beghe familiari di poco conto e un'evoluzione dei personaggi ai minimi storici tuttavia non inficiano eccessivamente la godibilità di un film diretto con gusto, ritmo e qualche guizzo.
Come già nel precedente 27 volte in bianco ad Anne Fletcher non viene dato nulla di ciò che solitamente è concesso ai registi di questo tipo di film. Non gode di attori carismatici, non ha caratteristi d'eccezione per i ruoli di secondo piano, non ha uno script degno di questo nome (la trama vecchio stampo sembra rubata ad una commedia screwball degli anni '40) e non ha nemmeno un'ambientazione coreografica e suggestiva come New York. Ma la coreografa è lei. Anni d'esperienza nel mondo della danza in teatro consentono alla Fletcher un approccio plastico ad ogni scena e un modo di concepire la scansione del racconto che si incentra su singoli assoli di ogni personaggio invece che basarsi sulle solite scene di gruppo in cui ognuno dice la propria.
In questo la solita commedia sulla battaglia fra i sessi acquista un po' di spessore. Le idee visive della Fletcher cercano la sorpresa e sono in una curiosa armonia con l'Alaska, luogo sconosciuto alla protagonista e straniante per chi non ci ha mai vissuto a causa delle sue peculiarietà ambientali.

 
 
 

Fato

Post n°28 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da marina1811

...spesso mi capita di riflettere sul destino...che sarà mai???

forse un percorso immutabile e prestabilito??? forse un concatenersi di eventi e occasioni in balia del caso??? o forse noi stessi possiamo deviarne il percorso???

 
 
 

Made in China, orrori dietro un’etichetta

Post n°27 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da marina1811

 

