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Messaggi del 27/03/2021

Metafore e allegorie

Post n°1558 pubblicato il 27 Marzo 2021 da fedechiara
 

Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. 27 marzo 2020
Possiamo ricorrere alle antiche metafore e allegorie per meglio rappresentarci i tempi grami che stiamo vivendo. La Morte non ha bisogno di spiegazione: è nei numeri, sempre più alti, dei contagiati morituri intubati nei reparti di rianimazione: un repulisti epocale di anziani che avrebbero potuto godere ancora di qualche altro anno o decennio di vita e sono falciati impietosamente dalla Contadina che pareggia sapientemente le erbe dell'umano prato.
E il diavolo chi è? Sappiamo qual'è la sua mela tentatrice, offerta ai paesi di affaccio mediterraneo in gravissimo affanno respiratorio da corona virus: 'Lasciate andare quest'Europa ladra e assassina' - sparagnina anche in tempi di pandemia e le economie ferme al palo a motori spenti e l'impresa di Sisifo prossima ventura di risalire la china non appena il virus mostrerà la corda e darà segno di non sapere più condurre da par suo l'oscena danza macabra della strage planetaria.
O, di contro, non un diavolo, bensì una paciosa diavolessa sparagnina: quella Merkel che continua a tenere stretti i cordoni della borsa europea, alleata all'Olanda dell'etica protestante degli antichi mercanti e navigatori che sempre pensano al dopo: al macigno del debito a voragine che mai più pagheranno le formiche italiche e greche e spagnole perché 'chi ha dato, ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, scurdammoce 'o passato'...'.
E il Cavaliere? Non certo Giuseppi, il furbo avvocato che si è tolto d'impaccio digrignando i denti nel corso della video conferenza dei capi di stato e di governo che avrebbe dovuto sciogliere gli odiosi impacci e i lacci europei dell'era dell'austerità che ci lasciamo alle spalle – e non ha firmato il Mes: il trattato economico finanziario che metteva, si, a disposizione una pacca di miliardi ai paesi in difficoltà, ma stringeva il cappio al collo dei carnefici della troika e delle loro misure lacrime e sangue, già imposte alla Grecia, una volta giunto il momento delle restituzioni.
E allora chi è il Cavaliere della metafora cinquecentesca? Non è Draghi, che si tiene in disparte e lontano dall'arena del presente s-governo dell'emergenza-corona virus perché 'nondum matura est' – e non vuole finire a fare il drago trafitto da san Giorgio nel momento in cui maturerà l'uva di un 'governissimo' che si assuma l'onere le pesantissime decisioni per uscire dalla crisi economica peggiore dal dopo guerra ad oggi.
Lasciamo aperta l'incognita. Nei prossimi giorni, speriamo non mesi, si decanterà il miscuglio e la pozione fumante nell'antro dei maghi dei presenti medici politici che ci dicono e ripetono fino alla nausea in tivù che 'andrà tutto bene' e 'ce la faremo'. E apparirà, finalmente, sulla superficie della pozione non più fumante la limpida figura del Cavaliere in questione.
No, non il Cavaliere mascarato dei tre lustri di s-governo ultimi scorsi, che avete capito?
E neanche il 'Blaue Reiter' gioioso sognato dagli artisti espressionisti prima che la prima guerra mondiale disperdesse i membri del gruppo e montasse l'incubo della Morte nelle trincee e sui campi di battaglia – con finale in tregenda dei milioni di morti della 'spagnola'.
Abbiate pazienza. Ancora qualche giorno di pandemia galoppante e picchi ancora distanti e vi sarà sciolta la metafora. Intanto #restateacasa e godetevi la splendida incisione di Albrecht Durer.
Nessuna descrizione della foto disponibile.


Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

La nostra' vita mortale'.

Post n°1557 pubblicato il 27 Marzo 2021 da fedechiara
 

La follia che si accompagna al metodo - 27 marzo 2015
'C'è del metodo in quella follia', dice Shakespeare di Amleto. E' da allora, da quei tempi lontani e tragedie ambientate in un castello danese che sappiamo che 'c'è del marcio in Danimarca' - e oggi in Germania perché 'tutto è il mondo è paese', da che le frontiere si sono aperte o sono state scardinate di forza dai milioni di nuovi barbari inurbati, - e l'orizzonte di futuro prossimo e remoto è un melting pot indistinguibile e umana melassa ed eventi sempre più caotici e non governabili.
E che la follia di Lubitz (il pilota tedesco suicida) si trascini dietro il senso di onnipotenza di far morire insieme 149 persone e abbuiarne e disintegrarne le storie è mistero che gli psichiatri si incaricheranno invano di spiegarci, perché in quella follia – come in quella di Amleto – siamo trascinati tutti a forza.
Al punto da dirci tutti 'anormali' e mettere in discussione il concetto stesso di normalità, considerata la perdita e l'orphanage collettivo di ogni valore riconosciuto e limite e 'norma' universalmente riconosciuta e coralmente rispettata.
E Basaglia, bravamente, ce li ha restituiti, i matti, e li ha detti normali al nostro pari - con qualche picco di confusione e marasma controllabile chimicamente e socialmente accettabile – e, per proprietà transitiva, siamo diventati tutti un manicomio a cielo aperto e dobbiamo elaborarla a forza, la follia, e riconoscere che si accompagna di buon grado al metodo; è lucida e 'ragionata' con la freddezza di chi mette mano ai comandi di una aereo e lo porta con regolarità programmata a bassa quota e infine lo schianto.
Ma altre follie metodiche mi sovvengono – come quella di un tale Kabobo, 'l'uomo nero' mal integrato e perciò reso 'folle', che alle quattro del mattino, armato di piccone, fracassava i crani dei poveri cristi indifesi che incontrava nel silenzio dell'ora, uno via l'altro. La morte che cammina, l'hanno detto, evocando figure simboliche dell'immaginario medioevale esploso prepotentemente nel terzo millennio delle mille sciagure e conflitti permanenti.
E che dire della costituzione di un 'califfato', con arruolamenti via internet di 'cittadini' rinnegati di seconda generazione, al tempo della tecnologia onnipotente e che apre scenari di conquiste del cosmo e i meravigliosi anelli sotterranei dove i postmoderni stregoni fanno girare vorticosamente la 'particella di Dio', vulgo 'neutrino'?
La storia che va col passo del gambero ci consegna, ad ogni nuovo giorno, il suo 'fatto del giorno' malato e sciagurato di una 'nave dei folli' umana che si stupisce della sua follia metodica e programmata e lucida perché, da sempre, aspira a scoprire il 'disegno di Dio' dietro le caotiche cose del suo vivere e andare e moltiplicarsi conflittuale finché 'morte non ci separi' e, di là della morte, è il nulla delle buie origini. L'ultima e prima 'follia' che spingeva il poeta a chiedersi: 'Ma perché dare al sole / perché reggere in vita / chi poi, di quella, consolar convenga? / Se la vita è sventura, / perché da noi sì dura?'
Tale è la vita mortale.
https://www.facebook.com/TuttoSuAlmodovar/videos/855012981216697/

 
 
 
 
 

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