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Coltelli tribali

Post n°1633 pubblicato il 24 Maggio 2021 da fedechiara
 

  • Dell'uso dei coltelli tribali e della macellazione di un innocente 23 maggio 2013
    Bisogna sforzarsi di usare tutta la pacatezza possibile nel dire l'orrore che ci provoca la macellazione del soldato britannico reduce dall'Afghanistan da parte di due neri immigrati a cui avanza perfino di pronunciare davanti a un telefonino il 'j'accuse' ideologico contro il giovane povero cristo che giace a terra sbudellato come un maiale.
    Bisogna evitare di alimentare la logica malvagia della tribalità, del 'noi' e 'loro', della 'guerra di civiltà' - per quanto non ci riesca davvero, per quanti sforzi facciamo, di rintracciare un barlume di pregressa 'civiltà' nel gesto folle e spaventoso dei due neri che si pretendono 'soldati in guerra' e ammazzano a freddo e macellano e sbudellano coi coltelli e l'ascia dell'atavica tribalità delle origini un indifeso figlio della nazione il cui lavoro era di 'fare il soldato' secondo le direttive dell'Onu e le regole di ingaggio stabilite dal governo britannico.
    Ma come si può invocare di avere compiuto una 'azione di guerra' traslata e a freddo, ospiti irriconoscenti di una nazione in pace, la Gran Bretagna, e che opera all'estero secondo le modalità proclamate di imporre la pace in territori di Jiahd dichiarata e tane dei più noti terroristi internazionali? E possiamo fare tutti i distinguo ideologici e schierarci anche, ciecamente, dalla parte dei talibani e degli jiahdisti, ma dovremmo essere pienamente informati di cosa e come avvengono le azioni di contrasto contro la guerriglia indigena e quali sono i problemi pratici che quei militari in missione di pace si trovano a dover affrontare prima di dare aria alla bocca.
    E come si può concepire una 'azione di guerra' (in realtà una orrenda macellazione di una persona indifesa) senza averla prima pubblicamente dichiarata - e avvisato il preteso nemico perché possa difendersi e sappia di dover operare in 'territorio nemico' pur se in casa propria?
    Niente di quello che abbiamo veduto in video e ascoltato dalla voce roca di quel macellaio nero di pelle che si pretende 'soldato' merita una considerazione di menomo rispetto quale si deve a un nemico a cui riconosciamo le ragioni di diversa civiltà che ci oppongono.
    E' un atto di pura malvagità, il gesto di un orco, che dobbiamo respingere al mittente col vigore di stati occidentali eredi di una civiltà che non riesce a concepire gesti di tanto violenta tribalità applicata a degli innocenti e vittime ignare.
    E sarà difficile -difficile davvero- nei prossimi giorni e mesi guardare con occhi sereni e innocenti e disposti a un dialogo di integrazione quegli immigrati che, ospiti del nostro paese, nulla fanno per integrarsi davvero e lentamente disfarsi del loro ingombrante fardello di diversità assassina – se è vero, come è vero, che l'undici settembre 2001 si sono ascoltate, fuori dalle finestre delle loro abitazioni, voci di giubilo e di osanna al prode Osama bin Laden per aver colpito duro i simboli dell'odiato Occidente.

 
 
 
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