laogai_alta_qualita

Cosa c’è veramente dietro i bassi costi del “Made in China”? Ci sono storie di torture, omicidi, espianti e traffici d’organi illegali, abusi contro la dignità umana che riguardano milioni di persone. In una parola: Laogai.
Spesso quando cerchiamo di spiegare e di spiegarci il basso costo di tutta la merce proveniente dalla Cina, come scarpe, occhiali, vestiti, giocattoli, ci accontentiamo delle semplici risposte date dai media: ore di lavoro raddoppiate rispetto agli operai Italiani, sfruttamento del lavoro minorile, salari minimi; purtroppo però, non è tutto qui, dietro i costi abbattuti del “Made in China” ci sono storie di torture, omicidi, espianti e traffici d’organi illegali ed abusi contro la dignità umana che riguardano milioni di persone, dietro tutto questo c’è la storia dei Laogai.
La parola Laogai in cinese vuol dire “riforma, rieducazione attraverso il lavoro”.
I Laogai sono dei veri e propri campi di concentramento sui cui si basa il sistema carcerario cinese, il campo al suo interno racchiude diverse sezioni, ma non è solo una semplice galera.
In Cina infatti per reati “minori” si può essere rinchiusi per 3 anni senza nessun tipo di processo, infatti è la polizia a decidere la gravità di questo tipo di reati: violazioni come parlare a favore della democrazia, mostrare idee politiche in conflitto con il regime o semplicemente appartenere ad una minoranza etnica o religiosa (come Mongoli e Tibetani), vengono severamente punite.
Una volta rinchiusi i dissidenti devono confessare le proprie colpe e giurare fedeltà al governo; le confessioni vengono quasi sempre estorte con metodi disumani come l’uso del bastone a scossa elettrica, frusta o manganello, una volta “confessato” il proprio crimine, comincia la vera e propria riabilitazione attraverso il lavoro, o perlomeno così viene chiamata dai rappresentati del regime comunista cinese.
Ai detenuti vengono assegnate delle “quote” cioè una quantità di oggetti da produrre o lavori da svolgere in un giorno (si lavora dalle 16 alle 18 ore al giorno); lavori come assemblare giocattoli, cucire vestiti o peggio lavorare in miniere dove si esalano gas tossici senza nemmeno la minima protezione. Se il detenuto non riesce a svolgere per tempo la sua “quota” la razione di cibo diminuisce senza possibilità di appello.
In che modo il mercato occidentale è collegato con i Laogai? E’ tanto semplice quanto allarmante, un esempio pratico può essere un’azienda o un’industria occidentale (es.moda, oggettistica, tessile) che commissiona ad una società di import-export cinese una quantità di materiale da lavorare, assemblare o finire, soltanto che tutto questo lavoro viene svolto servendosi degli operai rinchiusi nei campi, a nessun costo, se non quello delle eventuali materie prime.
In Cina per legge, non si può rimanere rinchiusi per più di 3 anni senza un processo; ma molto spesso, per non diminuire la forza lavoro, alcuni detenuti che hanno già scontato la pena vengono considerati “non completamente riabilitati e non idonei alla società” quindi la detenzione nei campi viene prorogata.
Ma tutto questo non basta, le atrocità più cruente vengono commesse contro i condannati a morte, in Cina ci sono 60 reati per cui si può essere giustiziati ( le esecuzioni capitali avvengono con una frequenza impressionante), una volta giustiziati si procede all’espianto degli organi: reni, cornee, cuore, tutto destinato alla vendita negli ospedali militari, per legge in Cina chi riceve un organo non può chiederne la provenienza, né tanto meno i parenti del condannato possono vedere il cadavere, perché sempre per legge i corpi vengono cremati, cancellando così ogni traccia di misfatto. La copertura usata fino ad ora dal governo è che: “ogni espianto è autorizzato dai condannati a morte”, cosa difficile da credere visto che in Cina il corpo è considerato sacro, quindi intoccabile anche dopo la morte.
Per ogni giustiziato a cui vengono “presi” gli organi un soldato riceve 40 dollari di premio.
Wang Guoqi, un medico militare cinese dei Laogai, fuggito negli Stati Uniti ha confessato al noto quotidiano Guardian che illegalmente ai giustiziati veniva prelevata subito dopo l’esecuzione anche la pelle, destinata poi alle industrie cosmetiche europee e che un rene valeva fino a 30 mila dollari, lo stesso Wang Guoqi ha ammesso di aver preso parte ad un centinaio di espianti non autorizzati.
Le storie che trapelano dai dissidenti fuggiti dai campi sono tantissime, come le violenze da parte dei soldati verso i rinchiusi: molte donne vengono stuprate, e per quelle che dovessero avere una gravidanza concepita dallo stupro, l’aborto forzato con metodi rudimentali, anche all’ottavo mese.
Oggi, il nemico giurato dei Laogai si chiama Harry Wu: detenuto per 19 anni nei campi di concentramento solo per aver manifestato le sue simpatie per la democrazia. Harry Wu, ora è cittadino americano ed ha fondato la Laogai Research Foundation, un’organizzazione no-profit che divulga e fa conoscere al mondo questa orribile realtà. Per anni Harry Wu ha viaggiato tra Cina e Stati Uniti con la copertura di diplomatico o imprenditore per indagare e provare quale fosse l’effettiva provenienza delle merci cinesi.
Tra le varie campagne in atto dalla Laogai Research Foundation c’è quella di boicottare prodotti che riportano l’etichetta “Made in China”, anche se come dice lo stesso Wu: “il problema è che molti di questi articoli lavorati nei campi riportano marchi europei o statunitensi”. Sempre Harry Wu propone di ostacolare questo tipo di commercio, non acquistando merci facili da identificare e da isolare ,come i giocattoli, e facendo conoscere questa situazione anche ai propri governi attraverso lettere e petizioni.
Sapere con precisione il numero dei Laogai è impossibile, perché il governo li nasconde o li chiude per poi aprirne di nuovi in luoghi e province diverse, depistando così organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International o Human Rights Watch, si stima che attualmente ci siano più di 1000 campi e circa 6 milioni di detenuti.
In Italia siamo bombardati di notizie che parlano delle nuove economie, di come, a lungo andare le nuove industrie tessili orientali distruggeranno le nostre piccole imprese, della concorrenza spietata e delle proposte del governo di mettere dazi alla nuova imprenditoria cinese; quello che noi
conosciamo però, è soltanto una facciata dell’economia di una nazione che sta basando tutto il suo potere sulla privazione di un diritto che a nessun essere umano dovrebbe essere mai negato, la dignità.

 
 
 

Fuori dal coro...

Post n°26 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da marina1811

...in un giorno in cui tutti parlano e sparlano del ferimento del presidente del Consiglio non mi va di aggiungermi alle voci da una parte o dall'altra ma voglio proprio starne fuori e condannare la violenza in sè...

...perchè la violenza è aberrante in ogni caso, di ogni colore, di ogni fede o posizione, la violenza è sempre sbagliata!!!! e chi ne fa uso è incapace di adoperare altri linguaggi, non è in grado di difendere le proprie idee ragionevolmente, vive nell'ignoranza e nella grettezza, che sono i terreni più adatti per far crescere odio e atteggiamenti violenti...

