Versi e prose

Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce

Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011
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« Inno alla notteIl Mare ha ingoiato il S... »

Ancora Lei .... e sempre se stessa!

Post n°34 pubblicato il 02 Dicembre 2011 da IOeMR.PARKINSON
 

 




  Ho conosciuto Valentina alcuni mesi fa, vi ricordate il post intitolato Nicole? siamo diventati amici ed è lei che mi insegnato che la vita è un dono meraviglioso che deve essere accettao senza se e senza ma! 
    Vale ha scritto poesie e racconti e continua a farlo.
    Mi ha anticipato delle note personali che potrebbero essere la base di un nuovo racconto di vita!
    Mi fa piacere condividerle con voi.
    Io e… me ( di Valentina Tomasoni)

    La convivenza con me stessa credo che sia una delle cose più “incasinate” della mia vita.
    Sono così… o l’opposto di così…
    Dura? Mah, con il passare del tempo mi sono abituata, ogni tanto mi mando a quel paese… e poi dopo un ciclo di masochismo… subentra il perdono.
    Il perdono per ciò che ho detto e fatto.
    Perdo tanto di quel tempo a scusarmi con gli altri, con me stessa… che mentre mi tiro mille menate, in Brasile c’è un bambino che muore di fame.

    Allora la mia presunta “duplice personalità” si fa piccola piccola… e cerca di vivere.
    Vivere…Vivere… Per me vivere è… svegliarsi al mattino alzarsi dal letto e andare in bagno mettendo un piede davanti all’altro…
    Per me vivere è salire in macchina accendere la radio e cantare ....

    Per me vivere è arrivare in ufficio, accendere il computer e sapere che ho qualcosa da fare.
    Anche se la mia presenza non è indispensabile, perché nessuno mi cerca per informazioni urgenti e sulla mia scrivania non ho pratiche da sbrigare con una data di scadenza, non importa, ho qualcosa da fare… un incarico lavorativo, che mi tiene occupata, che non mi fa sentire emarginata perché “disabile”.
    Ma ho “lottato” per avere un ruolo lavorativo seppure marginale, che riempisse le mie giornate !
    Non sono un elemento insostituibile, ma so che il mio apporto lavorativo è comunque qualcosa di utile  (ma ora ho un incarico lavorativo che mi gestisco autonomamente, con la supervisione della mia responsabile, che mi gratifica e che mi comprende).

    Utile,sentirsi utili. Tutti abbiamo questa esigenza? Non lo so, io posso parlare per me e per le realtà con le quali sono venuta in contatto in questi anni di malattia.
    Per un malato è fondamentale sentirsi utile… in qualsiasi modo.

    E’difficile entrare nella testa di un ammalato, è difficile entrare in qualsiasi altra testa.  
    Ognuno è un mondo a sé… ognuno vive le situazioni, le avversità, i dispiaceri in modo diverso.
    E per la persona ammalata il mondo a sé diventa un mondo a sé con un qualcosa ancora più “a sé”.

    Avevo smesso di scrivere del Parki, dopo avergli dedicato una parte importante del mio primo racconto, qualcuno mi ha detto: “Valentina,continua a scrivere… ma non parlare più di sfiga!”
    Ma la sfiga fa parte della vita, come la fortuna, come la gioia.
    Non significa che non parlandone non ci sia la sfiga, e forse magari parlandone aiuta.
    Aiuta a condividere, ad accettare… e capire.

    Quando il tuo corpo non funziona come tu vorresti, ti senti impotente davanti a te stessa e nei confronti degli altri e cerchi di non far trasparire troppo la tua sofferenza a chi ti sta accanto…
    Ma non sempre è così: a volte insieme al malessere fisico c’è qualcosa che ti fa soffrire, e allora qui le cose si fanno più complicate Le opzioni sono molteplici, o ti lasci andare all’autocompatimento, o te la prendi con il primo che ti capita a tiro, o ti fai un bel pianto liberatorio… e dopo un sonnellino ristoratore, come nuova.

