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Autoscatto (lifelogging a strappi).

Post n°170 pubblicato il 24 Aprile 2013 da Noneraunsogno

Autoscatto (lifelogging a strappi) 

Ci si arriva sempre per disperazione. Al punto estremo di ogni cosa ci si arriva di corsa, precipitando,  magari dopo giorni, mesi o lunghi  anni di attesa.

Ogni cosa, allora, all'improvviso, si allontana dalla nostra persona, ci abbandona; un'armata di speranze si mette in marcia verso luoghi di culto più affollati e la disfatta diventa inarrestabile.

C'è  la fuga, e poi un attimo di gioia ancora, infelice e feroce, che spaccia sguardi di sfida al mondo, che fa sbarrare gli  occhi oltremisura, e, a seguire,  come se ce ne fosse bisogno,  ecco giungere il silenzio, la paura, il resoconto amaro della propria inconsistenza, sgranato fra le mani come fosse la corona di un rosario.

Non è che me ne importasse poi tanto della pioggia che mi stava bagnando.
" Cosa vuoi che sia questa pioggia se dentro sto  naufragando ?" continuavo a ripetermi, sapendo che non c'era tempo per cercare un riparo.

Dovevo essere puntuale, non potevo permettermi di prolungare oltre quell'agonia.

La via Dante, in quel tratto preciso, non offre grandi ripari. E' tutto un susseguirsi di case e  muri, interrotti  da vecchie  cancellate, di alberi sfrondati e di alberi senza più ombrelli; e così, quando piove, bisogna affrettarsi a guadagnare in fretta l'ultimo tratto, quello che si tuffa nella Piazza Castelnuovo, anche se, lungo i suoi marciapiedi, tappeti di motorini al guinzaglio, posteggiati senza ordine  e criterio,  obbligano i passanti ad un continuo zigzagare nella grigia laguna cittadina fatta di pozzanghere e cemento.

Adesso che mi ero deciso, adesso che finalmente avevo in qualche modo scelto, nulla mi avrebbe fermato, nè il vento sferzoso del maestrale, nè l'urlo selvaggio del temporale di passaggio.

Non so, invece,  perchè mi fermai alle sue parole, non so nemmeno se fu lei   a cominciare, ma quel suo scendere dal marciapiedi e poi tornare su di colpo, quel suo continuo tira  e molla verso l'altra parte della strada, quell'infinito tentativo di fuga e di ritorno, fu per me  un richiamo, una foto da incorniciare, quasi una sorta di autoscatto.

Anche lei odiava, come me, gli ombrelli visto che la  pioggia veniva giù da ogni angolo del suo corpo.

Nelle mani teneva due sacchetti di plastica colmi di indumenti (da uno dei due usciva la manica nera di un maglione e nell'altro si vedeva il cuore rosseggiante di una giacca a vento).

Irrefrenabilmente, continuava nel suo tentativo disperato di attraversare la strada.

Nei suoi mille tentativi, la sentivo  inveire contro ogni uomo o contro ogni donna che si soffermava a  guardarla o che osava  passarle  accanto.

Più che parole le sue erano sputi pieni di vocali e di consonanti schiumosi di rabbia  e di  bestemmie.

Fu la frenata di un mezzo del trasporto pubblico che mi permise di cogliere l'unico suo attimo di incertezza.

Con un colpo secco le afferrai la mano, con l'altra raccolsi un sacchetto  e me la portai via dall'altra parte della strada.

Nell'attimo in cui la tenevo per mano sentii ritornare ogni cosa al suo posto, come se non se ne fosse mai  andata via, così la speranza, così la gioia, così gli attimi della  vita mia.

O forse quella mano mi ricordava solamente che in quel gesto non  c'era spazio per la  paura o per qualunque altra forma programmata di agonia.

Dall'altra parte della strada c'è sempre qualcosa che ci aspetta, fosse solo un ricordo, fosse solo una speranza o  un' immagine stupita, impressa in un folle autoscatto.  

Lei non fece una grinza; maledicendo la nuova riva calpestò con volenza una pozzanghera costringendomi a fare un passo indietro, e, poi, con un gesto improvviso, si avvicinò per  baciarmi.

Io non so se esistono baci- tipo o baci-modello, ma quello che lei mi ha dato sulla guancia è stato uno dei più belli che io abbia mai ricevuto.

Un bacio piccolo, che sapeva di pioggia, tremante come una foglia mossa dal vento, un bacio dentro il quale c'era una intera vita, un bacio dato come regalo, come dono, offerto come bene più prezioso, come se non ci fosse nient'altro che un bacio in quel tragitto finalmente vinto e conquistato.

Naturalmente, non saprete mai se lei era bella, se  era giovane o, soltanto, una vecchia pazza, se sapeva di vino o di temporale, se poi alla fine sono arrivato puntuale.

Già, adesso ricordo, avevo un appuntamento, e a pensarci bene era anche il mio ultimo giorno.

 

 
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