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Poche vivide gioie.

Post n°2528 pubblicato il 13 Aprile 2023 da fedechiara
 

Scimmioni tristi e meravigliosi domani - 12 aprile 2016
E se la primavera è, da sempre, motivo di gioia per la rinascita del verde e il tripudio di fiori nei giardini e le selve, Joseph Klibansky (chi era costui? Mille nuovi artisti crescono, mille arti fioriscono.) si incarica di dirci, nella sua mostra primaverile a palazzo Cavalli-Franchetti (24 marzo -01 maggio), che il futuro è 'beautiful', nientemeno! quale allegria o quale sonora presa per i fondelli, giudicate voi.
Che già lo scimmione dall'espressione seccata che figura sul manifesto e ha in bocca una carnascialesca trompette d'oro, e gli hanno piazzato in testa il cono delle esibizioni dei clowns nei circhi, dovrebbe farci propendere per la seconda – e se andate a rivederlo nella sala centrale dell'esposizione, circondato da funebri palloncini color antracite, vi gela il sangue con quella scritta antistante che dice: 'Benvenuti nel mondo della realtà. Non c'è ascolto. Niente da applaudire, da ammirare. Nessuno che ti si fila, capito?' Firmato: D. H. Wallace (chi era costui?).
Ma all'ingresso è una festa di riproduzioni di vita nelle principali città del mondo ricche di colori e uccellini e farfalle svolazzanti, che sembra che 'tutto va ben, madama la marchesa', basta trascurare i pensieri dei morti ammazzati di Parigi e Bruxelles e gli affanni del lavoro che non c'è, - ed è vero che il caotico mondo delle metropoli, fin dall'Ottocento della joie de vivre, mostra aspetti gioiosi e miseriosi, (passatemi il neologismo, che già la Crusca ha assolto il 'petaloso') e mostra vita e morte coniugate in un inestricabile groviglio di esistenze diversissime tra loro: dal miliardario felix all'ultimo figlio delle 'banlieues' parigine che si 'radicalizza sul web', tu vedi se era il caso di tirarseli in casa a milioni, maledizione.
E nella penultima sala, J. Klibansky ci mostra l'origine e la fine nostri sospesi in una nicchia e opposti tra loro, feti d'oro e teschi di uguale colore sospesi nel vuoto della sala e ammirati da quegli stessi che vi si riconoscono perplessi per quel monito di brevità e 'cenere alla cenere'.
Ma il guizzo finale di due tartarughe che si accoppiano nella penombra di un ambiente tropicale, animali longevi assai, torna a mostrare il ghigno beffardo dell'artista e il suo dirci che il domani è 'beautiful'. Si vabbè, l'abbiamo capito che la realtà dei giorni è quella che abbiamo sotto gli occhi e ci attrista per la somma di orrori contrapposta alle poche (ma vivide!) gioie.

 
 
 
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