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Messaggi del 22/04/2023

Chi era costui.

Post n°2544 pubblicato il 22 Aprile 2023 da fedechiara
 

Martial Raysse. Chi era costui. 18 aprile 2015
E' gioioso l'approccio iniziale che si ha con quel Grande Vecchio che è Martial Raysse. Grande Vecchio perché ancora bambino dentro e capace di magie e laboriose fantasie che sintetizzano artisticamente il mondo intero e ne correggono i molti aspetti grotteschi e mortiferi e lo trasfigurano e rivitalizzano.
Un artista, Raysse, che non conoscevo affatto, nel vasto panorama dell'Arte contemporanea, e già il fatto che abbia scelto di vivere in Dordogna, come si legge nella sua biografia, aggiunge gioia a gioia. Perché ti fa venire in mente il gran naso dello spadaccino innamorato di Bergerac - quello de: '...e giusto al fin della licenza io tocco.' - e il fluire di quel fiume dolce che dà il nome alla regione, sulle cui sponde affacciano e si specchiano i meravigliosi villaggi della 'douce France' dei nostri sogni di una vita altra e diversa, delle molte che abbiamo immaginato e ci sono sfuggite tra le dita.
E già all'ingresso, nella corte interna del palazzo che ospita la sua mostra (M.a.r.t.i.a.l R.a.y.s.s.e - Palazzo Grassi – Venezia), ti aggiri tra le teche di un immaginario museo della Conoscenza e della Fantasia dove le statuette di antichi satiri e deità si confondono con i funghetti colorati e le capre e i contadini-ushabti che menano una strana carriola, e con gli altri sogni infantili buffi e grotteschi e le fiabe trasposte in sculture arcane di un Bimbo Meraviglioso capace di proporsi quale Fautore del Mondo Nuovo che tutti abbiamo inseguito da bambini, ma è durato poco, ahinoi e solo ne serbiamo brandelli e sfilacci nella memoria.
E ti colpisce quella statuetta di un tale che cerca di uscire dalla sua scatola angusta aperta a fatica - e dentro si mostra la luce di un inferno da cui cerca di scappare, ma fuori è tutto un fiorire di luce e galli-eroi ritti nelle loro piume che tirano con l'arco e bambini divini che eruttano fontane luminose.
E se un corpo nudo giace sulla pira della sua vita sofferta - che sembra un eroe troiano a cui è stata negata la meta di una Nuova Città da fondare - nella stessa teca gli fanno consolatoria compagnia i funghetti colorati della rigenerazione e trasformazione della materia e un satiro cornuto che porta sulle spalle una divinità gioiosa e un'altra bianca divinità della pace, più in là, con in testa la piccola colomba simbolica del Volo a cui tutti aspiriamo - o Resurrezione, che verrà qualche millennio più avanti.
E sembrano davvero le teche di un museo dell'archeologia minoica, ma rivitalizzato dal Buffo della fantasia infantile che non trascura la meticolosità nella riproduzione delle sculture e statuette e oggettini correlati - e Raysse è autorevole, autorevolissimo nel coinvolgerci in quel suo mondo di fiaba e cento fiabe della Storia e delle odissee e delle eneidi e le dice vere, più vere del vero, e se il mondo fuori dal palazzo è altra cosa e più avvilente e piatto, beh è un nostro problema, di noi che artisti non siamo e la Fantasia che abbiamo avuto in dono è raggrinzita in un angolo delle nostre menti e spaventata e raggrumata – come quel grumo arboreo che si mangia il corpo di una figuretta di donna e viene in mente Dafne e Apollo e il Laurus Nobilis dalle foglie intensamente profumate....

