Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2021 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

fedechiaraQuartoProvvisoriosurfinia60aracnoid.999assetzsoraandsakiMargBooksg1b9annaluciadgl3cassetta2chemiasrl.vanimasugyatorogodsbaglisignoragiancarlomigliozzi
 

Ultimi commenti

L'unico in spolvero è stato Trudeau, un "figo...
Inviato da: aracnoid.999
il 15/06/2024 alle 10:29
 
Poi, dopo averlo letto fino in fondo e aver meditato,...
Inviato da: fedechiara
il 08/06/2024 alle 07:17
 
Letture consigliate. L'altra narrativa. Guerra in...
Inviato da: fedechiara
il 07/06/2024 alle 07:11
 
Mi piacerebbe. Sai lo scoop.Tutto quello che avremmo potuto...
Inviato da: fedechiara
il 07/06/2024 alle 07:09
 
scrivi da Mosca?
Inviato da: cassetta2
il 06/06/2024 alle 17:04
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi di Ottobre 2021

Prima delle clausure

Post n°1804 pubblicato il 26 Ottobre 2021 da fedechiara
 


Quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte? 26 ottobre 2018
Giunto alle soglie dei biblici settanta, il mio cervello, di notte, si dà alle pazze storie e ne inventa di tutti i colori e trame strampalate. E, stanotte, conoscendo la mia intenzione di recarmi a visitare il paese del grande vecchio, Borges, il nume tutelare degli scrittori latino americani, mi ha proiettato in video e in voce una confusa trama di bohème argentina - con scrittori commisti a tangheri e belle donne che pazziavano in un locale malfamato (ma perché non si può dare buona letteratura e bohème anche nei bei locali eleganti? Il nostro Magris, ad esempio, ha scritto 'Danubio' e altri saggi magistrali seduto al tavolo di un bellissimo caffè storico di Trieste).
E se questo buffo sogno, uno dei mille che percorrono regolarmente le mie sinapsi in libertà, mi ha colpito e l'ho ricordato al risveglio è perché il mio cervello, fattosi menagramo, come ogni tanto gli capita, metteva in bocca ad uno scrittore riunito in quel locale di gente varia il titolo di un suo romanzo in gestazione: 'Quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte?'.
Da toccarsi di sotto e munirsi di cornetti di plastica e il 13 in cornice metallica.
E, in verità, ciò che mi spaventa della morte (e un po' mi irrita. Possibile che non esista una eccezione che sia una a questo strano fenomeno di partenze e commiati misteriosi? Ci sono eccezioni per tutto, mannaggia!), ciò che mi spaventa, dicevo, è la mancanza di orizzonti predicibili, come si fa per ogni viaggio – con le guide della Lonely Planet che ci raccontano di città caotiche e intriganti e bei musei strapieni di opere d'arte e di grandi ghiacciai che franano direttamente in mare e di laghi salati e alberghi fatti di sale dove la notte le temperature scendono a -25.
Ecco il Grande Viaggio, invece, non ha narrazioni credibili, non ha luce e orizzonti di cielo e soli e lune - per contrasto con quanto le leggende religiose ci hanno raccontato di Empirei e paradisi fitti di angeloni e di santi (Oh, when the Saints...) e il ditone del Padreterno svolazzante che incontra quello del progenitore come nelle magistrali pitture nella Sistina di Michelangelo.
E, poi, mi secca alquanto constatare di essere prossimo a una dipartita (ogni giorno in più è un magnifico regalo) giusto quando il mondo degli uomini sta per esplodere fragorosamente tra marce di honduregni in fuga dalla miseria a migliaia (questo è lo 'storytelling', la narrazione compiaciuta delle sinistre di s-governo, ma pare che dietro ci sia l'organizzazione del solito Soros), bombe nelle case dei cicaleggianti democratici americani dei cachinni anti Trump, e il nostro Salvini che mena terribili fendenti pre elettorali all'indirizzo di Juncker e Moskovici, che il diavolo se li porti, insieme a Macron.
Che è come se ti spegnessero il televisore durante una partita di volley femminile tra l'Italia e la Serbia, e non sai se l'ultima schiacciata della Paola era dentro la linea, mannaggia,
'Fermate il mondo voglio scendere', diceva un noto adagio. Per me, invece, è importante sapere quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte. Ho troppe cose ancora da vedere e raccontarvi.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone

 
 
 

Il giudizio di Dio nelle aule di giustizia.

