07/10/2009 Vandea
Il 'Marais' è una vasto territorio piatto e, naturalmente, agricolo strappato all'Atlantico e si dà il caso, come a Niort, di cittadine che danno nome 'del porto' a una piazza pur se situate a 70 km in linea d'aria dalla costa atlantica e non se ne sente più l'odore di salsedine. Rimembranze storiche di paesaggi che mutano nei secoli.
Vi sono diversi 'marais' secondo la maggiore o minore vicinanza dell'oceano che li ha partoriti.
Il Marais Poitevin è, da secoli, una pianura attraversata da molti canali paludosi ricchi di rane e anguille - che vi servono arroste o fritte nei ristorantini piazzati a ridosso di storiche abbazie delle quali non restano che le mure perimetrali e i portali romanici in gran parte ricostruiti.
Non è un paesaggio di grande 'charme' - come si pubblicizzano gi indigeni - almeno per me che vivo da sempre in un paesaggio lagunare e di piatte barene e canali e la linea dell'orizzonte che unisce cielo e mare e li confonde in certe ore del giorno coi mutevoli colori a specchio.
Un tempo il piatto paesaggio agricolo era fitto di foreste - oggi sono ridotte a macchie sparse di querce e castagni - e tra quelle foreste si combattè una guerra 'di classe' sanguinosissima tra i 'bleues' fedeli agli aristocratici e al basso clero e i 'poignards' arruolati dai 'citoyens' parigini portatori del verbo rivoluzionario.
Una vera guerra, con agguati e battaglie campali, inizialmente vinta dai 'bleues' aristocratici, ma persa, infine, e a cui seguirono mattanze e bagni di sangue e chiese bruciate e castelli abbattuti e deportazioni e carcere e ghigliottina. E i preti pugnaci e sovversivi trattati alla stregua dei prigionieri comuni o peggio perché erano accusati di infiammare gli animi e ispirare la rivolta dei fedeli contadini.
E tutto ciò faceva seguito alle guerre di religione e alle persecuzioni dei protestanti che si presero le loro vendette e ne conseguì una diaspora di questi e di quelli verso le Americhe e la fondazione delle colonie nel Quebec.
Tempi di 'pietà l'è morta' in cui la religione era motivo di odio reciproco invece che di amore e 'fratellanza' - che viaggiava, invece, sulle insegne dei rivoluzionari vittoriosi insieme a libertà ed eguaglianza.
Resta l'incognita del perché in questa regione di rane e anguille e paludi salmastre le parole d'ordine della rivoluzione non abbiano trovato seguito e consenso di popolo bensì radicale opposizione e perfino esaltata militanza e fede fino al martirio nei confronti degli aristocratici. Stoltezza di fedeli succubi al verbo religioso? Speciali condizioni di vita e di privilegio concesse da aristocratici illuminati ai loro contadini? Difficile crederlo, in tempi di feudalità e tasse inique.
Resta il fatto che è dalle città delle evidenti miserie urbane che è scaturita la scintilla e il fuoco alto della rivolta e del verbo rivoluzionario. Parigi e Pietroburgo: 'morte al re' e 'abbasso lo zar'.
Oh, ca ira! ca ira! ca ira! e la sala della Pallacorda e quella della Convenzione e, due secoli più tardi, la convocazione dei Soviet operai e contadini.
I 'marais' oggi si mostrano vuoti a perdita d'occhio e solo grumi di mucche e qualche cavallo al pascolo li abitano e le casette colorate degli 'ostricari' lungo i canali e uccelli marini e gli aironi bianchi e cinerini. Solitudini e silenzi riempiti dal vento che soffia costante e un'idea di abbandono che stringe il cuore. No davvero, non sono questi i miei paesaggi del cuore.
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