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Ceralacca

Post n°97 pubblicato il 23 Marzo 2011 da canproietti
 

 

 

 

 

Ceralacca

 

Scalfisce il volto

con sigilli di ceralacca

nell’elegante trucco.

L’ho vista eclissare l’acuto dolore

in singhiozzi  di tappezzati sorrisi

e chiamare dietro parole mozzate

che sanno sedersi su sedia

di rassegnata inadeguatezza,

fino a far salire la sua voce fioca

rapendo tutti con il canto del cigno*.

Candida Proietti

 

*... né i cigni cantino per il dolore, ma, poiché, credo, (questi ultimi) sono sacri ad Apollo, sono indovini, e cantano prevedendo i beni (che troveranno) nell’Ade e si rallegrano in quel giorno più che nel tempo precedente. E anch’io penso di essere compagno di servitù dei cigni e (di essere) sacro allo stesso dio e di avere non meno di loro, da parte del (mio) signore, l’arte divinatoria, e di non allontanarmi dalla vita con minor gioia di loro... (da "Il Fedone" di Platone)

 
Rispondi al commento:
coluci
coluci il 26/03/11 alle 08:38 via WEB
Candida è maestra nell’uso della metafora, che mi piace definire “un connubio libertino” della parola vissuta con la parola nascosta, che si consuma in uno svelamento dell’inenarrabile. “Ceralacca”, impronta volatile e fuggevole che però scalfisce e modella l’apparenza gioviale di un viso che rimanda ad altro, alla fatica del vivere. La scena (mi ritorna in mente il senso della tragedia greca) continua nei versi che seguono tra sovrapposizioni che si manifestano e annullano (singhiozzi… di tappezzati sorrisi), presenza e assenza, invocazione e “parole mozzate” e la stupenda fotografia dell’inadeguatezza come figura (inerme ma non sconfitta), raccolta su una sedia che sa sprigionare ancora “il canto del cigno”, un canto di speranza nel dolore, perché è nell’imperscrutabile sacralità del “canto del cigno” (Platone) che si annunciano nuovi scenari. Una poesia non facile, turbinosa, che ci accompagna con misurato realismo sui sentieri impervi della felicità e, come nello stile poetico di Candida, ci fa riflettere emozionandoci. I suoi versi sono parole che pronunciano l’indicibile. Con stima. Luciano
 
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