Post n°1803 pubblicato il 25 Ottobre 2021 da fedechiara
 

Il giudizio di Dio nelle aule di giustizia.
Se riuscite ad accettare il buffo prestito della faccia di Jason Bourne al tracagnotto Jean de Carrouges e l'improbabile Ben Affleck nel ruolo del conte Pierre, aristocratico del 14simo secolo che decide, col modo odioso e imperativo degli aristocratici, del destino dei suoi sottoposti e dei leccapiedi di corte, è fatta: 'The last duel' di Ridley Scott vi piacerà un sacco.
E non solo per le meravigliose cavalcate in quei paesaggi brumosi della Normandia di cavalieri e soldati pesantemente bardati e gli sfondi grigi e marrone che riescono a ricostruirci l'aspetto delle città di allora e i costumi delle donne e dei mercanti tra i banchi dei mercati e gli interni dei castelli medioevali e delle grosse torri che bene ci ragguagliano su come vivessero quei tali protagonisti di 'una storia vera' - i nostri progenitori che la vita media non superava i 45 anni di età e morivano come mosche di peste, di fame, di saccheggi e di Inquisizione.
E' una efficace ricostruzione delle vite e del 'sentire' comune dell'uomo medioevale, obbediente a Dio e ai suoi re (e ai conti e ai marchesi), che ci viene restituito da Scott e dai suoi attori – e si sarebbe potuto far di meglio, mostrando il dettaglio del lavoro sui campi e il sudore dei contadini e gli interni delle misere capanne e la quotidiana fatica delle mogli-madri – ma il soggetto del film era il conflitto tra un soldato 'duro e puro', valente e micidiale sui campi di battaglia e fin troppo ligio al senso dell'onore ereditato dalla casata dei Carrouges, e un soldato 'cortigiano', un bellone, un 'figo' opportunista e capace di far crescere il proprio patrimonio di terre ed onori alla corte del conte Pierre anche a danno dell'amico-rivale de Carrouges.
E lo spirito e il 'comune sentire' dell'uomo medioevale comprende anche la donna, di converso, onesta e pura e gentile, come si conveniva nelle chansons dei 'troubadors' a quei tempi, ma solo ai piani alti della scala sociale, perché in basso erano le grida di dolore e gli accenti d'ira della miseria urbana e contadina e i gemiti delle prostitute e le grida inascoltate delle vittime degli stupri di guerra e di saccheggio.
Ma lo stupro clamoroso di Marguerite de Carrouges non è uno stupro di guerra, bensì una sanguinosa, premeditata offesa all'onore dell'amico-rivale partito in guerra, un inganno mascherato da irresistibile brama amorosa e giustificato dallo stupratore cortigiano con la frase: 'Non potevamo resistere al nostro impulso.' - che coinvolgeva falsamente la donna stuprata come oggi tentano di fare tutti i post moderni stupratori in cronaca con l'ausilio dei valenti avvocati e la difesa d'ufficio dei cattivi padri e delle madri.
'Se l'è andata a cercare.', per intenderci, oppure 'era consenziente' – e scusate se c'è scappato qualche gemito di troppo in corso d'opera che lo proverebbe, secondo i cinici avvocati degli imputati che mostrano in aula i video dell'infamia. E viene in mente la frase di quel ricercatore universitario immigrato da noi qualche anno fa che, a un tal proposito, diceva ammiccante: 'Il brutto è solo all'inizio, poi la donna gode.' Armiamo un drone o proviamo a ben dirigere la traiettoria di caduta di un meteorite.
E la nobiltà d'animo della donna, il suo coraggio leonino, è quello di affrontare, insieme, l'ira terribile del marito offeso e di sostenere in pubblico l'accusa di stupro contro tutto e tutti. Fino all'appello finale al re e l'invocazione del 'giudizio di Dio' - obsoleto nel secolo 14esimo che si apriva ai lumi della Rinascenza.
E il marito le crede, è con lei, la sostiene in giudizio e si accolla l'onere della suprema prova del sanguinosissimo duello e supera l'ira sorda contro la moglie e, malgrado il malanimo dell'onta subita tenga aperta la ferita, non demorde dalla sua richiesta di fronte al re e ai giudici che mette a repentaglio la vita e l'onore di entrambi i coniugi.
E assistiamo allo snocciolarsi delle frasi odiose dei giudici in veste di religiosi che insinuano, con le frasi subdole di un Medioevo mai sopito nei nostri animi, la seduzione da parte della donna e il suo attivo coinvolgimento e colpa e la conseguente falsità della sua accusa.
Ma Marguerite non demorde e si offre alla morte sul rogo, se il marito dovesse soccombere in duello, pur di affermare l'unica e sola verità dell'onta subita e dell'onore ferito.
E la catarsi finale del duello è l'epica, meravigliosa conclusione che la vede vincente; e partecipiamo con uguale ferocia e immedesimazione all'infiggersi profondo del pugnale nella gola dello stupratore e l'onore finalmente restituito ai coniugi de Carrouges, - come sempre dovrebbe essere, e passi che per ottenerlo si debba invocare l'improbabile e rischiosissimo 'giudizio di Dio' , fortemente raccomandato anche nelle presenti, post moderne aule di giustizia perché il giudizio degli uomini sgomenta.

