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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Maggio 2015

 

Tric trac di civiltà

Post n°726 pubblicato il 18 Maggio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Il tric trac è un petardo che ha varie cariche esplosive di bassa intensità, tranne l’ultima, il botto finale, solitamente più fragoroso dei precedenti. Tra un esplosione ed un’ altra c’è il silenzio, quasi un attesa del successivo botto, poi il tutto, accompagnato dal boato finale, si esaurisce in fumo.

Di mille e trecento pennelli armati, con maschere e guanti, con piglio deciso e sorriso stampato, cittadini milanesi hanno voluto dimostrare il loro amore per la civiltà ed hanno cancellato scritte e dipinti dai muri della città, per quel decoro che ormai assomiglia sempre di più ad una vetrina da esposizione di un negozio dove, all’interno, scarseggia ogni merce.

Nel “furore” civico hanno anche cancellato murales dipinti da artisti (Pao, in questo caso, che rifarà l’opera) voluti dall’intero quartiere.

Dallo stesso impeto di civiltà sembra essere improvvisamente preso anche il nostro Presidente della Repubblica Mattarella. Dopo aver controfirmato una legge elettorale, che lui stesso, alcuni anni prima, aveva duramente contestato per i suoi caratteri di incostituzionalità, si taglia la pensione da docente universitario e rimane con soltanto lo stipendio di 240mila euro l’anno che gli spetta per il ruolo che ricopre.

Tra un botto ed un altro rimane il silenzio sui suicidi per la disoccupazione, sulle manifestazioni dei disabili che lottano da soli per i loro diritti, senza nessun “pennello” che li aiuti, sui pensionati a 500 euro al mese, costretti a rovistare i rifiuti dei pennelli e dei non-pennelli, per poter mangiare, sugli immigrati rinchiusi in veri e propri lager e sui corpi di quelli lasciati in fondo al mare per mancanza di fondi.

Il tric trac del senso di civiltà italico salta quei punti fondamentali che fanno di un paese la sua cultura e la sua civiltà. Le appariscenti manifestazioni di senso civico cozzano contro il reale sentire ed il materiale comportarsi.

Se i pennelli e le autoriduzioni di pensioni, che si aggiungono a stipendi che rimangono indecenti in un tale periodo di crisi, non si abbinano a quell’umanità che scompare dietro slogan razzisti e xenofobi, a firme indecenti di leggi incostituzionali, a quel mancato sentire comune che lascia isolati i disabili, gli immigrati, i pensionati alla fame, gli operai licenziati, i disoccupati alla disperazione…i tric trac di civiltà, dopo la botta finale, lasceranno, dietro di loro, solo il fumo del loro ipocrita niente.

 
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In fondo al mare

Post n°725 pubblicato il 17 Maggio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

La più grande tragedia del mare, così l’hanno descritta sia i media che i vari incravattati statisti venuti a insozzarci con la loro ignobile ipocrisia.

Siamo ad appena un mese da quella tragedia, da quelle lacrime, da quelle dichiarazioni di facciata, da quei morti utilizzati da tutti, sia da chi fa il “buonista” che da chi fa il “leghista”, entrambi complici di regimi dittatoriali e di veri e propri espropri di terre e libertà, di diritti e civiltà.

Alle lacrime di parata e di routine sono seguite le solite dichiarazioni di fuoco che, ad oggi, hanno prodotto lo zero assoluto, pari al livello di chi, dal palco mediatico, si innalza a difensore dei diritti dell’uomo.

La realtà è in fondo a quel mare, a 375 metri, dove corpi di innocenti in fuga dalle nostre guerre e dai nostri espropri  di democrazia, giacciono intrappolati in quel relitto. Laggiù non c’è ipocrisia né falsità, laggiù c’è quella verità che facciamo finta di non vedere, quella verità che ci farebbe capire, in un batter d’occhio, qual è il vero nemico.

L’ipocrisia delle prime battute a caldo, buone per i giornali e le tv, ora lascia lo spazio al vero sentire di chi governa il nostro paese e l’intera Europa.

Il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, non ritiene “utile” salvare quei corpi…il costo, perché anche le nostre morti e quelle di gente come noi hanno un costo, non certo le loro, sarebbe troppo alto e per le indagini sarebbe inutile.

Nessun cenno ai familiari di quei morti affogati, nessun cenno a quella pietà invocata a tragedia appena avvenuta, nessun richiamo a quella solidarietà ed a quelle responsabilità che coinvolgono non solo il nostro paese, ma l’intero ricco occidente.

