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Un blog creato da Mthrandir il 11/01/2005

Schegge di vetro

Ad averlo saputo prima, me ne stavo nel Beleriand! (Le immagini riprodotte su queste pagine sono di proprietà dei rispettivi autori, sperando che la dichiarazione mi sollevi dalla promozione di cause civili, che non ho tempo)

 
 

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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 10 Aprile 2005 da Mthrandir
Foto di Mthrandir

CUI PRODEST? 


FUNERALE ALL'ITALIANA

Se  qualcuno,davanti ad un'assemblea riunita per un funerale, tesse le lodi di un uomo giusto, state pur certi che il consesso manifesterà la più enfatica e palpitante delle partecipazioni.Si dirà-E' vero, era un grand'uomo!- e ci si commuoverà, portando le mani,prima al fazzoletto, poi al petto,e infine al portafoglio.
Ma se la lode diventa  insistente, siate altrettanto sicuri che,dal fondo del coro,si eleverà il bisbiglio ronzante del dissenso. Si mormorerà, biblicamente parlando, che forse tanto santo non era, anzi, a pensarci bene, (con la scusa di dissentire " democraticamente" dal resto del mondo) non lo era affatto e,in breve, il sussurro diventerà diceria, la diceria, chiacchiera e la chiacchiera, discredito. A quel punto,meglio dire amen.
Questa è la triste metafora di un pontificato, prima osannato all'ennesima potenza,e poi trascinato nel dubbio della solita storia discutibile, tra un Celestino V e un  Rodrigo Borgia, attraverso i roghi delle streghe , le banche vaticane e  beatificazioni ad alta rendita catastale. Mettiamoci dentro anche un po' di massoneria e il quadro è completo. Il meglio del peggio, e tutto storicamente vero, purtroppo.
A chi giova rimestare nel minestrone dell'altro ieri? Cosa dà fastidio? L'eccesso di zelo delle folle?Le lacrime dei ragazzi? Le chitarre dei papaboys? L'attenzione dei potenti? Il monopolio dei media sull'evento? Il blocco del traffico?Il Papa al posto delle tette siliconate? L'interruzione di " Quelli che il calcio" e 90° minuto? La rivendicazione della laicità dello stato italiano? Il pluralismo delle vedute? La globalizzazione del commiato funebre? Lo sciacallaggio dei giornalisti? Quello degli esercenti di Piazza S. Pietro?
Ognuno si cerchi la propria rivendicazione, evitando,cortesemente, di versare benzina sul fuoco: il funerale diventerebbe collettivo.
Signori, se un uomo,  imperfetto che sia, con il suo esempio positivo, riesce a mobilitare folle eccezionali, mosse da affetto e devozione, lasciate che lo faccia, senza spargere fango e discredito. Per ben 365 giorni all'anno si parla di MALE e nessuno reclama, lasciate che per una settimana, si parli di BENE, anche oltre i confini della Terra. Della nostra immondizia, ricominceremo a parlarne domani,per altri 365 giorni.
Vi ringrazio per avermi sopportata pazientemente.

Streghella16 



Spero che Streghella non me ne voglia per aver preso spunto da questo suo scritto (onori ed oneri di essere scrittrice del giorno), ma, forse a torto, mi sono sentito chiamato in causa dalle sue considerazioni in merito alle voci “in fondo al coro”. La mia, in questi giorni, lo è stata e lo è stata per motivi che credo di aver illustrato, sebbene in sintesi, nel mio messaggio precedente.
So bene che si tratta dello scritto di una credente e non mi sogno nemmeno di contestare il contenuto di “valore” che vi è espresso poiché, su quello, vi è assai poco da discutere. Alcuni passaggi, però, mi sembrano “razionalmente” discutibili ed a quelli intendo dedicare queste mi righe, giusto per qualche puntualizzazione che non mi sembra né fuori luogo né intempestiva.
Non mi convince il punto di partenza: asserire che le voci stonate derivino dall’eccesso di lode ha l’aria di essere un trucco retorico per qualificare indirettamente queste voci come quelle dell’invidia o di qualche altro sentimento poco nobile. La sensazione si avvalora leggendo che il dissenso sarebbe una “scusa democratica” e, subito appresso, le tesi sostenute altrove vengono definite sussurri (e ci può stare, visto il clamore altrui), “diceria”, “chiacchiera”, “discredito” e, un po’ più oltre, addirittura “fango”. Qui, non ci siamo più. Questi aggettivi si possono usare solamente DOPO aver confutato in modo convincente quanto si ritiene di aver individuato come non veritiero. Capisco che la contro argomentazione avrebbe richiesto un messaggio scritto con altro spirito, però non si può dimenticare che, sempre e comunque, il rispetto agli altri debba essere riconosciuto, anche nel disaccordo. Sarebbe stato più carino, non desiderando, non volendo o, al limite, non potendo proporre argomentazioni a favore, non utilizzare l’antipatico schema della generica qualifica delle ragioni altrui come paccottiglia, ma limitarsi a manifestare il proprio dissenso. “Amen” lo si sarebbe potuto scrivere comunque.


