Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

L'agenda quotidiana di

concerti rassegne e

festival cliccando qui

 

I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Aprile 2012

POLLICI

Post n°2228 pubblicato il 19 Aprile 2012 da pierrde

L'argomento è il concerto alla Scala di Stefano Bollani con il direttore d'orchestra Riccardo Chailly e l'Orchestra Filarmonica.

Tre le recensioni che ho trovato in rete, tutte piuttosto diverse tra loro.

Franco Fayenz titola  sul Sole 24 Ore "qualche accenno al jazz, ma poca cosa". Ecco una parte significativa dell'articolo, come di consueto link a fine post:

C'era tensione crescente fra i cultori di musica afro-americana (forse in maggioranza fra il pubblico foltissimo) man mano che scorrevano i pochi minuti della bella Alborada: percepivano l'evento, è ovvio, così come lo percepiva Bollani, giustamente sicuro di sé ma innervosito nei giorni precedenti – sono parole sue – dai tanti Bollani-fans ai quali la Scala incute un eccesso di timore reverenziale. Si è seduto al pianoforte munito di un prudente spartito (quanti pianisti dovrebbero fare altrettanto!) che ha sbirciato e girato ogni tanto per conto suo, pur non avendone bisogno. Tutto bene – aveva ragione Ravel quando diceva che «il mio concerto contiene qualche accenno al jazz ma poca cosa» e non nella parte pianistica, aggiunge il sottoscritto; tutto bene, dicevo, salvo lievi carenze qua e là .....

 

Nazzareno Carusi su Libero titola "Più marketing che musica", e pur esprimendo stima per il Bollani jazzista scrive:

 

Perché, allora, Bollani suona Ravel? Per una certa vicinanza al jazz? Non lo so, ma in questo compact disc è proprio Ravel a non esserci, con il pianoforte che sembra avere un corpo talmente indefinito che (forse) sarà pure adatto a improvvisare, ma (di certo) non s’addice alla profondità di uno spartito così grande. Sembra che al pianista manchi il possesso della partitura, prima e non durante l'esecuzione come nel jazz accade. Non ci sono l'anima di questa musica, il suo peso, quel suono (capace di scavare nell'intimo) che autorizza a parlarne in pubblico e, infine, il senso della forma.

Infine Stefano Jacini su Il Giornale della Musica parla di "Ravel senz'anima":

 

Pezzo forte della prima parte della serata (dopo un Alborada del gracioso non troppo limpida) il Concerto in sol di Ravel; ma chi si aspettava dal solista sonorità acide, inconsueti estri timbrici è rimasto deluso. La lettura di Bollani è stata molto ossequiosa, tanto da risultare quasi incolore, senz'anima (vedi l'inizio del secondo tempo dove il pianoforte è allo scoperto), affidata soltanto all'agilità. Chailly inoltre si è scatenato in tempi molto veloci, esagitato l'attacco del concerto, il che non ha aiutato la trasparenza dell'orchestra causando anche qualche piccola défaillance. Tutto sommato un'edizione non memorabile, forse da attribuire a prove insufficienti. Bollani in compenso ha offerto due bis magistrali nei quali; una volta deposta la giacca e consegnata a un violinista, si è sentito a proprio agio e si sbizzarrito da par suo con l'amato Gershwin (I Got Rhytm, The Man I Love), salutato con vere ovazioni. Sarebbe bello che la Scala avesse il coraggio di invitarlo come solista jazz, senza costringerlo a cambiare identità.

Per tutti noi che a Milano non c'eravamo rimane la possibilità sabato sera di farci una idea di questo connubio cosi' fortunato commercialmente grazie a Radiotre che propone in diretta il pianista con la Filarmonica diretta da Chailly in una serata dedicata a Gershwin .

Link:

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-04-16/chailly-bollani-teatro-scala-163035.shtml?uuid=AbLLO3OF

 

http://www.liberoquotidiano.it/blog/2402/Bollani-che-suona-Ravel-Pi%C3%B9-marketing-che-musica.html

 

http://www.giornaledellamusica.it/rol/?id=3891

Esce il 3 aprile 2012 il nuovo disco di Stefano Bollani insieme alla Gewandhaus Orchester di Lipsia diretta da Riccardo Chailly. "Sounds of the 30s" (Decca) è un omaggio ai compositori degli anni Trenta: Ravel, Stravinsky, Kurt Weill e Victor de Sabata.

I due maestri sono alla Scala di Milano il 15, 16 e 18 aprile con questo programma e i brani di Gershwin tratti dal precedente disco della "strana coppia".

