Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Novembre 2019
OTELLO - ATTO QUINTO - SCENA SECONDA Una camera nel castello. La bacia. O alito balsamico, che quasi induci
Cosa possano dire gli uomini a proposito della violenza di genere non è chiaro – e qualsiasi cosa essi dicano è destinata a lasciare i tempi che trova, e le violenze esorcizzate continueranno, ahinoi, a riempire le cronache e avvilirci per l'impotenza di agire, con leggi più severe e 'daspo' intesi a fermare il massacro e disarmare gli assassini della porta accanto. E già Shakespeare ci induceva a pensare, innalzando Otello al rango di poeta e figura tragica dell'assassinio rituale, che una qualche tragica nobiltà fosse contenuta nel gesto di dare morte all'amata - che una 'congiura di palazzo' aveva condannato al calunnioso ruolo di fedifraga. Non c'è nessuna Desdemona innocente e pura, di questi tempi, bensì donne libere di scegliere con chi vivere e amare – e nessun Otello di tragica nobiltà si dà in queste tragedie dell'impotenza maschile a metabolizzare una sconfitta e costruire una storia diversa e migliore; e solo ci resta l'avvilimento per la mancanza di strumenti efficaci in nostro possesso capaci di fermare la mano degli assassini prima che riescano ad abbuiare la loro e la nostra mente con le notizie quotidiane dell'ennesimo 'femminicidio'. |
'Le forme di governo dei Paesi in cui vengono riempite le piazze contro l'opposizione si chiamano DITTATURE' E la cosa più interessante di internet e del nostro operarvi e confrontarci e condividere e/o opporci e indignarci è che genera un 'linguaggio' condiviso – al di là e al di qua delle appartenenze politiche . Che sono l'infelice traduzione ittica della mitica 'società civile' già presente nelle cronache di questi nostri decenni di lotta politica all'ultimo voto perché i due blocchi, di destra e di sinistra, se si sommano le ali e i partitini che sfarinano e disperdono i voti utili, sono cinquanta e cinquanta e tutto si gioca sul quantum di astensione di ogni tornata elettorale. E il 'linguaggio' condiviso di internet ha aspetti di puro divertimento e di creatività, e bisogna stare attenti alle immagini che si adottano e alle specie ittiche di cui ci si veste come in un carnevale politico perché si rischia di prestare il fianco al branco dei pinguini – simpatici uccelli marini capaci di navigare nelle profondità della rete e fare strage di sardine proprio nel loro elemento liquido virtuale. E di tutto questo animalismo di ritorno bisognerà tenere conto adeguato e darne conto anche a Greta, la cui supervisione e approvazione si rende necessaria quando si parla di mari, oceani e plastiche - e tutti questi banchi di pesciolini politici inseguiti dai voraci branchi di pinguini e/o delfini e tonni rischiano di intasare le cronache e confonderci e farci perdere di vista l'obbiettivo climatico più generale. Aiutooo!!! ILGIORNALE.IT Salvini è il plancton delle sardine: senza di lui non esisterebbero. Il vero obiettivo delle proteste? Silenziare gli italiani
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Tempi grami interessanti. Che se dovessimo giudicare, in primis, da questa sfera-non sfera -che i terrapiattisti prenderebbero a visiva dimostrazione che la Terra non è tonda e dentro la sua terrestre caverna platonica echeggia di inquietanti rumori e sibili come nell'antro di un mago del terzo millennio - resteremmo in religioso silenzio e riverente meditazione sull'Arte che tutto plasma e deforma e tutto ri-crea del mondo umano ed extra umano e tutto include del nostro infinito viaggiare nei mondi presenti e nei mondi paralleli che ci fanno corona e materia oscura. 'Ci sono più cose in Cielo e in Terra...' e all'interno delle Biennali di quante noi visitatori curiosi riusciamo ad immaginare, inclusi i sogni e gli incubi. E anche dopo che sull'Arte post moderna abbiamo visto e sentito passare di tutto e di più - e c'è trascorso sopra il 'lo sapevo fare anch'io' degli aspiranti Fontana coi suoi mitici 'tagli' e l'altrettanto mitico e adorabile e sempre attuale: 'Che vole di'?' della sora Lina, o come si chiamava la consorte del frutarolo Alberto Sordi in visita alla Biennale del 1978 - se dovessimo dare un giudizio, dicevo, faticheremmo alquanto a collocarla nei sarcastici 'interesting Times' in cui ci augura di vivere il direttore della 58 Biennale e i suoi artisti qui convocati. E se, poi, sfociando all'aperto dopo i ponderosi padiglioni fitti di complicate installazioni-meditazioni, impattiamo nel peschereccio colato a picco nel Mare Monstrum dei mille e mille annegati e dei morituri che ognora ci provano a raggiungere il nostro Bengodi, o in quelle mani bianche levate in alto come a preghiera e ad impetrare requie al Cielo dopo 'l'acqua granda' di pochi giorni fa a 187 cm – e, a lato, vedi galleggiare placida e inutile una gialla paratia del Mose che non salva proprio nessuno dalle acque e, anzi, è in odore di fallimento ingegneristico clamoroso e a costi decuplicati e ruberie a mazzo - ti vien fatto di toccarti di sotto e dirli un filo menagrami questi artisti internazionali dalle cento voci e intelligenze diverse che ci plasmano il presente dei tempi interessanti, ma grami, e disgrazie a mucchi e quintali, e, francamente, rimpiangiamo la riposante arte figurativa dei tempi del Liberty e l'Art Nouveau - e speriamo che la prossima Biennale, se ancora ci saremo, sia meno tragica di questa e altrettanto interessante agli occhi dei figli e nipoti. Amen e così sia.
