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Messaggi del 20/04/2023

Non chiamatele 'sostituzioni'.

Post n°2541 pubblicato il 20 Aprile 2023 da fedechiara
 

Non chiamiamola 'sostituzione etnica', non è carino.
Però un nome glielo dobbiamo dare a quel fenomeno corposo, corposissimo, quasi asfissiante che riempie le cronache giornalistiche e televisive tutti i giorni che Dio manda in terra da oltre vent'anni a questa parte: di un assalto alla diligenza, un inseguimento al treno di banditi a cavallo (versione 'western'), un arrembare inarrestabile sulle nostre libere coste, un criminale organizzare, con cifre salatissime pagate ai maledetti trafficanti di vite umane, il proprio naufragio servo assistito dalle solerti o.n.g. che vanno a prenderli, pietose, perfino a poche miglia nautiche dai luoghi di partenza.
'Salvataggi in mare' li dicono, sordi e ciechi quei tassisti, e non intendono le ragioni opposte e l'anomalia rivoltante di un commercio di vite umane da osteggiare e fermare in qualche modo perché così come avviene è l'orrore dei lager, così sono gli annegamenti annunciati e il folle messaggio di 'venite tutti, c'è posto per tutti' lanciato al vento virtuale dell'Africa sub sahariana.
Che nome vogliamo dare allora a questo strano fenomeno sociale e politico, a questo curioso e arrischiatissimo (e organizzato con perfetta coscienza del crimine e della violazione di legalità che si va a commettere) 'naufragare in questo mare' dell'azzardo del poeta dell'Infinito - con conclusione quasi sempre certa a carico del contribuente italiano ed europeo?
La chiamano 'accoglienza', dalle parti del pd e buonisti e 'no borders' associati, con mirabile lancio in alto e abile e furbo rivoltare la frittata politica. Chef politici che fanno un baffo ai più noti televisivi e ci costano molto più cari in quel loro, indigeribile, menù quotidiano.
In realtà quel che si osserva con disincanto e non per partito preso è un disordine sociale in perenne ed esponenziale aumento – come l'entropia degli universi che ci affligge dalla notte dei tempi.
Se volete vi assemblo, dalle emeroteche, una elevata quantità di articoli di giornale che ci descrivono la presenza dei nostri ospiti 'accolti' nelle principali stazioni, nelle case occupate delle periferie urbane e nelle 'piazze dello spaccio' e mendichi fuori dalle porte di ogni supermercato, ma credo che ne abbiate contezza di vostro.
Vogliamo chiamarla, invece, invasione? Se vogliamo stare dalla parte della Elly e dei suoi adoratori pd e buonisti associati anche questa è una parola 'forte' una parola di troppo, da stigmatizzare e sanzionare politicamente, però resta il dato – più forte di tutti – dei 5.1 milioni di immigrati stimati sul suolo patrio, a dire di un 'affluire', di un asfissiante 'migrare' e caotico 'accogliere' (integrare è un parola grossa, grossissima, il sogno di una notte di pieno inverno).
Il dato clamoroso di 'accogliere', dicevo, tutta questa gente di etnie diverse, culture diverse (alcune rancorose e revansciste nei confronti dell'Occidente ospitale), abitudini diverse e nemiche di una serena convivenza.
Per la qual cosa un quartiere cittadino a prevalenza extra comunitaria subisce un picco al ribasso dei valori immobiliari e una fuga a razzo conseguente degli indigeni ai quali si chiede una indigeribile, evangelica coesistenza pacifica. Sentitevi con i consulenti delle agenzie e fatevi dire il valore a metro quadro di questo o quel quartiere.
'Gente che ci è entrata in casa, nel bene e nel male.' scriveva un Gad Lerner d'annata in un suo articolo. Come dire: 'non possiamo farci niente' e subire è d'uopo.
Invasione? No? Troppo forte e fuori misura?
E da tutto ciò esposto scaturisce la 'Soumission' - raccontata pianamente da Houellebecq, noto scrittore francese, nel suo bel libro. Dove si narra di equilibri politici delicatissimi che vengono cambiati d'emblè proprio da quel numero altissimo dei milioni di immigrati che 'ci sono entrati in casa' per il tramite del maledetto grimaldello di una malintesa pietas rivolta ai naufragi organizzati e agli ingressi clandestini e al criminale commercio di vite umane che ne deriva.
Ipotizza Houellebecq che perfino l'approvazione per via parlamentare della 'Sharia' nelle enclaves a prevalenza islamica potrebbe non essere più un tabù, in un futuro prossimo – nello scambio della politica malata di una Francia che ognora si coalizza disordinatamente nell'agone elettorale al fine di arginare un trionfo della Le Pen e dei suoi 'populisti'.
Correva l'anno...
Potrebbe essere un'immagine raffigurante poster e il seguente testo "MICHEL HOUELLEBECQ Soumission «JE JE N'AURAIS RIEN À REGRETTER.» JAI"

 
 
 

Orrori di ieri e di oggi.

