Creato da testadirapa3 il 25/01/2011
un viaggio, tante anime perse.
 

 

Chiacchiere a colazione

Post n°127 pubblicato il 19 Aprile 2012 da testadirapa3

Furono svegliati, controvoglia, ad uno ad uno dal Guardiano Pheels alle prime luci dell'alba. Angelo era ancora disgustato dalla sera prima e per tutto il tempo della colazione, latte di capra e dei biscotti all'anice, non proferì parola. Gli altri lo lasciarono alle sue inquietudini, cosa di cui ne fu molto grato. Re Milos, Moltren e Dorlan furono della compagnia. Re Milos partecipava allegramente a qualsiasi discorso che i commensali facevano durante la colazione. Pur non sapendo nulla di quanto dicevano Susan e William, partecipò alla loro discussione su di una vecchia missione, che non si sa come venne in mente a William. <<Questo posto mi ricorda tanto quella missione nella Birmania, quando ancora si chiamava così.>> <<Non ti nascondo che è stata la prima cosa che ho pensato anch'io. Che missione era?>> <<Vediamo, era prima della Kamtchatka e dopo il Cile, quindi era quella in cui il console bielorusso era stato rapito dal governo locale.>> Re Milos s'incuriosì sentendo parlare di un funzionario rapito da un governo. <<Ma nel vostro mondo, i rappresentanti di altri regni, non sono al di fuori delle contese tra regni?>> <<Da noi c'è un detto,>> rispose William, <<"Ambasciator non porta pene". Questo detto rispecchia una regola, non scritta, che se io ti mando qualcuno a riferire un messaggio, buono o cattivo, a questa persona nulla deve essere fatto. L'unica sua colpa è quella di portare un messaggio e per questo deve stare fuori dalla contesa.>> <<Questo succede anche qui.>> Lo interruppe Re Milos. <<E per un po’ di tempo è successo anche da noi. Poi chissà come, si è preso la moda di prendersela con gli ambasciatori. Da noi, in ogni paese, ci sono diversi ambasciatori stabili, rappresentanti di altri paesi. Ogni tanto, anzi spesso, succede che questi ambasciatori, e i loro collaboratori, vengano presi di mira dalle autorità locali. Si va da semplici scaramucce verbali, fino alla prigione. Contro ogni accordo preso in precedenza.>> <<Qui abbiamo accordi precisi, un messaggero reale non può essere assolutamente toccato. Chi trasgredisce a questa regola viene automaticamente isolato dagli altri regni, per un numero di anni piuttosto lungo, e visto che siamo in tema, viene escluso dai Giochi dei Re per tutta la durata del bando.>> <<Ma non mi sembra che siano pene severe queste?>> Disse Sondra. <<Forse non mi sono spiegato bene. Vi farò un esempio. Un paio di secoli fa un re ebbe la malaugurata idea di frustare un messaggero reale e poi di ucciderlo. Saputo il crimine, l'intera assemblea dei regni decise di isolare per quindici anni il regno in questione. Tutto filò per il meglio per metà della pena, quel regno non partecipò ai giochi di quegli anni, nessun contatto commerciale. Dalle informazioni che venivano da quel paese, si seppe che anche la natura aveva decise di bandire quel regno.>> <<Sbaglio o state parlando di una carestia?>> Intervenne Karl. <<Esattamente. Questo fece precipitare gli eventi. Il Re in carica ebbe un'altra brutta idea, invadere uno dei regni confinanti. Come ho detto pessima idea. L'invasione di un regno da parte di un altro regno bandito, comporta l'entrata in guerra di tutti gli altri regni contro il regno bandito. La faccenda finì con il massacro di metà della popolazione del suddetto regno. Da quel momento in poi, i messaggeri reali sono sacri.>> Come al solito Moltren e Dorlan non avevano sentito nulla di quanto detto dal padre o dagli altri. Come al solito si erano messi a parlare dei giochi in corso e, naturalmente il discorso cadde sul Balan. <<No, questa volta non andrà come all'ultima edizione. La nostra squadra riuscirà a rimediare alla sconfitta che ha ricevuto da Balanstan nella semifinale.>> Si infervorò Moltren. <<Se perdiamo oggi, quando non abbiamo mai perso nelle partite di qualificazione e con una squadra così in forma...>> Aggiunse Dorlan. <<Mentre Balanstan è passata per un soffio e ha diversi giocatori in difficoltà.>> <<Vi dimenticate che hanno Dreezew-Kobler che torna oggi da una lunga assenza.>> Fece Re Milos. <<Nooo!>> Dissero in coro i ragazzi. Sapere che un così talentuoso giocatore tornava proprio in quella partita, fece diventare un cristallo rotto i loro sogni di vedere in finale Gantorea. <<Che cosa ha questo giocatore di speciale?>> Chiese interessato Didier. <<Praticamente tutto.>> Rispose sconsolato Moltren. Ci pensò Re Milos a specificare le qualità del giocatore. <<Questo Dreezew-Kobler è praticamente tutta la squadra. Quando c'è lui in campo, qualsiasi squadra che lo ha in campo, non perde la partita. Può entrare a partita quasi finita, quando manca un punto all'altra squadra per vincere e la sua non ne ha fatti, e portare la sua alla vittoria. Ha la grande capacità di sollevare il morale della squadra e di un singolo giocatore. Più volte ho visto giocatori cambiare totalmente il loro modo di giocare solo perché c'era lui in campo. Questo il lato umano del giocatore. Nel gioco è ancora di più, è capace di fare tutti i ruoli in campo. Qualsiasi sia il campo di gioco è come se fosse casa sua, i Baneal sono una estensione delle sue mani, ha un'agilità spaventosa. In poche parole incarna lo spirito del Balan.>> <<Mi fa venire l'acquolina in bocca questa rappresentazione. Mi ha fatto venire voglia di vedere questa partita. Quando sarà?>> Chiese incuriosito Didier. <<Sarà la prima partita in programma questa mattina.>> In quel momento arrivò il consigliere, si avvicinò a Re Milos e prese a parlagli all'orecchio, quando ebbe finito Re Milos si rivolse ai suoi ospiti: <<Credo che non possiate vederla questa partita. Il consigliere mi ha appena informato che Reuben e i suoi fabbri hanno appena ultimato le vostre armi e ha degli interessanti sviluppi su quanto gli ha fatto vedere William.>>

