Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.

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LA POLITICA DEGLI STRACCI

Post n°170 pubblicato il 22 Agosto 2010 da diefrogdie
 

 La politica degli stracci

 L'Italia affonda nella melma dei dossier e dei veleni, tra risse e regolamenti di conti.

L’immagine che più si addice alla politica di questa torbida estate è il proverbiale campo di Agramante di ariostesca memoria, dove regna una discordia confusionaria e suicida, mentre il nemico (lo spettro della crisi) è alle porte. Dossier, minacce e ricatti velenosi volano come stracci, in un’Italia ridotta alle pezze. E con avversari da polverizzare, con ogni mezzo, perché il potere assoluto non ammette dissenso: non fa prigionieri, solo terra bruciata contro chi canta fuori dal coro.

    Veleni e schizzi di fango volano ovunque. Con politici lontani dai problemi delle famiglie, che stentano a vivere, ogni giorno alle prese con povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile. Settembre riserverà un brusco risveglio. La ripresa è debole, soggetta alla pesante concorrenza dei nuovi mercati dell’Estremo Oriente. A scuola, anche quest’anno, la campanella suonerà a vuoto per decine di migliaia di docenti precari. In attesa, da anni, di una sistemazione.

    Il Paese che si avvia a celebrare l’unità d’Italia è stufo di duelli, insulti e regolamenti di conti. Una politica responsabile, che miri al bene comune, richiederebbe oggi, da tutti, un passo indietro, prima che il Paese vada a pezzi, e un’intesa di unità nazionale (e solidale) che restituisca ai cittadini il diritto di eleggersi i propri rappresentanti. Non più comparse da soap opera, ma persone di provata competenza e rigore morale. Minacciare il ricorso alla piazza o tirare a campare con una “tregua armata” non sana le profonde ferite di questi giorni. Tantomeno ridà credibilità a una politica offuscata da ampie zone d’ombra. Il Paese è paralizzato. Sotto ricatto. Leggi e favori, come al “mercato delle vacche”, sono oggetto di baratto: federalismo in cambio di intercettazioni. I dossier vanno e vengono dai cassetti, con minacce di “bombe esplosive” (ma chi sa, perché non parla già ora?). Manca, come ha scritto il presidente del Censis Giuseppe De Rita, «una cultura politica della complessità e del suo governo». S’è perso di vista il bene prioritario del Paese, come ha ammonito il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, nell’omelia dell’Assunta.

    Anche la questione morale è ormai arma di contesa. Dalla politica “ad personam” siamo al “contra personam”. Ma la giusta esigenza di chiarezza vale per tutti. Sia per chi ha la pagliuzza che per chi ha la trave nell’occhio. La clava mediatica (o il “metodo Boffo”) contro chi mette a nudo il re è un terribile boomerang, in un Paese che affoga in una melma di corruzione, scandali e affari illeciti.

    Disfattista non è chi avverte il pericolo e fa appello al senso etico, ma chi è allergico al rispetto di regole e istituzioni. Nel campo di Agramante italiano si alzano polveroni, utili solo a fini propagandistici. Per soddisfare la voglia d’una contesa elettorale che sbaragli, per sempre, l’opposizione. Come in passato, urge anche oggi l’appello di don Sturzo “ai liberi e forti”. Prima che sia troppo tardi.

www.famigliacristiana.it 17.08.2010

 
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DA MORTI SONO SEMPRE VIVI

Post n°169 pubblicato il 14 Agosto 2010 da diefrogdie
 

DA MORTI SONO SEMPRE VIVI

"Ci sono malvagi che da vivi sono come morti. Ci sono giusti che da morti sono sempre vivi".

...sempre una preghiera e un ricordo per voi

 
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WHAT HAPPENS IF WE LEAVE AFGHANISTAN

Post n°168 pubblicato il 08 Agosto 2010 da diefrogdie
 

WHAT HAPPENS IF WE LEAVE AFGHANISTAN

THIS IS THE ANSWER:

1)

2)
 

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Otto medici stranieri e due traduttori afghani, appartenenti ad una ong di ispirazione cristiana, sono stati uccisi dai talebani nel distretto di Kuran wa Munjan, nella regione di Badakhshan, nord-est del Paese. L’unico sopravvissuto del gruppo è Gen Kemtuz, uno dei tre traduttori afghani. L’ong in questione è l’International Assistance Mission (Iam), coin sede in Svizzera, che offre aiuto e assistenza medica.
 