 
 
 

Il paradiso degli induisti.

Post n°1802 pubblicato il 25 Ottobre 2021 da fedechiara
 


Questioni capitali 25 ottobre 2015
Si, lo so che tutti voi eravate in spasimante attesa delle determinazioni del Sinodo dei vescovi sulla famiglia e tremavate interiormente ed eravate in gravi ambasce per ciò che avrebbero deciso quei soloni buffamente vestiti in nero-viola in merito alla comunione per i divorziati.
Una questione di lana caprina che, confrontata con le chiese vuote e solo sparuti gruppi di anziani a fare presenza e dare testimonianza di una fede che residua nelle coscienze come un libro di cui si ricorda vagamente l'incipit e la trama e si impolvera e ingiallisce sugli scaffali, è come dire: 'non c'è più religione' - e la questione dei divorziati che chiedono a gran voce di tornare alla 'comunione' riguarda, forse, uno 'zero virgola' della popolazione e ci muove il sorriso.
E coerenza vorrebbe che ognuno aggiornasse anche questo capitolo della sua vita privata - dopo il fracasso delle lobbies gay che 'chi sono io per giudicare' e la misericordia spalmata come marmellata su ogni questione del vivere civile - e chi divorzia si mettesse l'anima in pace e registrasse i tempi nuovi del distacco e definitivo commiato tra la società laicizzata e le vecchie remore religiose buone solo per i musei e i raduni reducistici del 'come eravamo' e 'come sarebbe bello se...'.
E quello che stupisce e infastidisce del servaggio di stampa, e le televisioni tutte prone a un verbo vaticano quasi come alle balle quotidiane del Renzi/Berlusconi di turno, è che il 'sinodo dei vescovi' conquisti ancora le prime pagine e le aperture dei tigi. Sarà perché non c'era altro di meglio da gridare e sbattere in prima pagina, dal momento che le migrazioni sono entrate nel cono d'ombra delle stanche ripetizioni e dei numeri impazziti e delle tende bruciate davanti ai 'muri' che finalmente si erigono anche in Slovenia (in Italia no, ci mancherebbe: apriti cielo!), sia pure con colpevole ritardo?
E tutto questo parlare e offrire visibilità a senso unico alle supposte questioni religiose e ai vescovi fedeli alla Dottrina e ai papi misericordiosi che faticosamente mediano e tutto perdonano del Male e dei peccati del mondo continua a meravigliarci per la ridicola piaggeria giornalistica di cui si potrebbe finalmente fare a meno – in tempi in cui la politica si è sganciata dalle influenze vaticane (?) e la Dc è morta e sepolta e solo qualche suo zombie ancora circola nottetempo fuori dal Parlamento.
Perché, vedete, è come se sui giornali e sulle tivù dell'India comparissero, un giorno si e l'altro pure, le diverse e contrastanti interpretazioni dei sadhu e dei grassi sacerdoti dei templi su quanto è misericorde Ganesha dalla zanna spezzata e sul perché tiene la gamba levata in effige.
Gravi questioni filosofico-religiose che pure meritano attenzione - non foss'altro che per capire se gli induisti (gli islamici no; si pentano e si convertano ed espungano i maledetti terroristi dalle loro fila) entreranno in paradiso post mortem o se un tale orizzonte sia riservato solo ai cattolici non divorziati e alle famiglie tradizionali.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

