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Il numero infinito.

Post n°169 pubblicato il 18 Aprile 2013 da Noneraunsogno

In una stanza, tutto il mondo. Fra quattro mura, tutta la sua vita.

Barbara sta lì a contemplare, perplessa, quello spazio, come se  ogni oggetto incrociato  dal  suo sguardo non fosse familiare, seppure suo, e non le appartenesse.

Sul pavimento, le fughe di cemento sembrano dileguarsi in una sorta di  labirinto; non c'è pace attorno a lei, questo è evidente, nè rassegnazione. Per mesi,  dentro questa torre,  il suo corpo è rimasto alla mercè del buio e la sua mente incatenata a se stessa, come in una inconsapevole prigione.

Certe desisioni avvelenano l'anima,   nascondono il sole,  e costringono le mani di un uomo o di una donna  ad una solitaria guerra contro la violenza della luce.

Ma questa è la sua stanza, questa è la sua vita. Immobile, se ne sta, adesso,  contando le ore. Dalla strada le  giungono le voci dei passanti;  teme  che parlino di lei, come sempre, a bassa voce.

Non c'è peccato nel suo gesto quando scaccia via un pensiero rancoroso dalla sua mente; nonostante tutto lei ama la sua gente, ama quel via vai di passi  e di silenzi, perchè assomigliano  ai rumori che dentro lei si ripetono da tempo, dopo ogni crisi, dopo ogni  tormento.

- E' dunque tanto grande questo mio dolore? - ripete ancora Barbara, mentre una paura nuova la manda in confusione.

Non ha scarpe ai piedi e sente che il gelo le sta avvolgendo le gambe, come un serpente  con le sue spire.

Per sfuggire a quella gelida morsa, Barbara conta i quadri che se ne stanno appesi ai muri coperti da innumerevoli postit gialli, conta anche i libri, e le penne che lei usa come lance e coltelli.

Conta tutto quello che il suo sguardo mette a fuoco nella giovane penombra.

Oggi conta anche i pensieri che si affollano per terra, e quelli che entrano, all'improvviso, nella sua testa. Conta anche i giorni fissati  nel calendario, conta gli attimi di gioia e quelli della meraviglia.
Conta tutto,  come se cercasse a tutti i costi la pace in un numero finito.

Dieci, venti, diecimila, chissà dove sta la soluzione. Chissà, dove è la quiete e la fine di quel suo dannato girovagare.

Barbara non sa che siamo frammenti, schegge di una stessa bomba.

Come lei, siamo vivi e siamo morti, consumati negli attentati continui della vita.

Potrei darle un bacio, farle una carezza, regalarle tutti i numeri del mondo, ma lei non guarda più nessuno negli occhi, non riconosce la mia voce, si muove come un'onda del mare, imprevedibile nel suo lento agitarsi.

Barbara è un oceano, una sirena, una donna, una bambina, un nome; forse, mia sorella.

Dicono che certe decisioni soffocano il cuore e che rendano inutili le speranze.
Io dico che il cuore è un numero infinito e che la solitudine è una lavagna nera su cui alcuni scrivono, con numeri, la propria vita.

Una, due, mille volte la stessa storia, la stessa poesia.

 

 
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