 
 
 

LOS ANGELES

Post n°126 pubblicato il 02 Aprile 2012 da testadirapa3

Da sabato sera l'intera Intelligence mondiale era sotto pressione. Dalla Germania agli USA, compreso il piccolo stato del Vaticano, scienziati e non stavano cercando di capire cosa fosse successo a sei persone e una gatta. Praticamente cinque miliardi di persone avevano visto e rivisto le varie immagini della scomparsa di Don Angelo Cristofaro davanti a Sua Santità Benedetto XVI, durante una messa. Della scomparsa di Karl Weintraub e della sua gatta Michelle, durante una festa di addio al giornale di Francoforte. Di Didier Campaigne che scompariva mentre tagliava il traguardo dei 1500 metri in un meeting a Bruxelles. Di Sondra Madison che ora c'è e adesso non c'è più durante un ballo di gala della polizia di Londra. E di due soldati americani che durante una conferenza stampa per la liberazione di una ragazza americana erano scomparsi sotto i flash dei fotografi. Da quel momento frotte di giornalisti erano comparsi nei vari luoghi delle sparizioni, ogni persona che aveva conosciuto gli scomparsi era stata intervistata da almeno un centinaio di giornalisti, locali e non. L'unico che ancora non aveva parlato era proprio Sua Santità, che rinchiuso da qualche parte non si sa dove, evitava qualsiasi contatto con i giornalisti. Il mondo si era diviso in diverse fazioni di pensiero. C'è chi pensava che fosse tutta una montatura dei giornalisti per vendere di più. Altri pensavano che l'anticristo stava per arrivare. C'era chi diceva che gli alieni stavano rapendo gli esseri umani, e chi sosteneva di essere stato rapito in passato, adesso alzava la voce e diceva: <<Ve l'avevo detto io...>>.Un altra corrente era quella che diceva di un evoluzione del genere umano e che coloro che erano scomparsi erano i primi ad entrare nella nuova razza. Insomma una babele di ipotesi dalle quali non se ne usciva. Maggiore referente per le indagini su quelle strane sparizioni fu il generale Watson e la sua équipe. Avendo perso gran parte del suo personale fu incaricato, dall'ONU, per il ritrovamento degli scomparsi. Un team capitanato da China Gross lavorava, dal momento stesso della scomparsa, ininterrottamente sul caso. Quel lunedì mattina, intorno alle sei del mattino, il generale Watson era al telefono con il segretario di stato americano, che a sua volta parlava con i primi ministri di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e con il Vaticano, i quali chiamavano in media ogni due ore per avere nuove notizie. <<Signor segretario, può dire ai suoi colleghi che dall'ultima volta che hanno telefonato, nulla è cambiato.>> Intanto che ascoltava quello che il segretario di stato aveva da dire, riempì l'ennesimo bicchiere di caffè, ormai andava avanti solo con quello. <<No, segretario, da quanto mi hanno detto dalla NASA, non c'è nessuno in orbita che attenti alla vita del nostro pianeta...No può dire al portavoce di Sua Santità che non sappiamo se ci possono essere altre sparizioni...>> Qualcuno busso alla porta dell'ufficio e qualche secondo dopo entrò China Gross con in mano un palmare, che porse davanti al generale. <<Va bene segretario...si, appena abbiamo notizie...arrivederci.>> Spense il vivavoce e si massaggiò le tempie. Guardò il palmare e poi China, entrambi manifestavano evidenti occhiaie. <<Non mi va di leggerlo adesso. Ci riesci a farmi un riassunto?>> China si buttò sulla sedia di fronte al generale. <<Come primo rapporto ufficiale è poco confortante. Gli interrogatori di tutti i testimoni non concludono a niente. Potremmo vedere le riprese delle sparizioni e concludere le stesse cose. Ma c'è un elemento in comune tra tutti gli scomparsi. Persone vicine, molto vicine agli scomparsi, affermano che l'ultima notte avevano avuto degli incubi, ognuno di loro ha parlato di qualcuno che li chiamava e che il sogno era talmente brutto che non volevano ricordarselo, o qualcosa del genere.>> <<Tutto qui?>> Chiese il generale, notava nell'espressione di China qualcosa di strano. <<Non è tutto. Si ricorda dei comunicatori che ho fatto mettere a tutta la squadra, prima della partenza?>> Il generale assentì con un cenno della testa, che acuì l'emicrania. <<Durano un mese. Oltre che comunicatori fungono anche da rilevatori di posizione, ECG e altri dati clinici.>> Il generale non riusciva a capire dove volesse arrivare, la sua pazienza stava scemando. <<Vuoi dirmi cosa c'è d'importante in questo?