Il 30 aprile 2012 invece riprenderà con una puntata speciale la trasmissione tv SOSTIENE BOLLANI, trasmessa su RAI 3 lo scorso autunno con un ottimo riscontro di pubblico e di critica nonostante, dice Bollani, "l'orario punitivo".

Il 21 aprile, infine, i due grandi artisti saranno ancora alla Scala, questa volta però con un programma che prevede solo le composizioni di Gershwin.

 
 
 

TEMPO SABBATICO

Post n°2227 pubblicato il 15 Aprile 2012 da pierrde

Dopo diversi anni di post praticamente quotidiani l'esigenza di staccare si è fatta via via più forte.

Nel frattempo sono nati diversi siti e altri blog italiani degnissimi e di indispensabile lettura. Non lascio quindi i miei pochi ma affezionati lettori senza alternative. 

Il mio non è un addio, ma solo un arrivederci. Per un pò mi riprendo il tempo quotidiano dedicato al blog. 

Ho il desiderio di leggere, ascoltare, viaggiare, stare all'aria aperta, e tutto questo è molto difficile mantenendo i ritmi attuali e coniugandoli alla famiglia, al lavoro e a tutti gli altri impegni.

Mondo Jazz continuera', almeno questa è la mia intenzione, ma con una tempistica molto più diluita e spero, con qualche novità anche nei contenuti.

 

 

 

 

 
 
 

LA FESTA DI RADIOTRE

Post n°2226 pubblicato il 12 Aprile 2012 da pierrde

Anche quest’anno torna il Radio3 In Festival, a Cervia il 13, 14 e 15 aprile 2012.

Tre giorni di parole, musica teatro e idee in diretta dal Magazzino del Sale e dalla Piazza Garibaldi, a partire dalle 15.00 di venerdì 13 fino alle 14.00 di domenica 15. E attenzione: l'ingresso è libero, fino all'esaurimento dei posti. Ma per quelli che restano a casa, abbiamo in serbo una sorpresa: ascoltate la radio dal web (è facile, basta andare sulla nostra homepage) e potrete seguire anche la diretta video delle nostre trasmissioni da Cervia.

Ecco alcuni degli eventi e degli ospiti che si avvicenderanno nel palinsesto di Radio3 nei giorni del Festival: il critico d’arte Flavio Caroli, Saverio La Ruina con il suo spettacolo Italianesi, il Quartetto Savinio con Matteo Fossi al pianoforte, le Lezioni di Musica con Giovanni Bietti e Michele Dall’Ongaro, le edizioni speciali di Tutta la Città ne parla, Radio3 Mondo, Uomini e Profeti; e ancora uno straordinario concerto “Reunion” degli Area, l’incontro con uno dei protagonisti della scena musicale internazionale, Nicola Piovani, lo spettacolo Muri con Giulia Lazzarini, il concerto dei pianisti Massimiliano Damerini e Marco Rapetti, l’edizione serale del Dottor Djembè con Stefano Bollani e David Riondino. Conclude Alessandro Bergonzoni.

 
 
 

JAZZ IS VOICE OF FREEDOM

Post n°2225 pubblicato il 11 Aprile 2012 da pierrde

Herbie Hancock dallo scorso luglio è stato nominato Goodwill Ambassador dall'Unesco. Una sua iniziativa forte è stata sostenuta e approvata dall'organizzazione internazionale e dunque il 30 di aprile di ogni anno diverrà la Gionata Internazionale del Jazz, data che coincide negli Stati Uniti con l'ultimo giorno di celebrazioni del Jazz Appreciation Month.

Iniziative e grandi concerti sono previsti a New York, New Orleans, Parigi (dove suonerà Hancock), e via via in gran parte dei paesi di tutto il mondo, Italia compresa (concerto gratuito il 30 aprile nella Sala Petrassi a Roma del trio composto da Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Jeff Ballard).

Tra le varie motivazioni a supporto della giornata sicuramente va ricordata la frase di Hancock che riassume ed esemplifica una valenza riconosciuta, spesso oltre i pregi puramente musicali della musica afro-americana: "Il Jazz è stata la voce della libertà in tanti paesi, per oltre mezzo secolo".

Tra le iniziative di contorno spicca quella della JJA, la Jazz Journalist Association, che organizza un vero e proprio Blogathon: tutti i bloggers possono partecipare con un articolo che parli del Jazz Day 2012, meglio se riferito alla propria comunità e al proprio paese.

Tutti i post, non importa in che lingua, finiranno poi su una enorme lavagna virtuale che rimarrà sul sito della JJA.

