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Messaggi di Dicembre 2020

Negli anni e decenni a seguire

Post n°1456 pubblicato il 24 Dicembre 2020 da fedechiara
 



Negli anni e decenni a seguire 24 dicembre 2016

E, finalmente, dopo essere transitato dal regno dell'utopia buonista e misericordiosa all'osservazione disincantata della cruda realtà dei fatti e delle cronache d'orrore dei 'radicalizzati sul web' che si fanno assassini e stragisti di civili inermi e incolpevoli - e aver lungamente osservato la deriva di questi nostri anni di un mondo rotto e impazzito e le sinistre europee che pretendono di spacciare l'accoglienza caotica a sei cifre in sistema di s-governo del caos sociale che ne deriva - posso togliermi qualche sassolino dalle scarpe e far notare e rivendicare urbi et orbi che la tripletta della brexit-Trump-referendum renziano al 60 per cento di 'no' sono pugni formidabili sferrati dagli elettori di buon senso e che 'votano di pancia' al mento di quella pretesa 'intellighenzia' di sinistra supponente e arrogantemente stupida che tuttora sostiene e si sostiene sull'utopia globalista e multietnica e 'no borders' priva dei necessari correttivi d'ordine e di compatibilità economiche e rispetto e considerazione dei fragilissimi equilibri sociali che si rompono con l'immissione forzata nelle città e paesi di migliaia di disoccupati a vita.
E mi vengono in mente le colossali idiozie concettuali e le seghe mentali di quei tali che sostengono pubblicamente - perfino su facebook! massima vetrina post moderna del 'fare outing' e del 'dire la propria' - e plaudono alle inesauste violazioni delle frontiere a sei cifre annue e ai clandestini che sciamano a migliaia di là delle frontiere chiuse e vanno ad ingrossare le fila dei disoccupati dei quartieri-ghetto del Belgistan, Parigistan e Sesto san Giovannistan - e indicano questa tragedia ed emergenza europea quale giusta punizione dei pretesi crimini del colonialismo dei nonni e diritto assoluto degli africani tutti di cercare un inserimento de facto e buonisticamente imperioso, sostenendone la clandestinità fin dentro le 'giungle di Calais' e quelle di Ventimiglia e aiutandoli a nascondersi sui cassoni dei camion diretti in Gran Bretagna.
Come a dire che dobbiamo batterci i pugni sui petti e biascicare in permanenza i 'mea culpa' della civiltà occidentale perché esiste per davvero il 'peccato originale' del catechismo d'antan e delle vetuste leggende religiose e siamo tutt'ora colpevoli della trasgressioni di Eva ed Adamo che hanno addentato la mela proibita, ma ci facessero il piacere.
E speriamo che la somma dei morti delle stragi che l'Europa ha subito negli ultimi due anni orribili del suo affanno immigratorio e melting pot sempre più conflittuale e di faticosissima integrazione li abbia fatti rinsavire un poco, quei dessi, ma ne dubitiamo, perché certe malattie neuroniche sono refrattarie agli antibiotici del comune buon senso - e agli elettori europei toccherà continuare a dare continui pugni sotto al mento e mandare a casa definitivamente questi imbelli e incapaci s-governanti europei, Juncker e la Merkel in testa, responsabili dei conflitti che ci toccherà elaborare negli anni e decenni a seguire.