>> Disse alzando più del dovuto la voce. <<Scusami China, ma...>> <<Non c'è bisogno di scusarsi. Anche io sono nervosa, poco fa ho strillato contro Yelena solo perché non trovavo un file al computer. Siamo tutti sotto pressione e stanchi. Dicevo che tra le tante cose presenti in quel cerotto c'è un rilevatore di posizione. Guardi queste.>> Sul palmare apparve una schermata con tanti dati. Watson guardò prima il palmare e poi China. La ragazza riprese la sua spiegazione: <<Questo è un esempio di quello che le sto dicendo. In questo grafico appare Oliver Hanks da quando si è messo il cerotto. Le sue posizioni e il suo stato clinico di tutta la missione fino a pochi minuti fa. Potendo posso farle vedere e sentire cosa sta facendo adesso.>> <<Non c'è bisogno, anche perché potremmo trovarlo in un momento imbarazzante.>> <<Così potrei trovare anche gli altri della squadra.>> Continuò China, al generale si ravvivò l'attenzione. <<Mi stai dicendo che sai dove sono?>> L'eccitazione nella sua voce era palpabile. <<Si...e no. Sono andata a controllare tutti gli spostamenti che hanno fatto William e Susan da sabato in poi. Guardi la cosa strana.>> Nei grafici appariva il tracciato cardiaco di Susan e William riferito al sabato e alle ore dodici, ora di Los Angeles. Il tracciato mostrava il ritmo cardiaco dei due. Entrambi scorrevano normali fino alle dodici e qualche minuto, dopo di che c'era un salto del tracciato della durata di un paio di secondi. Poi il tracciato tornava normale per qualche minuto ancora, per poi far posto ad una fibrillazione del tracciato della durata di qualche minuto. Poi il tracciato tornava normale. <<Non sono un dottore, ne ci capisco di medicina,>> disse il generale, <<ma questo mi sembra un tracciato strano. Poi questo salto...>> <<Non è la sola cosa strana, generale. Se controlla il tracciato del GPS, noterà un'altra anomalia.>> Watson vide la videata, sgranò gli occhi: <<Non può essere.>> <<Eppure è così. Nel giro di un minuto il satellite rilevava Susan e William prima a Los Angeles e poi in Europa, in Danimarca, nelle vicinanze di Odense. Ho spedito una squadra ad investigare. Non hanno trovato nulla. Così ho controllato il segnale e ho notato una cosa strana.>>  Sul palmare comparve un'altra videata. <<Sembra che il segnale sia giusto, ma da una specie di eco di se. Non so spiegarlo, una cosa così non l'ho mai vista.>> China era sconsolata per non essere riuscita a cavarne di più da quei trasmettitori. <<Inoltre guardi qui.>> Sul palmare apparve un'altra videata. <<Ho cercato di scaricare l'intero file audio dei trasmettitori, dalla loro attivazione ad ora. Questo è quello che si legge.>> Intere pagine elettroniche di conversazione di Susan e William, dall'attivazione dei cerotti. <<Sono normali conversazioni durante la missione, e allora cosa c'è di strano?>> Chiese il generale, stufo di tutte quei vicoli ciechi che gli si paravano davanti. <<Vada a sabato.>> Lo sollecitò China. Il generale Watson fece scorrere fino al punto desiderato. Lesse quanto avevano sentito e detto i suoi sottoposti alla conferenza stampa, poi dei numeri presero il posto delle parole. <<Numeri, che vogliono dire?>> <<Non lo so, ma è da quel momento che il computer sforna solo numeri, alternati ogni tanto da qualche parola. Guardi quali.>> Il generale scorse le pagine e ogni tanto tra i numeri trovava quanto indicato da China. <<William, Susan, Don Angelo, Sondra, Karl, Didier, Michelle. Ritornano più volte... e qua cosa c'è scritto... Eledai? Cosa vuol dire?>> <<Ne so quanto lei, generale. Però è strano trovare i nomi di tutti gli scomparsi nella trascrizione dei loro auricolari.>> <<Tutti questi numeri non potrebbero essere un codice?>> <<È la stessa cosa che ho pensato io, ma fino ad ora nessun calcolatore presente in questa base è riuscito a cavarne un ragno dal buco. Ho convinto la NASA a prestarmi i suoi analisti, ma sono ancora in alto mare. Se continua così estenderò la richiesta a tutto il mondo.>> La delusione era palpabile nella sua voce. <<Va bene, continua a fare quello che stai facendo, se ti serve più aiuto non perdere tempo e cercalo, sai come fare.>> Stancamente China si alzò dalla sedia e uscì dall'ufficio del generale, che nuovamente solo si riattaccò al telefono per chiamare il Segretario di Stato.

 
 
 

Barbari.