 

Fatto il riassunto delle iniziative principali e collaterali, poichè ho deciso di partecipare al Blogathon, non mi rimane che parlare a questo punto della realtà italiana, e lo voglio fare occupandomi della Guida al Jazz in Italia, il volume a cura di Jazzit che riassume in 224 pagine gran parte delle realtà italiane: oltre 1200 voci tra festival, rassegne, jazz club, negozi di dischi, etichette discografiche, distributori, agenzie di management, studi di registrazione, editori e riviste specializzate.

Si tratta di una iniziativa che non ha precedenti, e per quanto ovviamente presenti scelte discutibili, è di importanza notevole per chiunque voglia accostarsi alla scena italiana della musica jazz trattandosi di un tentativo primigenio di mappatura e censimento di ogni realtà esistente.

Tolgo subito le castagne dal fuoco e parlo degli aspetti che a me sono piaciuti meno: troppa pubblicità, che oltretutto ostacola una corretta consultazione del libro. Costo piuttosto elevato, ma aggirabile mediante l'abbonamento al magazine bimestrale Jazzit. Nessuno spazio al jazz in rete in lingua italiana: ignorati blog, web-zine, portali e archivi.

D'altro canto invece ci sono, credo, praticamente tutte le rassegne nazionali divise per regioni con gli indispensabili indirizzi web, nomi di enti e direttori artistici, indirizzi e numeri di telefono. Si tratta di un lavoro arduo e necessariamente in divenire, difatti è annunciata una nuova edizione nel corso dell'anno, ma assolutamente meritorio e indispensabile.

 

 

 

 

 
 
 

VOGLIA DI SOLE

Post n°2224 pubblicato il 10 Aprile 2012 da pierrde

T

E' un periodo in cui, complice la fine dell'inverno ed i primi tepori primaverili, la voglia di mare, calore, ritmi blandi e giornate lunghe si impossessa della mente. 

E' cosi' che mi capita di imbattermi in questi video, a tutti gli effetti degli short-movie, in cui i dipinti onirici ed i colori sgargianti ben si amagamano ad una musica intimista e raffinata. Buona visione !

The Tender Trap (album) 1998.

Stacey Kent - Vocals

Jim Tomlinson - Tenor Saxophone

Colin Oxley - Guitar

David Newton - Piano

Dave Green - Bass

Jeff Hamilton - Drums

Paintings by Evgeni Gordiets

Evgeni Gordiets is a Soviet-trained contemporary surrealist phenomenon who was scouted at the age of five as a child prodigy. Evgeni attended the National School of Fine Arts; received his Masters Degree in Fine Art from the State University of Fine Arts and his PhD. in Fine Arts from the State Academy of Fine Art, all in Kiev, Ukraine.

After concluding his studies, he joined the National Art University of the Ukraine as a Professor of Art. Gordiets' award-winning work has gained widespread recognition and is held in museum and private collections worldwide. He was honored among his peers in Kiev, where, from 1977 through 1986, he received accolades, awards and grants ranging from a 1st prize in United Nations exhibitions to a Top Artist Achievement Award of the Ukraine.

Gordiets' paintings are pervaded with a profound sense of calm and peace, conveying a longing for eternity and a place of stillness away from our throwaway culture. He creates a serene dream-like atmosphere where quietly magical things happen. "In nature, I find a never-ending source of inspiration."

 
 
 

TORINO JAZZ FESTIVAL: ATTESI 50.000 SPETTATORI

Post n°2223 pubblicato il 09 Aprile 2012 da pierrde

E' in programma la prima edizione del Torino Jazz Festival. Davanti al presidente Luca Cassiani e ai Consiglieri comunali, l'assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe ha

detto che sono cinquantamila gli spettatori previsti per i concerti più importanti

della rassegna in programma a Torino dal prossimo 27 aprile al 1° maggio.

Ottime le aspettative per i concerti che si svolgeranno in piazza Castello e in piazzale

Valdo Fusi (compreso il grande appuntamento del 1° maggio). Riguardo alle presenze turistiche in città, l'assessore ha auspicato un aumento delle presenze negli alberghi

torinesi durante i cinque giorni della rassegna. Sempre in merito ai concerti del cartellone principale di piazza Castello e di piazzale Valdo Fusi, Braccialarghe ha precisato il cachet

degli artisti che arriveranno a Torino.

L'esibizione di ciascun gruppo avrà un costo tra i quindicimila e i trentamila euro.

