Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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E se leggi i toponimi di questi villaggi e cittadine acquattate nelle campagne della Marca Gioiosa (oggi rattristata per i troppi morti conseguenti ai contagi) è come fare un viaggio nel tempo. E 'Borgo Mulino' ha come suo riferimento mitico e sotto toponimo lontano nel tempo: 'Già località Le Selve' - e il pensiero si raffigura i campi delle poche case coloniche fitte di servi della gleba strappati alle selve e alle foreste che ospitavano i 'banditi'. Banditi dalla comunità anche solo per non aver pagato le tasse e i tributi al signorotto di turno o all'abate della vicina abbazia, come narrano gli storici e i romanzieri. E il mulino a cui faceva riferimento il borgo antico è oggi una rinomata e frequentatissima trattoria nel cui corpo centrale, tra i tavoli, si mostra la gigantesca macina che girava indefessa per il ricco apporto di grani della grassa campagna intorno e la data del catasto che si legge in una targa è 1546 – e il fiume, oggi pigro e sonnacchioso, ben irregimentato nel suo alveo profondo, doveva mostrarsi con tutta la potenza delle sue acque che facevano girare incessantemente la macina poderosa. E il paese che attraverso in una giornata di sole chiaro serba il fiero ricordo di una splendida Filanda ancora in attività ad inizio secolo e nella piazzolina, anch'essa nominata dal Mulino antico, si mostra un presepe tutto intero e tradizionale, alleluia! Pastori e pecore e bue e asinello stretti intorno al Messia bambino e le statuine tutte di pelle chiara e, di certo, in una cittadina di un migliaio di anime o poco più, nessuno è insorto – nemmeno il parroco filo Bergoglio - per reclamare le cesure e le distorsioni del 'politicamente corretto' verso i nostri ospiti immigrati. Che pare, si dice, si offendono se festeggiamo le Feste al modo degli avi – a sentire certi personaggi 'più realisti del re' che subito si affannano a nascondere i nudi pittorici nei musei al passaggio di un imam e tacere e camuffare le innocue tradizioni religiose. E la musichetta di jingle bell si leva allegra e forse non propriamente in linea storica religiosa col presepe palestinese, ma fa venir voglia di accennare a lievi passi di danza per queste inaspettate permanenze temporali che ci restituiscono una storia privata e pubblica non inficiata dalle torsioni ideologiche degli accoglienti a sproposito e a dismisura. Che perfino un senza fede come il sottoscritto si costringe a dirsi 'ateo devoto' per reazione allergica ai misericordiosi a sproposito e da un tanto al chilo. Oremus.
SECOLODITALIA.IT Il Presepe di Piazza San Pietro non è neanche politicamente corretto, è solo bruttissimo (video) - Secolo d'Italia
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