Fatta questa premessa, vorrei rispondere al quesito “a chi giova?”. Tra le varie ipotesi manca, purtroppo, una di quelle che vi avrebbe potuto serenamente trovare quartiere, cioè “la verità” o, volendo porsi un traguardo più ragionevole e meno utopistico, “il desiderio di comprensione”. Forse non sono più argomenti che interessino la Chiesa degli uomini, ma non si può mettere una mano sulla bocca di chi, solo perché esiste una larga maggioranza che si accontenta dei resoconti dell’Osservatore Romano o di Avvenire, desidera ancora approfondire (anche altrove), leggere (anche altrove), pensare e farsi un’opinione autonoma (anche sbagliata). E convince ancor meno lasciar intendere che le proteste per le “interruzioni” vengano prevalentemente, se non esclusivamente, dai nostalgici delle tette delle veline o da cronici malati di novantesimo minuto. Ha fatto bene ad ipotizzare che, nel numero di cerebrolesi che hanno osato sfidare la comune approvazione dell’unilateralità che ha ispirato le scelte di informazione, ci fosse anche chi lo ha fatto in nome di un certo affetto nei confronti dell’idea di pluralismo; meno bene, ad accomunarlo ai frementi commercianti di Piazza San Pietro e ad altre minoranze di analfabeti culturali (ivi compresi quelli di ritorno). Mi sembra un modo un po’ approssimativo di interpretare la discussione e, ma non voglio andarci pesante, discutibile di giudicare le libertà dei singoli. Le voci stonate rovinano l’atmosfera di festa, non fanno “pendant” con l’ambiente, incidono negativamente sull’adeguata quantità di dolore? Pazienza, fino a quando il Sant’Uffizio non avrà ripreso il pieno controllo dell’Autorità Giudicante, anche la stragrande maggioranza dei fedeli dovrà rassegnarsi a sopportare che qualcuno possa permettersi di steccare una nota.

Le folle eccezionali manifestino e si radunino liberamente ovunque lo ritengano opportuno, ma sappiano che il solo numero non necessariamente riconosce loro di essere dalla parte del vero, del giusto o del bene, né le autorizza ad imporre quanto esse ritengono vero, giusto e buono a gruppi meno rappresentati.

Valga un’ultima considerazione: esprimere perplessità sugli atti di un uomo non significa mancare di rispetto alla sua salma o alla sua memoria, a meno che non si scada nell’insulto gratuito.
Qualcuno ci sarà cascato, come qualcuno non ha esitato di fronte all’incredibile tentazione dell’agiografia immediata (dei primi “miracoli” si è già avuta notizia).

Sbaglierò, ma come Santo preferisco Francesco d’Assisi all’Arcivescovo di Zagabria Alojzije Stepinac, beatificato nel 1998, le cui simpatie per gli ustascia croati arrivarono al punto da essere apertamente dichiarate in una lettera al Cardinale Maglione del 24 maggio 1943 nella quale il Beato appoggia senza vergogna il regime di Ante Pavelic.

Alojzije Stepinac non l’ho beatificato io e, ricordare che il defunto Papa l'ha promosso ai ranghi di Beato, significa forse parlare di immondizia. Ma l’immondizia non si toglie nascondendola sotto al tappeto solo perché gli ospiti sono in arrivo.

Con immutata stima

Mthrandir

 
 
 
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