Per questi concerti non sono previste coperture in caso di pioggia: sarà allestito un

grande palco scoperto in piazza Castello, mentre in piazzale Valdo Fusi sarà predisposto un prolungamento del Jazz Club in grado di ospitare cinquecento spettatori. “

Fonte: torinotoday.it

Foto: presentazione del festival con sindaco, assessore e direttore artistico con panama

stile Buena Vista

 

 
 
 

MOONLIGHT IN VERMONT: UN CONCERTO DI 35 ANNI FA

Post n°2222 pubblicato il 08 Aprile 2012 da pierrde

Da qualche mese su You Tube è comparso questo concerto di Keith Jarrett risalente all'estate del 1977, due anni dopo la registrazione di Koln Concert e un anno dopo i Sun Bear Concerts giapponesi.

L'intera performance, registrata il 26 agosto a Shelburne, dura circa 90 minuti ed è divisa in tre filmati, i due che propongo con il concerto, ed il terzo con immagini e commenti del pianista con in sottofondo il brano My Song . Del concerto esisteva una versione vhs ed una in laser disc per il mercato giapponese, ma non è mai stato prodotto un dvd. 

Un blog con la registrazione in rar del concerto, e con moltissime altre tracce registrate live, è ancora in rete nonostante da ormai tre anni non è più aggiornato. Il link è : 

http://keithjarrettlive.blogspot.it/

 

 
 
 

BUONA PASQUA CON OSCAR PETERSON

Post n°2221 pubblicato il 07 Aprile 2012 da pierrde

"

"Easter Suite" resta una delle migliori composizioni di Oscar Peterson ma, sebbene sia ampiamente menzionata nelle sue biografie, è di fatto una delle meno conosciute a livello di grande pubblico. Commissionata dal South Bank Show, il programma televisivo "artistico" di London Weekend Television, fu trasmesso in diretta nazionale nell'aprile 1984.

Opera ambiziosa, segue una storia gospel tramite una suite in otto movimenti. Oltre alle registrazioni della prima mondiale, il DVD Easter Suite contiene anche una lunga intervista con Peterson, che rivela i motivi per cui ha accettato la commissione, i problemi incontrati in fase di scrittura e la sua relazione con il gospel e la musica spirituale.

Fonte: copertina dvd

 
 
 

LE MUSICHE DEL VENERDI' SANTO

Post n°2220 pubblicato il 06 Aprile 2012 da pierrde

Serata dedicata a Sofija Gubajdulina

da Sette Parole e In croce

al violoncello Mario Brunello e alla fisarmonica Ivano Battiston

testi di Gabriella Caramore

conduce Andrea Penna

Le Sette parole che secondo i Vangeli sono state pronunciate da Gesù sulla croce sono state oggetto di diverse elaborazioni musicali dal Medio Evo sino a Haydn e Schutz. Sofija Gubajdulina, una delle più rilevanti compositrici del nostro tempo, si è misurata splendidamente con la difficoltà di esprimere la morte, l'abbandono e la speranza, in uno dei testi più drammatici di tutta la cultura d'Occidente. "Io sono una persona religiosa, russa ortodossa, e considero la religione, nel senso letterale del termine, come qualcosa che ‘lega', che ristabilisce un legame nella vita. La musica non ha compito più grave di questo"

. UOMINI e PROFETI con RADIO3 SUITE

venerdì 6 aprile ore 21.00

diretta dalla Sala A di via Asiago, 10

Secondo quanto riporta la tradizione, la commissione di un nuovo Stabat Mater - che doveva sostituire il precedente di Alessandro Scarlatti (considerato antiquato) - arrivò a Giovanni Battista Pergolesi (1710 - 1736) quando il giovane musicista era già in precarie condizioni di salute. Il musicista, che sarebbe morto di lì a breve per tisi, terminò la composizione del brano mentre si trovava a vivere i suoi ultimi giorni nel convento dei cappuccini di Pozzuoli, dove si era ritirato per lenire il dolore del male incurabile che lo affliggeva.

Studi recenti hanno però suffragato altre ipotesi che inquadrebbero sotto aspetti differenti la genesi di questa celeberrima opera musicale: intanto appare possibile che la stesura dello Stabat fosse iniziata tempo addietro, non soltanto a Napoli, dove il musicista abitava ormai da tempo, ma anche in concomitanza di altri lavori importanti che segnano non solo la sua vita ma anche la storia della musica.

Ad esempio, è ipotizzato che lo Stabat Mater venne iniziato nel 1734 al tempo della composizione dell'Adriano in Siria (e soprattutto degli intermezzi Livietta e Tracollo) e soltanto terminato a Pozzuoli nel 1736 durante gli ultimi mesi della sua vita, ed insieme all'altro capolavoro sacro del compositore, ovvero il Salve Regina. Con lo studio dell'autografo, uno dei pochi rimasti e riconosciuti come autentici dell'autore, si nota però una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori, parti di viole mancanti o soltanto abbozzate, e più in generale un certo disordine tipico di chi ha poco tempo davanti a sé.