    I primi anni che frequentavo l’associazione avevo conosciuto Giuliano. Giuliano era separato: sua moglie se ne era voluta andare via dopo che Giuliano aveva saputo di avere il Parkinson.
    Non è facile convivere con una patologia cronica invalidante come il Parkinson, non è facile convivere con nessuna malattia, ma nello specifico sto parlando di ciò che mi riguarda.
    Ma la cosa peggiore quando si è ammalati è sentirsi soli ed abbandonati.
    L’amore ha un potere enorme sul nostro benessere psicofisico. Sicuramente è la miglior cura per tutte le malattie.

    In questo ultimo periodo il Parkinson mi sta rendendo difficile la vita e se non ci fosse stata lei… lei la mia Teresa, la mia nipotina che con il suo innocente e puro affetto mi ha fatta sorridere, mi ha fatta sentire viva.

    Non ho mai pianto perché sono ammalata, non mi sono mai chiesta perché a me? Ma in questi ultimi mesi… ho desiderato essere sana.
    Bisogna stare attenti ad esprimere le proprie autentiche opinioni, perché si rischia di essere ripresi, criticati, contradetti…
    Una frase del tipo: “Come vorrei essere sana!”
    Potrebbe scatenare risposte come: “pensa che c’è chi sta peggio…”
    Comunque sia l’ho pensato. Ed era la prima volta.
    I miei limiti non mi pesano, li accetto. So che posso arrivare fino ad un certo punto poi mi devo fermare.
    Come adesso… ho sonno, in effetti sono l’una e trentadue. Concludo citando una frase del mio scrittore preferito Paulo Coelho.
    “La sofferenza, se affrontata senza timore, costituisce il passaporto verso la libertà”

     Tutti in questura allora per il passaporto!

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Commenti al Post:
marinad63
marinad63 il 05/12/11 alle 00:01 via WEB
dal CAPITOLO 10: VOGLIA DI UNA VITA NORMALE. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. (Romani 12,15) Continua il miracolo di una vita normale. Cosa mi manca? Le stesse cose che mancano agli altri. La vita è difficile? Lo è per tutti. I problemi sono tanti. E chi non ne ha? I soldi non bastano mai, il tempo non basta mai, troppe ingiustizie, troppe “fregature”, poche persone su cui contare, le cose non sono andate come previsto, ci ho messo un’ora per tornare in auto da Pomezia, i bambini fanno i capricci, quest’affare appena comprato già non funziona, mio marito ha lasciato tutto in mezzo, si è dimenticato di pagare la bolletta scaduta, e gli devo sempre ripetere le stesse cose, ecc. Non vi suona familiare? Questa è la vita normale. Vogliamo parlare dei parenti? Qui sfondo una porta aperta. L’aspetto più insopportabile è accorgersi che le tue parole e perfino i tuoi pensieri vengono travisati, quando ti fanno capire che non è il caso di rivolgersi a loro e che, pure se non hai chiesto mai niente... Ma, per nostra fortuna, ci sono gli amici. Qualcuno ha scritto: “Gli amici sono il modo che ha Dio per scusarsi dei parenti” (Anonimo) La vita normale non è solo routine. Non è solo problemi. È relazione con gli altri, è famiglia, è fare l’amore, è piacere, è sorpresa. È ricevere un regalo, ascoltare la figlia che recita la sua prima poesia a memoria, affettare il pane di Genzano, mangiare un bignè alla crema, ordinare la pizza, ammirare il sole che spunta dal mare alle sei, fotografare dall’alto il lago di Nemi, entrare in una basilica e sollevare lo sguardo verso il soffitto decorato, sentire la musica e sentire il silenzio, ascoltare le parole e ascoltare i pensieri, invitare gli amici, dimenticare i nemici, … È amare se stessi, amare il prossimo, amare Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate. E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». (Ap 21, 4-5)
 
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