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Benvenuta, legge francese contro il burqa!

Post n°167 pubblicato il 16 Luglio 2010 da diefrogdie
 

Benvenuta, legge francese contro il burqa!

Alcuni passaggi di un bellissimo articolo di P. Samir Khalil Samir sulla legge francese contro il burqa. (www.asianews.it)


Che cosa è successo? Due giorni fa il parlamento francese ha votato una legge che vieta l’uso di coprire il volto nei luoghi pubblici, rendendo illegale indossare il burqa. Il fatto stupefacente è anche l’omogeneità del voto (355 su 500, solo 1 contrario). Da oltre un anno in Francia si parlava di mettere al bando il burqa. All’inizio, un inventario della polizia diceva che il fenomeno riguarda poche centinaia. Ma oggi – in modo simile all’esperienza nei Paesi islamici – in Francia vi sono almeno 2 mila persone che indossano il velo integrale. Allo stesso modo, in Egitto, da alcune centinaia nel 2001, si è giunti oggi fino a 16% delle donne velate.

Ora in Francia si parla di 2 mila, ma se non si fa nulla, il fenomeno cresce e si sviluppa. E si sviluppa perché nasce da una posizione ideologica. Da dove viene infatti questa voglia delle donne di coprirsi in modo integrale?
 
Il burqa non è islamico
 
Diciamo subito che su questo tema non vi è la minima traccia nel Corano o nella tradizione islamica (Sunna): dunque non è un uso islamico. Nessuno dei dotti coranici osa dirlo, ma sono in molti a pretendere che si tratti di un uso religioso.
 
Tale uso è invece diffuso in alcuni Paesi di tradizione musulmana: Arabia saudita, Penisola arabica, Afghanistan. Il chador non ha niente a che vedere con il burqa o con il niqab (parola araba). Il burqa è perciò un'eccezione e per nulla una regola. Ma purtroppo questi Paesi – e in particolare l’Arabia saudita – stanno dominando in modo ideologico il mondo musulmano, diffondendo sempre di più i loro usi, grazie ai soldi dell’Arabia saudita.
Ad esempio, vi sono milioni di lavoratori egiziani che, tornando dall’aver lavorato in Arabia saudita, si mettono a vivere secondo tradizioni saudite (non islamiche!) e vi costringono le mogli. Talvolta per questo essi ricevono pure un sostegno finanziario.
 
L’uomo egiziano, vedendo le donne saudite tutte coperte, vi si abitua e si sente rincuorato nel suo maschilismo, che del resto è sostenuto – questo sì – dal Corano stesso[1]. Così, la donna tradizionale ha sempre inteso che per essere religiosa deve essere obbediente al marito. Tanto che se il marito le vieta di andare alla preghiera in moschea e lei ci va lo stesso, compie un peccato più grande che il non andare alla moschea!
 
C’è perciò una predisposizione nei due sessi a tenere la moglie tutta coperta, per gelosia del maschio e per sottomissione della donna. Alcune donne, con il burqa, si sentono protette  dallo sguardo inquisitore degli uomini.
[...]
 
 
Di fatto in Francia il velo integrale è portato da donne che non l’hanno mai portato prima, anche da convertite. Per questo possiamo concludere che la scelta di indossarlo non nasce da tradizioni o da valori religiosi, ma da uno spirito ideologico che predica il ritorno alla tradizione culturale dell’Arabia del settimo secolo, spesso in opposizione all’occidente.
[...]
 
 
La reazione europea al velo integrale
 
L’Europa sta reagendo al burqa in modo deciso: da ieri vi è una legge contraria in Francia; in Belgio la legge che proibisce il velo integrale data da alcuni mesi; il burqa è proibito a Barcellona e se ne discute anche in altre parti del continente.
 