ctt
Ciechi, sordi e frastornati. 24 dicembre 2017
E forse è l'arte, piuttosto che il dibattere politico e sociale avvelenato dalle elezioni prossime venture, a dire il vero e il giusto della maledetta questio delle inesauste immigrazioni a sei cifre in un paese provato e profondamente mutato dalla crisi dei trent'anni ultimi scorsi e dalla guerra intestina che ci hanno dichiarato gli assassini islamici 'radicalizzati sul web' – molti rinnegati cittadini europei di seconda o terza generazione di immigrati, come ci raccontano le cronache.
E chissà che significa quello 'scacco al re' del quadro in questione che mostra una scacchiera liquefacentesi sul suo bordo sud da dove avanza un 'barcone' col suo dolente carico di richiedenti asilo – e chi/cosa rappresenta il re sotto scacco e quali dolenti pensieri attraversano la mente del giocatore che quello scacco ha subito.
E la questione della cittadinanza facile da concedere a chi e perché e quando e dopo quale percorso di integrazione compiuta e manifesta si sposta fortunatamente più in là, malgrado il gesto disperato dei digiunatori davvero degno di miglior causa, - e resta il fatto che qualsivoglia gesto politico di apertura e accoglienza dovrà misurarsi in futuro con il verdetto degli elettori e di quegli italiani/e che giudicano e giudicheranno folle, nella cabina elettorale, il proseguimento delle politiche di accoglienza del duo Renzi/Alfano, tardivamente corretto dal Minniti in limine mortis e col correttivo elettoralistico dei 'canali umanitari'.
Dei quali canali non si sente il bisogno e l'urgenza prima di aver smaltito il pregresso di clandestini che abbiamo importato a man bassa - e l'Europa invano ci chiedeva a mani giunte di fermarci e fermarli, chiudendo le frontiere a nord e ad est una dopo l'altra.
Gli dei accecano chi vuol perdere, si dice, ma per la platea degli elettori pd buonisti ad oltranza e misericordiosi a sproposito i metaforici dei non si limitano ad accecarli, bensì li assordano e li frastornano mentalmente.
A noi elettori di renderli muti da marzo e per molti anni a seguire.
Amen e così sia.
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Cesarismi di ieri e di oggi

Post n°1455 pubblicato il 23 Dicembre 2020 da fedechiara
 

  • E sarà per il cesarismo incauto dei coniugi Zara/Pasin, intestatari della villa che ho nei pressi di casa, che hanno finalmente installato il cancello dell'ingresso laterale dopo lunghi anni di incuria e sopra vi hanno apposto la corona dorata dell'Impero e il serto napoleonico, di quando la villa era sede dello stato maggiore nel corso della campagna d'Italia – che mi decido a dire perché considero un filo pazzo quell'Uomo che, in morte, si meritò i noti versi manzoniani:
    'Ei fui, siccome immobile / dato il mortal sospiro / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro. Così, percossa, attonita / la Terra al Nunzio sta / muta…'?
    La Storia vista dalle radici ha prospettiva fortemente schiacciata, come il Cristo morto del Mantegna coi piedoni in primo piano, ed è per questo che, col senno di poi, mi appare pura follia quel cesarismo del Bonaparte che si fece imperatore dei francesi calcandosi d'imperio in testa l'antica corona degli avi conquistatori e lasciando a muso duro il papa da un canto, chiamato a presenziare obtorto collo alla cerimonia - testimone passivo di un evento per lui altamente indigesto.
    Come poteva quell'uomo, pur vincitore di molte battaglie campali nelle frammentate terre di Europa, non avere il senso della caducità degli umani eventi, il suo compreso, e non pensare che la sua statua imperiale che seppelliva la Rivoluzione con ignominia, aveva i piedi d'argilla – come tutti i neo regni satelliti fragilmente dominati dai suoi fratelli e sorelle e dal vario parentado imperiale?
    E che dire di quella sua ricerca ossessiva di un erede che lo spinse a ripudiare l'amatissima Josephine e a prendere in moglie dinastica Maria Luisa d'Austria – la figlia di un altro imperatore sconfitto in battaglia- che mai amò il suo obbligato parto francese e lasciò il figlio, il preteso 're di Roma' napoleonico, solo e depresso a Vienna, nell'ostica corte del nonno severo, a considerare tristemente uno zero tondo quei soli ventuno anni di vita concessigli da un destino 'cinico e baro'?
    Tutto quell'amabaradan di trionfi - e i quadri di pittori famosi e la colonna celebrativa di place Vendome e i poemi a lui dedicati di poeti servili - tutto confluì, nel breve volgere di un decennio fastoso e inebriante, nella discarica dell'esilio dell'Elba e nella cocente illusione di un ritorno ai fasti imperiali conclusa sul campo di Waterloo fitto di morti e feriti - e quell'espressione scatologica di disappunto di Cambronne, il generale giunto in ritardo all'appuntamento con la Storia.
    Ma, forse, la grandezza di quel condottiero che rese definitiva la cesura storica della Rivoluzione che lo aveva lanciato nell'agone della Grande Storia è tutta contenuta proprio nello sfidare impavido che fece la brevità dei decenni, in barba al senso del ridicolo che proviamo noi che lo osserviamo dall'alto degli anni duemila e venti e siamo testimoni della sua riduzione a cenere e polvere e dei guasti che ne seguirono.
    E, con Manzoni, riflettiamo sulla caducità da lui bravamente sfidata con la stessa follia che animava Alessandro Magno, Cesare e Annibale Barca il Cartaginese – capace di sconfiggere a morte l'impero di Roma, ma finito, poi, esule in Oriente dopo la definitiva sconfitta di Zama.
    Tutto ei provò: la gloria
    Maggior dopo il periglio,
    La fuga e la vittoria,
    La reggia e il tristo esiglio:
    Due volte nella polvere,
    Due volte sull’altar.
    Ei si nomò: due secoli,
    L’un contro l’altro armato,
    Sommessi a lui si volsero,
    Come aspettando il fato;
    Ei fe’ silenzio, ed arbitro
    S’assise in mezzo a lor.
    E sparve, e i dì nell’ozio
    Chiuse in sì breve sponda,
    Segno d’immensa invidia
    E di pietà profonda,
    D’inestinguibil odio
    E d’indomato amor.
    (...)
    Fu vera gloria? Ai posteri
    L’ardua sentenza: nui
    Chiniam la fronte al Massimo
    Fattor, che volle in lui
    Del creator suo spirito
    Più vasta orma stampar.
    Sono strane davvero le orme del Massimo Fattore.
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    L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto

