Creato da bellicapellidgl3 il 19/11/2014

Pettino Pensieri

Oggi è un giorno perfetto per volare

 

« MarcoDettagli »

Le volte che ho preso un aereo

Post n°17 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da bellicapellidgl3

 

 

Non ho mai avuto paura di volare. Ritengo molto più rischioso percorrere tutti i santi giorni il grande raccordo anulare. Ho ricordi variegati dei miei voli.

Il primo che mi viene in mente è quello per Sharm, quando ancora si poteva strappare uno scampolo di estate mentre qui era pieno inverno, senza rischiare di restarci secchi.
Ho dormito tutta la notte sulle panche di metallo di Fiumicino perché il volo aveva un ritardo di 12 ore, la gente dava seri segni di nervosismo, ci avevano detto che non era stato pagato il carburante. Una cosa da niente, insomma.
Quando finalmente arriviamo all’aeromobile, sembrava un giocattolo di latta, verniciato di giallo con un faraone nero dipinto sulla coda e una gigantesca scritta inquietante: “Pharaon”.
Prima di attraversare la porta, veniva istintivo tamburellare con la mano sulle pareti esterne, un po’ come fanno gli architetti nelle case (entrano e, prima di parlare, tamburellano sulle pareti e poco ci manca che non facciano dire trentratrè), per rassicurarsi sulla consistenza.
Porte chiuse, tutti seduti, le hostess parlottano e ridacchiano tra loro, ma non si parte.
E lì accade una cosa esilarante, se non fosse che avevo una notte insonne sulle spalle: un tale si alza e chiede di andare fuori a fumare. Tutti lo guardiamo sospesi . Le hostess non battono ciglio, con una certa indolenza riaprono il portellone (!!!) e lo fanno scendere.

Ma che siamo sulla Marozzi?? 

A quel punto si scatena un frignare generale, il nervosismo accumulato esplode e la gente vuole SCENDERE per tornarsene a casa.
Ma come? Hanno già i bagagli nella stiva. E invece pare che in questa specie di astronave Pharaon tutto sia possibile: un gruppetto di persone scende e si mettono pure a recuperare i bagagli.
Ed è a quel punto che la ragazza seduta dietro di me perde completamente le staffe e ha una specie di crisi isterica. Posseduta da un inglese maccheronico comincia a urlare contro le hostess imperturbabili:

It’s impossible! You can’t do it! He says: I want  go out e you say go out! “ E qui alza ancora di un tono la voce e io non riuscivo a smettere di ridere perché tuona: ”MA CHE OUT  e  OUT!!” con gesto eloquente della mano.
E finalmente si parte.
Una vecchietta con un cappello anni trenta, seduta alla penultima fila, pelliccia sintetica, potrebbe essere un’insegnante in pensione, ha l’aria di stare facendo un favore a tutto l’equipaggio a essere lì,  chiede allo stuart:
Mi scusi, eh. Ma questo rumore dovrò sentirlo per tutto il volo?”.
E lui, strepitoso: ”Signora, speriamo di sì!”

 

 

In un volo per Copenaghen invece mi è accaduta una cosa davvero bizzarra.
Un giovane uomo era seduto due file davanti a me, separati dal corridoio. Mi ricordo che in quel volo ho scoperto con sgomento che i passeggeri non erano dotati di un paracadute a testa- come avevo creduto fino ad allora- ma di un salvagente. Non capirò mai come cavolo puoi gonfiare il salvagente SOLO una volta fuori dall’aeromobile. Mentre precipiti nel vuoto deve essere comodo.
Comunque, il tipo a metà volo circa si volta, ci guardiamo distrattamente.
Poi continua a voltarsi con insistenza, fa mezzi sorrisi, insomma una specie di tentativo di acchiappo in un luogo quanto meno inusuale, dal momento che siamo legati a una sedia e nemmeno abbastanza vicini da parlare.
Poi si gioca il suo asso (che detta così, ma mi sembra pertinente): si alza con sguardo ammiccante, si dirige verso il bagno e passando mi fa come un gesto di intesa.

Ora io dico.

Ma davvero esiste gente che si fa una sveltina con uno sconosciuto nel bagno di un aereo in volo, per lo più in fase di atterraggio?
Al suo ritorno, senza aver fatto poker, ricordo che si sedette senza voltarsi più, nemmeno per un attimo. Trovai l’episodio molto istruttivo riguardo al genere umano maschile.

E poi tutti ricordiamo dove ci trovassimo il giorno della tragedia delle Twin Towers. Bene, io, tanto per complicarmi la vita, non ero in Italia, ma a Glasgow.
Intanto questo episodio della mia vita sottolinea, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’abisso tra il temperamento pacato e ottimista di mio padre e quello melodrammatico e schizzato di mia madre.

Due telefonate in due momenti diversi, per farmi spiegare cosa stesse accadendo davvero. Mia madre (tono concitato, parole che si portano dietro una specie di eco):” Sta per scoppiare la terza guerra mondiale-e-e-e…. Non potrai tornare a casa-a-a-a-a…. Hanno chiuso Heathrow!!!”
Mio padre:” Ma NIENTE…. Un aereo sul pentagono…due sulle torri gemelle…stai serena” .

Finalmente metto il mio sedere su un volo di ritorno, in quel clima di paura e di controlli. Devo dire che ero piuttosto suggestionata.

Il mio vicino era un obeso che puzzava di alcool, continuava a chiedere vino alle hostess. Il suo culone debordava sul mio posto a sedere ed aveva un odore davvero sgradevole.
Ho intercettato una strana valigetta nera posata per terra, sotto il sedile antistante.

Ho cominciato ad innervosirmi.

Un terrorista che sta per farci saltare in aria e beve per trovare il coraggio! Ero tesa e spaventata, a ripensarci oggi questa cosa mi fa molto sorridere.
E poi il gigante mi parla, biascicando le parole: di dove sei, mi chiede, ah Roma bellissima città, la città eterna bla bla bla. Io non riuscivo a stare ferma, incrociavo le gambe, mi toccavo i capelli, volevo solo uscire da lì.
A un certo punto ha cominciato a straparlare, ha scomodato la storia, Cleopatra, Marcantonio, Giulio Cesare… E dice:

When he was killed…” ma io capisco:”When I was a killer…” (!!!!!) No vabbè, ero completamente fuori di me. E’ UN KILLEEEEER! Lo ha ammesso!! Come se fosse una professione che uno propaganda in giro, insomma.

Partire, il bagaglio, i documenti, il frusciare tra le dita della carta di imbarco, il clima ovattato durante il volo. Partire, quanto mi piace.

 
 
 
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