05-06/10/2009
Chatelalion plage
La locuzione è di D'annunzio, che molto la amava. Per dire quanta fascinazione è contenuta in un incontro a due, atteso o inatteso. Perchè siamo universi sonosciuti e ogni conoscenza è speciale, agli occhi delle menti più aperte - non solo quella riservata agli amanti possibili o conclamati.
Arrivo sul bordo dell'Atlantico che il sole non accenna a tramontare e mancano pochi minuti alle sette. Una sera atlantica calda come quelle che abbiamo alle spalle di un estate che dura oltre le sue colonne d'Ercole.
Chatelalion plage è cittadina di charme oceanico elegante e un po' snob con le sue villette nuove ben allineate lungo la costa e le romantiche casuole di inizio secolo - ciascuna nominata con nome di donna o di vento o di luoghi amati o alberi e fiori.
La mia ospite è alla finestra, al telefono con una amica, forse preoccupata di quest' arrivo misterioso e incerto. L'ultimo avviso del mio arrivare, infatti, era contenuto in una laconica mail di qualche giorno fa e nessun contatto telefonico successivo e di cose ne possono succedere lungo 1400 km in macchina, ma eccomi alfine.
La saluto con un sorriso. Congeda la sua interlocutrice di là del filo e mi dice che le stava giusto confidando che di me non sapeva nulla: chi fossi, che età avessi, nè a a che ora le sarei arrivato in casa. Forse è un larvato rimprovero, non so.
'Me voilà', risolvo, 'le viel ours.' Già perchè era questa l'immagine che si era costruita di me: di un vecchio orso, mi confiderà un'ora più tardi seduti al tavolo di un ristorantino fronte oceano.
Dice che, nel corso del laconico carteggio in cui abbiamo concordato le scambio delle case, io davo risposte secche, tecniche, essenziali, niente di personale, niente foto, nessuna anticipazione o confidenza. Echhè, mica ci dovevamo sposare, le rispondo faceto.
Il fatto è che in questo genere di cose niente è dato come prefissato: nessun galateo, nessuna convenzione o forse è vero che sto virando in 'vecchio orso' in questa mia lenta discesa verso il traguardo finale, che ci posso fare.
D'altronde le prime volte di ogni cosa sono sempre strane e causano disagio.
Ricordo il mio primo colloquio di lavoro: che ci faccio qui, mi chiedevo e la stranezza di ipotizzare una dipendenza da quel tale che mi interrogava a lungo e la mia voglia malcelata di rispondergli: 'Ma chi ti autorizza a chiedermi tutto questo, chi sei?'. Un datore di lavoro, era la risposta e i rapporti di forza erano quelli e toccava sottostare e mettersela via, in mancanza del capitale per intraprendere alcunchè e del genio artigiano o altro talento.
C'è un po' di imbarazzo tra di noi ed è comprensibile. Scambiare una casa di abitazione è quasi come denudarsi per un abbraccio asetticamente concordato, una immaginazione che non corrisponde quasi mai. Chi siamo, cosa vogliamo. Una giornalista lo paragonava allo 'scambismo' dei 'privè' e il paragone è forte, ma azzeccato perchè si fa come quei tali che la prima mezz'ora chiacchierano diffusamente del più e del meno per trovare un agio difficile da identificare.
Per la verità, il luogo che lei mi ha destinato per il lungo soggiorno atlantico è un cottage che affitta d'estate, costruito all'interno del suo ampio giardino e con comodo di colazione e pranzi all'esterno, perdurando l'estate, ma, prima di andarsene, l'indomani, si deciderà a consegnarmi le chiavi della sua casa, per ogni evenienza o in un soprassalto di guadagnata fiducia, non so.
Ci raccontiamo un po' delle nostre vite, e di che altro dovremmo parlare, di Sarkozy e della Carlà? ma poi è una discesa confidenziale e lei mi dirà quasi tutto della sua vita di donna forte, fortissima, malgrado sia piccolina e apparentemente fragile. Solo a te sola.
Funzionano così gli universi umani: veloce conoscenza degli interni meandri neuronali e le pieghe del proprio vivere dove si rannicchia il dolore - e l'amore che è diventato a un tratto nemico e perfino i figli la osteggiavano nel doloroso divorzio. Poi la volontaria segregazione tra le dolci colline del Courège, il restauro di una vecchia 'ferme'e la sua trasformazione in un 'chambre d'hotes' tra le stelle di una campagna infinita, profonda e infine l'approdo sulle sponde dell'Atlantico per sfuggire a una solitudine intollerabile nei mesi del lungo inverno, ma che ci insegue ostinata... (segue)
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