Viaggi improbabili di vite seconde.

Post n°1801 pubblicato il 24 Ottobre 2021 da fedechiara
 


Second lifes e viaggi improbabili. 24 ottobre 2020
Ho una seconda vita. No, non la movida notturna, che avete capito, bensì sogni, molti e diversi e realistici nei quali risveglio persone del mio passato e le agito di una 'vita nova', ma dove non vale quasi mai il credo diffuso che 'i sogni son desideri' della nota canzone.
Più spesso sono rimproveri per 'ciò che poteva e non fu' e mestizie da capogiro per la mia inadeguatezza lunga una vita. Chi non ne ha da rimproverarsi scagli la prima pietra.
E alcuni sono 'sogni ad occhi aperti' e 'più veri del vero', per certi aspetti.
Quello di stanotte era un sogno di viaggio. Un viaggio estremo verso est da dove il sole sorge e verso quella Cina dei nostri tormenti, malefico virus compreso, ma anche terra misteriosa da sempre, dal tempo del viaggio a piedi dei Polo, mercanti di Venezia che ci narrarono della loro 'via della seta' e superarono mille difficoltà e conobbero popoli dalle curiosi abitudini e furono ospiti del 'kahn' delle loro fortune, e le molte ricchezze riportate miracolosamente in patria, in barba ai briganti sempre in agguato.
Ma il primo balzo di quel mio 'viaggio a piedi', al modo di B. Chatwin, lo facevo in aereo e dialogavo con una hostess e il co-pilota in pausa, confidando loro i miei dubbi sul senso che ha un viaggio a piedi, di questi tempi e alla mia età, non più fresca. E dicevo loro che non sapevo una parola di cinese e mi ero fatto scrivere da uno studente dell'università su un foglietto gli ideogrammi corrispondenti alle parole 'camera', letto, mangiare', le cose essenziali per chi viaggia e il suo tetto è 'un cielo di stelle'.
E, poiché questi sogni di viaggio ricorrono – e potrebbero essere il residuo notturno di un libro di Rumiz che sto leggendo: 'La leggenda dei monti naviganti' – mi sorge il dubbio che possano nascondere ed elucubrare il timore di un 'estremo viaggio' tipo 'partire è un po' morire' e chi si é visto si é visto, tocchiamoci di sotto.
E anche in questo caso ritorna l'influsso del maledetto virus e la lacrimosa, fastidiosissima proclamazione dei telegiornalisti dell'appartenere, noi della 'gioventù accumulata', ad una fascia di esserini fragili e rinsecchiti e da proteggere costi quel che costa : 'i nostri vecchi'.
Vecchi siete voi, vecchi dentro, non rompete.
E l'idea di un viaggio a piedi alla ricerca della fonte sempre nascosta e che mai si raggiunge della luce del sole è un po' il richiamo di un 'ritorno alle origini', ne converrete, un mitico andare a 'riveder la stella' fissa che ci illumina i giorni ma, insieme, l'abbandono di 'ogni usata, amante compagnia', del poeta sommo che chiede, invano, alla Luna: '(…) che sia questo morir questo supremo scolorar del sembiante e perir della Terra '.
Beh, un finale degno non c'è. Il mio viaggio si interrompe 'alle soglie dell'alba' con la maledizione di una realtà diurna di 'lockdown' annunciati e conclamati che, a Napoli, vedono già i primi scontri per le strade, segno di una insofferenza estrema di clausure e argini al dilagare della vita piena.
Arriveremo a scontrarci coi bastoni tra i guelfi mascherinati di tutto punto e armati dei micidiali d.p.c.m. terra-aria e i 'no masks' ghibellini disarmati, ma che si fan fuggiaschi e viaggiatori nei sogni, per il momento? Chi vivrà vedrà.