 
 
 

I pilastri della terra

Post n°25 pubblicato il 10 Dicembre 2009 da marina1811

I pilastri della Terra è un romanzo storico che racconta la costruzione di una cattedrale a Kingsbridge (una località immaginaria nel Wiltshire in Inghilterra); scritto da Ken Follett e ambientato nel XII secolo (precisamente tra il 1123 e il 1174), dall'affondamento della White Ship (la nave in cui morì l'erede al trono inglese) fino all'assassinio dell'Arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, già descritto da T. S. Eliot nel suo dramma teatrale del 1935 Assassinio nella cattedrale.

Sullo sfondo degli avvenimenti storici si snodano le avventure dei personaggi verosimili e viene illustrato con efficacia lo scontro in atto nel medio evo, tra la nobiltà, ancora arroccata a difesa dei propri privilegi e la nascente borghesia mercantile, che si stava sviluppando nelle città, la quale tentava di liberarsi dagli arcaici fardelli del feudalesimo.

.....nonostante quest'opera sia stata tradotta in italiano già da parecchi anni e abbia già venduto oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo (1,3 milioni in Italia)...io ho scoperto questo libro solo quest'anno!

Meglio che tardi che mai!!!

é un libro bellissimo, avvincente e ben scritto !

Meraviglioso!!!!!!!!!

 
 
 

...si può morire così?

Post n°24 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da marina1811

..ma in che mondo orribile viviamo????

anzi no!

ma che razza di persone orribili vivono in questo mondo???

perchè la violenza impera impunita dalle grandi città fino alle piccole cittadine di provincia???

perchè dobbiamo innalzarci muri intorno a protezione???

perchè dobbiamo aver paura dell'altro e diffidare???

perchè c'è tanta gente che fa del male???

quante domande e nessuna risposta in una realtà che non ammette debolezze ma esalta la superficialità, l'opportunismo, la furbizia spregiudicata, l'arrivismo a qualunque costo ...

un mondo che deresponsabilizza i giovani e gli adulti, che materializza oni cosa, che mercifica i corpi e le anime, che depenalizza i reati, che sdogana l'uso di alcool e droghe come mode!!!!

dove andremo a finire???

quanta retorica stasera!!!...non mi rispondo perchè sfonderei il limite dell'ovvietà....

 
 
 

Ventenne strangolata nel Lucchese

Post n°23 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da marina1811

Cadavere presso fiume: arrestato amico

Giallo già risolto nel Lucchese: una ragazza ventenne è stata trovata morta sul greto del fiume Serchio vicino a Gallicano stamani, dopo una notte di ricerche. Secondo le prime informazioni la giovane sarebbe stata strangolata. I carabinieri dopo aver sentito un amico della vittima, lo hanno arrestato. Dopo un breve interrogatorio, l'uomo ha confessato il delitto.

La vittima è Vanessa Simonini, mentre il suo killer è Simone Baroncini, 35 anni di Pisa. Secondo quanto ricostruito dai militari, i due, si conoscevano da circa tre anni, si erano incontrati per uscire con degli amici. Baroncini è andato a prendere con la sua auto Vanessa, ma l'ha portata in una stradina e ha tentato un approccio sessuale, palpeggiandola.

Al rifiuto della ragazza, l'uomo ha perso la testa e l'ha strangolata. Poi ha portato con l'auto il cadavere sul greto del fiume, ed è rimasto lì: i carabinieri lo hanno infatti trovato nei pressi della salma, in stato confusionale. Dopo qualche ora ha confessato il delitto. E' stato arrestato dai Carabinieri di Castlenuovo Garfagnana, insieme ai militari del nucleo operativo di Lucca.

Omicida a Cc: "Pensavo fosse svenuta"
"Pensavo che Vanessa fosse svenuta": ha detto anche questo Simone Baroncini l'operaio pisano arrestato, mentre confessava l'omicidio dell'amica ai carabinieri. Negli uffici del comando dalla compagnia di Castelnuovo Garfagnana, Baroncini ha tentato inizialmente di negare di essere l'assassino, ma troppi elementi non combaciavano, come il dover spiegare perche' avesse disteso il corpo di Vanessa Simonini sul terreno accanto alla sua auto, vicino al fiume Serchio. Baroncini, che pure ha ammesso di averla strangolata con le mani, aveva prima simulato con i carabinieri un'aggressione subita da sconosciuti incappucciati e un suo non credibile tentativo di suicidarsi mettendo il naso vicino al tubo di scappamento della sua auto. Ma a tradirlo c'erano troppi particolari tra cui un vistoso graffio alla guancia sinistra procuratogli dalla ragazza nel tentativo estremo di difendersi. Dopo quattro ore di interrogatorio l'uomo ha ceduto ed ha confessato.

