La felicità dell’uomo non può dipendere dal benessere materiale. La soddisfazione che deriva dai beni esterni manca di una solida base: ogni gioia che viene dal di fuori se ne andrà, mentre quella che l’uomo trae dal proprio intimo è sicura e salda; essa cresce e ci accompagna fino alla morte. Tutti gli altri beni, tanto ammirati dal volgo, sono effimeri, certo anche utili e piacevoli semprechè essi dipendano interamente da noi, e non noi da essi. Tutti i beni che derivano dalla fortuna possono procurare gioia e utilità solo se il suo possessore è anche padrone di sé e non è schiavo delle sue cose.
L’anima è ben più forte della fortuna; è lei a dirigere le cose in un senso o nell’altro; è lei la causa della sua felicità o della sua infelicità. Se è cattiva, volge tutto in male, anche ciò che le era apparso il più gran bene; se è retta e sana, corregge i mali della fortuna, ne raddolcisce e sa tollerarne le asprezze, accettando con gratitudine e con moderazione la prosperità, con fermezza e coraggio le disgrazie. Ma per quanto sia saggia, per quanto agisca sempre dopo maturo esame, per quanto sia attenta a non tentare niente al di sopra delle sue forze, non otterrà quel bene inalterabile e sicuro da ogni minaccia se non avrà da opporre ben salda la propria certezza all’incertezza delle cose
Seneca assumiglia a mammà...
Inviato da: tenebra_liquida
il 21/03/2009 alle 12:00
Inviato da: tenebra_liquida
il 13/03/2009 alle 21:01
Inviato da: istinto_animale
il 18/02/2009 alle 17:18
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il 18/02/2009 alle 01:25
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il 29/01/2009 alle 18:04