Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Incanti poco reclamizzati Ci sono incanti poco reclamizzati e visitati qui in città. La mostra 'Sguardi incrociati a Venezia', allestita negli spazi della 'maison' Louis Vuitton, ex libreria Mondadori, ex cinema san Marco, ci racconta le suggestioni fotografiche, note, notissime, di Mariano Fortuny, che questa città adorava perché perfetto contenitore delle sue passioni archeologiche e di raccoglitore di meraviglie, - e fece del suo palazzo una gigantesca 'Wunderkammer' di natura ed arte - qui posto a contrasto e stralunata comparazione con lo sguardo arioso e solare di Jiro Taniguchi, disegnatore di 'manga' giapponesi e pittore di freschi acquarelli di una città non meno immaginaria di quella di Fortuny. Ed è lo scrigno del passato, il primo Novecento, a dircela 'immaginaria', questa città, perché il Tempo che tutto muta e dilava e cancella e nasconde nelle fotografie panoramiche, quasi ad occhio di pesce', ci consegna una città priva di motori e rumori – e vediamo correre un vaporetto old style capace di contenere meglio degli attuali le quantità di visitatori e li distribuisce equamente a prua, al centro e a poppa; e vediamo le antiche 'caorline' e le 'peate' - e tutto sembra sospeso in un altrove di diverso pianeta e diverso spazio-tempo quantico. E così è per gli abiti delle persone: così pudiche le donne coi cappellini e le velette e le bambine che 'vestivamo alla marinara' e così accattivanti e niente affatto aggressive e spudorate le affissioni e la cartellonistica pubblicitaria. E siamo così presi da quel viaggio spazio-temporale di paesaggi e genti diverse, da non accorgerci (ce lo dice la gentile hostess) che, in una foto del molo e della 'piazza', manca 'el paron de casa', mozzato alla base dopo l'implosione del 1902 e rimasto mozzo e tronco fino al 1912 - per dire delle stranezze del funzionamento dei meccanismi della nostra attenzione: che danno per scontato ed esistente ciò che, da sempre, abbiamo saputo esserci e campeggiare, e persiste nella mente come l'impressione 'fisica' di chi è monco di un braccio o di una gamba; e gli resta e si agita nel cervello la sua viva esistenza perchè il corpo non sa rinunciare alla sua integrità. E il 'viaggio nel Tempo' continua, poco distante, nella sede espositiva della Biennale: puntuale e documentatissimo archivio di Eventi che ci appaiono straordinari, in quel bianco e nero astratto e poeticissimo delle fotografie che ci mostrano Julian Beck e Judith Malina ieratici nei loro movimenti teatrali e nei cortei del loro ingenuo 'teatro di piazza' che muoveva dalla 'piazza' e concludeva un rito esorcistico davanti alla sede dei 'morti viventi': la Borsa - per coloro l'espressione massima di tutte le cattiverie sociali e le insolenze e diseguaglianze sociali. |
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