 
 
 

Giù al nord

Post n°22 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da marina1811
Foto di marina1811

Philippe Abrams, direttore delle Poste in una città della Provenza, sotto le pressioni della moglie cerca in ogni modo di ottenere un trasferimento in una località marittima della costa francese mediterranea.

Persa la possibilità di ottenere un posto a Cassis poiché preceduto in graduatoria da un disabile, ottiene invece il trasferimento a Sanary-sur-Mer, dopo che si finge egli stesso invalido. Si fa però ingenuamente scoprire e per non essere licenziato accetta come punizione un trasferimento nel freddo Nord nella piccola cittadina di Bergues, nei pressi di Lilla. Credendo di trovare un freddo polare e l'ostilità degli Ch'ti, gli abitanti del Nord, che vengono descritti dai Francesi del sud come minatori musoni, rimane invece sbalordito nel vedere un clima non troppo rigido e un'accoglienza strepitosa da parte dei suoi nuovi colleghi e vicini di casa al punto che sarà difficile per lui, tre anni più tardi, dover ripartire per ricoprire l'agognato posto di direttore delle Poste a Porquerolles, nel Sud.

Questo film ha avuto un successo straordinario e, ad oggi, è stato visto nelle sale cinematografiche della sola Francia da 20.329.376[1] persone piazzandosi al secondo posto dei film più visti di sempre nelle sale francesi dopo Titanic. Al terzo posto resta Tre uomini in fuga (La grande vadrouille), superato da Giù al Nord il 6 aprile 2008.

L'idea del film Giù al nord riprende in realtà un vecchio tema, quello delle differenze Nord-Sud di uno stesso paese. Nel 1956 infatti in Totò, Peppino e... la malafemmina Antonio e Peppino devono andare da Napoli a Milano e prima di intraprendere il viaggio chiedono consiglio al vicino di casa che da giovane fu militare proprio a Milano. Allo stesso modo in Bienvenue chez les Ch'tis il direttore delle poste chiede consiglio al pro-zio (Michel Galabru) che in gioventù visse nel nord della Francia. I temi sono gli stessi: i protagonisti vengono messi in guardia sul freddo che possono trovare al nord. Altro tema che si ripete è l'abbigliamento con cui i migranti intraprendono il viaggio: in entrambi i film infatti prima di spostarsi verso nord i protagonisti si coprono da capo a piede per proteggersi dal freddo che troveranno a nord. Ultimo tormentone è la difficoltà di comprensione: Totò e Peppino per farsi capire da un ghisa milanese provano a parlare un mix di francese, inglese e tedesco. In Giù al nord sono invece gli Ch'tis che parlando il dialetto sono spesso incomprensibili per i francesi del sud.

 
 
 

Strane creature

Post n°21 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da marina1811
Foto di marina1811

