Boia chi molla

La Lega Nord è stata la prima fuori dalle aule parlamentari a gridare sui muri del Nord il pericolo che la nostra società avrebbe corso nel caso in cui, malauguratamente, le frontiere sarebbero state spalancate per cinque anni.
Durante la passata legislatura abbiamo messo un freno all’immigrazione selvaggia attraverso la legge Bossi-Fini, difendendo su ogni provvedimento l’idea stessa di società.
L’abbiamo fatto per difendere la società padana, ma su molti valori abbiamo visto che eravamo dalla stessa parte di molti cittadini del centro e del Sud.
L’idea di Casa delle Libertà, infatti, nasceva e veniva condizionata dall’unico movimento identitario presente in parlamento, cioè la Lega Nord, proprio per proporre attraverso il federalismo e l’autonomia un diverso modello di organizzazione dello Stato.
E’ evidente che dopo il 25 e il 26 di giugno la battaglia per il federalismo continuerà, anche perché la Lega Nord è un baluardo politico a quella strisciante invasione che, come ha titolato la Padania dell’8 agosto, “la sinistra ha venduto il Paese e il lavoro di generazioni di cittadini a quei 5 milioni di elettori a cui sta concedendo il voto”.
Mi concentrerò sul pericolo maggiore, cioè la concessione del voto a quei lavoratori residenti sul nostro territorio di fede musulmana.
Come ho ricordato più volte dalle colonne della Padania, non solo l’islam moderato non esiste ma è storicamente incompatibile con la democrazia. Infatti non esiste Paese democratico a maggioranza islamica.
Allora facciamoci questa domanda: “A chi giova?”. Il voto agli immigrati giova ad una sinistra che oramai non nasconde la volontà di mantenere il potere concedendo il voto a chi lo utilizzerà né più né meno che per islamizzare il Paese. Un Paese inserito nella tradizione europea, al di là di tante contestazioni, è fatto da gente che vede nella democrazia, nel rispetto dei diritti umani e nella divisione tra sfera laica e religiosa tre punti fermi. Tutto questo non ha esperienze nei Paesi musulmani. Appare singolare che lo stesso Ernesto Galli della Loggia dalle pagine del Corriere della Sera si sorprenda della contrarietà della Lega Nord per il semplice fatto che gli immigrati voteranno per chi saprà accogliere le loro rivendicazioni, e si chiede quale differenza ci sia con un partito come il nostro quando era al governo che, con le proprie battaglie, cercava consenso. Mi spiace che non colga la differenza. La Lega non solo difende i propri elettori padani ma difende soprattutto la libertà e la tradizione, quella libertà che non esiste dove c’è l’Islam.
Sono passati solo pochi anni da quando lo stesso Ernesto Galli della Loggia dalle pagine del Corriere scriveva un articolo dal titolo Un secolo contro Dio, sottolineando che il secolo del martirio contro i cristiani non era il terzo secolo dopo Cristo ma il Novecento, ad opera delle milizie islamiche in tutto il mondo, dall’Africa all’estemo Oriente, passando per il Medio Oriente. Paesi, ad esempio, come il Libano che finchè i cristiani maroniti erano a maggioranza ha vissuto periodi di grande prosperità, ora, invece, che la maggioranza è islamica è inutile aggiungere commenti a quello che ogni giorno i giornali ci documentano.
Perché il Libano era definito la Svizzera del Medio Oriente? Perché essendo a maggioranza cristiana la libertà ha permesso una seppur breve prosperità; oggi invece distruzione e morte.
C’è da chiedersi se per garantire il potere della sinistra e le continue prestese che attraverso la democrazia i musulmani faranno, nel 2011 oltre ad avere un partito islamico nel parlamento italiano diventeremo come il Kosovo. Ecco, questa è la vera domanda che Galli della Loggia deve porsi. Dovremo forse tollerare i tribunali islamici e la sharia per non perdere il voto di 5 milioni di elettori musulmani? Forse per qualcuno a sinistra li dovremo tollerare, per ottenere il consenso di qualcuno di quei 5 milioni di elettori che condizioneranno la nostra vita. Quando si parla di valori non si può parlare a sproposito, il voto non può nemmeno essere condizionato alla conoscenza dei nostri valori, quando è la storia che ci dice che sono incompatibili.
L’Islam è storicamente incompatibile con l’Occidente, lo dimostrano le recenti ricerche condotte in Gran Bretagna dove i figli di immigrati di seconda o terza generazione, pur avendo il passaporto britannico, e quindi il diritto di voto, non si sentono inglesi. Anzi, una buona parte parteggia per Al Qaeda, nonostante abbiano la pancia bella piena in un Paese ricco di opportunità.
Il grido di allarme che lancia la Lega Nord è che in tutto il Paese nei prossimi 10 anni (ma soprattutto in Padania, come sta accadendo silenziosamente in tanti piccoli centri della nostra pianura), i nostri concittadini se ne stanno andando mestamente dalle loro case perché continuamente intimiditi da una sottile e sempre più rumorosa cultura dell’intolleranza, tra capretti sgozzati e appesi ai balconi di casa a preghiere per strada. La società multiculturale non esiste, soprattutto nei Paesi islamici dove c’è la Umma, la comunità dei fedeli, e fuori di questa la vita è impossibile. Solo rispettando la cultura di riferimento che è fatta di identità e tradizione, come propone la Lega, riusciremo a proporre una alternativa. Ma è inevitabile una mobilitazione per impedire che venga concesso il voto agli immigrati.
Per questo la Lega Nord userà ogni mezzo.