Quest'ultimo elemento, unito anche al significativo "Finis Laus Deo" posto in calce nell'ultima pagina, quasi un intimo ringraziamento nei confronti del Signore per avergli concesso tutto il tempo necessario per concludere l'opera prima di farlo passare a miglior vita, porta doverosi dubbi e infittisce di problematiche la vicenda. Che lo Stabat Mater fosse almeno terminato a Pozzuoli appare quasi una verità assodata, rimane da capire fino a che punto l'opera fosse già iniziata.

Anche perché fu Pergolesi stesso a confidare al suo vecchio maestro Francesco Feo, andato a trovarlo per sincerarsi del suo stato di salute, che non aveva tempo per riposarsi o pensare a rimettersi, poiché l'opera andava finita, e anche in fretta. La quaresima si avvicinava, e le scadenze si facevano incombenti. Ma c'era di più: lo Stabat Mater viene da sempre considerato il testamento spirituale di Pergolesi, ed un testamento non si lascia incompleto. In una vicenda così intricata, rimangono due certezze: intanto la bellezza pura, malinconica ma non drammatica, che risplende tutta la sequenza, quasi come se Pergolesi vi si fosse rispecchiato ed avesse ritrovato gli accenti più veri del suo dolore in quel canto, forse - a detta di alcuni critici - un po' piatto, ma sincero e profondamente sentito.

In seconda analisi, il grande successo che riportò subito lo Stabat, al punto che il grande Bach decise di farsene una copia propria, un successo che commosse il mondo, come se da quella piccola celletta la musica del compositore jesino riuscisse a parlare a tutti. A tutti, per la sua semplicità (non banalità) unita a una verità ed a una varietà di stili, ad una partecipazione, che faceva intuire dove poteva arrivare Pergolesi se non fosse stato strappato al mondo ancora in giovane età.

È una musica non pretenziosa, si direbbe umile, dove sono eliminati ogni sorta di virtuosismo esteriore fine a sé stesso ed ogni sorta di artificio superfluo ed inutile. Tutto sorregge il canto ed è funzionale al risplendere delle due voci femminili, e già dall'introduzione si delinea un clima commovente e malinconico, la musica prende vita, forma, diventa arte altissima e sembra quasi di scorgere il volto in lacrime della Madonna davanti al Cristo.

 
 
 

MORE AND MORE

Post n°2219 pubblicato il 05 Aprile 2012 da pierrde

Se la discussione non vede la mia partecipazione attiva dipende esclusivamente dagli orari e dagli impegni di lavoro. Solitamente solo alla sera riesco a leggere i commenti e a postare nuovi articoli.

Mi pare che dal post iniziale il dibattito abbia preso diverse direzioni, tra cui un filone piuttosto consistente si è concentrato sulla recensione di Daniela Floris ai concerti di Berne e Moran.

Anch'io avevo letto la recensione di Daniela e ne avevo ricavato l'impressione che Berne non fosse stato di suo gradimento, giudizio per'altro insindacabile in quanto gusto personale. Se lo stile di scrittura sia adatto o meno ad un magazine è giusto che lo stabilisca il responsabile dello stesso, per quanto riguarda le competenze invece non esistendo patenti certificate credo siano i lettori stessi a stabilirne la veridicità.

Penso però che sia il caso di chiudere qui la diatriba: molto è stato detto e ognuno si è fatta la propria opinione , e naturalmente i "contendenti" non hanno mutato la loro.

A Daniela , indipendentemente dalla sostanza del contendere, va la mia stima da blogger a blogger. In un mondo (troppo) maschile come quello del jazz in Italia una voce femminile è per me importante e significativa.

Altro ramo della discussione si è mosso su preferenze e gusti indivuduali, e qui Riccardo ha espresso dei concetti da me condivisibili in toto quando afferma :

 oggi intendo la musica più come strumento di crescita e una possibiltà per ampliare il proprio spettro emotivo, sensoriale e di veduta mentale, ossia la propria umanità nel senso pieno del termine

 

 

Elfio Nicolosi ha difeso i blog parlando del suo lavoro con garbo e modestia. Se è vero che ricevere critiche fa parte del processo di crescita, il suo blog nel giro di poco tempo è diventato tra i più consultati del nostro settore, evidentemente la sua impostazione copre una richiesta che prima non era soddisfatta . Credo che un ulteriore sforzo sul versante recensioni non potrà che migliorarne l'appetibiltà. Poi lo vorrei rassicurare. Sapessi in questi 6 anni e rotti quante volte ho pensato di lasciar perdere !