Una giovane donna, indipendente, istruita e un po’ eccentrica, trasferitasi dal centro di Londra in un paesino della costa, e una ragazzina di umile estrazione, ma sveglia e intelligente, guardata da tutti con sospetto perché miracolosamente sopravvissuta a un fulmine. Cosa le accomuna nell’Inghilterra dell’inizio Ottocento? La stessa passione e un’intensa amicizia, che travalica le differenza d’età e le convenzioni dell’epoca, dando vita a un’avventura straordinaria verso il progresso e la conoscenza.
Ce la racconta in questo suo nuovo romanzo Tracy Chevalier, scrittrice americana di nascita e inglese d’adozione, diventata famosa grazie a La ragazza con l’orecchino di perla, bestseller internazionale da cui è nato anche un film. Attingendo a fatti e suggestioni appartenenti al passato, l’autrice crea ancora una volta una storia attraente e piena di fascino per i lettori e le lettrici di oggi. Il libro si ispira a un avvenimento realmente accaduto: nell’estate del 1811, sulle scogliere della Lyme Bay, una ragazzina rinviene il cranio di un misterioso animale, una sorta di favoloso drago. Si tratta, come si scoprirà alcuni anni più tardi, dei resti di un ittiosauro, i primi ad essere mai stati rinvenuti. In questa suggestiva cornice storica, Tracy Chevalier ambienta le vicende di Mary Anning (questo il nome reale della scopritrice della misteriosa creatura) e delle sorelle Elizabeth, Louise e Margaret Philpot, create dalla sua fantasia di scrittrice. Le tre giovani donne, nubili e senza speranza di contrarre matrimonio per mancanza di dote, sono costrette ad abbandonare la capitale britannica e a trasferirsi nel villaggio di Lyme Regis a causa delle loro ristrettezze economiche. A dispetto dello sconforto iniziale, scoprono una imprevedibile piacevolezza nella vita di provincia e nella pratica dei loro passatempi preferiti: per Margaret, la più piccola, è un susseguirsi di feste, balli e ricevimenti in compagnia della gioventù del luogo; la maggiore, Louise si dedica con amore alla botanica e al giardinaggio, mentre Elizabeth scopre il fascino della spiaggia e dei suoi tesori segreti, i fossili. Centinaia, migliaia di fossili di creature sconosciute che la giovane raccoglie e colleziona prima in competizione e poi in compagnia della giovanissima Mary, figlia dell’ebanista del villaggio. Tra le due nasce un’amicizia sincera, basata su un’affinità di passioni e sentimenti, che dovrà confrontarsi con innumerevoli ostacoli e difficoltà. Innanzi tutto la diffidenza degli uomini e dei benpensanti, che vedono in quell’ostinato scavare tra la sabbia in cerca di strane pietre solo un passatempo stravagante, sudicio e poco adatto a una signora. E poi l’invidia e i sotterfugi di personaggi senza scrupoli, che contro ogni regola e rispetto, cercano di appropriarsi delle scoperte delle due donne per arricchirsi o acquisire gloria e meriti presso la comunità scientifica. Tra questi il reverendo Jones, che, accecato dalla mera obbedienza ai dogmi della Chiesa, nega la possibilità che creature enormi e sconosciute siano vissute e poi si siano estinte senza lasciare traccia: Dio non può certo avere creato delle bestie così grandi per poi sbarazzarsene.
Sulla scena si affaccia anche un affascinante ex colonnello, avvenente, sulla cinquantina, con il portamento irresistibile dei militari. Si chiama Birch e con la sua ammaliante persuasione rapirà i cuori della piccola Mary e della più matura Elizabeth, oltre a puntare gli occhi su molti inestimabili reperti da loro scoperti. La sua affascinante presenza rappresenterà la scoperta dell’amore e il pericolo più grande per Mary, Elizabeth e la loro amicizia…
Romantico e commovente, Strane creature conferma la capacità di Tracy Chevalier di raccontare il mondo femminile e la sua psicologia con stile ed eleganza. I personaggi descritti con grande realismo coinvolgono i lettori nella loro storia di coraggio e sacrificio, determinazione e volontà di emancipazione, che supera i confini del tempo per divenire quanto mai attuale.

 
 
 

Sugar blues

Post n°20 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da marina1811

Quintalate di zucchero nei nostri cibi…

Mangeresti una pila di sedici zollette di zucchero nella speranza di farti passare la sete? Nessuno sano di mente lo farebbe! Ma se queste zollette sono ben sciolte nella Coca Cola allora l’illusione di dissetarti bevendola bella ghiacciata potrebbe essere forte!
Gli autori del sito Sugar Stacks hanno fatto un ottimo lavoro rendedo visibile sotto forma di pile di zollette di zucchero (ogni zolletta pesa 4 grammi) la quantità di zucchero bianco presente in alcune famose bibite e in altri popolari snacks. In questo articolo ho selezionato quelli più famosi in Italia perchè molte delle porcate da loro esaminate, in Italia non sono mai arrivate (che bello essere italiani!).

Buona mangiata bevuta!

Libro consigliato:


William Dufty
Sugar Blues. Il mal di zucchero – Edizione Aggiornata e Ampliata
Lo zucchero nuoce gravemente alla salute
Macro Edizioni
1. Coca Cola

Rispettivamente 39g, 65g e 108g. Mette paura guardare tutte queste zollette una sopra l’altra!
2. Red Bull

In una lattina da 250 ml ci sono 27 grammi di zucchero bianco per un totale di 108 Kcalorie.
3. Spremuta di arance Minute Maid.

Un bicchere da 240 ml e una bottigla da 500 ml contengono rispettivamente 24 e 48 grammi di zucchero per un totale di 96 e 192 Kcalorie.
4. Latte al cioccolato Nesquick

Una bottiglia da mezzo litro contiene 58 grammi di zucchero che corrispondono a 232 Kcalorie delle 400 totali.

 
 
 

Fame e obesità...

