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Messaggi di Novembre 2019

Filastrocche e tempi grami

Post n°1029 pubblicato il 09 Novembre 2019 da fedechiara
 

Ripensavo stamane alla filastrocca della nonna, che ad ogni nuovo mattino si chiedeva, a balconi ancora chiusi, se sarebbe stato un giorno bello o brutto, ma, in ogni  caso, nelle intenzioni del nostro agirvi, 'di buon costrutto'. E quella filastrocca dovremmo adottare anche noi per i nostri giorni: di costruire qualcosa di buono o di bello, indipendentemente dalle condizioni meteo della giornata e, aggiungo io, indipendentemente dalle condizioni della politica e della società nella quale agiamo che - dalle odiate cronache quotidiane – ci manda più spesso notizie cattive e sconfortanti.
E se delle grandi manovre o meschine in seno al pd non ce ne potrebbe importare di meno e, se quel partito affonda, non sarebbe male aggiungergli qualche decina di chili di piombo in più per affrettarne la discesa e la permanenza definitiva sul fondale, sono le condizioni della nostra sanità pubblica che mi preoccupano – con lo sciopero programmato dei medici di famiglia che ci racconta della tragedia di questi anni di s-governo pd che la sanità ha ridotto a Cenerentola della spesa pubblica e luogo dove 'fare cassa' a spese della salute degli italiani.
E, visitando la bella mostra nella sala grande della Scuola di san Marco a Venezia, dove si possono compulsare i meravigliosi codici miniati del Quattro/Cinquecento in facsimile, osservavo gli antichi strumenti chirurgici che hanno frugato nelle viscere dei nostri sfortunati progenitori e tremavo all'idea che anche la sanità pubblica possa andare, prima o poi, col passo del gambero di questi ultimi decenni di infamia politica: uno avanti e due indietro - e pavento che quegli orribili strumenti di tortura tornino in qualche modo in auge a sostituire i bisturi mancanti o che non intagliano le carni dei malati come dovrebbero (denuncia di qualche tempo fa proveniente dalle sale chirurgiche di un grande ospedale).
Che arrivino presto le elezioni e spediscano all'inferno i vandali politici del pd e gli stramaledetti partitini associati e ci venga restituita la nostra sanità delle magnifiche sorti e progressive e il welfare che avevamo prima delle folli 'accoglienze' renzian-alfaniane che l'hanno disseccato e reso rachitico. Amen e così sia.
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Di ponti e transiti effimeri

Post n°1028 pubblicato il 07 Novembre 2019 da fedechiara
 

Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole. / Ed è subito sera.

E, i distici melanconici e tristi di Quasimodo - improbabile Nobel della letteratura in tempi di giganti disconosciuti – sembrano ritagliarsi e valere più per i morti di questo camposanto dimenticato. Dimenticato 363 giorni all'anno e che vive di memorie effimere nei giorni 'dei morti' di Novembre. 
Chè, se vai nel campo dei greco-ortodossi, minoranza esiguissima e in fase di scomparsa di questa città di umani fantasmi e di gabbiani cannibali, è una desolazione di abbandoni e lapidi e croci spezzate e avvallamenti tra le tombe come se la terra sprofondasse su se stessa per la vergogna della dimenticanza dei figli e dei bis nipoti delle ombre familiari vaganti nell'Ade. 
E, a vedere questa desolazione del nulla post mortem, il Foscolo, che di questa minoranza dovrebbe essere eroe ed egida, cambierebbe i suoi distici famosi nei licei e ostici ed eviterebbe di dire il falso che: 'A egregie cose il forte animo accendono / le urne dei forti...' Perchè qui le urne sono spezzate e ingrigite e sbiaditi i nomi e le date delle vite esemplari e delle principesse in esilio e dei musici e coreografi di grido.

E il ponte fortemente voluto dal sindaco ha valore più simbolico che pratico, coniglio dal cappello di una amministrazione così-così, né buona, né pessima, ed è schiaffo ai vivi di transiti e legami che durano 'l'espace d'un matin' ed è subito sera, appunto. Sera e notte dell'oblio dei vivi che non sanno più che farsene dei paesaggi mitici e incontri fatali dell'Aldilà quali illustrava il Buonarroti nella Sistina – e il ritrovarsi, oggi, e riconoscersi e abbracciarsi tra le ombre sotterra e le prossime future è più legato alle mirabilie cinematografiche di film tipo 'Ghost' che alle preghiere per i defunti che si recitano nelle chiese vuote.

(…) 'e bella e santa fanno al pellegrin la terra che le ricetta' è un sussulto positivo, ma illusorio, dei Sepolcri – un lunghissimo 'carme' che dovremmo imporre nelle scuole di ogni ordine e grado e mandare a memoria e farne un film con Leonardo di Caprio e Brad Pitt ombre nell'Ade insieme ad Omero e Dante e Quasimodo (si parva licet) nella speranza che esorcizzino questi altri versi tristissimi e il presente, desolato paesaggio di solitudini salmastre e orizzonti vuoti delle viventi generazioni di agnostici gaudenti che plaudono ai ponti resuscitati tra i vivi e i morti, ma già al quarto giorno lasciano l'isola al suo destino di assordanti silenzi e avvilenti abbandoni.