Satiri e odalische
E ai piani superiori l'arte del Bambino Sapiente, - che ha ridotto a gioco della pop art la Storia degli avi minoici: le statuette e gli altri antichi reperti chiusi nelle teche dei musei e le ha trasformate in spazio-giochi degli asili e fantasiose divinazioni e misteriosi esorcismi -, diventa stupefatta ammirazione e raffigurazione del più grande mistero dell'universo dopo il big bang: la Madre e la Donna riflessa nei mille colori storia dell'arte.
E il Bambino prodigio la rimira e la effigia nelle cento raffigurazioni della storia dell'arte da lui così ben assimilata: di fronte e di profilo - rammemorandoci il prodigioso Piero dei ritratti del Duca e della di lui consorte e le odalische di Ingrès e di Matisse, ma con l'interna gioia dell'adolescente che li filtra nei ricordi delle spiagge che ha frequentato - dove le donne e le madri erano le visioni e i richiami e i gridolini di gioia che si inseguivano nell'aria per il calore della sabbia ritrovato e commisto agli spruzzi freddi dell'onda di quando si andava al mare 'per mostrar le chiappe chiare'.
E in uno dei suoi grandi quadri a tutta parete si mostra l'umanità ridevole e balneabile dei suoi anni felici che si ammassa a bordo spiaggia ed è una carta d'identità e un 'come eravamo' stupidi e felici quando risuonavano le note di 'Abbronzatissima' a due passi dal mare e non c'erano i barconi dei migranti ad intristirci e lo spettro della Crisi che non finisce mai.
E l'adolescente che prende coscienza dei suoi grandiosi mezzi espressivi si diverte a mostrarci perfino i 'disegni preparatori' di quei suoi quadri - come fossero, che so, gli schizzi e gli abbozzi delle figure guerresche della 'Battaglia di Anghiari', ma è sempre l'ironia e il gioco della pop art a farci sorridere e a riconoscergli 'l'onore al merito' del genio divertito e divertente che dura fino all'ultimo spazio espositivo in alto sulla terrazza interna della corte del palazzo - dove tornano le sculture delle teche al primo piano, ma ingrandite e non meno misteriosamente divinatorie ed evocative di chissà che, con la dea oscenamente ignuda che impugna una freccia d'argento e il satiro cornuto che la affianca che avanza ridente con in su le spalle una baccante ubriaca di gioia.
Martial Raysse – Palazzo Grassi - Venezia

 
 
 

Ad Maiora.

Post n°2543 pubblicato il 22 Aprile 2023 da fedechiara
 

Ad maiora. 19 aprile 2021

Me ne sono fatto una filosofia di questo nostro tempo di reclusioni e infodemie paranoiche gonfiate dalle pandemie. Qualcosa di simile al consiglio che Virgilio dà al suo compagno di viaggio nel percorrere i gironi infernali: 'Non ti curar di lor, ma guarda e passa.'
E 'lor' sono i talebani delle mascherine da indossare obbligatoriamente e coercitivamente anche se i tuoi percorsi sono di aperta campagna e solitudini estreme - e solo di striscio e incidentalmente capita di incrociare una strada privata da cui fuoriesce il suv-carroarmato col buzzurro al volante mascherato e guantato perfino all'interno del suo abitacolo.
Della serie: 'Ma papà ti manda solo?'
Ed è giusto il caso di dire che 'fama di loro il mondo esser non lassa' e che 'misericordia e giustizia li sdegna' quei poveretti rimasti invischiati nella ragnatela appiccicosa delle comunicazioni ministeriali e/o regionali e comunali a tal punto da non saper distinguere il grano dal loglio degli 'esperti' virologi che emettono le loro grida sanitarie rivolte ai territori dell'urbe dove si stipano decine di migliaia di persone in poco spazio - e le campagne silenti e i boschi dove mi infratto, sono esenti, ca va sans dire, da umane contaminazioni.
E, come stimava un altro virologo in un suo articolo, è 'una su un milione' la possibilità che un virus coronato svolazzi libero e felice nell'aere planando ardito sulle ali del vento e finendo insaccato, tu vedi la sfiga massima e il destino cinico e baro, giusto dentro la tua narice di solitario pedestre serenamente deambulante nella sua 'ora d'aria'.
Perché, diciamocelo fuori dai denti, viviamo reclusi e mezzo folli e avviliti all'interno di una bolla di impazzimento collettivo gonfiata a dismisura dai tubi catodici che ci propinano h24 i conteggi dei morti-feriti-dispersi e gli slogans pseudo consolatori de: 'Ce la faremo' e 'Andrà tutto bene.'
E la sola difesa a uomo consentita è cambiare canale e sintonizzarsi su raistoria giusto per cambiare aria e tempo storico in cui rivivere liberi da maledette pandemie – e pazienza se quel tempo televisivo include una guerra o un Ventennio fatale. Ma, davvero, l'epopea di Claretta Petacci e del suo pigmalione tonitruante o quella di Carlo Magno incoronato imperatore di ritorno da Roncisvalle sono tempi televisivi e ri-creazioni mentali altamente preferibili a quest'incubo pandemico che attizza il peggio neuronico all'interno delle troppe menti paranoidi munite di mascherina e guanti anche nelle solitudini domestiche.
Ad maiora.
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Verità e Storia.