Infine ringrazio tutti i partecipanti, ho letto con vero interesse tutti i commenti, Ad un lettore estraneo alle vicende musicali potrebbero sembrare piccole beghe di bottega invece trasudano passione e, lasciatemelo dire, competenza.

 

 

 

 

 

 
 
 

DI BLOG E DI MAGAZINE

Post n°2218 pubblicato il 04 Aprile 2012 da pierrde

Forse è necessario precisare alcuni valori di fondo: Musica Jazz (e più tardi Jazzit) lo leggo da che ero sui banchi di scuola e, salvo clamorosi default, lo leggerò fino a che campo. Non mi sono mai sognato di fare paragoni tra il magazine ed i blog. Troppo diversi per impostazione, tempistica, competenze e finalità.

Se mi permetto di fare appunti è perchè vorrei una rivista sempre più appetibile e al passo con i tempi, quindi perchè le sono sinceramente affezionato. Dei difetti reciproci  abbiamo parlato in diverse occasioni, ma la strada per la crescita credo sia necessariamente diversa.

I blog non hanno l'assillo delle copie vendute, sono frutto della passione di non-professionisti con le inevitabili tare di eccessi enfantici o carenza di strumenti critici. Hanno però almeno due grandi vantaggi rispetto alla rivista: i tempi rapidi e un assoluto svincolamento da pubblicità, profitto, tornaconti di varia natura e rapporti con musicisti e case discografiche.

Quindi, stringendo, in diverse occasioni sono stati più obiettivi e sinceri delle recensioni di eventi pubblicate sui quotidiani e molto più nei tempi rispetto alla cadenza mensile del magazine.

Come far crescere un blog ? Posso parlare ovviamente solo del mio, ed è necessario ribadire alcuni punti che probabilmente sono comuni agli altri bloggers ma che sono dei paletti fortemente delimitanti. Scrivo per passione dopo una giornata lavorativa di 8-9 ore e rubando il tempo alla famiglia e a alle altre attività.

Date le premesse i margini per leggere, ascoltare e studiare ( !!! ) sono cosi' ristretti che li ho demandati all'età da pensione che prima o poi riuscirò a raggiungere nonostante i continui cambi in corsa.

Mi pare evidente quindi che a breve il mio blog difficilmente potrà mutare rispetto al presente: analisi approfondite di autori o di periodi storici sono impensabili, le recensioni di album sono  piuttosto rare perchè impegnative in termini di tempo e ascolti adeguati.

Rimangono le news, le recensioni dei concerti ed i commenti su fatti e avvenimenti, fatti con spirito (credo) comunicativo, improntato al dialogo  e aperto a tutte le opinioni purchè motivate.

 

 
 
 

MUSICA JAZZ E (IN PARTE) IL JAZZ SU INTERNET

Post n°2217 pubblicato il 03 Aprile 2012 da pierrde

Nel nuovo numero di Musica Jazz spicca l'inchiesta a cura di Raffaele Roselli sul rapporto tra la nostra musica e internet. Dall'ultima volta che la rivista se ne è occupata, sedici anni fa grazie a Francesco Martinelli, è passata un'era geologica considerando la velocità della rete, e questo fatto la dice lunga sui ritardi e sulle inadeguatezze del magazine.

Roselli tenta un riepilogo, compito ingrato nello spazio consentitogli, e cosi' facendo affastella una serie di eventi e di situazioni che sbriga necessariamente in modo superficiale. Innanzitutto l'articolo prende in esame solo la realtà italiana, mentre sarebbe stato di gran lunga preferibile estendere l'analisi alla realtà internazionale, poi pare assumere più che una visione d'insieme una parcellizzazione di situazioni. 

Ricordato che oramai musicisti, festival, case discografiche e magazine si sono massicciamente riversate in rete, che  garantisce velocità di informazione e di confronto imbattibili, ne deriva una analisi limitata a pochi casi. Cosi' ad esempio parlare del diritto d'autore e del file sharing solo in termini negativi è limitante: ci sono molti musicisti che spontaneamente hanno messo in rete gran parte del loro materiale, sapendo bene che oramai la vendita dei cd non è significativa nel ritorno economico di un mercato in crisi profonda. Improbabile scaricare sull'utente tutte le colpe, dimenticando anni di prezzi assurdi imposti dalle majors che invece hanno riempito di milioni di dollari pop star abbondantemente alla frutta.

Il discorso è comunque complesso, con ampio spazio al contradditorio, difficile sviscerarlo sia su un magazine che, sopratutto, su un blog. Già, il blog: poche righe dell'autore, più per denunciare i "giudizi in libertà, talvolta al vetriolo" che non per approfondirne la complessa realtà.