 
 
 

Pomposetti sul red carpet Europa.

Post n°1800 pubblicato il 23 Ottobre 2021 da fedechiara
 

Se volete sapere se Draghi è un 'novatore' della politica italica e grande leader risolutore dei problemi o, di contro, uno dei tanti leaderini di passaggio in posa sul red carpet di Bruxelles e destinato a prossima dimenticanza, leggetevi questo articolo. Dove ben si narra l'ennesimo 'nulla di fatto' dei troppi vertici di Bruxelles e il traccheggiare e barcamenarsi e 'tirare a campare' di questa gente pomposetta nelle foto, ma incapace di vero governo delle cose all'interno della superfetazione politica europea.
E passi per le questioni economiche che ci affliggono - e Draghi dovrebbe essere il nostro autorevole agente a Bruxellex, garante dei prestiti post pandemici che risolleveranno la nostra economia (si dice, si racconta sulle pagine della stampa embedded).
Ma è sulla annosa questione 'dei migranti', clandestini che premono alle frontiere-colabrodo del continente in affanno, che 'si parrà la sua nobilitate' – e non pare proprio che alcunché di nobile sia uscito da questo Con(s)iglio europeo litigioso e che proprio non vuol saperne di uscire dal cappello del prestidigitatore di scarsa arte e perizia teatrale.
Perciò ci teniamo tutti quanti i 'richiedenti asilo' (in larga maggioranza clandestini non rimpatriabili a causa della distruzione dei documenti e degli iterati ricorsi in tribunale dei respinti in Commissione) più quelli che l'Europa ci restituisce perché abbiamo consentito furbescamente che varcassero le frontiere Schengen colabrodo e cercassero fortuna di là delle Alpi.
Però il Draghi si è appuntato sul petto il gagliardetto dei misericordiosi (a sproposito) 'no borders' dicendo 'no' al finanziamento europeo dei muri che si costruiscono ad est, sul vallo balcanico da cui potrebbero entrare i milioni di siriani/afghani che Erdogan minaccia di rilasciare aprendo la diga del Vajont della frontiera turca. Un gran risultato, non c'è che dire, per il nostro Risolutore e reuccio insostituibile e tappabuchi istituzionali prossimo a transitare al Quirinale.
E i paesi detti 'sovranisti' perché hanno deciso di disattivare con un certo anticipo la spoletta della bomba immigrazione, se volessero smascherare gli ipocriti che si stracciano le vesti di fronte ai muri che si erigono a est, dovrebbero prendere esempio da Erdogan e minacciare sfracelli e far crollare le dighe e aprire corridoi di facile transito per le colonne di clandestini in marcia verso la Germania e la Francia e l'Italia e vedrete allora che i muri della discordia si erigerebbero a tamburo battente ad ogni passaggio di frontiera e l'Europa aprirebbe i cordoni della borsa senza troppi ipocriti lai e geremiadi buoniste posta di fronte all'emergenza.
Prendessero esempio da Kamala Harris, questi s-governanti imbelli, che in Messico ha detto a chiare lettere dolenti ai milioni di aspiranti migranti 'restate a casa' e, per la cronaca, è il vice presidente degli Stati Uniti d'America e membro autorevolissimo del partito democratico.https://www.adnkronos.com/migranti-harris-rincara-la-dose...

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963