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Messaggi del 31/05/2018

L'altro ieri accadeva

Post n°507 pubblicato il 31 Maggio 2018 da fedechiara

Grazia del ciel, come soavemente...

E' come la 'sindrome della pagina bianca' che affligge gli scrittori. Per giorni e giorni è il vuoto che la fa da padrone nella tua mente e niente di notevole, di memorabile vi si affaccia - come se il mondo si fosse appiattito e la gente improvvisamente tutta rinsavita o rintanata causa pioggia e che non da adito ai commenti indignati, ai dibattiti, alle polemiche.
Perché, lo sapete, noi esseri umani vogliamo continuamente stupire ed essere stupiti – e i giornali vivono sullo scandalo permanente e fa notizia 'il padrone che morde il cane' e non viceversa e, parafrasando il Metastasio: 'E' lo stupire il fin delle gazzette'.

Ma, da giorni, niente più ci stupisce. berlusconi è silente in attesa di arringa difensiva dei suoi 'cavalli di caligola' Longo e Ghedini e parlano in sua vece i suoi bravi, la santanchè e gasparri, ma è come quella storia in cui si racconta che: 'Bussarono alla porta, andai ad aprire e vidi il Niente.'

E neppure il Grillo ci stupisce più. Che fosse Parlante, lo sapevamo e, parla che ti riparla, qualche Grossa Sciocchezza la macini, è inevitabile. 
Dovremmo tutti tornare al silenzio di un cielo fitto di stelle o di un paesaggio di straordinaria bellezza e nutrirci di quel silenzio e tenerlo dentro a lungo – e imparare a fissarci negli occhi e cogliervi delle emozioni silenziose - ci farebbe un gran bene, credo.

Perciò non vi tedierò oltre e propongo alla vostra riflessione solo un paio di distici old style che potrebbero sostituire nei vostri cuori e le menti tutto l'avvilente bailamme di una politica che rottameremmo per intero, se fosse per noi, e trasferirci a volo d'uccello, che so, tra i fiordi della Norvegia o a Giava, a imparare il teatro delle ombre e rappresentarlo, poi, qui da noi, per la gioia dei bimbi – colla parte del cattivo affidata, ca va sans dire, a berlusconi-lex luthor e il redemptor a Letta, gravato della croce di governare le larghe discordie.

Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto
ora t'effondi, che non è fugace,
per me trasfigurata in alta pace
a chi l'ascolti.

Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pel sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni filo d'erba ti sorride,
solo a te sola.

Tanto avevo in animo di dirvi oggi. Godetevi il grigio del cielo e sperate nel sole. 
Verrà, lo so per certo. C'è sempre un po' di sole nascosto nell'aria che intiepidisce. 
E fu subito estate.

 
 
 

Le linee di Nazca e altre storie

Post n°506 pubblicato il 31 Maggio 2018 da fedechiara
 

Ieri accadeva

Andare per mostre (2)

...ed è come un excursus storico di grande respiro e 'preso alla lontana'. Come se, per dare un senso alle architetture post moderne dovessimo sempre rapportarci alle origini. Da dove veniamo per capire dove andiamo, - se davvero andiamo da qualche parte e un qualche 'progresso' connota il nostro andare a tentoni nella Storia. 
E c'è chi ci rappresenta l'informe concretezza del caos come una nuvola rappresa che l'uomo domina da par suo ed esplora le sue caverne e interne concrezioni e gruviera speleologici e chi ci ricorda l'opera e l'ingegno di ricercatrice di Maria Reiche – la cui suggestiva foto di schiena in piedi su una scala di alluminio e di fronte l'arido deserto delle 'linee di Nazca' campeggia nel manifesto della Mostra. 
Foto emblematica che ci dice che ogni opera geniale e meritevole di attenzione nasce dalle piccole cose: la sua scala di alluminio di ricercatrice così come i paletti e le corde degli architetti della civiltà Nazca che servirono a disegnare quelle enormi figure che dovevano essere viste dal Cielo, secondo alcuni ricercatori, e segna(la)re una comune 'via delle stelle' (da dove veniamo e dove andiamo), ma, secondo altri, servivano piuttosto a un progetto di irrigazione, - buffa ipotesi per un deserto così arido e privo di vento che ci ha conservato i meravigliosi disegni aero-terrestri per secoli.

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Per le antiche scale

Le scale, si sa, sono fondamentali nelle nostre e altrui vite. Trascurando la 'scala al Fattore' del nostro Sommo – uno dei più alti esempi di un uso strumentale del corpo e della figura della Donna – e il suo tardo e doloroso 'scendere e salir per l'altrui scale' che sapevan di sale, le scale sono la fatica improba che devono affrontare gli anziani che non hanno provveduto per tempo a trasferirsi al piano terra, ma anche le ardite infissioni sulla roccia di alcune vie ferrate che ci portano brevemente in cima alla montagna ( con lo spaventoso vuoto alle nostre spalle) - e da lì osserviamo il mondo sottostante improvvisamente chetato e non più conflittuale nelle limpide giornate dell'estate di alta quota. Ubi maior minor cessat.

E Maria Reiche, grande studiosa delle 'linee di Nazca' (Perù), - che interpretava quali antiche raffigurazioni ispirate alle costellazioni celesti – saliva su una leggera scala mobile di metallo per riuscire a meglio vedere i particolari delle linee tracciate da popoli misteriosi rimuovendo le pietre superficiali di quel deserto privo di vento e di piogge che ce le ha conservate.

E costruttore di meravigliose ed elegantissime scale in pietra era l'architetto Carlo Scarpa, pura intelligenza nostrana, che le progettava e faceva costruire prive di ringhiera e quel suo vezzo e segno distintivo architettonico gli costò la vita, - il giorno che scivolò sul gradino di un anonima scala di un albergo e non si afferrò alla ringhiera forse per deformazione professionale e batté la testa e ci privò del suo immenso genio.

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