 
 
 

Figli di un dio minore

Post n°1454 pubblicato il 22 Dicembre 2020 da fedechiara
 

 


 

Figli di un dio minore - 22dicembre 2019
E, a ri-sfogliare il taccuino fotografico su cui mi sono appuntato le suggestioni artistiche della 58ma Biennale, saltano agli occhi i grandi ritratti che fanno tanto 'global exibitions' delle metropoli europee: di genti varie e diverse che vanno e vengono davanti a quelle icone già smantellate e riposte nei magazzini e sono esse stesse (le genti) ombre di intenzioni e azioni e 'performances' artistiche e installazioni 'site specific' e fantasmi di un tempo appena scorso e già parte dell'eternità della memoria.
E nel ricordo ancora vivido del troppo che ingombrava la mente nei padiglioni e nel chiuso dei cantieri dove si ristoppavano e rintoppavano le galere serenissime oggi rin-vengono in solare evidenza gli splendidi ritratti di Soham Gupta: di una umanità di cui non vogliamo far parte agente e partecipante, ma è parte di noi per sottrazione e deturpazione e carenza di immaginazione: di come si possa essere e dirsi umani anche a quel modo sgomentante di 'figli di un dio minore'.
Ed è un 'mettere le mani in pasta', il suo, sapientissimamente, di un mondo che tanto globale (e condiviso/ibile) non è se ancora si mostra ed è osservato fuori dai quadri da quegli occhi bianchissimi in un mare di oscurità caravaggesca da cui scaturiscono le immagini mitiche della Madre con Bambino e la Viandante e i Miserabili incredibilmente allegri (allegria di naufragi) di una Calcutta che batte dieci a zero la Parigi miserabile di Hugo - e tuttora impaura gli aspiranti visitatori che si rifugiano nelle ambasciate di pertinenza e chiedono il rimpatrio, dopo solo uno o due giorni di permanenza in terra aliena.
Perché la Miseria è in noi, visitatori occidentali, per antica sottrazione e fragile sviluppo economico (oggi insidiato dappresso dall'Asia) e obnubilata e distolta dai pensieri fino al momento della oscena Rivelazione di come si possa esistere e ridere e sorridere a quel modo e dirsi umani anche nei bassifondi di quella metropoli detestata da Ghandi che, nei suoi giri elettorali, raccomandava agli indigenti e ai mendicanti butterati il 'ritorno ai villaggi' quale panacea di quella oscenità indossata con naturalezza e che ci riporta ai quesiti fondamentali del vivere (dove e come) e del morire.