Sol chi non lascia eredità d'affetti
Poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
Dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
Fra ’l compianto de’ templi Acherontei,
O ricovrarsi sotto le grandi ale
Del perdono d’Iddio: ma la sua polve
Lascia alle ortiche di deserta gleba
Ove nè donna innamorata preghi,
Nè passeggier solingo oda il sospiro
Che dal tumulo a noi manda Natura.

https://it.wikisource.org/wiki/Dei_Sepolcri

L'immagine può contenere: cielo, ponte, spazio all'aperto e acqua

 
 
 

Diari di viaggio

Post n°1027 pubblicato il 06 Novembre 2019 da fedechiara
 

Diario di viaggio (2)

L'ariosità, certo. E il biancore e i colori pastello dei palazzi forti, quadrati, ornati di sculture e fregi e che delineano le piazze ampie che hanno fatto la Storia. Mai viste tante bandiere sospese in una sola piazza – e passi che si chiami 'Unità d'Italia' e che qui, in quest'angolo di Europa esposta a tutti i venti, si sia giocata la partita più tragica dei trattati post bellici che ci hanno privato dell'Istria e della Dalmazia, e che oggi sia il quattro di Novembre: giorno designato di una festa delle Forze Armate che dovrebbero salvare la Patria, ma ancora brucia la disfatta dell'ultima guerra e l'esercito degli slavi in armi che arretrarono solo dietro le minacce americane che salvarono la città dall'odiosa occupazione.

E davvero si respira Storia e letteratura, in questa città di biancore diffuso e ariosità anche architettonica – malgrado l'imponenza delle storiche costruzioni e le facciate e il colonnato dei templi religiosi e laici. E i caffè storici resistono alle intemperie della postmodernità e alla maledetta globalizzazione che ridisegna il futuro delle nostre città. E, chissà come, non vedo cinesi a gestirli e i negozi del centro sembrano ancora saldamente in mani indigene, alleluia! in periferia non so.

E Venezia, invece, ha ceduto le armi e le edicole e i bar e i negozi di pelletteria e di chincaglieria turistica – ogni città ha la sua storia e i suoi cedimenti e gli avvilimenti e le miserie e la decaduta nobiltà sommersa dai milioni di visitatori-locuste.

Forse Trieste è una città dove vivere è bello, chissà, provare per credere – e i prezzi delle case sono decisamente più bassi di Treviso e della cintura di cittadine satelliti che le fanno corona, ma solo nella cintura urbana periferica che, a volo d'uccello, è brutta tanto quanto il centro storico è 'charmant' di tradizioni e letteratura e storia mitteleuropee. 
Bisognerebbe rifare il viso alle storiche città ogni vent'anni e abbattere le loro brutture più evidenti e restituire alle città storiche la dignità architettonica perduta negli anni della crescita edilizia speculativa de 'il sacco delle città' denunciato dai giornali dell'epoca. 
Vaste programme, come diceva C. De Gaulle buonanima.

Havvi a far, il governo del 'fare', ma i sindaci coraggiosi latitano e i governanti di riferimento sono quelli che le avvilenti cronache del Malpaese ci consegnano ogni giorno che Dio manda in terra, ahinoi - scegliete voi tra gli imbonitori berlusconi e renzi, per tacer degli altri morti e sepolti, parce sepulto.

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Taccuini di viaggio

Post n°1026 pubblicato il 06 Novembre 2019 da fedechiara
 

Val di Non - 26 ottobre 2019

E da quel taccuino di viaggio che sono le fotografie digitali - che scattiamo compulsivamente perché costano poco e si cancellano dalle schede e non si stampano più, bensì corredano gli scritti su facebook e danno pubblico avviso del nostro infinito viaggiare – emerge la vastità degli orizzonti di queste valli morbide, percorse dai molti eserciti stranieri che intraprendevano il loro rituale 'viaggio in Italia' a dar manforte ad una Signoria o provarsi in un qualche 'sacco di Roma' o di Firenze per poi tornarsene al paese satolli di tesori.

E ti immagini, dentro al perimetro del bel castello di Thun, quali ambasce e angosce stringessero i cuori dei signori del tempo, avvisati del prossimo apparire dei guerrieri e dei lanzi 'corruschi d'arme ferree': se farsi incontro all'invasore di turno ed evitar la pugna e l'assedio o armarsi e perire – e il castello, invero, si presenta di apparenza perfetta, rinnovato dalle generazioni nuove come se sfiorato appena dal vento freddo dei secoli e dagli eventi sanguinosi.

E, sulla strada che ho percorso di prima mattina e luce lattiginosa dell'alba montana, mi è capitato di inoltrarmi in una forra e lungo budello di roccia che, al termine di un piazzale, mostrava l'ascesa faticosa (131 scalini) del pellegrinaggio rituale dei numerosi fedeli di san Romedio, - santo eremita mio pari, ché mi muovo all'alba fedele all'adagio de: 'le ore del mattino han l'oro in bocca'.

