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Un blog creato da Mthrandir il 11/01/2005

Schegge di vetro

Ad averlo saputo prima, me ne stavo nel Beleriand! (Le immagini riprodotte su queste pagine sono di proprietà dei rispettivi autori, sperando che la dichiarazione mi sollevi dalla promozione di cause civili, che non ho tempo)

 
 

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Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 25 Aprile 2005 da Mthrandir

FISCHIA IL VENTO

Fischia il vento, infuria la bufera,
scarpe rotte eppur bisogna andar,
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir.

Così inizia uno dei più famosi canti partigiani. Ho scelto questo non solo perché è uno di più noti, ma anche perché il testo è emblematico per capire cosa fu, in realtà (almeno per quanto riguarda il Triangolo della Morte), la celebranda “Resistenza”. Oggi, sessantesimo anniversario della Liberazione, qualcuno la intonerà di nuovo e migliaia di vittime della barbarie organizzata da questi galantuomini verranno uccise di nuovo.

In Emilia Romagna la Resistenza fu prevalentemente un affaire privato del Partito Comunista, sebbene protetto dall’aura di ecumenismo dei vari CLN. Il PCI era, di fatto, l’unico partito che possedesse un’organizzazione tale da consentirgli, dopo l’8 settembre, di passare dai propositi ai “fatti”.  Non era un gruppo numeroso, ma determinato, fedele e rigidamente gerarchizzato. Le strategie decise a livello nazionale venivano scrupolosamente attuate dai rappresentanti locali, o nella veste di responsabili militari o in quella più “sovietica” dei Commissari Politici. Poiché si presentava un’occasione ghiotta, il PCI decise che si poteva tentare il colpo di mano sfruttando il vuoto lasciato dalla caduta del fascismo. All’inizio i vertici sperarono in una sollevazione popolare “spontanea”, ma  si resero conto da subito che gli Italiani di rivoluzioni non ne volevano sapere. Bastava ed avanzava quella “permanente” tinta di nero che era appena finita. La strategia cambiò, quindi, e si decise che se gli Italiani non erano abbastanza furenti da rivoltarsi, la loro rabbia andasse in qualche modo provocata. Per farlo, occorreva scatenare le forze nazifasciste in qualche modo: e il modo fu identificato nella feroce pratica della rappresaglia. In sostanza, occorreva passare dal sabotaggio (era la tecnica dei Fratelli Cervi) a quella dell’agguato di sangue. Per fare il “salto di qualità” occorrevano alcuni requisiti: bande organizzate e bene armate composte di gente con pochissimi scrupoli (o punti), opera di indottrinamento continua per acquisire alla causa politica i componenti delle bande, isolamento o, se insufficiente, eliminazione delle opposizioni, specie quelle “interne”.

L’agguato e l’omicidio (non solo diretti a membri della RSI o a militari italiani e tedeschi, ma anche contro funzionari, civili, sospetti e presunte spie), quindi, non furono opera di pochi “compagni che sbagliavano”, ma un sistema. Lo impararono presto i Fratelli Cervi, contrari ad azioni contro le persone, prima blanditi, poi isolati e, infine, “giustiziati” dai loro presunti compagni. Qualcuno storcerà il naso, perché, formalmente, i Cervi furono presi e fucilati dai fascisti (28 dicembre 1943). Curiosa coincidenza, tra chi progettò l’operazione di arresto dei Cervi c’era niente meno che il Capitano Riccardo Cocconi, una cui parente aveva appena scacciato dal Tagliavino (podere di proprietà della Famiglia Cocconi) un “distaccamento” della banda dei Cervi costringendo il gruppo a tornare ai Campi Rossi bruciando loro ogni possibilità di fuga (le “case di latitanza” del Partito li avevano respinti da tempo). Cocconi tornerà alla ribalta solo qualche settimana dopo, in montagna, con il nome di “MIRO”. Se “MIRO” (a Montefiorino faceva il “giudice”), infiltrato del PCI in ambiente fascista già dal settembre ’43 eseguì l’ordine, questo lo preparò “DAVIDE” (Osvaldo Poppi) assieme a “TITO”, "D'ALBERTO" e “EROS” (o “DURI”, Didimo Ferrari, famigerato comandante della 37sima GAP, di cui, a Reggio Emilia, si ricordano i metodi di sfoltimento dei prigionieri al carcere dei Servi con ribrezzo).

