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« La prossima volta il fuoco.Infiammazioni cronicizzate. »

Marionette agite dagli dei.

Post n°2548 pubblicato il 25 Aprile 2023 da fedechiara
 

25 aprile 2021
Ascanio Celestini è un attore straordinariamente facondo e inarrestabile. Gli invidio la memoria torrentizia dell'attore di monologhi – che manda a memoria un numero impressionante di parole e le sciorina, perfettamente scandite e pausate e interpretate, davanti al pubblico stupefatto e attonito per la prova gigantesca.
Ma nel monologo di oggi di 'Radio Clandestina', andato in onda sul canale 23 della rai in occasione della festa della Liberazione, l'effetto della sua recitazione è straniante, quasi fumettistico.
E il torrente delle sue parole in libertà ci rappresenta un'Italia in pieno marasma di eventi bellici tragicissimi e una Roma fitta di gente impaurita e schizofrenica: morituri che festeggiano clandestinamente l'annunciata liberazione dal nazifascismo in una città occupata militarmente dal tedesco inviperito per il voltafaccia fatale che lo espone alla sconfitta.
E ci passano davanti agli occhi le strips delle fucilazioni e delle spoliazioni: 50 chili d'oro in 36 ore dagli ebrei romani poi deportati, malgrado le promesse di salvezza, e le fosse Ardeatine con i cadaveri tirati fuori dalle cave già in fase di avanzata decomposizione e ricomposti e riconosciuti da amici e parenti chi per un dente rotto chi per una giacchetta da ferroviere.
E mi interrogo (non solo io) sulle responsabilità dei maggiorenti della guerra partigiana nel centro Italia di intervenire militarmente con azioni di 'commando' contro i tedeschi in ritirata che esponevano la popolazione civile alle ritorsioni e le decimazioni.
Una pagina di storia controversa e ampiamente dibattuta in passato, ma seppellita sotto ai sacrari dei civili caduti e travolta dai peana e dagli osanna di una Resistenza fiera e impavida e bella ciao.
E ieri guardavo per la terza o quarta volta quel bellissimo film dei Taviani 'La notte di san Lorenzo' con la scena madre del fascista colpito e ucciso in un campo di grano dalle lance dei partigiani-guerrieri greci - dentro ai grandi occhi stupiti della ragazzina-io narrante - e il copione della tragedia italica e dei paesi indifesi in cui si consumavano le stragi e le ritorsioni e le decimazioni dentro e fuori le chiese era lo stesso: i civili, uomini, donne, vecchi e bambini, che pagano un debito di sangue enorme e terribile al nemico in ritirata inviperito per il tradimento militare.
Ma non si dice: 'Al nemico che fugge ponti d'oro'? Perché non inquadrare le milizie partigiane in battaglioni annessi alle truppe alleate in risalita da sud e braccare i tedeschi in ritirata accelerandone l'evacuazione? La Storia non si fa con i 'se' e con i 'ma' e tuttavia la questione è stata posta e gli storici l'hanno dibattuta e forse qualche massacro ce lo saremmo risparmiato.
E, ancora una volta, è nello specifico delle pagine della Storia e negli interrogativi drammatici che ci presenta che si compie il rito della Memoria - che non è celebrazione, bensì rappresentazione dei fasti e dei nefasti e analisi puntuale delle parti in tragedia e dei protagonismi colpevoli.
Ma dalle rievocazioni teatrali e cinematografiche basate su quei fatti lontani sembra uscire, invece, un coro ineluttabile da tragedia greca dove i mortali sono marionette agite dagli dei olimpici e sopra tutti impera il nero Fato col seguito delle Parche.
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