Post n°19 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da marina1811

Secondo i calcoli del Banco alimentare in Italia ogni famiglia getta annualmente nella spazzatura almeno 560 euro di cibo, ovvero il 10% della spesa annuale. Al macero il 15% di pane e pasta, il 18% della carne e il 12% di frutta e verdura. Tonnellate di alimenti alle quale vanno aggiunte quelle dei supermercati (550 mila tonnellate) dei ristoranti, dei fast food, del catering. Cifre precise è impossibile farne ma chi ci ha provato stima che in Italia si gettino via 25 milioni di tonnellate di alimenti pari a circa 30 miliardi di euro: il 2% del Pil. E’ certo che ogni giorno la nostra pattumiera, così come tutte quelle di moltissimi Paesi, e non solo occidentali, riceve più calorie di milioni di bambini, uomini e donne che soffrono la fame. E che quest’anno le cifre ufficiali stimano in un miliardo e 20 mila unità.

In un documento presentato ieri al Forum parallelo dello società civile in svolgimento a Roma in occasione del Vertice della Fao, si legge: «A livello globale le perdite di cibo durante tutta la catena produttiva (dal campo alla tavola) toccano il 30% del totale. E nei paesi più ricchi oscilla tra il 40 e il 50%». Secondo studi che non possono essere ovviamente considerati come vangelo ma che si avvicinano sicuramente alla realtà, negli Usa il 40-50% del cibo (100 miliardi di dollari e una cinquantina di milioni di miliardi di litri di acqua usati per produrlo) viene buttato via mentre nel Regno Unito si parla di 30-40%. I britannici in questo modo “bruciano” un valore in sterline pari a cinque volte quello del loro aiuto ai paesi poveri. Centinaia di milioni di persone potrebbero sfamarsi con quello che noi buttiamo via.

In un altro documento presentato al Forum di Roma, intitolato “Politiche e azioni per sradicare la fame e la denutrizione”, si parla di «perdite (di cibo) a causa del deterioramento ma anche a causa di difficoltà di accesso alle infrastrutture della produzione, scelta, stoccaggio e trasporto». E infatti secondo studi dalle risultanze convergenti, la perdita quantitativa in post raccolta dei cereali in India è valutata dall’8 al 25%. In Sudan va dal 6 al 19%, il frumento in Brasile ha perdite tra il 15 e il 20%. Va peggio con il riso nel sud est asiatico (ogni anno se ne perde dal 10 al 37% per stoccaggi inadeguati) e, in genere, in Africa, dove si perde il 50% del raccolto.

Ma di tutto questo nella bozza finale del Vertice che si apre domani alla Fao non c’è traccia. Scottati dall’ormai certo fallimento del progetto di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015 - come previsto dagli Obiettivi del Millennio - dalla bozza finale sarebbe stata anche cassata la data del 2025 in merito all’impegno di «sradicare in modo sostenibile la fame». La stessa data compare in un precedente documento, anche a firma della Fao, in cui si indicava il 2025 come limite temporale per abbattere del 50% gli sprechi di cibo. Nel febbraio scorso anche l’ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari affermava che «oltre metà del cibo prodotto attualmente viene o buttato o scartato a causa di inefficienze».

Luca Colombo, ricercatore della Fondazione diritti genetici (ha firmato assieme ad Antonio Onorato il libro appena uscito “Diritti al cibo” in cui si parla tra l’altro di «agricoltura sapiens») contesta le linee guida «le solite» che emergeranno dal Vertice: «Si parla sommariamente - dice Colombo - della necessità di aumentare la produzione agricola del 70% nei prossimi 30-40 anni per far fronte a una popolazione che nel 2050 sarà di circa 9 miliardi di persone. Ma non si parla dell’uso del cibo prodotto, non si parla dell’uso delle terre coltivate, non si recepiscono i messaggi che vengono dal campo e ci si piega ancora una volta alle logiche del libero mercato e della grande industria agro-alimentare. L’approccio analitico è sempre quello, lo stesso che ha portato al fallimento degli Obiettivi del Millennio».

Tra le centinaia di partecipanti al Forum civile la richiesta, dalla Cina alla Bolivia, Dal Senegal all’India, la richiesta è quella di dare più sostegno all’agricoltura locale, su piccola scala, ecosostenibile. Per evitare sprechi e per evitare che con cibo sufficiente per tutti, ci siano un miliardo di persone che vanno a dormire con lo stomaco vuoto. Ma anche per evitare che nei paesi ricchi continui a crescere il numero degli obesi, ormai a quota 700 milioni.

