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« Guerra e pace. Atto terzo.Scatologie di ieri. »

Quei cento e più giorni che ci sconvolgono.

Post n°2618 pubblicato il 05 Giugno 2023 da fedechiara
 

I 100 giorni che sconvolgono il mondo. (La Storia siamo noi.) - 05 giugno 2022

I 'dieci giorni che sconvolsero il mondo' accaddero a Mosca e dintorni, ma è ad Odessa che si consuma un orrendo massacro - e cade la carrozzella col neonato giù dalla scalinata citata nel famoso film e la corazzata Potemkin prendeva il largo ed era pronta a fare fuoco sulle altre navi mandate dallo Zar a sedare la rivolta dei marinai.
Gloriosa e tristissima storia russa e ucraina, di quando le due nazioni, oggi divise, erano 'patria' comune sotto il tallone dello Zar di tutte le Russie.
Ma, se andate a cercare sul vostro browers la verità storica dei fatti relativi alla rivolta dei marinai della famosissima corazzata, la prima scheda della ricerca che vi si porge cita lo sberleffo atroce scatologico del più famoso Fantozzi del film - che condannò uno dei più bei film della storia del cinema all'oblio e l'intera storia narrata della rivolta del 1905 allo sghignazzo volgare del post moderno.
E, a proposito della verità dei fatti della Storia, a fronte della serie immensa e clamorosa di condanne verbali che investono oggi la Russia di Putin (la sua storia e la sua cultura) a causa della guerra in Ucraina, giova ricordare il valore militare del popolo russo in armi che, a Stalingrado, fermò l'avanzata delle truppe tedesche e diede inizio alla disfatta militare dell'Asse e del suo malvagio Dux sbraitante a Berlino.
La storia delle presenti democrazie inizia nell'agosto 1942 e costò al popolo russo un tributo spaventoso di morti/feriti/dispersi.
Un eroismo di popolo e del suo leader (anch'esso, per inciso, un dittatore) che ci costringe a temperare e mettere la sordina ai giudizi di parte occidentale che pretendono l'Ucraina una solare democrazia dei tempi nuovi da difendere con le unghie e con i denti (ma più con la vuota retorica bellicista) contro la dittatura di un solo – almeno fino a che le eventuali trattative di pace e gli eventi che ne seguiranno non ci restituiscano un quadro di verità sulle mire del leader russo e sulla sua intenzione di 'denazificare' l'Ucraina.
La Storia pesa, molto, ad onta dei giudizi incauti dei politici di oggi. La Storia è un 'filo rosso' che si dipana per chilometri sotto agli avvenimenti odierni e si snoda, come le sotterrane ife dei miceti nel bosco, e si mangia e dissolve le menzogne di superficie del post moderno, se solo si avrà la pazienza di attendere la conclusione degli eventi controversi in cronaca.
Abbiate pazienza: il prezioso carpoforo della verità dei fatti miracolosamente vi apparirà, una mattina di settembre, nello sfumare delle nebbie mattutine, nel rigoglioso bosco della Storia che tutto rigenera.
Potrebbe essere un'immagine in bianco e nero raffigurante 3 persone e attività all'aperto
Battaglia di Stalingrado - Wikipedia
IT.WIKIPEDIA.ORG
Battaglia di Stalingrado - Wikipedia
04 giugno 2022 - La Storia non fa sconti. Il finale che non ci è dato di sapere.
Gli Stati Uniti, la Ue e la Gran Bretagna esaminano il piano italiano, dice l'Ansa. E, 'excusatio non petita accusatio manifesta', si affrettano a dire che 'nulla sarà deciso sull'Ucraina senza l'Ucraina'.
Che sembrerebbe una cosa ovvia, dato che la guerra si combatte sul terreno ucraino ed è riferita alle due regioni contese nelle quali la guerra non è mai finita (dura da oltre otto anni e mai si è provato a fermarla ai suoi inizi con un qualche 'piano' credibile).
E l'accusatio manifesta citata riguarda la 'guerra per procura Nato' – guerra di 'andate avanti voi che noi vi forniamo tutto l'occorrente per farvi ammazzare, ma con l'onore delle armi più moderne e 'sugli scudi' come gli antichi, prodi guerrieri'.
Ma il 'piano italiano', lo sappiamo, è già stato rigettato da Mosca – che ringrazia per la preziosa collaborazione, ma manda a dire che quelle note non rispecchiano lo stato delle cose sul terreno.
Avanti un altro.
Come dire: 'La guerra la si vince o la si perde con le avanzate e/o le ritirate - e dovete prenderne atto e, prima lo fate, prima vi risparmierete migliaia di altri morti sotto le bombe.'
A la guerre comme à la guerre.
Che non è come dire (come accusano gli ostinati filo Nato) che l'Ucraina dovrebbe arrendersi. Non sia mai. 'Chi per la patria muor vissuto è assai', si recita da sempre, con perfette facce di tolla, davanti ai sacrari.
Combattere e resistere è cosa buona e resterà scritto sulle pagine di Storia a futura memoria di gloria, a lato del numero di morti dell'una e dell'altra parte in conflitto.
Ma una indicazione dei numeri stimati da qui a, che so, sei mesi, un anno, forse aiuterebbe chi di dovere (Zelensky e il suo stato maggiore) a rendersi conto della realtà – così come accadeva ai generali e ai colonnelli che, sulle colline antistanti il luogo della battaglia, misuravano a spanne coi binocoli l'estensione dei morti ammazzati indossanti la divisa delle loro truppe mandate al macello e suggerivano al Conducator di turno la ritirata.
Quanti morti numeremo prima che un 'piano di pace' venga preso in seria considerazione dagli alleati Nato di Zelensky, rispecchiando l'andamento della guerra sul campo? Altri ventimila, centomila?
E giova ripetere ad ogni consesso il mantra ipnotico de: 'Putin non deve vincere la guerra' - come dicevano di Mao Tse Tung i monaci tibetani di arancio vestiti prima dell'annessione cinese del Tibet?
Il brutto dei presenti conflitti è che 'si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie' in attesa del compiersi del disegno finale del destino. E non c'è modo di far scorrere più in fretta le pagine per andare a leggersi il finale, ahinoi.
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