Da blogger mi limito a constatare che i pareri di cui parla Roselli tutt'al più sono arrivati da commentatori mai da bloggers, inclini invece a mio giudizio al fin troppo facile incensamento anche di lavori mediocri sopratutto se italiani. Parlare poi di blog in Italia è già di per se limitante visto il numero esiguo, citarne solo due per quanto meritori, sembra più una piaggeria che non una informazione .

Intendiamoci, non mi interessa una citazione su Musica Jazz, vivo molto bene anche senza, ma fare una inchiesta sul jazz presente in  internet dimenticando Jazz Colours, AllaboutjazzItalia, Il Giornale della Musica, Jazz from Italy, Mi Piace il Jazz, Magazzino Jazz eccetera eccetera, non mi pare ne obiettivo ne serio.

Tranciare poi il variegato e vastissimo mondo dei blog in lingua inglese, spesso gestito da critici professionisti , è perdonabille solo con l'auspicabile arrivo di una seconda parte d'inchiesta, o meglio ancora, con una rubrica fissa sul magazine.

Segnali di innovazione con l'arrivo del nuovo direttore se ne intravedono, ma la strada da percorrere per rendere più attuale e leggibile il magazine mi sembra ancora molto lunga.... 

 
 
 

JAZZ ANIMATION: RICCARDO MANEGLIA

Post n°2216 pubblicato il 03 Aprile 2012 da pierrde

Riccardo Maneglia è diplomato all'istituto d'arte di Urbino, attualmente svolge l'attività di grafico pubblicitario. Con i suoi lavori in animazione ha partecipato a numerosi festival italiani ed esteri. Ha vinto il primo premio al concorso di Imola "Area clip off" nel 1992 e nel 1993. Secondo classificato al "Concorso internazionale cortometraggio jazz blues" al Jazz Image di Roma nel 1996. Secondo classificato al concorso nazionale "Video-time 5'" di Treviglio 1998 e 2001. Primo classificato al Concorso "Cortomiraggi" nella sezione "Leggende Metropolitane" di Gorizia nel 1999. Primo premio nella sezione "memoria" del XX Secolo ai Festival Parma video nel 2000.

Nel febbraio del 2000 gli è dedicata una personale dal titolo "Musicaimmagina" alla quarta edizione del Denverjazz film festival di Denver; a luglio, una personale a! XV! Festiva! Internazionale del cinema d'animazione Cartoon Club di Rimini, e nel settembre dello stesso anno partecipa ai Wdna's Fifth Annua! Jazz Film Festival in Coral Gables, Florida, i suoi video sono stati trasmessi da Video Music Italia e Rai 3. Ha partecipato per diversi anni alle biennali del disegno umoristico internazionale di Ancona e Tolentino. Lavora come grafico e illustratore al periodico Teorema Italia.

Maneglia non è uno sconosciuto ma pochi sanno che sotto quel cuore di Riccardo batte uno dei più importanti jazz-cartoonist del mondo. Un autore insomma più volte invitato al festival del Jazz Cinema di Kansas City, dove ha presentato uno in fila all’altro i suoi video jazz d’ispirazione astratta sui grandi musicisti contemporanei, fresco vincitore del “Premio Cinitalia VAM Fest 2009”, riconoscimento destinato agli “autori che hanno rappresentato il tema dell’arte per mezzo audio visivo” riconosciutogli dal VAM Fest - vercelli Art Movie Festival.

In Piemonte, Riccardo Maneglia da Rimini ha presentato in anteprima Pollockoko, video dedicato al pittore Jackson Pollok. Ma l’opera sulla quale l’autore riminese è concentrato è un’impresa unica nel suo genere: il primo lungometraggio sulla storia del jazz dalle origini ai giorni nostri. Una fiction in half-animation (o pittura in movimento), con un tratto che ricorda il Corto Maltese di Hugo Pratt. Maneglia intende partire dagli schiavi africani per arrivare ai grattacieli di Manhattan, passando attraverso le piantagioni di cotone del Sud degli States, il brulicante porto di New Orleans, le bische clandestine di Kansas City, il tutto commentato dalle registrazioni originarie della grande musica afroamericana: work song, spiritual, blues, ragtime, il “jass” primigenio. In questa impresa (di cui ha già realizzato 30 minuti) è affiancato dall’esperto Guido Michelone, “scrive i commenti alle immagini, in forma poetica. Parole che creano altre immagini”.

