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Post n°14 pubblicato il 18 Aprile 2008 da oiram2bis

Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:

 -Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.

Dio condusse il sant'uomo verso due porte.

Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.

Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.

Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo

dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.

Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.

Avevano tutti l'aria affamata.

Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.

Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po',

ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del

loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.

Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.

Dio disse:

-Hai appena visto l'Inferno.

Dio e l'uomo si diressero verso la  seconda porta.

Dio l'aprì. la scena che l'uomo vide era identica alla precedente.

C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che

gli fece ancora venire l'acquolina.

Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse

i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone

erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.

Il sant'uomo disse a Dio:- Non capisco!

- E' semplice, rispose Dio, dipende solo da un'abilità.

Essi  hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri mentre gli altri non pensano che a

loro stessi.

Io non sono credente, e me ne dispiaccio. Ma ciò che sta sopra scritto è sicuramente la rappresentazione allegorica di uno dei pilastri sui quali poggia la mia coscienza umana. Ecco, appunto, umana. Possibile che si debba quasi sempre riferirsi ad un "precetto" divino per comportarsi da umani? Credo che l'ipotetico Dio sarebbe più contento se un umano si comportasse da tale per sua indole e non per imposizione "timorante".

 
 
 
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