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Un blog creato da Mthrandir il 11/01/2005

Schegge di vetro

Ad averlo saputo prima, me ne stavo nel Beleriand! (Le immagini riprodotte su queste pagine sono di proprietà dei rispettivi autori, sperando che la dichiarazione mi sollevi dalla promozione di cause civili, che non ho tempo)

 
 

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« UN COLPO AL QUORUMCONTRIBUTI ESSENZIALI »

MA GUARDA UN PO’……..

Post n°47 pubblicato il 22 Giugno 2005 da Mthrandir
 
Foto di Mthrandir

Da: Corriere della Sera, 22 giugno 2005 Intervista di Marco Imarisio a Sergio Cofferati

«Sulla legalità la sinistra sbaglia. Io continuerò con gli sgomberi»

BOLOGNA - «Tutto brutto. Brutta la violenza, ovviamente, verso la ragazza e il suo fidanzato. Ma brutto anche perché era una giornata di festa, un pomeriggio di primavera, un parco pubblico. Anche i luoghi sono importanti. Dicono non soltanto della follia degli assalitori, ma anche della sfacciataggine, della loro assoluta mancanza di condizionamento ambientale. Mettono in conto di poter usare violenza agli altri senza preoccuparsi di nulla».
Il caso è chiuso, come si usa dire.

Ma Sergio Cofferati non è certo contento. La pietà verso le vittime e le loro famiglie, ma non solo. Il sindaco di Bologna sa bene che l’arresto di due marocchini non è la fine di questa storia, ma un inizio. Perché si somma alla vicenda di Varese, alla violenza di Milano, alla brutta aria che tira verso gli extracomunitari.

Come si evita il rischio di mettere tutti insieme?
«Bisogna essere rigorosissimi nel perseguire i reati, e altrettanto rigorosi nel non lasciare che i reati vengano strumentalizzati».

Lei pensa che ci sia davvero, questa strumentalizzazione?
«A Bologna il riflesso condizionato di tutti è stato quello di accusare i rumeni che da sempre qui sono considerati un problema. Questa è una semplificazione, che bisognerebbe sforzarsi di evitare».

Ammetterà che non è facile.
«È difficilissimo. Non nascondiamoci dietro un dito: quando i reati vengono commessi da persone straniere, si accentua un clima di comprensibile paura. Questi sono dati oggettivi».

Non è indicativo che a Bologna lei venga osannato dai cittadini per gli sgomberi degli extracomunitari?
«Qui c’è una fragilità di fondo che si traduce nel timore di perdere l’attuale condizione di benessere. È una paura comprensibile che merita risposte chiare. Gli sgomberi continueranno, perché gli insediamenti abusivi sono illegali».

L’equazione criminalità uguale extracomunitario va di moda.
«Secondo me è sbagliata. Ma purtroppo è quello che pensa una parte della popolazione. E il senso comune non va ignorato. Quell’equazione può essere corretta a una sola condizione: agire con grande rigore di fronte ai reati».

Ma la solidarietà può essere coniugata con la legalità?
«Le politiche di accoglienza sono fondamentali, ma per essere efficaci hanno bisogno di una crescita della cultura della legalità, che vale per i cittadini nati qui e per quelli che ci arrivano».

A parole è semplice. Poi c’è la realtà.
«Di fronte a un insediamento abusivo, io mi devo porre il problema della solidarietà verso bimbi e donne che vivono in quel luogo».

E dopo?
 «Fatto questo, l’insediamento va abbattuto. Non è accettabile l’idea che siccome ci sono persone che soffrono, ci si ferma, non si agisce. Un esercizio sbagliato della solidarietà, anzi, non è vera solidarietà».

A sinistra queste sue parole non riscuotono grandi consensi. Perché?
«La sinistra ha un problema su questi temi. Per qualche tempo si è radicata l’idea che solidarietà e giustizia sociale possano per loro natura prescindere dalla legalità».

Ne è davvero convinto?
«Sì. È come se ci fosse una scissione: mi commuovo, partecipo, agisco solidalmente, dunque sono coerente con i miei valori e non mi pongo il problema della legittimità di alcune azioni».