 
 
 

APRIL FOOL'S ( PESCE D'APRILE)

Post n°2215 pubblicato il 02 Aprile 2012 da pierrde

 Come di consueto anche Allaboutjazz ha inserito il pesce d'aprile nelle sue pagine on line. Quest'anno con un articolo dal tono serioso  a firma Chris May , Jazz Musicians With Eccentricities, frutto di uno studio di un fantomatico Institute of Jazz Study della Rutgers University dal bellissimo titolo:Fruitcakes and Psychos: The Offstage Antics of American Jazz Musicians.

Improbabili le psicosi attribuite ad Armstrong, Coltrane, Miles , ma per un lettore distratto lo sconcerto è stato sicuramente grande. Ecco l'inizio dell'articolo con il link per leggerlo integralmente.

 

 Some of the 20th century's greatest eccentrics were jazz musicians. That is no surprise, given the link which psychologists long ago suggested exists between creative thinking and "abnormal" behavior, and which has been confirmed by recent neurological research locating both activities within the same area of the brain.

Trumpeter and singer Louis Armstrong's lifelong evangelizing of patent medicine laxatives is well known—the trumpeter famously had greetings cards made which showed him photographed sitting on the toilet, his pants round his ankles, with the motto: "Satchmo says put it all behind you."

Other musicians' eccentricities have been less well documented—but that is about to change. The Institute of Jazz Studies at Rutgers University today published a paper titledFruitcakes and Psychos: The Offstage Antics of American Jazz Musicians. Here are a few of the entries:

Continua su : http://www.allaboutjazz.com/php/article.php?id=41821

 
 
 

IL PUNTO SU APERITIVO IN CONCERTO

Post n°2214 pubblicato il 02 Aprile 2012 da pierrde

Domenica scorsa al Teatro Manzoni di Milano si è chiusa l'edizione 2011-2012 di Aperitivo in Concerto, 15 concerti nell'arco dell'autunno-inverno-primavera con 15 sold out.

Un bilancio eccezionale considerando le proposte del direttore artistico Gianni Gualberto, mai inclini alle mode del momento ma sempre ispirate dalla ricerca del nuovo e del contemporaneo, accostando i linguaggi e i musicisti più diversi.

In una intervista concessa a Matteo Speroni sul Corriere della Sera del 23 marzo Gualberto traccia la storia della rassegna a partire dal suo insediamento nel 1997 nel ruolo di direttore:

 

«All' inizio, il calendario era tutto di musica classica. Poi, visto che la città offriva già molte proposte di classica, il baricentro si è spostato verso il jazz, fino ad arrivare alle contaminazioni più aperte della contemporaneità, accostando linguaggi molto diversi. Negli Stati Uniti i modelli musicali che si affermano sono quelli che rimescolano le carte, dove non si distingue in modo schematico tra accademico e popolare. Oggi questa rassegna è, a Milano, una della poche finestre sul mondo».

«Oggi Milano è una città culturalmente molto spenta - riflette -, soprattutto per quanto riguarda la musica. Se vai in giro per il mondo percepisci che qualcuno in qualche scantinato sta pensando al futuro. Qui, ma in tutta Italia, non c' è una spinta in avanti e anche le istituzioni fanno pochissimo, manca un contributo pubblico. Anche il privato non investe in cultura.

Nel 1985 l' «Aperitivo» fu ideato da Fedele Confalonieri, grande appassionato di classica. «Non ho mai avuto alcuna pressione, anzi». Direttore dal ' 97: come è cambiato il pubblico? «Quando sono arrivato, il pubblico s' informava soprattutto su giornali specializzati, seguiva la critica paludata. Ora l' informazione è orizzontale, viaggia in internet attraverso testimonianze degli spettatori. E la platea è diventata più calda, vive un rapporto con la musica gioioso, fisico. Quasi tutti conoscono l' inglese e amano che l' artista parli dal palco.

Di recente, dopo un concerto, un signore mi ha confidato: "Per due ore mi è sembrato di essere a New York"». Un momento da brivido? «John Zorn, con il progetto Electric Masada. Una bomba. Il pezzo cominciò con un urlo sfrenato di tutti gli strumenti, vidi la polvere scendere dagli stucchi del Manzoni, tremai e mi dissi "O si fa l' Italia o si muore". L' applauso fu entusiasta. Era fatta».

 

In autunno partirà la 28esima edizione. Tra i progetti un doppio concerto di John Zorn, per i suoi 60 anni, e un cartellone ispirato all' eredità di Miles Davis, ma spulciando tra la rete si trovano anche i concerti di Steven Bernstein e della sua Millennium Territory Orchestra e di Dave Douglas Bad Mango. 

 
 
 
 

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