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Il Mondo Nuovo dei conquistatori Non è paragonabile al mitico 'Salon' di Parigi, questo è certo: né a quello ufficiale a cui ambiva esporre le loro opere la quasi totalità degli artisti, né a quello dei 'Refusés' a cui diede vita e fama una pattuglia di arditi detti gli 'impressionisti', - e sapete che seguito hanno avuto e fortuna di quotazioni stratosferiche alle aste internazionali. Basta saper aspettare qualche mezzo secolo o poco più e gli eredi dell'Artista sommo passato a miglior vita si fregheranno le mani. Sembra piuttosto una vetrina autunnale di Bata, questa 57sima Biennale, un sorprendente 'robivecchi', un trovarobato di storico e glorioso teatro o di circo Barnum in disarmo a guardarne certi angoli ed esposizioni che, interrogate, non rispondono. C'è del genio, certo, per talune invenzioni - un pizzico di genio e follia non si nega a nessuno – e ancora si incontra qualcuno che 'lo sapevo fare anch'io' tra la folla dei visitatori giovani e giovanissimi che scatenano un allegro casino da nessun guardia-sala contrastato perché impegnati - tutti, tutti! - a zampettare col ditino anchilosato sull'asfittico schermo del loro personale tamagochi (e chissà se il direttore del personale è d'accordo, ma, si sa, siamo nell'ambito del tollerantissimo servizio pubblico e il contratto, verosimilmente è 'a chiamata'). E ancora capita di notare sedie vuote e sgabelli in paziente attesa di senso, come le nostre vite poco artistiche bensì umane e ci chiediamo, - come la coppia A.Sordi e consorte, frutaroli di Roma in visita alla mitica Biennale del 1978 posti di fronte a certe laboriose installazioni - 'Ma che vole di'?' . E torna prepotente il cartello 'Si prega di non toccare' – segno che il libero 'interagire con l'opera d'arte' dei mitici Settanta de 'l'opera aperta' ha lasciato il posto a un desiderio di rispetto e di distanza. E l'Opera dell'Artista chiede oggi di essere guardata a distanza come i quadri nei musei e lo spettatore faccia lo spettatore - che ne ha di cose da capire e di cui darsi contezza e senso. Corsi e ricorsi. E, per nostra fortuna, ci sono i libri a farla da padrone, in questa Biennale che si avvia al suo tramonto. Libri di ogni genere e scrittura e in tutte le salse e apparizioni inquietanti, perché tritati, tagliuzzati, bruciati, ingessati e intubati – per dire di una sorte comune a tutti noi mortali che ci spegniamo, prima o poi, e la memoria dei discendenti è, quasi sempre, avara di ricordi e ricorrenze, a parte i primi giorni di novembre e l'effimero dei fiori davanti alle lapidi. E se la scrittura e la filosofia e i libri vengono bistrattati e ridotti alla personale visione e rappresentazione di ogni artista, più o meno degno di nota e memoria, c'è ancora chi ce li consegna restaurati e su tela (Maria Lai) in veste di geniale e accattivante scrittura di suture e rammendi e arabeschi e colori che profumano d'antico come i merletti delle nonne. L'Arte della 57sima Biennale è come i gamberi sul fondo del mare: un passo avanti e due indietro e resterà negli archivi a futura memoria di critici e curatori che già pensano a come stupirci, fra un paio d'anni, con nuove invenzioni e scoperte. |