Post n°2542 pubblicato il 22 Aprile 2023 da fedechiara
 

Verità vo' cercando... 19 aprile 2013

Ho scoperto da cosa origina la mia passione per la Storia: dalla passione per la Verità.
Gli storici si provano a dirci -con grande fatica e risultati spesso dubbi- cosa effettivamente è accaduto in un luogo e in un tempo delle vite degli uomini.
Giulio Cesare ha varcato il Rubicone: cosa ce lo conferma, quali fonti abbiamo, che conseguenze ne sono scaturite.
Giulio Andreotti ha baciato Riina (che schifo!): come facciamo ad assodarlo ed esserne certi, al di là delle nulle 'verità' giudiziarie che si limitano a girare attorno alle questioni poste dai processi - con vane schermaglie di legulei e stanchi p.m. e le vittime invendicate e i parenti sconsolati e affranti per sentenze che mandano assolti e/o prescritti i peggiori barabba.
'Verità vo' cercando ch'è si cara al mio cuore.', scriveva il poeta, ma, in realtà, della Verità delle cose e degli eventi non importa un fico a nessuno, se consentiamo al procedere e permanere del farraginosissimo 'sistema giustizia' italico dei tre gradi di giudizio-tre e sul quale tutti abbiamo molto da ridire - e di certi giudici diciamo che si meriterebbero il castigo che infliggono agli innocenti e l'ignominia che pende sulle teste di certi colpevoli palesi sempre impuniti o che si fanno un massimo di giorni 7 di 'servizi sociali' e beffe dell'interdizione dai pubblici uffici e dalle campagne elettorali.
Nulla è più bistrattato e negletto della Verità e della Giustizia che ne dovrebbe conseguire - e ancora nulla sappiamo, né sapremo dei colpevoli delle molte stragi italiche - e l'intera nazione tedesca preferisce non sapere che cosa è effettivamente successo nei neuroni e nelle sinapsi dei loro nonni defunti con ignominia storica che scattavano sull'attenti, fin da bambini, al passaggio dei cortei hitleriani e alzavano la mano gridando 'Heil'. E ne seguirono i bombardamenti sulle città e milioni di morti ammazzati sui fronti di guerra.
E viviamo tutti di miti stanchi e poco veritieri e partecipiamo ai riti antichi e leggendari delle pasque di resurrezione, ma se ci interrogano sul fatto se sia credibile o incredibile che un corpo umano leviti verso l'alto con ossa, muscoli e nervi e capelli e si perda nell'azzurro cielo, levando alto l'indice e con in mano il bianco stendardo che conosciamo rispondiamo che:
'Beh, insomma, è un fatto di Fede, no? O ce l'hai o non ce l'hai.'
E beato chi ce l'ha perché di esso è il Regno dei Cieli.
Ecco un altro torto che mi fu fatto da bambino -quando il prete mi invitava a uscire dall'aula perché si seccava delle troppe domande che gli ponevo e che non trovavano razionale spiegazione.
Ma perché diavolo io non trovo una qualche Fede praticabile e un filo credibile – un filo più di una favoletta consolatoria, mi dicevo. E che perpetua l'intollerabile ingiustizia di escludermi dal paradiso dei credenti.
Che ho fatto mai di male per meritarmi questo, mannaggia?
Continua l’avventura in Paradiso di Lavazza con Armando Testa e ...

 
 
 
 
 

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