Per chi è dubbioso, valga questa affermazione di “DAVIDE” che illustra il metodo di “selezione” dei comandanti: ”Alla fine risolsi il problema in modo molto semplice. Resosi inutile il mio tentativo di chiamare giù Rossi, – operaio al comando di un gruppo non allineato (n.d.a.) – che indubbiamente era un uomo di coraggio, offrendogli di comandare i GAP di pianura, mancata ogni possibilità di recupero dell’individuo, allora spinsi altri elementi dei nostri ad eliminarlo”. Il “metodo Rossi” divenne piuttosto famoso e praticato. “DAVIDE” era Commissario politico del PCI, non una mezza tacca, e svolse la sua opera con tale diligenza che riuscì a convincere i dirigenti responsabili del PCI (ma non fece fatica) che metodi spicci e bagni di sangue si potevano iniziare anche con il contributo di banditi e delinquenti, in seguito da plasmare ed elevare all'ideologia del radioso avvenire. Per i suoi scopi, non esitò a reclutare gente come Nello Pini (“NELLO”), un delinquente comune, ma che aveva “fegato”. “NELLO”, che fu lasciato libero di sfogare le sue tendenze criminali, almeno all’inizio (torture di prigionieri, esecuzioni sommarie, ecc.), fu poi fucilato dai suoi stessi compagni dopo essere stato obbligato a scavarsi la fossa con le sue mani. Ma di “eroi”, la storia della Resistenza è piena: “MARCELLO”, la cui polizia partigiana di Gombola era nota come “Ghepeù”, “OMAR” (Umberto Bisi), noto, tra le altre, per la strage delle “case rosse” durante la quale uccise 7 persone (un uomo e 6 donne, una delle quali ottantenne e paralitica) nonché “custode” e gestore delle carceri carpigiane – per questi atti di valore, fu insignito della medaglia d’oro al “valor militare” nel 1991 – i fratelli BARBOLINI, particolarmente apprezzati per lo scrupolo con cui eliminavano prigionieri e feriti e via di questo passo.

La faccio breve: tra il 19 settembre 1943 e il 4 giugno 1949, le vittime della politica della strage nel cosiddetto Triangolo Rosso (o Triangolo della Morte) ammontano a quasi 6.000 unità, delle quali poco meno di 4.000 identificate con certezza e il resto rinvenuto in diverse località all’interno di fosse comuni . 

Per chi volesse trovare ponderosa documentazione sull’argomento, consiglio la lettura de: “Il triangolo della morte”, G. & P. Pisanò, Editore Mursia, ISBN 88-425-2411-5.

Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa fiero il partigian
Sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi e alfin liberi siam.

Buon 25 aprile.

Che sbadato, quasi dimenticavo: la Liberazione fu opera degli angloamericani. I Partigiani furono di utilità militare insignificante, strategicamente quasi dannosi e tatticamente superflui. Oggi, non ci saranno nè bandiere a stelle e striscie e nemmeno union jacks. Solo rosse (che non vanno più di moda nemmeno oltre la ex cortina).

Mthrandir

Commenti al Post:
merlinodibretagna
merlinodibretagna il 25/04/05 alle 11:26 via WEB
La storia, purtroppo, la fa sempre chi vince. Grazie di questo interessante excursus.
 
inthemoodforlove1
inthemoodforlove1 il 25/04/05 alle 13:27 via WEB
lo immaginavo, sono un uomo fantasioso sai. beh, che dire, niente. solo rilevare il senso di fastidio che permea il tuo scritto nei confronti della liberazione. forse per te era preferibile lo status precedente. tutto li. credo sarebbe molto piu semplice dirlo invece che fare trasparire livore da parole formalmente corrette. perfettamente inutile risponderti, solo una frase detta da un non comunista, proprio in questi giorni. " è un crimine confondere chi ha dato la vita per la libertà con chi ha dato la vita per negarla ". e visto che dal 1945 siamo nuovamente liberi che i tuoi lettori traggano le loro conclusioni. buon 25 aprile, festa della Liberazione.
 
 
Mthrandir
Mthrandir il 25/04/05 alle 13:39 via WEB
Il senso non era quello che tu hai desunto. Non provo alcuna "nostalgia" per la rivoluzione in nero, ma nessuna simpatia per quella, non riuscita, in rosso. E' una questione di equilibrio nei giudizi, di "informazione" fatta ad usum delphini. Il punto, è proprio questo: la Liberazione fu una cosa, la Resistenza un'altra. Che tu immaginassi il contenuto, non mi sorprende. Si deduceva dal piccolo preambolo che ti avevo lasciato nel blog di Stefano. Restano, però, 60 anni di coperture ed omissioni (quando non peggio - valga per tutti la medaglia d'ora concessa ad Omar). Tra i "Partigiani", quelli che non parteciparono a regolamenti di conti (personali o politici) furono una minoranza. Allora, si abbia il coraggio di ammettere che si trattò di una guerra civile dove i "buoni" non potevano trovare voce. Uno dei miei zii, staffetta partigiana, fu impiccato assieme ad altri 7 perchè "socialista" (non dai fascisti, ovviamente). E quando suo fratello, ancora oggi vivente, tornò dalla prigionia in Germania ed osò chiedere notizie (1947), gli fu risposto che troppa curiosità avrebbe procurato qualche metro di corda anche per lui. Questi sono gli Eroi, i decorati al valor militare che dovrebbero essere presi come fulgido esempio. Perdonami, ma non credo di dover passare necessariamente per fascista se provo un po' di disgusto. Mthrandir
 