A Bologna lei è stato pesantemente contestato per quegli sgomberi.
«La sinistra radicale non si rende conto che il bisogno di sicurezza è una delle esigenze dei suoi elettori».

Lo «sceriffo» Cofferati elogiato da Giuliano Ferrara e contestato dalla sinistra. Non è un paradosso?
«Mi rendo conto dell’apparente contraddizione. Ma sulla legalità a sinistra si continua a sbagliare. Ci siamo fatti scippare questo tema dalla destra. Non è una novità».

Quali sono gli altri «scippi»?
«Riguardano alcune parole simbolo. Libertà: l’abbiamo lasciata alla destra, che l’ha trasformata in arbitrio. Patria: termine che la sinistra ha sempre usato con imbarazzo, lo stesso con il quale maneggia la legalità».

E «immigrazione»?
«È strettamente collegata al concetto di legalità. Sono temi riguardo ai quali un certa sinistra ha un evidente problema».

Quale?
«Non è stata capace di dare messaggi chiari. Sono incertezze che poi si pagano».

Chi invoca la castrazione lancia un messaggio chiaro, ma non per questo...
«Un’azione più efficace e concreta da sinistra serve anche per togliere spazio a tesi aberranti ».

A Bologna, Rifondazione non voleva firmare l’ordine del giorno sulla ragazzina stuprata perché conteneva la parola legalità. Questo le sembra un messaggio chiaro?
«No. È incomprensibile e preoccupante. Se di fronte a un fatto così grave chi ha funzioni di rappresentanza politica non è in grado di decidere nel modo più chiaro e opportuno e in tempi brevi, si fornisce un messaggio negativo per il cittadino».

Quanto pesa il suo passato nelle critiche che le arrivano da sinistra su legalità e immigrazione?
«Abbastanza. Nella mia attività precedente mi sono battuto per la solidarietà e il rispetto dei diritti. Qualcuno pensa che questa mia caratterizzazione debba accompagnarsi a una sorta di lassismo sul rispetto della legge. Sbagliato ».

Luca Casarini si ricorda di lei al Forum di Porto Alegre, quando si parlava di Cofferati come il futuro leader dei no global. Qualche ragione ce l’hanno anche loro, no?
«Sono stato spesso in Brasile, sono amico di Lula, ma non sono mai stato al Forum di Porto Alegre. Quella di Casarini è una bugia. E comunque, non mi risulta che a Porto Alegre si sia mai teorizzato che partecipazione significhi anche negazione delle leggi. Proprio non mi risulta».

Breve nota personale: Se il sindaco di Bologna fosse ancora Guazzaloca e avesse detto le stesse cose (che sono di buon senso, in fondo) molte prefiche non avrebbero esitato ad emettere i loro ululati striduli piangendo sul cadavere della tolleranza e della solidarietà umana. Ma tant’è, Cofferati sta dalla parte giusta a prescindere. Non serve nemmeno chiedersi perché questo Signore, il cui numero di ore lavorate in tutta la carriera si misura in gradi Celsius, faccia affermazioni di questo tenore e non ne tragga le logiche conseguenze politiche. Il motivo è semplice: a Bologna, come nel resto dell’Emilia, vige un curioso compromesso in virtù del quale la gente accetta di sostenere un’ideologia a patto che ci si guardi bene dall’applicarla. E poi, hanno anche la faccia bronzea di fare sofismi sulla deontologia berlusconiana. E’ proprio vero: una faccia, una razza.

Mthrandir

Dimenticavo: che la "destra" abbia "scippato" la "sinistra" delle tre paroline concetto si potrebbe discutere:

1. Legalità non mi sembra il tema dominante del programma, anzi. Qualcuno, da quella parte, si imbarazza ancora (lo ammette lui stesso);
2. Libertà, da quelle parti, ha una accezione del tutto particolare;
3. A chi pronunciava il termine Patria hanno rotto le ginocchia fino a poco tempo fa.

Così, giusto per dovere di cronaca

(Nella foto, un ex sindacalista rosso)

 
 
 
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