 
 
 

Slow economy...un libro da leggere...uno spunto per riflettere

Post n°18 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da marina1811
Foto di marina1811

Dopo la grande recessione che ha colpito il mondo intero, l’Occidente si trova a fare i conti con un modello di crescita rivelatosi fallimentare, centrato sulla corsa al consumo e sull’indebitamento, che ha precipitato i cittadini nel caos e nella paura. Federico Rampini, in questo suo nuovo saggio, sostiene che se a vacillare è un intero modello di vita, l’Occidente può forse cogliere un’opportunità di salvezza guardando a Oriente: a Paesi tornati a essere interlocutori imprescindibili, in primo luogo Cina e India (la Cindia di un precedente successo dell’autore), ma non solo. È qui che entra in gioco la Slow Economy, ovvero la via a uno sviluppo diffuso e sostenibile, volgendo sempre lo sguardo a una millenaria saggezza orientale fatta anche di risparmio e frugalità.
Dopo gli ultimi cinque anni trascorsi a Pechino come corrispondente di Repubblica, Rampini, che ora lavora a New York, descrive la nuova realtà lenta e a misura d’uomo dell’economia globale come un processo nel quale non sarà più soltanto il Pil a dettare legge nelle statistiche sul benessere dei Paesi. Considerare anche altri parametri, come quelli della felicità dei cittadini e del rispetto dell’ambiente, può essere secondo l’autore anche un vantaggio per tutti. In uno scenario di crisi nel quale a fine 2009 l’Italia è ancora immersa, questo libro sottolinea l’esempio virtuoso dei Paesi orientali: Cina e India che continueranno ancora a crescere, il Giappone che, con il nuovo governo al potere dopo 40 anni, promette di recuperare, e le nuove economie dinamiche di Vietnam e Cambogia.
Rampini ripercorre luoghi e storie in cui Occidente e Oriente si sono lasciati contagiare reciprocamente, in un avvincente viaggio nella memoria e nel futuro. Il cammino esposto in queste pagine ci avvicina a popoli e luoghi tanto remoti, traendo da essi spunti e suggerimenti per trasformare l’uscita dalla crisi in una vera rinascita. Come i racconti sull’estrema frugalità dei cinesi nei consumi: riutilizzare l’acqua di bollitura del riso per innaffiare le piante, utilizzare il lato libero di un foglio usato per le fotocopie, sono esempi di una mentalità attenta al risparmio e al riciclo che la Cina di oggi si porta appresso dal suo recente passato rurale e prevalentemente agricolo. La stessa mentalità slow Rampini la rintraccia nell’orto biologico allestito alla Casa Bianca dalla moglie del Presidente, Michelle Obama. In quell’esperimento domestico e familiare, il giornalista intravede lo spirito della slow economy che verrà: lotta agli sprechi, ai pesticidi, attenzione alla qualità del cibo e alla sua provenienza, campagna contro un’alimentazione ipercalorica fonte di tanti problemi di obesità tra gli americani.
Se sulla ricerca nelle energie rinnovabili e sulla qualità dell’istruzione secondaria la Cina sta superando l’Occidente più evoluto, molti americani stentano a riconoscere questa nuova supremazia per la vecchia abitudine a «credere che l’America sia il numero uno in quasi tutti i settori». Molti negli States ragionano ancora come venti, trenta anni fa. Molti tranne Barack Obama, consapevole delle svolte in atto. E questo bel saggio del nostro inviato analizza proprio il “passaggio di consegne” da Ovest a Est. Quando descrive il suo viaggio da Pechino a New York, scrive che è stato «come fare un salto nel passato». Il vecchiume dell’aeroporto e degli aerei newyorkesi, il decadimento della rete stradale-autostradale, il metrò scassato e maleodorante sono i segnali che in fatto di infrastrutture la Cina stravince la sfida con l’America. E questo confronto sorprendente, induce Rampini a indicarci la strada per ritrovare la modernità e l’efficienza smarrite.

 
 
 

Saturnia ovvero la mia prima volta alle terme!