Post n°125 pubblicato il 28 Marzo 2012 da testadirapa3

I superstiti del campo di allenamento si ricongiunsero con gli altri rimasti nelle proprie camere. William, Susan e Angelo ascoltarono gli ultimi avvenimenti con crescente attenzione, quando seppero della nuova qualità di Didier, a William venne voglia di vedere quanto fosse vero. Prese la sua pistola e sparò un paio di colpi in testa al ragazzo, regolarmente i colpi trapassarono la testa e andarono a conficcarsi nella parete opposta. Uno sbattere di porta diede il benvenuto al consigliere: <<Che succede?>> Chiese agitato entrando nella camera. Aveva sentito un rumore mai udito prima e non gli era piaciuto. <<Che cosa è quella cosa?>> Chiese subito dopo aver visto la pistola nelle mani di William. <<Mi scusi, ma avevo bisogno di una verifica.>> Disse il colonnello facendo sparire in fretta la pistola. <<Si ma cos'è quella cosa?>> Richiese il consigliere. <<Un'arma del nostro mondo, che lei non ha visto!>> Il consigliere non era uno stupido, capì dal tono di voce che aveva usato William, che qualsiasi cosa avesse visto o sentito in quella stanza, per ovvie ragioni non doveva saperlo nessuno. <<Guardiano Pheels, lei e i suoi ospiti siete attesi da Re Milos per il discorso di fine giornata.>>  <<Dica al Re che saremo presenti. Ne approfitterò per comunicargli le ultime notizie.>> Il consigliere uscì dalla camera. <<La prossima volta che vuoi delle conferme non potresti farlo in un altro modo?>> Chiese stizzito Didier. <<Scusami, ragazzo, ma sono come San Tommaso: se non vedo non credo. E quale modo migliore per provare il tuo potere?>> Una smorfia gli fece capire cosa ne pensava del suo modo di provare il nuovo potere.

 

Era la prima volta da quando erano arrivati che visitavano l'arena principale. Rimasero stupefatti di quanto fosse grande e di quanta gente ci fosse ad assistere alla chiusura di una giornata di giochi. Una gran quantità di fuochi circondava l'arena e un gran braciere acceso era posizionato ai piedi del palco. Sugli spalti una notevole varietà di visi riempiva ogni posto. Gli Eledai furono accompagnati dal Guardiano Pheels dietro il palco che avrebbe accolto Re Milos, da quel punto ebbero modo di osservare anche il centro dell'arena, in quel momento vuoto. Improvvisamente udirono una voce: <<Buonasera. Ecco a voi Re Milos Weston Marchand.>> Dalla parte opposta di dove erano, il Re fece la sua comparsa, aveva lo stesso vestito con cui li aveva accolti al loro arrivo. Lentamente Re Milos si avvicinò al leggio al centro del palco.

<<Buonasera a voi tutti, amici di Gantorea. Una nuova giornata di giochi è passata. Lentamente ci avviamo alla loro conclusione, ancora pochi giorni e i giochi saranno un ricordo per tutti, per alcuni un dolce ricordo. Lentamente torneremo ai nostri doveri, qualcuno aspetterà pazientemente l'inizio dei prossimi giochi, intanto eseguirà il proprio lavoro ricordando questi giorni. Per voi tutti però, oggi sarà il giorno da ricordare. Per voi tutti abbiamo preparato uno spettacolo di ammonimento per quanti oseranno abusare della fiducia altrui o per quanti hanno in mente di togliersi un problema nel modo sbagliato. Oggi, approfittando di questa occasione eseguiremo una condanna.>> A queste parole, tre persone entrarono nell'arena e si misero al centro. Uno di loro era legato mani e piedi. Una seconda persona, più alta e muscolosa dei tre, portava un ceppo su una spalla e con l'altra mano portava un'ascia. Il terzo era il consigliere Duschell, con un rotolo di carta in mano. Un rullo di tamburi si propagò nell'aria. Re Milos riprese a parlare: <<Che quanto succede qui, sia di ammonimento per quanti oseranno ripetere lo stesso errore. Consigliere, prosegua.>> Angelo si rivolse al Guardiano Pheels: <<Stanno veramente condannando a morte quella persona?>> Chiese inorridito.<<Si, perché?>> Il Guardiano lo chiese come se quello che stava accadendo fosse la cosa più semplice del mondo, poi continuò: <<Perché non dovremmo farlo? Ha ucciso una donna e la sua bambina di pochi mesi. Non vedo perché non dovrebbe morire?>> Angelo non riusciva a capacitarsi che qualcuno potesse farsi giustizia in quel modo. William prese la parola: <<Nel nostro mondo la pena capitale è un discorso spinoso per molti. L'unico paese che la pratica, tra quelli che noi rappresentiamo, è il nostro. E neanche tutti gli stati che compongono la nostra federazione la praticano. Negli stessi paesi che la praticano ci sono coloro che non la vorrebbero. Lui, uomo di chiesa, difende la vita umana ad ogni costo.>> <<A quanto pare non ci sono idee abbastanza chiare.>> Notò il Guardiano Pheels. Intanto il consigliere continuava ad elencare i reati del condannato. <<Non è un fatto di idee chiare o no,>> Fece indignato Angelo, <<è un fatto di civiltà o no. Non ci si può mettere sullo stesso piano di un assassino. Non si può tagliargli la testa e dire “Hai ucciso, quindi io uccido te, e sono meglio di te perché lo faccio nel nome della giustizia.”>> <<Allora cosa proporrebbe, in cambio della decapitazione?>> Chiese Brooken Pheels. <<La prigione. Una lunga detenzione può essere meglio che mettersi sullo stesso piano di un criminale.>> <<E quanto può essere lunga questa detenzione, dieci, venti o trenta anni. Poi l'assassino esce. Chi ci garantisce che una volta uscito non torni a ripetere il suo crimine?>> <<Nessuno, ma deve essere la lunga pena che deve convincere il criminale a capire che ha sbagliato...>> Una serie di rulli di tamburo sempre più veloci scandì la condanna, un ultimo colpo di tamburo accompagnò l'ascia del boia sulla testa del condannato. <<Barbari!>> Fu lo sdegnato commento di Angelo, che girò sui tacchi e se ne andò dall'arena. Un silenzio imbarazzante scese tra di loro. A romperlo fu Re Milos che, finito il suo discorso, aveva salutato la folla e si era avvicinato al loro gruppo. <<Buonasera a voi. Spero che non vi siate annoiati?>> <<Le assicuro che lo spettacolo lo abbiamo apprezzato.>> Fece sarcastico William. Re Milos notò che non erano tutti presenti. <<Divergenze d'opinione, Maestà. Angelo non è d'accordo su quanto è successo poco fa.>> Rispose Sondra. <<Neanche io sono d'accordo su quanto visto.>> Continuò Didier, <<ma non per questo chiamo barbari chi non conosco e me ne vado così.>> <<Bisogna capirlo,>> fece William, <<la sua fede lo porta a conservare la vita umana a tutti i costi. La legge del taglione è un abominio per lui.>> <<Non vedo quale sia il problema,>> disse Re Milos, <<ognuno ha le sue idee, se non si può esprimerle quando è possibile, quando si può conoscere una persona? Se poi consideriamo che non si trova dove vorrebbe e sarà costretto a fare quello che meno vorrebbe.>> <<Oggi è stato molto provato, Maestà.>> Brooken Pheels raccontò tutto quello che era successo quel giorno. Re Milos rimase ad ascoltare quell'incredibile serie di fatti, gioendo sul pronto risveglio dei poteri di Didier, e ridendo di quanto avesse passato Michelle al suo risveglio. <<Questa è stata una lunga giornata per voi. Altre ne verranno. Il giorno della partenza si avvicina, ora vi auguro una buonanotte. Spero che riposerete il più possibile durante la vostra presenza in città.>> Li lasciò davanti alle loro camere, liberi di finire quella lunga giornata.