E, in quella solitudine di geli autunnali del primo mattino e foglie indorate dall'estenuarsi della stagione, pensavo alla realtà viva dell'uomo Romedio, - leggendario homo mediavalis capace, nel mito, di rendere mansueto un orso e cavalcarlo fino a Trento all'incontro con il suo vescovo. 
Un eremita santificato già in vita dai contemporanei con la conseguente messe di 'miracoli' dei più vari e diversi, tanti quanti siamo e quante sono le diverse preghiere di ognuno, per la salute in primis.

E pensavo al miracolo delle moltissime menti infiammate dalla 'fede' che, sotto ogni latitudine e diversa religione, ci annuncia e rende verosimili i miracoli – quella strana realtà di eventi trasfigurati per i quali una guarigione improvvisa e contro ogni predizione della trista medicina assurge a benefica dispensa di questo o quel santo e/o beata Vergine dal 'regno dei cieli' in terra.

E c'è abbondantissima letteratura di testimonianze a conferma, per gli increduli cronici e recidivi, e moltissimi gli ex voto sulle scale che menano all'antichissima cappella delle solitarie meditazioni del santo – principalmente per ringraziamento di nuove nascite e bambini nati bene o risanati, chissà per quale passa parola di puerpere e madri e nonne religiosissime.

E il vero miracolo, in realtà, è proprio quella miracolosa disposizione mentale che ti dice 'fedele' e appartenente alla schiera dei credenti – poco importa fedele a chi o a che, basta che funzioni, e il sangue di san Gennaro si sciolga nell'ora e giorno stabiliti. Oremus.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: montagna, cielo, nuvola, spazio all'aperto e natura
L'immagine può contenere: montagna, cielo, albero, pianta, spazio all'aperto e natura
L'immagine può contenere: cielo, albero, abitazione e spazio all'aperto

 
 
 

Tutto quello che avreste voluto sapere sul tango e non avete mai osato chiedere

Post n°1025 pubblicato il 04 Novembre 2019 da fedechiara
 

L'impressione, a frequentare certi siti 'dedicati' è che si stra-parli e, sovente, 'non si sa quel che si dice'. Perché è vero che il tango argentino fa molto 'letteratura' e perfino Borges lo cita di striscio, figurarsi! - e qualcuno (come sempre si fa per le cose che hanno successo) ha pensato bene di spolverarlo a velo di psicologia applicata e liturgia para religiosa, ma, a ben vedere e ascoltare 'sono solo canzonette' intorno alle quali viene bene avvinghiarsi (a volte sorreggersi) e ruotare e scalciare con discreta eleganza, quando possibile.

E in certe milonghe l'affanno che mi coglie(va) è quello, autocritico, de: 'Ma ballerò mica anch'io così!?' perché, in verità, si vede(va) 'di tutto e di più', ma niente che potesse commisurarsi con la letteratura alta di cui sopra e forse solo 'un pensiero triste che si balla'. Molto triste.

Ma tant'è: il tango argentino è cosa umana, umanissima ed è soggetta alle regole e ai conflitti che tormentano l'umanità da millenni: come il faticoso 'guadagnare la stazione eretta' degli avi cavernicoli - e mantenerla il più a lungo possibile durante i drammatici tre/quattro minuti dell'avvinghio (i maestri la chiamano 'postura' o 'restare in asse'). E se già gli osteopati ci dicono che la 'stazione eretta' è un azzardo evolutivo, figurarsi il tango e le acrobazie di certuni da bungee jumping con caduta di mille metri all'ingiù perché 'la vita è adesso' e senza adrenalina 'non è vivere'.

E c'è chi ne fa una questione religiosa di 'sette' (non nel senso del numero) mistico-sufi, da cui le frequenti domande tra ballerini: 'Tu balli 'salon' o ' milonguero'?' 'No, no. Io ballo 'nuevo'. Che nel settore delle minerali si traduce con: 'Liscia, gassata o ferrarelle?' con l'inevitabile 'plin-plin'.

Però, dicono, aiuta a combattere il parkinson e l'alzeheimer e forse qualche altra mezza dozzina di patologie correlate, perciò: 'Ballate, ballate, ballate.' e riempite le milonghe. I maestri saranno felici e io pure. E considerate che, se un famoso attore passa tranquillamente dal ruolo di panificatore di mulini felici e galline fedeli a quello di incantevole seduttore e ballerino mirabile, sicuramente qualcuno tra voi, tangheri nuovi e novissimi, 'ce la può fare', non foss'altro che per la 'legge dei grandi numeri', - e molti nuovi maestri cresceranno e garantiranno la 'moltiplicazione della specie' e i 'cento fiori' delle cento scuole. Andate e moltiplicatevi, cari. Il futuro è vostro. Che Borges sia con voi e vi elevi lo spirito.

(Per la serie: 'Tutto quello che avreste voluto sapere sul tango e non avete mai osato chiedere')

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I fratelli Macana ballano una milonga al Liberty di Viareggio il 2 gennaio 2010. Il massimo della tecnica.

 
 
 
 
 

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