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Faticose verita

Post n°1453 pubblicato il 21 Dicembre 2020 da fedechiara
 

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In verità vi dico che nessuno ha vero potere sulle cose e sugli eventi che accadono, però alcuni ci provano – vedi Licio Gelli, ad esempio, e qualcosa gli è riuscito di ficcarlo nell'immonda saccoccia 'politica'. E di Putin si dice che elimini (faccia eliminare) fisicamente i suoi oppositori, ma Donald Trump se ne stupisce e dice che fatica a crederlo vero perché ne ha stima - e qui si torna alla casella di partenza della verità che nessuno ha in tasca e la possiede (di certo non i nostri giudici di ogni ordine e grado), nemmeno quel grande profeta palestinese che di nome faceva Iesùs o Yehoshùa e i suoi seguaci scrissero che avesse il vezzo di cominciare i suoi discorsi/apologhi con quella formula un filo presuntuosa: 'In verità vi dico'.
E i molti e litigiosissimi seguaci 'cristiani' che parteciparono ai vari Concili nelle diverse città degli Imperi che si sono succeduti e sfasciati - per mettersi d'accordo sulle tesi contrapposte e contrastare le apostasie o le eresie - ripresero quel suo vezzo e gli misero in bocca il detto : 'Io sono la Via, la Verità, la Vita.' del catechismo nostro di bambini cattolici per nascita e battesimo in un qualche paese dell'Occidente.
Peccato che la Via di quand'ero bambino sia profondamente diversa da quella percorsa dai vari papi che si sono succeduti sul soglio di Pietro e oggi trionfa la Misericordia di Francesco, l'ultimo regnante che ha grosse difficoltà a gestire la Dottrina e sulla scottante questione dei gay nella Chiesa si è trincerato dietro un pilatesco: 'Chi sono io per giudicare?'. Che è come dire 'fate un po' il caxxo che vi pare', tanto questo mondo caotico del terzo millennio non lo governa più nessuno figuratevi io che son nessuno. E resta il dubbio che Di Là e nella valle di Giosafatte il Supremo Giudice e i suoi aiutanti saranno altrettanto bonari e comprensivi e assolutori, - chi resusciterà vedrà e saprà e gli inferni e/o paradisi saranno suoi.
E nessuna Via, Verità e Vita catechistica si dà neanche in politica – che è il regno del possibile e anche dell'orribile delle stragi dei terroristi islamici di questo 2015 maledetto che ha cambiato faccia all'Europa, ma già quella che aveva, nelle banlieues del disagio sociale e territorio metropolitano negato ai quotidiani controlli di legalità delle forze dell'ordine parigine, era una brutta faccia, una escrescenza e metastasi del mondo rotto che ha lanciato i rottami delle sue esplosioni e guerre dentro le metropoli europee oggi prede del disordine e del sospetto che il vicino di casa o colui che ti cammina a fianco lungo le corsie dei supermercati di quartiere sia il prossimo assassino che grida improvvisamente 'allah u akbar' sparando all'impazzata contro chiunque gli capiti a tiro.
E dio non è affatto grande, come ci racconta il bravo Christopher Hitchens nel suo libro bensì è immagine asfittica del nostro immaginario irreligioso – che non sappiamo dire se veramente siamo 'credenti' in qualcosa che non sia questa idea di un futuro gramo che ci aspetta e le 'magnifiche sorti e progressive' che illusero gli uomini di fine Ottocento definitivamente morte e sepolte. E i viaggi spaziali ridotti a mito e illuminazione fantastica del solo Jules Verne, dopo il taglio dei fondi alla Nasa e i disastri delle missioni Apollo - e chissà se mai visiteremo quelle stelle e le galassie che studiamo accuratamente coi telescopi sempre più potenti montati sulle sonde spaziali.
Mi manca una visione di prospettiva, è vero, è tipico di chi è entrato nel cono d'ombra dell'età avanzata, ma pare che neanche i sedicenti 'giovani' ne abbiano una e la sappiano illustrare e ci convincano, al tempo in cui la Storia va 'col passo del gambero'.
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Mitici ratti