 
 
 

Attenti alla testa!

Post n°124 pubblicato il 07 Marzo 2012 da testadirapa3

Lasciato Angelo nella sua camera e cambiatisi d'abito dopo la gran sudata che si erano fatti nella fucina, Sondra e il Guardiano Pheels si diressero verso il campo di allenamento per provare le nuove armi della ragazza. Non furono soli, con loro vennero anche Didier, curioso di vedere all'opera quei cerchi trilamati, e la coppia Karl - Michelle, vogliosi di fare una passeggiata in riva al fiume. William e Susan decisero di rimanere nelle loro stanze per riposarsi e controllare ogni tanto le condizioni di Angelo. Non furono soli al campo, poco prima erano arrivati anche Moltren e Dorlan che continuavano i loro esercizi con i poteri. In quel momento Dorlan si esercitava a sollevare l'incudine che fino a qualche giorno prima dava problemi di controllo. Moltren s'impegnava con il fuoco su di una roccia. <<Complimenti, ragazzi.>> Fece ammirato il Guardiano. I ragazzi rimasero un poco sorpresi del suo arrivo, Dorlan fece cadere in malo modo l'incudine e Moltren bruciò un cespuglio d'erba. <<Guardiano Pheels, buongiorno, non ci aspettavamo di vederla qui.>> <<Ma non è per voi che mi trovo qui.>> Rispose Brooken Pheels, poi indicò chi accompagnava e continuò: <<Sono venuto con loro per aiutarli ad usare le armi che hanno scelto.>> I ragazzi spostarono lo sguardo dal Guardiano agli Eledai, per soffermarsi sugli oggetti che Sondra portava tra le mani. <<Che strane armi.>> Disse Moltren. Dorlan notò che non tutti erano presenti e che non tutti avevano le armi. Il Guardiano spiegò la situazione: <<Gran parte delle armi richiedono supporti o modifiche, che stanno facendo i fabbri di Reuben. Quello che si chiama Angelo sta  riposando, il suo potere si è svegliato ed è stato doloroso per lui, i due soldati sono con lui per accertarsi che stia bene.>> Poi si rivolse a Sondra: <<Non tentare lanci potenti o mirati. Prima lancialo solo per farti la mano.>> Sondra si portò al centro dell'ampia radura e per un po' si diede a dei lanci brevi e lenti, notando che il cerchio perdendo potenza tendeva a ritornare indietro, formando un semicerchio nell'aria. Didier stufo di vedere quei lanci fiacchi si mise ad osservare Moltren e Dorlan che continuavano o loro esperimenti. Intanto Michelle e Karl passeggiavano lungo la riva del fiume respirando a pieni polmoni quell'aria incontaminata, che nella Francoforte temporaneamente lasciata alle spalle, non avrebbero mai respirato. <<Moltren potresti aiutarmi?>> Chiese Brooken Pheels sempre seguendo Sondra. Il ragazzo si avvicinò alla coppia evitando il cerchio trilamato che Sondra aveva lanciato malamente.<<In cosa vuole che l'aiuti?>> <<Ora dovreste collaborare nei prossimi lanci. Mentre lei lancerà il suo disco, tu solleverai diversi oggetti, piccoli rami e altre cose che si possono tagliare, alternandoli ad oggetti più corposi, in modo da deviare il disco. Se tutto va come previsto il cerchio dovrebbe tornare indietro, tra le sue mani. Prima inizieremo con cose facili, ricordatevi,>> li ammonì il Guardiano, <<cose semplici e lanci semplici. Siete pronti?>>Entrambi fecero di si con la testa. Ad un cenno del Guardiano, Sondra lanciò il suo cerchio con più forza dei lanci precedenti, mentre Moltren alzava dal terreno qualsiasi cosa capitasse a tiro. Il cerchio tagliò in due qualche foglia e un paio di rametti rinsecchiti, poi curvò e ritornò planando ai piedi di Sondra. <<Non c'è male.>> Sentenziò il Guardiano Pheels. <<Come prima prova non c'è male. Provate a metterci più forza e ostacoli più ostici.>> Lancio dopo lancio Sondra acquistò più familiarità con il cerchio trilamato, ma nonostante tutto il cerchio continuava a perdere forza e ritornare ai suoi piedi ad ogni lancio. Intanto Dorlan si esibiva a favore di Michelle, Karl e Didier, nelle varie magie apprese finora. <<Forse ho capito in cosa abbiamo sbagliato.>> Disse il Guardiano Pheels. <<In cosa?>> Fece sconfortata Sondra raccogliendo il cerchio da terra. <<Ti sei applicata nei lanci, ma non nelle prese. Lo so che è strano, ma sembra che il cerchio sappia che tu non riuscirai a prenderlo. Ora a turno ti lanceremo il cerchio, e tu cercherai di prenderlo al volo.>> Fecero come richiesto da Brooken Pheels, nei primi lanci Sondra riuscì a prendere il cerchio al volo, senza danni. Dopo qualche lancio, fatto con più forza e da una distanza maggiore riuscì a prendere il cerchio ma a costo di tagli alle mani, che alternava per allenarle entrambe all'uso dei cerchi. Al primo stop chiesto dal Guardiano, Sondra chiese un medico per medicare le proprie mani, coperte da diverse cicatrici. <<Non c'è bisogno, fammi vedere.