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Cent’anni di passioni dentro e fuori il Partito comunista italiano
Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Dei dis-onorevoli lombi e del popolo sovrano. S'io fossi un capo-partito con un robusto e decisivo drappello di deputati e senatori in parlamento non parteciperei ai noiosi toto-voto di questi ultimi giorni di Pompei quirinalizio - e ai conclave e/o privati abboccamenti con i leaders di opposizione per vedere quale bianconiglio può uscire dal cappello. Direi ai miei di stare a guardare, come le stelle, l'avvitarsi di sotto delle umane, avvilenti vicende di chi azzarderà un Draghi, alla prima votazione, per vedere l'effetto che fa, e buttar noi lì, per giusta ripicca e risolino nascosto, un nome di fantasia - che so, Aldo Manuzio (ce ne sarà qualcuno ancora in vita che ha ereditato il suo nome) o Giovanni Indignato, nomen omen che tutti ben ci rappresenta, noi del popolo che vorrebbe tornare sovrano da qui a breve. Perché, in assenza di un candidato del popolo, - un nome della società civile, esclusi gli avvocati e i cantanti o 'rappers' di grido -, ogni altro nome che uscirà vincente dopo la centoventunesima votazione sarà una delusione piena e assoluta – a partire dal Draghi, il più quotato, ci dicono, che aspira ad un impiego prestigioso dopo la deludente partita di s-governo pandemico e l'evidente impasse di tenere insieme il diavolo e l'acquasanta della nostrana consorteria di apprendisti stregoni. Perché bisogna avere a cuore anche lo spettacolo, che diamine, ed ogni buon cineasta degno di questo nome sa che senza un po' di suspense ogni film nuovo è destinato a un colossale flop al botteghino, perciò, miei fedeli deputati e senatori, tiratela alla lunga, fate melina, giocate, giocate, giocate e lasciate sfogare la rabbia e lo scontento e il levare i pugni in alto a sinistra dell'emiciclo e minacciare ridicoli sfracelli, tanto quanto l'abbiamo patita/o noi (la rabbia e lo scontento), noi del popolo sovrano derubati delle legittime urne elettorali. E tenete conto che 'siete sotto gli occhi di tutti' e 'non facciamoci riconoscere' all'estero, perché, prima o poi, al voto ci andremo e le figure di emme che farete in questa cruciale occasione, voi dei dis-onorevoli lombi incollati alle cadreghe, sarà determinante nel nostro impugnare la matita copiativa. IT.WIKIPEDIA.ORG |
Cent'anni e non sentirli (propri). (Li porta meglio mia zia.) 21 gennaio 2021 E alle 08.10 del mattino, in piena espansione pandemica e giuramento solenne di Biden-l'Inconsistente e l'annuncio della sua New Era post democratica, ecco l'ammiraglia pd dell'informazione embedded mandare in onda (per ben minuti dieci!) il grande evento storico del congresso p.s.i. 1921. Dalla soglia del quale si mossero, scismatici, i Gramsci, Bordiga e la fiera compagnia cantante l'Internazionale del nuovo partito comunista in fieri - che tanta parte dell'ultimo orizzonte nazionale il guardo escluse e si meritò i quattro tomi quattro del bardo P. Spriano. Storia ricca e controversa quella del p.c.i. - che ebbe i miei voti per oltre un quarantennio – ma che, in un parlamento ingessato dal parlamentarismo fluido e vergognoso del perenne 'mercato delle vacche' dei 'senza vincolo di mandato' voltagabbana nulla seppe e poté opporre allo strapotere malato di una d.c. alleata con il resto della truppa centrista e/o di destra. I 'liberali' e 'repubblicani' si dicevano. Sic e pfui. 'I due forni' di Andreotti, li ricordate? E il 'pentapartito con appoggio esterno' di quelli dello zero virgola del proporzionale puro e le 'convergenze parallele' e tutto l'armamentario viscido e burroso di un cinquantennio di purissima infamia politica. Fino a Mani Pulite e lo spiaggiamento della Balena bianca boccheggiante. E D'Alema, sollecitato a dire qualcosa in proposito, sembrava sceso dalla Luna, e inanellava facezie di vita personale di giovane dirigente promettentissimo (questo 'farà strada', disse di lui il Migliore) e ricordi di infanzia, ma sembrava imbalsamato e in seria difficoltà nel sintetizzare il senso del suo percorso politico post Berlinguer – finito con l'abdicazione di Occhetto alla Bolognina e la nuova, opaca, stagione dei 'dem', che il diavolo se li porti tutti nel girone degli ignavi. E, dopo Berlinguer, memoria storica e incarnazione della stagione comunista dura e pura delle fabbriche (ma con il vetro incrinato del famigerato 'compromesso storico', nunzio dei belati del gregge alla Bolognina) non c'è più stata storia. La lotta di classe non abita più qui. L'operaio non andrà più in paradiso, bensì sarà 'dislocato' in Serbia o dovunque il furbo padrone trovi ponti d'oro e costi bassissimi per aprire la nuova fabbrica globalizzata. E' la politica dei 'vasi comunicanti' di una Europa rotta e in macerie dopo il crollo del muro di Berlino, e arrivano le 'badanti' moldave, rumene e ucraine (ma come gestivamo i genitori prima di loro?). E il mitico 'tessile di Prato' alza bandiera bianca di fronte ai capannoni-formicai dei cinesi, ma i 'dem', anno dopo anno, 'stanno a guardare' come pallide stelle fisse pulsanti la loro prossima estinzione fino all'ignominia finale della laude incessante degli infiniti 'barconi' del traffico di esseri umani - gestito dagli 'scafisti' con il placet delle forze dell'ordine locali. E la coglionata massima finale dei Renzi e dei Del Rio e dei Guerini e dei Tito delle 'risorse' che 'ci pagano le pensioni' - quando ormai la crisi economica è al suo diapason e metà del suo elettorato, in disoccupazione o cassa integrazione, si sfila e trova le sponde più improbabili del leghismo e dell'antipolitica a cinque stelle. E, di fronte a questo sunto impietoso, mi spiego il perché del balbettio di D'Alema, invitato a ricordare il suo personale 'cursus honorum' e quello dei suoi epigoni fino alla foto di gruppo di Zingaretti &C - alleati con coloro che di loro hanno detto peste e corna fino a un anno e mezzo fa. Che tempi! Che costumi! Che storia! Mille di questi anni, dem! |
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il 15/08/2024 alle 09:09
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