Post n°1452 pubblicato il 20 Dicembre 2020 da fedechiara
 


19 dicembre 2015

Il ratto d'Europa è mito lontano nel tempo ma, come gran parte dei miti, ci perseguita e ricorre stravolto nell'immaginario di noi 'europei' (lo siamo?) perché non è Giove Pluvio mutato in toro arrapato che ce la rapisce e porta via, bensì, volta a volta, i vari capi di stato dei molti (troppi?) Stati membri che si oppongono alla dittatura dell'Esecutivo e/o dei 'poteri forti', - che nessuno sa ben dire chi sono e perché sono così perversi e pervicacemente contrari agli interessi dei diversi popoli 'europei' malamente affratellati. ('Tutti citrulli siamo e questo è quanto / se ci ripenso, quanto è vero il sole / dalla vergogna mi si muove il pianto. / Non credo più nemmeno nelle scuole.' Così scriveva un avvilito Fucini dei popoli italici malamente affratellati dopo 'l'Unità d'Italia'.)
Oppure, gli stati membri, si oppongono alla 'dittatura della Merkel' - capro espiatorio buono per ogni improperio/invettiva perché ha un nome e un volto e una fama consolidata di 'uomo forte' che fa e disfa a piacimento le cose d'Europa malgrado quel suo viso paciocco e la stazza e l'espressione bonaria di una zia amorevole e comprensiva. Che gioca, spesso, al 'poliziotto buono e quello cattivo' lasciando a Schauble il ruolo ingrato di menar fendenti e pugni al basso ventre - e lei si ritaglia il ruolo di conciliatrice finale e capo di stato responsabile capace di ricucire ogni strappo di quel tessuto che ha ormai più toppe che trama uniforme e lo chiamiamo ottimisticamente' Europa'.
E, ieri, ecco Renzi - il nostrano imbonitore che: 'Venghino, venghino, siore e siori. Più gente entra più bestie si vedono!' - rubare la scena a una Merkel annoiata e infastidita per l'ennesimo berluschino italico che 'ci prova' e la accusa di non essere la donatrice di sangue che pretende di essere, ma senza di lei - è a tutti evidente - i polli del pollaio-Europa starebbero a testa in giù legati insieme per le zampe o a beccarsi chiusi nelle stie stivate sui camions che li portano al mercato per la s-vendita settimanale.
E il nostrano imbonitore ha un bel provarsi a fare il gallo, ma resta il vanitoso pollo delle origini e giova a poco lamentarsi dell'ennesima procedura di infrazione che ci piombata addosso per la nostra inefficienza conclamata nello schedare i migranti e così distinguere il grano dei veri 'profughi' dal molto, troppo loglio dei 'migranti economici' che 'ci provano' a farci fessi e fra essi c'è pure il 'foreign fighter' dei prossimi attentati mortali delle 'allerta quattro' di questi giorni e prossimi mesi.
E sono stati molti, ieri, nel corso del vertice europeo, a dirlo erede di berlusconi e rodomonte parolaio che spara contro la croce rossa di un Europa in sempiterno affanno solo per distrarre gli psicolabili che ancora ne bevono le vuote verbosità – e il caso Boschi racconta, invece, agli italiani i vecchi vizi e vizietti di una mala politica che doveva tutto rottamare, ma naufraga nella risacca della vecchia politica mai doma il cui ispiratore occulto è morto l'altro ieri di anni 96 e chissà che pacche sulle spalle col nipotino di Belzebù che l'ha preceduto. Parce sepulto.

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