La comparsata mediatica ormai è stata fatta, le parole dovute dette e ripetute anche varie volte, inutile, secondo gli ipocriti assassini, spendere anche dei soldi per restituire il corpo a quelle famiglie e dare la giusta sepoltura a quelle vittime.

Ci prepariamo, in prima fila, a “combattere” chi fugge dalla fame e dalla guerra…distruggeremo i loro barconi, forse arresteremo qualche trafficante, o faremo finta di farlo, mentre stiamo distruggendo, tutti assieme, la verità e stiamo seppellendo la nostra anima e le nostre colpe…a 375 metri laggiù in fondo al mare.

 
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E’ rimasto a casa

Post n°724 pubblicato il 16 Maggio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Ha raccolto, dobbiamo riconoscerlo, l’invito, non tanto cordiale, che gli proveniva da Napoli, quel premier eletto da nessuno, ed ha preferito rimanersene a casuccia sua evitando di incontrare quella maggioranza di napoletani che non aspettano altro per potergli dire cosa pensano di lui e del suo governo.

La motivazione addotta, chiaramente, ha di quel “civilmente corretto” che mai ha sfiorato il sentire del suo governo, ma che cadeva a fagiolo in vista di una visita che avrebbe prodotto, come annunciato, una vera e propria rivolta popolare.

Lutto cittadino per quella strage della follia, figlia di quelle libertà negate, di quelle pressioni ingiustificate, di quel vivere mortificato, e prodotto delle politiche dei corrotti che siedono in parlamento. Strano che non si sia pensato di fare altrettanto per le vittime, suicide, della mancanza di lavoro o delle continue casse integrazioni della Fiat e delle altre “grandi” aziende italiche, strano che non lo si sia deciso per quegli anziani che, dopo anni di duro lavoro, costretti a rovistare tra i rifiuti, preferiscono lasciarsi andare, che non lo si faccia neanche per le vittime di quella strage di Stato, chiamata terra dei fuochi, che colpisce bambini ed adulti senza distinzione di sorta, senza nessuna pietà.

Serviva una giustificazione, al coniglietto toscano, per evitare, per la seconda volta, di “confrontarsi” con il popolo napoletano…ed ha ben pensato di scappare ancora.

Chi non scappa e lotta per i diritti propri ed altrui è nelle piazze, nelle strade, su una gru, come Mimmo Mignano, sorto a simbolo della pacifica manifestazione.

Dal numeroso corteo il messaggio al premier è chiaro: nessun atto del suo governo ha affrontato i veri nodi della crisi italiana. La corruzione e le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose rimangono intoccate in tutti i partiti, a cominciare dal PD e Forza Italia; l’attacco alla Costituzione, la riforma della scuola, il jobs act, l’attacco alla magistratura fanno parte di un piano politico che non ha nulla a che vedere con il rilancio economico del paese, rispettano soltanto gli incipit di quelle multinazionali e di quelle sovrastrutture istituzionali, che dettano tempi e leggi, vita e morte.

Napoli non si fa prendere in giro, Napoli non permetterà, ad uno qualunque, di farsi beffa delle conquiste civili ed operaie…

Dalla gru alle piazze comincia a tagliarsi il nastro di un nuovo movimento, che coinvolge studenti ed operai, precari e disoccupati, giovani ed anziani…quella parte buona del paese, quella onesta, quella che questo stivale può pulirlo dal fango di questa politica…e dalla quale può nascere una nuova, e definitiva, liberazione.

 
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Mimmo è sulla gru

Post n°723 pubblicato il 15 Maggio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Mimmo Mignano, ex operaio Fiat di Pomigliano, licenziato più e più volte, colpevole di aver difeso i suoi ed altrui diritti, colpevole di non aver abbassato la testa e svenduto le lotte e le conquiste degli operai, è su una gru in Piazza Municipio a Napoli, da Lunedì in sciopero della fame.

Mimmo è sulla gru e non molla, vuole incontrare Renzi, atteso per domani, proprio nel cantiere teatro della sua protesta; la digos, denunciano i comitati ed i sindacati di base solidali con lui, impedisce che gli si porti finanche l’acqua, nega all’assessore Panini, della giunta comunale, di avvicinarvisi, cerca di costringerlo a scendere fiaccandolo, mettendo così a rischio la sua incolumità…ma Mimmo è sulla gru.