>> Sondra gli tese le mani. Brooken Pheels le mise tra le sue, dalle mani si espanse una tenue luce blu. Quando le lasciò le mani, Sondra non sentiva più il dolore procurato dalle ferite e sulle mani non vide più tagli. Sorpresa andò a far vedere agli altri cosa era successo. <<Io non mi meraviglierei.>> Disse Dorlan, poi raccontò di quanto gli era successo durante l'ultima missione da messaggero reale e di come il Guardiano Pheels lo avesse praticamente salvato da morte certa. <<L'unico segno della disavventura sono questi capelli bianchi.>> <<Io ci metterei anche la magia.>> Gli fece eco Moltren. <<Si è vero, prima non avevi questi poteri.>> Continuò il Guardiano, <<neanche latenti. Probabilmente ti ho trasmesso parte del mio potere.>> Dorlan ci pensò un attimo, <<Non potrebbe essere stata quella strana creatura?>> <<Tutto può essere, ma ancora non hai mostrato mutamenti malvagi, quindi possiamo accantonare questa ipotesi.>> Poi si rivolse a Sondra e Moltren: <<Dai continuiamo le prove.>> Continuarono con i passaggi del cerchio fino a quando Brooken Pheels si convinse, grazie a delle buone prese di Sondra, che il cerchio avesse “capito” la presa di Sondra. <<Adesso ritorniamo all'esercizio principale.>> Ordinò il Guardiano Pheels. Sondra e Moltren si prepararono e ad un cenno del Guardiano Sondra lanciò il suo cerchio e Moltren alzava qualsiasi cosa ci fosse per terra. I primi lanci furono di bassa potenza, ma nonostante questo, il disco tagliava qualsiasi cosa, piuttosto fragile, che Moltren alzava. Cosa importante il cerchio tornava tra le mani di Sondra, senza ferirla. Brooken Pheels chiese a Sondra di aumentare la velocità ad ogni lancio, via via che gli faceva guadagnare velocità dal cerchio si sprigionava un leggero fischio.<<Bene, ora un ultimo lancio.>> Disse il Guardiano, rivolto a Sondra, <<ma su questo metti tutta la forza che hai nel braccio.>> Poi si rivolse agli altri presenti: <<Attenti al cerchio, non perdetelo mai di vista.>> Per precauzione ognuno si mise in posti che pensavano sicuri. Karl e Michelle si misero al fianco del Guardiano Pheels, Didier si mise sotto un albero, almeno qualche lato era protetto. Ad un cenno del Guardiano, Sondra diede più forza che poté al lancio del cerchio. Moltren sollevò qualsiasi cosa che gli capitava a tiro. Ad ogni impatto il cerchio aumentava la sua velocità e cambiava direzione. All'ennesimo cambio puntò l'incudine, quando la colpì scintille sprizzarono dal punto d'impatto e l'incudine si spezzò in due. Il cerchio era scomparso, ma si sentiva un fischio di sottofondo, segno che aveva preso tale velocità da non essere visibile.<<Attenti!>> fece preoccupato il Guardiano Pheels, neanche con la visione del campo riusciva a vederla. Spaventati videro rami cadere a terra dagli alberi, carcasse di uccelli cadere dal cielo, e il rumore del cerchio sempre presente. Poi accadde tutto così in fretta che nessuno ebbe modo di reagire. Il cerchio apparve, la sua direzione era quella di un albero, sotto il quale c'era Didier, il Guardiano non fece in tempo a estendere uno scudo verso il ragazzo, rapidamente e lentamente videro il cerchio avvicinarsi a Didier, un urlo da parte di Sondra che lo chiamava, poi il cerchio passò attraverso di lui, colpiva l'albero e prese la direzione di Sondra, questa lo prese al volo. Lo sguardo di tutti passò dal cerchio sulle sue mani a Didier impietrito accanto al tronco d'albero rimasto, ancora vivo. Corsero tutti vicino a lui, si toccava ovunque, incredulo di quanto accaduto. <<Sono vivo?!?>> Tremava da capo a piedi. <<Si, sei vivo. Per nostra fortuna si è svegliato il tuo potere.>> Disse con calma il Guardiano Pheels. Una risata isterica sconvolse Didier,<<Per fortuna lei dice. A momenti mi viene un infarto. Poco ci manca che al posto di quel dannato coso ci pensi il cuore ad ammazzarmi.>> Continuava ad ansimare, si mise a sedere con la schiena appoggiata al tronco dell'albero. <<Per oggi credo che basti con quel coso. Vi consiglio di riposarvi un po’. Il Re vorrà vedervi questa sera.>> Aggrappandosi alla mano tesa di Sondra, Didier si alzò sulle gambe malferme. <<Scusami.>> Gli sussurrò la ragazza. <<Di cosa? Non è colpa tua se quel coso acquista velocità ogni volta che tocca qualcosa.>> <<Beh, guardiamo il lato positivo. Se incontriamo nemici, dobbiamo sperare che abbiano un'armatura metallica.>> <<Noi due siamo a posto, ma gli altri?>> Con questo interrogativo lasciarono il campo di allenamento.