Chiacchiere da bar e dintorni. C'erano, una volta, le 'chiacchiere da bar'. Che avevano una funzione sociale, sia chiaro, oggi surrogata da internet e dai 'social forum' che lo innervano. Ed erano innocue, 'da bar', giustappunto, e veniva loro riconosciuta la funzione sociale dello sfogo, della liberazione da un magone, una fissazione, un'indignazione ('governo ladro', 'è tutto un magna-magna'), e/o una rabbia che, diversamente, poteva sfociare in altro di negativo e violento. E a nessuno veniva in mente di parlare di 'odio' e di 'odiatori' ('haters' per gli ostinati inglesisti da tre palle un soldo) per la semplice ragione che erano confinate nei bar: luoghi chiusi e ben definiti socialmente e di ben poca influenza sulle opinioni delle 'larghe masse popolari' - influenzate, invece, si supponeva, dai soloni che scrivono sui giornaloni e dai telegiornali partigiani e 'embedded' alla sinistra di s-governo e di opposizione. E poi si scoprì, una volta partito internet e affermatisi i social forum e le loro sinapsi virtuali e i 'link' e le condivisioni e i 'mi piace' a centinaia di migliaia, che quelle chiacchiere da bar si erano trasferite nella rete ed erano diventate, grazie ai grandissimi numeri delle condivisioni, un fenomeno politico di grandissima rilevanza – e un movimento politico a cinque stelle vi aveva fondato il suo clamoroso successo elettorale ed era giunto perfino allo s-governo della repubblica. Ecco allora partire la campagna stampa e delle televisioni e dei giornaloni in crisi di vendite contro i maledetti 'leoni da tastiera' e 'bloggers' che rubavano spazio alle tivù e ai media giornalistici e deridevano e smentivano i giornalisti di grido e ne denunciavano la smaccata appartenenza politica e le 'fake news' ('notizie false' per chi non ama gli inglesismi) che ne conseguono. E tutti questi vecchi media in crisi di lettura e di ascolti e i vecchi partiti associati (pd e dintorni, col codazzo dei giornalisti e gli scrittori embedded), tutti a scagliarsi contro 'la spazzatura di internet' e contro 'l'odio' che, a sentir loro, abbonda e strabocca e tracima in rete, ma è solo la moltiplicazione virtuale di tutte le vecchie 'chiacchiere da bar' associate e convogliate nella rete - e il solo modo di arginarle sarebbe chiudere manu militari i social forum o escluderne la fazione opposta e censurarne le opinioni tramite le pressioni su Zuckenberg e le redazioni di facebook, ma, ca va sans dire, è roba medioevale da imam iraniani e da Erdogan-il tiranno o da partito comunista cinese che tenta di nascondere la rivolta della popolazione di Hong Kong. Ed ecco allora la trovata geniale: inventare e dare vita effimera a un movimento che da virtuale si fa pesce in barile e scende nelle piazze sotto la regia occulta del pd e degli altri genialoni della sinistra sociale in crisi nelle urne - e per salvare il posteriore dalla sconfitta attesa in Emilia Romagna che manderebbe a carte all'aria lo s-governo pd/5S, nato proprio per salvarsi da Salvini e fermare l'onda di tsunami sovranista. Ed è strategia pescatrice, la loro, che 'mostra la corda' e i banchi delle sardine sono davvero esigui e la loro menzogna politica che li vuole freschi e 'giovani' e senza partito è smentita proprio dalla ricerca che si fa sui loro profili facebook che vengono cancellati in fretta e in furia, ma lasciano larghe tracce di odio anti salviniano. Stucchevoli tentativi di mostrarsi vergini e anime belle e pie. La Rete, però, è a strascico per sua natura e dentro ci finiscono i tonni e i barracuda e gli sgombri che si mangiano le ingenue sardine e ne denunciano la menzogna. E basterà la verifica elettorale di gennaio a farle finire sott'olio e a sbatterle silenziose, chiuse nelle scatole di pertinenza, sui banchi dei supermercati elettorali. |
Inviato da: Anthony101990Jones
il 26/04/2024 alle 10:55
Inviato da: aracnoid.999
il 11/04/2024 alle 16:31
Inviato da: animasug
il 29/03/2024 alle 15:03
Inviato da: fedechiara
il 27/03/2024 alle 14:40
Inviato da: maresogno67
il 27/03/2024 alle 08:31