Creato da asia601 il 12/09/2006
Fotografie della mente
|
Area personale
Cerca in questo Blog
Menu
I miei Blog Amici
Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Passeggiavo per i sentieri della mia anima, non per ritrovarmi nei misteri o nella spiritualità, solamente perchè quelli battuti dai piedi li conoscevo troppo bene.
Conoscevo le strade asfaltate che hanno assorbito il sudore del mio corpo.
Conoscevo la consistenza della plastica del manubrio, che hanno tenuto duro alla presa delle mie mani.
Conoscevo l'impalpabilità dell'aria, quando ho provato a picchiarla coi i miei pugni chiusi, o quando la rapivo senza che se ne accorgesse col ventaglio fatto di cartone per rinfrescarmi.
Conoscevo quello che gli occhi mi autorizzavano a vedere, bevevo quello che la mia bocca riusciva a prendere, mangiavo il suono di una musica rock o sinfonica o semplicemente leggera.
Conoscevo, mi nutrivo, mi interrogavo.
Così passeggiavo per i viali della mia anima e questa mi diceva che si cibava d'altro.
Così che la terra non era quella che battevo a piedi nudi, ma era quella in cui il mio corpo cercava di entrare.
Parlavo ad un albero, e lui rispondeva. L'anima mi diceva che gli alberi ascoltano e rimandano.
L'olivo rimandava la donna che prima cacciava, quella prima di me: l'amazzone.
I miei gatti dicevano che se li fissavo intensamente i loro occhi mi davano risposte alle mie domande, ed io con loro comunicavo nel silenzio attraverso occhi obliqui, rotondi. Ho miagolato con loro.
Cosa altro mi diceva la mia anima?
Che non servono scarpe, questo diceva.
Cosa mi diceva la musica? Che per ballare bisognava lasciare il corpo e lasciarsi trasportare da essa. Perchè lei ti porta in posti sconosciuti, in strade mai battute, nel mistero dell'Uno...
Selvaggia.
Da selvaggia io mi arrampicavo sugli alberi insieme alle scimmie. Da umano io guardavo le scimmie arrampicarsi e le aquile volare.
Così che il mio corpo mi conduceva in una direzione e si stordiva di inutilità mentre la mia anima ne prendeva un'altra e produceva rumore, quelle delle foglie spettinate dal vento o il verso del lupo esaltato dalla luna ormai piena.
Un corpo che imprigionava la liberta di espressione dell'anima.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Ieri passeggiavo per il centro con la mia amica del cuore. Mi piace passeggiare con lei soprattutto perchè sono anni che non lo facevo più: camminare.
Lei non è molto alta e si tinge i capelli di un rosso intenso. Ha occhi verdi, grandi, puliti e belli. Ha incarnato pallido e una pelle perfetta senza difetto. Un elogio ai suoi 44 anni. Mi piace passeggiare con una bella "ragazza" con cui ho un rapporto di estrema confidenza e affetto profondo, da sorelle.
Non sono ancora consapevole di essere ritornata una donna libera. Ho tolto la fede, ma porto al suo posto un anello (suo regalo) e mi pesa molto di meno del dito libero. 23 anni significa aver fatto una montagna di cose. Troppe. Queste hanno creato dentro tutta una serie di abitudini. L'uomo che ti lascia crea un vuoto. Ma le abitudini sono peggiori.
Disabituarsi a cucinare per lui e per la famiglia, disabituarsi a fare gli spesoni o guardare negozi dove c'è qualcosa per arredare, disabituarsi a farsi scorrazzare in macchina (lui aveva la macchina più potente per i viaggi, io un'utilitaria), disabituarsi a sentirsi protetta quando va via la luce, quando senti il terromoto, quando lo sciacquone perde acqua e non puoi contare su di lui ma devi iniziare a ragionare con una serie di operai.
Disabituarsi ad organizzare le festività per partire dai suoi genitori (l'ho fatto per anni ed anni). Disabituarsi a dormire con la gamba sulle sue gambe o viceversa. Disabituarsi a non vedere l'ora di rivederlo la sera per raccontargli l'ultimo pettegolezzo o farsi fare un massaggio per il mal di schiena. Disabituarsi a considerare due stipendi e veder la vita economica meno dura.
Disabituarsi a pensare in due, ad immaginare cosa lui pensasse esattamente di una determinata cosa. Disabituarsi a sentire l'odore in casa di lui.
E ieri camminando con lei, ho pensato che mi ero disabituata soprattutto a stare con me stessa e fare le cose che amavo.
Roma al centro è magnifica. Roma è un dono per chi lo sa vivere. Le strade, le chiese che ieri erano piene. Gli esseri umani che, con la fretta di spendere le giornate con impegni avevo dimenticato di guardare e soffermarmi. Ho ripreso a pensare.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Oggi mi guardavo allo specchio mentre mi truccavo per venire al lavoro.
Cambiare vita a 48 anni non è facile.
Ho sempre amato le sfide, ma questa sopraggiunta tra capo e collo forse è veramente esagerata.
Ho sempre temuto di vivere sola, ed ecco che il mio timore ha preso corpo e sono sola.