Post n°2540 pubblicato il 20 Aprile 2023 da fedechiara
 

20 aprile 2015

'L'orrore, l'orrore.' rantola Kurtz, prima di morire, nel romanzo di Conrad 'Cuore di tenebra'. E 'Orrore, orrore.' titolano i giornali di tutta Europa e del mondo di fronte alla tragedia del naufragio che dice (e vieppiù dirà) il Mediterraneo tomba collettiva di migliaia di morti. E morta, con essi, la speranza di un futuro migliore e la pietà.
Pietà l'è morta perché in guerra è sentimento infingardo e stupido e insensato - e se provi pietà per il tuo nemico al fronte butta il fucile e diserta e straccia la divisa e fuggi altrove oppure accetta il tuo destino di un nome su una lapide e sulle croci nei cimiteri di guerra a monito delle insensatezze e follie dell'umanità tutta.
E che sia una guerra quella che si combatte sul fronte liquido del Mediterraneo tra i milioni di aspiranti immigrati che si ammassano sulle coste africane - preda di mafie e terrorismi che la nostra indecisione di occidentali a intervenire alimenta – è di un'evidenza palmare. E l'hanno vinta loro e persa noi, occidentali figli e nipoti di quel colonialismo assassino che ha ridotto l'Africa a un continente di morte e guerre tribali e religiose che oggi si trasferiscono, - terribile nemesi storica - sul suolo europeo, e 'i migranti' sono le palle di fuoco lanciate colle catapulte dei barconi dentro la cittadella-Europa chiusa a riccio a protezione di una sua fragile e residua ricchezza che sfamerà i suoi nuovi poveri, ma ridurrà sul lastrico l'Unione e azzererà il suo mitico 'welfare', se l'invasione non verrà fermata in qualche modo.
E non pare che ci sia troppa differenza di sostanza tra chi invoca un intervento corposo e forte dell'Europa (che non verrà) e indica la distruzione manu militari dei 'barconi' e dei gommoni sulle coste libiche quale via radicale per risolvere il problema e chi semplicemente ritirerebbe la Marina e la Guardia Costiera, lasciando al Mediterraneo il lavoro sporco di chiudere la sua tomba liquida sopra migliaia di altri morti finché la massa dei migranti non capisca che il rischio della vita non vale la candela e la fiammella della speranza di 'farcela' e incistarsi in una qualche città dell'Europa.
E vale, in ogni, caso, la considerazione che l'importazione pietosamente insensata di una tale massa di persone e di popoli e tribù religiose in rotta con le loro storie di origine significa importare i loro conflitti latenti nel cuore delle democrazie europee – come hanno largamente dimostrato i 'foreign fighters', cittadini di seconda e terza generazione di immigrati, nel corso dei tragici fatti di Parigi e Copenhagen, e le ricorrenti 'rivolte delle banlieues' dove si ammassano le nuove povertà e sono autentiche polveriere di un futuro di guerre intestine.
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20 aprile 2015
Se perfino Claudio Magris, storico e pervicace 'buonista' (vedi citazione qui sotto), è stato finalmente illuminato sulla via di Lampedusa, chi sono quei folli e irresponsabili uomini/donne politici che ancora affermano con perfetta faccia di tolla che 'la misura non è colma' e che, per una malintesa 'pietas', dobbiamo farci carico dei drammi epocali dell'intero continente africano e dei paesi in guerra della cintura mediterranea?
'Alla doverosa accoglienza umana di tanti fratelli perseguitati e infelici si oppone e purtroppo si opporrà una difficoltà o impossibilità oggettiva, il numero di questi fratelli infelici, che un giorno potrebbe essere materialmente impossibile accogliere. Un ospedale che ha cento posti letto può ospitare, in situazioni di emergenza, 150 malati, ma non 10 mila, e chi facesse entrare nelle sue corsie 10 mila persone creerebbe, irresponsabilmente, la premessa di nuove difficoltà e di nuovi conflitti.'
Claudio Magris - Editoriale sul Corriere della sera di oggi

 
 
 
 
 

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