Mimmo è sulla gru perché a Pomigliano chi era in cassa integrazione anni fa lo è tuttora, perché chi lavora alla catena di montaggio non ha più diritti e deve accettare turni massacranti, perché chi protesta viene tacciato di terrorismo, deportato in reparti “confino”…e chi si suicida di debolezza, perché chi sfrutta la gente, guadagnando milioni su quelle vite, in questo paese è un eroe…mentre chi muore per il lavoro è dimenticato immediatamente.

Mimmo è sulla gru per gridare quelle verità che ormai danno fastidio, non è davanti ad una lavagna a dare lezioni, è a lottare perché i diritti non sono merce di scambio, non sono vendibili, e la loro difesa non è delegabile, non sono nostri, non possiamo farci ciò che vogliamo, abbiamo un unico dovere: difenderli ogni giorno.

Mimmo è sulla gru, grida a Renzi “Statt a casa”, come faranno migliaia di manifestanti che domani partiranno da Piazza Dante per contestare un premier non eletto da nessuno, perché alle bugie è facile non credere, basta girarsi intorno, basta smetterla di guardare solo al proprio tornaconto, al proprio orticello pensando che quello che accade ad altri domani non toccherà anche a te, perché dignità non è accettare un lavoro da schiavo né girare la testa da un’altra parte quando il tuo collega viene licenziato, quando un anziano rovista nella spazzatura, quando ad un bambino crolla sulla testa il soffitto di una scuola.

Mimmo è sulla gru, ma è molto meno solo di chi domani si spellerà le mani ad applaudire chi sta cancellando la Costituzione, sta impoverendo migliaia di famiglie, sta umiliando il senso della scuola pubblica, sta cancellando la sanità ed i diritti dei più deboli, perché chi lotta per quei valori appartiene a quella maggioranza, per ora silenziosa, che non vende se stessa ed il futuro dei propri figli per un posto di lavoro, per una consulenza, per un piacere, per quattro soldi di “beneficenza”…ci sono uomini e donne,  idee e valori che non si possono corrompere.

 
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Un asino davanti la lavagna

Post n°722 pubblicato il 14 Maggio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Tanti ma tanti anni fa, forse quanti ne ho io e qualcosa in più, all’asino della classe toccava sostare, per lunghi minuti, dietro la lavagna.

Era certamente un’umiliazione spropositata, per fortuna cancellata negli anni a venire…ma di certo il metterlo davanti alla lavagna a fare lezioni non solo ad una classe, ma ad un paese intero sembra l’eccesso contrario altrettanto inaccettabile.

Purtroppo in Italia, da Silvio ad oggi, ci è capitato di vedere un po’ tutto…il peggio di tutto.

Abbiamo visto le “amiche” del premier sedere sugli scranni parlamentari e beccarsi un bello stipendio, con relativo vitalizio, per i “favori” concessi a chi le faceva eleggere, corrotti ed incapaci, analfabeti ed ignoranti darsi il cambio davanti alle tv nostrane per dare il “meglio” di se, furti e concussioni, bugie e strafalcioni divenire notizie di gossip, e non motivo di dimissioni.

Ora ci tocca vedere un tipo, che nessuno ha mai eletto e che ad ogni votazione perde oltre il 50% dei votanti il suo partito, piazzarsi davanti ad una lavagna e scrivere frasi sconnesse e senza senso scambiando la scuola per una palestra di schiavi, la formazione per un addestramento all’obbedienza ed all’accettazione della cancellazione di ogni diritto, l’insegnamento come un premio ai raccomandati del preside di turno, anch’esso, o essa, certamente raccomandato.

La scuola pubblica, quella vera, non quella raccontata dall’asino davanti alla lavagna, cade a pezzi, si ripetono, incessantemente, crolli di soffitti e ferimenti più o meno lievi di alunni. Le promesse di intervenire celermente sono rimaste promesse, come tutto quanto è stato sbandierato da un anno a questa parte…del resto da un asino, incapace di esprimersi in più di 140 battute,  non ci si poteva aspettare di meglio.

La scuola, quella con la “s” maiuscola, quella fatta da studenti che vogliono formare il proprio pensiero e la capacità di saper comprendere e scegliere, le loro famiglie, i professori che da anni combattono per maggiori investimenti, quelli precari sfruttati ed umiliati, riempiono le piazze, contestano il ministro Giannini, inondano il profilo dell’asino di messaggi di sdegno, ma si sa gli asini non sono capaci di capire…ragliano e continuano per la loro strada…l’importante è che su quella strada si incamminino da soli.

 
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