Post n°17 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da marina1811
Foto di marina1811

Splendido weekend a Saturnia all'insegna delle terme e della buona tavola in terra maremmena. Prima tappa in un bellissimo pomeriggio soleggiato di fine novembre a Castiglione della Pescaia; pranzo al Votapentole: indimenticabili il risotto ai granchi, il pesce nel barattolo e il dessert al cioccolato bianco con frutta caramellata. Arrivo a Saturnia; bel soggiorno all'agrihotel La fonte del cerro, con accoglienza calda e piacevole, camere pulite e ben arredate e colazione squisita con prodotti fatti in casa dalla signora. Bagno alle cascate di sera con un magnifico cielo stellato e poi lì vicino alla trattoria Solina, cena dal gusto campagnolo con una squisita tagliata e una superba mousse di ricotta. Mattino successivo allo stabilimento termale per ritemprare il corpo e l'anima e poi pranzo da Bacco e Cerere: bella ambientazione e cibo squisito; pici alla zucca indimenticabili così come il fiocco di ricotta, in un ambiente gioviale e di grande gusto. 

 
 
 

La perla di Steinbeck

Post n°16 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da marina1811
Foto di marina1811

Una piccola perla questo libricino del grande Steinbeck: la storia di un cercatore di perle e della sua famiglia, che vive in un mondo di miseria ,dove non esiste possibilità di miglioramento o evoluzione. Il povero, che finalmente trova una perla gigantesca, promessa di fortuna e felicità, si trova invece a combattere contro assassini e assalitori ed è costretto alla fuga con la moglie e il figlioletto. La maestria di Steinbeck trasforma la vicenda in un apologo sulla condizione umana, di ieri e di sempre. La disperazione dei dannati malavogliani in un'ambientazione sudamericana.

 
 
 

Il grande sogno

Post n°15 pubblicato il 13 Settembre 2009 da marina1811
Foto di marina1811

Nicola è un giovane poliziotto che ama il teatro e vorrebbe diventare attore. Laura è una studentessa universitaria di matrice cattolica pronta a lottare contro l'ingiustizia. Libero è un leader del movimento studentesco. Gli anni sono quelli che precedono, attraversano e seguono il 1968 e i suoi rivolgimenti. Nicola, infiltrato dai suoi superiori nel movimento, si innamorerà di Laura e cercherà anche di comprendere un mondo che gli è al contempo congeniale e lontano.
Michele Placido decide di raccontare se stesso e la sua gioventù. Lo fa cercando di descrivere mondi differenti che si incontrano/scontrano in un periodo di fermenti sociali e culturali.  Qui è come se ci fossero due film in uno. L'uno narra delle vicende amorose di Nicola, Laura e Libero e l'altro delinea un ritratto di quegli anni esplorato con uno sguardo forse inconsciamente unilaterale. Uno sguardo che, e in questo Placido è scopertamente sincero, è ancora quello del poliziotto Michele che osserva, senza davvero comprenderlo fino in fondo, un tentativo di cambiare il mondo per lui tanto confuso quanto in fondo velleitario perché dai sogni ci si risveglia.

 
 
 

Il grande Gatsby

Post n°14 pubblicato il 01 Settembre 2009 da marina1811

Francis Scott FitzgeraldFrancis Scott Fitzgerald

Il grande Gatsby Romanzo di Francis Scott Fitzgerald, pubblicato nel 1925 e considerato uno dei classici della letteratura statunitense.

Nei “ruggenti anni Venti”, Jay Gatsby, ricchissimo personaggio sul conto del quale corrono voci contradditorie e che probabilmente è legato alla malavita, ha comprato una sontuosa residenza a Long Island, vicino a New York, dove organizza feste sfarzose alle quali partecipa il bel mondo della metropoli. Le frequenta anche il vicino di casa Nick Carraway, cugino di Daisy, la ragazza bella e irraggiungibile della quale Gatsby è stato innamorato anni prima, ma che non ha saputo aspettarlo e ora è sposata con Tom Buchanan, rozzo erede di una ricca famiglia della zona che mal sopporta la misteriosa fortuna di Gatsby e la sua stravagante devozione per Daisy. Quando finalmente Gatsby riesce a riconquistare la fragile Daisy, un disgraziato incidente fa precipitare la situazione: Daisy, al volante della macchina di Gatsby, travolge e uccide Myrtle Wilson, moglie del proprietario di un garage e amante di Buchanan, il quale accusa Gatsby dell’omicidio e istiga Wilson alla vendetta. Wilson uccide Gatsby e si toglie la vita, mentre Buchanan e Daisy tornano al loro lussoso, ipocrita e insulso ménage coniugale.

Raccontata in forma indiretta da un testimone, il giovane Nick Carraway, la vicenda del Grande Gatsby offre il lucido e perfetto ritratto di una società cinica e spietata, divisa in caste, dove la ricchezza accumulata vale sempre meno di quella ereditata. Ed evoca la drammatica parabola del sogno americano di benessere e felicità.

 
 
 

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