E' facile ora dire che avrei dovuto ritagliare dei spazi per me, curare le amicizie, curare degli interessi. Si è terribilmente facile. Lo dicevo anche allora, quando ero una donna sposata "tranquillamente".
Il vortice di lavoro, famiglia, figli ed impegni comunque mi prendeva.
Sono stata felice a prendermi cura della mia famiglia, mi sembrava così naturale.
Tavolta alla sera nel mio lettone, ora diventato improvvisamente gigantesco, ripenso a tutti questi anni. Alle pance che mi sono cresciute, al parto, alla cura dei miei figli.
Penso a tutto quanto ho investito in loro e nel progetto famiglia. Ci credevo, ci mettevo dentro energia, amore, vigore e la mia vita.
Ricordo tutte le recite, e il profumo della sera, quando finito il lavoro eravamo tutti intorno alla tavola per la cena. Lui arrivava sempre dopo. Io mangiavo con i bambini. Arrivava sempre con la sua stanchezza e l'odore di chi ha sudato lavorando. Lo amavo.
Amavo quell'uomo. Questo di ora no.
Questo di ora è un fantasma, un signore invecchiato precocemente che ha paura dei suoi 50 anni. Non amo le persone che hanno paura. Non amo chi fugge. Amo i guerrieri, chi affronta la vita a muso duro.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
La strega.
Non credo di conoscere profondamente l'uomo che da 23 anni condivide la sua vita con me. E non credo nemmeno che abbia condiviso una sua vita con me a questo punto dei fatti.
Quello che mi è accaduto è al limite dell'inverosimile oppure del troppo scontato.
Mi sono sempre tirata fuori da una vita scontata. Tanto che me ne vantavo con me stessa. Vuoi per la durezza, vuoi per la lotta sin da bambina, vuoi per la ruvidità....ma tutto avevo fuorchè una vita scontata. Ecco lui mi ha incanalata in una situazione sporcamente scontata.
Mio marito è fuggito di casa.
Si, della serie vado a prendere le sigarette e non è più tornato.
Non è voluto più tornare.
Senza un cenno, senza rispondere ai messaggi, senza un discorso serio e da uomo.
Due giorni prima che succedesse il tutto mi ha solo avvertita che forse non provava più quel grande amore e che gli sarebbe piaciuto provare a stare un periodo lontano da casa per riflettere.
Pensieri che a volte si dicono, ma mai e poi mai avrei creduto che sparisse di là a due giorni dopo.
Ha già trovato una casa. Questo l'ho saputo da poco.
Come si fa a trovare una casa in quattro e quattr'otto?
E ora mi domando, ma con chi sono stata sposata in tutti questi anni?
Ma quest'uomo chi è?
Ovviamente non credo al desiderio di stare lontano. E' un gesto di un infantilismo inaudito e solo per questo merita di non essere MAI più preso in considerazione. Credo di conoscerlo un pò, e pigro com'è non ce lo vedo a fare un gesto così forte. Credo invece che mio marito sia un uomo come tanti con una crisi dei 50 anni, squallidissima.
Sono sotto choc. Non comprendo bene il gesto nè il vero motivo.
So di non avere più un uomo. Non perchè mi ha lasciata, ma perchè ha tradito ogni mia aspettativa riposta in lui. Questo non può essere il mio uomo.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Come si può crescere solamente in 5 anni?
Come si può cambiare totalmente?
Eppure a Lara successe proprio così. Si addormentò beata tra le braccia rassicuranti di Morfeo e si risvegliò dea selvaggia il giorno dopo.
Si, selvaggia.
Al risveglio capì di essere sola. Si accorse che aveva dormito due anni. Il risveglio fu lento e dolorante. Ma una volta aperto gli occhi comprese di essere sola.
Sola con la famiglia, sola con le persone che le giravano intorno. Unica compagnia, la conoscenza dolorosa di se.
"Non lasciare questo diario, non lo fare."
Trovò questo messaggio nello spazio riservato ai messaggi dei post che metteva sul diario azzurro in internet.
Che vuole costui e chi è?
Lara lesse il commento disgustata. Quel diario la innervosiva, la pochezza della frequentazione la innervosiva.
Quello che cercava lì sopra non c'era. Lì c'erano solo persone che avevano scambiato internet in un'agenzia matrimoniale, occasionale, sessuale.
Lei cercava altro. Cercava il colloquio, il calore umano: la gente.
"Credo proprio che lascerò questo posto mio caro sconosciuto".
Rispose lei con sicurezza. Oramai trattava tutti come poveri dementi. Non sarebbe stato il cretino di turno a farle cambiare idea. Il diario andava cancellato. Andavano cancellati i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi pezzettini di cuore. Lei scriveva spesso che aveva un cuore senza mutande e, che sperava di trovarne uno prima o poi come il suo.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
« Precedenti | Successivi » |
Inviato da: apungi1950
il 22/02/2011 alle 13:01
Inviato da: miguelortega
il 29/12/2010 alle 11:08
Inviato da: la.gattanera
il 26/07/2010 alle 20:40
Inviato da: antenore45
il 30/06/2010 alle 01:59
Inviato da: blubeluga
il 29/12/2009 alle 16:04