 

 
 
 

..continua...

Post n°123 pubblicato il 02 Marzo 2012 da testadirapa3

Una volta di sopra notarono che molti di loro stavano parlando con i fabbri o provando ciò che i fabbri avevano preparato per loro. Brooken Pheels vedendo uscire gli ultimi dalla cantina non fu sorpreso di vedere quali armi avessero preso questi ultimi. Già dalla prima uscita, quella di Karl con i tridenti e della successiva richiesta di Michelle ai fabbri, si aspettava quali fossero le armi che avrebbero preso gli altri. Casualmente o no, erano le stesse armi che avevano gli Eledai. Da quando erano saliti Karl e Michelle avevano chiesto ai fabbri di fare degli attacchi su varie parti del corpo per i tridenti a Karl e degli artigli sulle mani e in qualche altra parte del corpo a Michelle. <<Almeno quando non sono una gatta so come attaccare.>> Da allora lavorava a stretto contatto con un fabbro che continuava a provare e riprovare su di lei vari accorgimenti per soddisfare le sue richieste. Karl, con un altro fabbro, si fece fare diverse fondine, tra cui due bracciali nascosti dalle maniche che grazie ad un movimento del braccio facevano scattare in avanti, proprio in mano, i tridenti. Entrambi erano seguiti da un fabbro che prendeva le loro misure per una cotta di maglia a loro misura, e che mano a mano che gli altri salivano dalla cantina chiamava degli aiutanti per prendere le loro misure. Angelo tornato con l'arco e faretra in spalla se ne stava in un angolo, accanto al Guardiano Pheels, ad aspettare il suo turno con gli "stilisti" per le misure. Susan uscita con la spada in pugno, rimase delusa dal fatto che nessuno sapeva fare una fodera per quella spada. <<Qui facciamo solo oggetti in acciaio o simili.>> Spiegò Reuben. <<Nulla in pelle o suoi derivati. Se volete una fodera per quella meraviglia, dovreste andare da un conciatore.>> Poi vedendo che Susan si stava già dirigendo verso l'uscita della fornace, si apprestò a dire: <<Non c'è bisogno che vi rechiate da lui, lo faremo venire noi, lei deve rimanere qui a provare la sua cotta.>> Suonò una campanella e poco dopo arrivò un ragazzo dall'apparente età di quindici anni, che al suo comando partì alla ricerca del conciatore. <<Ecco fatto, adesso dobbiamo soltanto aspettare.>> Proprio in quel momento usciva dalla cantina William, con la sua alabarda a doppia arma divisibile. Fece vedere l'arma e le sue qualità al capo fabbro e quello lo indirizzò verso un fabbro, una donna che sarebbe stata di casa in una sfilata di culturisti, che in quel momento era alle prese con una spada. In breve riuscirono a trovare un modo per renderla portatile senza portarla a mano. Realizzarono un porta asta incrociato che applicarono sulla schiena, con adeguati accorgimenti i due pezzi dell'alabarda potevano essere presi sia dal basso che dall'alto. All'avvicinarsi di uno degli "stilisti", a William venne in mente che lui e Susan erano già dotati di un'armatura, i loro giubbetti antiproiettile andavano più che bene, e notando che le varie cotte di maglia che venivano via via indossati dagli altri, a prima vista non avrebbero dato una sufficiente difesa, chiese al Guardiano Pheels se lo potesse accompagnare nella sua camera per prendere il suo giubbetto. Uscirono che stavano risalendo Didier e Sondra, Brooken Pheels notò le armi che avevano nelle mani. Didier fu affiancato alla stessa "culturista" che aveva seguito William, e visto che come armi avevano lo stesso problema, decise che anche Didier avrebbe avuto la stessa cosa. Per Sondra invece si provvide in modo piuttosto grossolano. Una cintura con degli attacchi per i suoi cerchi rotanti.