inthemoodforlove1
inthemoodforlove1 il 25/04/05 alle 14:25 via WEB
....ed infatti oggi è la festa della liberazione, a volte non si legge bene se avvolti nelle proprie certezze....
 
 
Mthrandir
Mthrandir il 25/04/05 alle 14:42 via WEB
Infatti, giusto festeggiare il "cosa". Discutibile festeggiare il "chi"....Mthrandir
 
   
inthemoodforlove1
inthemoodforlove1 il 25/04/05 alle 22:08 via WEB
le magie delle parole, ovvero le parole magicamente rivoltate. avevo chiesto così poco......
 
     
Mthrandir
Mthrandir il 26/04/05 alle 10:33 via WEB
Mi sorge il dubbio di aver male interpretato il senso del tuo secondo commento. Se è così, mi scuso. Mthrandir
 
myriam71
myriam71 il 26/04/05 alle 14:59 via WEB
Potrei andare oltre, potrei continuare la mia giornata, e le mie future giornate, ammantandomi di orgoglio per quel nonno partigiano che non ho mai conosciuto, che nemmeno so se fosse comunista o solo tanto stupido da lasciare la sua famiglia, due bambine in fasce, un ottimo lavoro, per morire. A 24 anni. Per la libertà. Ma non ci riesco. Tutto quello che hai scritto mi da la nausea, e te lo devo proprio dire. Saranno gli effetti collaterali del credere fermamente che lui avesse ragione, nonostante sia stato, come tanti altri "di utilità militare insignificante". Non si sa la data precisa della sua morte; è stato deciso di indicare 25 Aprile 1945. Grazie, nonno Enrico.
 
 
Mthrandir
Mthrandir il 26/04/05 alle 15:52 via WEB
Non sei la sola a piangere e ricordare qualcuno che ha sacrificato la vita per un ideale. Forse hai saltato una mia risposta. Mio zio (staffetta partigiana, non militante della RSI, non arruolato nelle SS o in altre organizzazioni militari naziste o fasciste) ci lasciò la pelle quando di anni ne aveva appena compiuti 19, in un giorno imprecisato del dicembre 1944. Lo presero di notte, a casa della sua fidanzata, una quindicina di valorosi “partigiani”. Lo portarono a casa sua, che razziarono e saccheggiarono tenendo sotto minaccia delle armi sua sorella (mia madre), che allora aveva 15 mesi. Qualche giorno dopo, uno di questi "eroi" girava per il paese sfoggiando i suoi stivali. Ufficialmente, fu giustiziato perché ritenuto spia dei fascisti, nella realtà perché stava costituendo una banda di ispirazione socialista assieme agli altri 6 che finirono appesi con lui. Oggi, il suo nome è scolpito su una lapide, elencato tra le “vittime civili” della guerra. Ora, se non ti spiace, vomito io. Mthrandir
 
Gozer_ilGozeriano
Gozer_ilGozeriano il 27/04/05 alle 11:35 via WEB
Per me il 25 aprile è solo il giorno dedicato a tutte quelle persone che, ignare del contesto sociopolitico in cui si trovavano inserite, ignare di essere pedine sfruttate dai loro stessi "compagni", hanno sacrificato la loro vita per valori veri, semplici, senza chiedere niente a nessuno e senza aspettarsi nulla da nessuno. Per rispetto verso loro e le loro famiglie. La loro "liberazione" è stata sicuramente più onesta e sincera di quella "al cioccolato" degli stati uniti. Adesso quel cioccolato ci sta cariando tutti i denti. Bell'affare. Goz (bandiera bianca x me)
 
72rosalux72
72rosalux72 il 27/04/05 alle 14:45 via WEB
..."I Partigiani furono di utilità militare insignificante, strategicamente quasi dannosi e tatticamente superflui.".. finalmente uno che parla chiaro...son caduti nel trabocchetto centinaia di rappresentanti del popolo, quelli che hanno hanno fatto la costituzione e che credevano che l'antifascismo fosse un valore, conquistato...e conquistato non tanto per dire. Ma i partigiani sono stati grandi stronzi e, ehm... i fascisti come li definisci?
 
toorresa
toorresa il 23/03/09 alle 23:09 via WEB
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