Stavano tutti provando le loro cotte quando William e Brooken Pheels tornarono con il giubbetto antiproiettile dell'uniforme che Simeunovic aveva approntato un paio di giorni prima. In quel momento arrivò il ragazzo con il conciatore che il capo fabbro aveva mandato a chiamare <<Capo Reuben, vorrei mostrarle una cosa. E vorrei che lei riuscisse a replicarne per gli altri.>> William appoggiò su di un tavolo la sua divisa con il giubbetto antiproiettile. <<Strano abbigliamento, non c'è che dire...>> Fece Reuben con sufficienza. <<Ma io non sono un sarto.>> <<Susan, mi aiuti?>> William indossò la sua uniforme, Susan prese una lancia da una teca e la lanciò al petto di William. Al contrario delle grida spaventate di molti dei presenti, la lancia si scontrò con il giubbotto e si frantumò in vari pezzi. <<Una cotta mascherata! Non c'è che dire.>> Disse sorpreso Reuben. <<Si, è vero.>> Gli rispose William. <<Ma quante cotte di maglia possono respingere tutte le armi, senza danno?>> Strappò l'uniforme e ne estrasse l'anima antiproiettile, la diede al capo fabbro che stupefatto se la girava tra le mani e ne saggiava la consistenza con i polpastrelli. Mentre la passava ai suoi fabbri tornò a rivolgersi a William. <<Non ho mai visto nulla del genere. Se mi date del tempo vorrei studiarlo.>> <<Purtroppo per noi tutti, di tempo a disposizione ne abbiamo ben poco.>> Fu la risposta del Guardiano Pheels. <<Sempre allegro lei! Farò del mio meglio col poco tempo che avrò.>> Uno dei suoi fabbri gli si avvicinò, parlarono un poco e poi Reuben riprese a parlare: <<I miei aiutanti mi dicono che per il momento non hanno più bisogno della vostra presenza. Possono tornare domani mattina a riprendere le loro attrezzature. Lei,>> disse rivolgendosi a Susan, <<deve lasciare la spada al conciatore, per il fodero.>> Susan fece un cenno di assenso e diede la spada al conciatore appena arrivato, dal forte odore di maiale e dalla faccia piena di macchie rossastre. Questi prese la spada e uscì di corsa dalla fucineria, come se rimanere un secondo di più li dentro ne andasse della propria vita. Sondra, che voleva provare i cerchi rotanti al più presto, si avvicinò a Brooken Pheels. <<Guardiano Pheels, sa dove potrei provare questi? Giù non potevo usarli senza fare danni.>> <<Si venite con me, c'è un posto che da vari giorni uso come campo di allenamento per Moltren e Dorian. Magari vi posso dare qualche nozione sui vostri poteri.>> <<Sarebbe possibile esercitarmi...>> Le parole di Angelo rimasero sospese nell'aria, tutto d'un tratto si era fermato e il suo sguardo era rimasto fisso in avanti. Un leggero tremolio attraversò il suo corpo e una bavetta spuntò dalla bocca. Rimase in quello stato per non più di dieci secondi, poi quando il tremolio cessò cadde in ginocchio ansimante. Tutti i presenti si avvicinarono a lui, William e il Guardiano Pheels s'inginocchiarono accanto ad Angelo. <<Angelo...Angelo, stai bene?>> Chiese William. Aveva riconosciuto i segni di un attacco epilettico, era stato un attacco lieve, probabilmente dovuto al fatto che Angelo non assumeva farmaci contro l'epilessia da un paio di giorni. <<Ti sei dimenticato i farmaci dall'altra parte?>> Chiese scherzoso William. <<Qua...quali farmaci?>> Chiese scosso Angelo. <<Soffri d'epilessia, e non hai più i tuoi farmaci.>> Angelo scosse la testa, <<Ti sbagli, non ho mai sofferto di epilessia e questo non era qualcosa di normale.>> Poi si rivolse al Guardiano Pheels. <<Uno dei poteri del mio alter-ego divino, è per caso la visione di fatti ancora non accaduti?>> <<Si, Elohim poteva prevedere il futuro. Lei cosa ha visto?>> Angelo scosse la testa come per capire meglio cosa avesse visto. <<Non lo so, immagini distorte e appannate di visi e luoghi, avevo anche la percezione che qualcuno fosse in pericolo.>> Si teneva una mano sul petto, era ancora tutto tremante e non riusciva ad alzarsi in piedi. Fu aiutato da William che si rivolse al Guardiano Pheels, <<Mi sa dire se il risveglio dei nostri poteri sarà così doloroso?>> <<Non lo so, ognuno risponde al risveglio in modo diverso. Ma sono poteri diversi i vostri, e quelli più personali si sono ridestati.>> <<Che cosa intendi con poteri personali?>> Chiese Karl. <<Per poteri personali intendo dire quei poteri che coinvolgono il corpo in prima persona. Michelle è una mutaforma, il suo corpo ne è coinvolto tutto. Lui riesce a prevedere il futuro, può provare sensazioni anche fisiche di quello che prevede. Per voi non saprei, fino ad ora tutto quello che sapevo è stato regolarmente smentito dal vostro arrivo.>> Brooken Pheels si rivolse ai fabbri. <<Vi prego vivamente di non raccontare a nessuno di quanto avete visto e sentito oggi. Stiamo operando nel più stretto riserbo per ovvi motivi di sicurezza. Ogni parola fuori di qui può essere portatrice di sventura.>> Per tutti parlò il capo fabbro Reuben: <<Stia tranquillo, quello che è successo qui, non è mai accaduto.>> Un cenno del capo di Brooken Pheels suggellò il patto di silenzio. Lentamente uscirono dalla fucina e portarono Angelo nella sua camera per farlo riprendere dalla sua esperienza.

 
 
 

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