Gli europei sono contrari perché il burqa va contro la tradizione europea: indossarlo è un modo di rigettare l’integrazione nella cultura europea.
Il fenomeno è piccolo – per ora – e riguarda poche migliaia di donne, ma crea un’immediata repulsione. Questo vestito tutto di un pezzo, nero, una specie di “tomba della donna”, le rende come dei “fantasmi che camminano”. Esso è divenuto un simbolo di sottomissione della donna ed è contrario all’uguaglianza fra uomo e donna.
[...]
 
 
Leggendo i testi della “Dichiarazione di Riyadh” del 2007[2], si nota che i Paesi musulmani invitati partono con una premessa: Noi vogliamo raggiungere il resto del mondo e andare verso il progresso. Ma questa ondata di ritorno del burqa va proprio in senso contrario al progresso ed è motivato da fini ideologici!
 
D’altra parte l’occidente ha la sua ideologia e vede questo uso come un’umiliazione della donna. Il testo della legge francese, proposto dal ministro della giustizia, Michèle Alliot-Marie, afferma che coprire il volto è contrario ai valori della repubblica.
 
[...]
La reazione musulmana
 
Secondo le reazioni che ho letto e dopo aver partecipato a diversi forum francesi sul tema, posso dire che la maggioranza dei musulmani e delle musulmane sono contrari al velo integrale. Solo gli integralisti (i salafiti) sono favorevoli. Eppure la maggioranza dei musulmani in Europa e in Francia sembra essere contraria a questa legge. Io penso solo per motivi psicologici. “Noi siamo – dicono - la comunità che viene sempre additata come pericolosa; siamo vittime di islamofobia; di un attacco contro l’islam; siamo dipinti sempre come i cattivi…”.
 
In realtà il problema è rovesciato: è nel mondo islamico che esiste - almeno da una parte di musulmani – un’aggressione nei confronti della cultura occidentale. Chi è dunque l’aggressore e chi l’aggredito? Ogni gruppo può certo esprimere giudizi sulla bontà o meno di una o l’altra cultura. Ma se un occidentale viene a vivere in Egitto e poi sputa sulla cultura egiziana, la cosa migliore è che se ne vada. Se non c’è simpatia, un sentire comune, perché restare? La mia cultura può avere dei difetti, ma allora cambiamola insieme, non disprezzarla a priori.
 
Ebbene raramente ho visto dei musulmani che spingano gli altri loro correligionari a entrare e integrarsi nel luogo dove vivono, nella cultura del Paese dove si trovano. Eppure, questo è il primo atteggiamento naturale: la riconoscenza per il Paese dove sono e la fierezza d’appartenere a questo Paese.
 
E mi viene una domanda: essere musulmano, o cristiano, o ebreo è in antagonismo con “essere italiano, o marocchino, o russo”? Si può mettere sullo stesso piano l’identità religiosa e l’identità nazionale? Ancora, in occidente, se le persone si presentano in un gruppo, dicono: “sono tedesco, o polacco, o egiziano”, ma a nessuno viene in mente di dire.“sono cristiano”. Per il musulmano, la risposta è spesso “sono musulmano”, come se fosse l’appartenenza a una patria. Il risultato è una doppia appartenenza, come se si dicesse “sono francese, ma musulmano”. 
[...]
 
Voglio perciò dire ai musulmani: tocca a voi educare la vostra gente, spingendola all’integrazione e non allo scontro. I vostri migliaia di imam – spesso pagati dai Paesi islamici e non dalle comunità in Europa - perché non educano all’integrazione con la cultura europea? Forse perché proprio loro sono i primi anti-occidentali!
 
Anziché criticare il governo francese o qualche altro europeo, fate un’autocritica, condannate il terrorismo e l’anti-integrazione!
 
In Francia la comunità musulmana non è per la violenza, ma nessun musulmano scenderà mai in piazza per condannare l’integralismo e il salafismo. Eppure la lotta contro l’integralismo è una delle più urgenti priorità che gli stessi Paesi islamici vedono. È ormai evidente che è proprio l’integralismo a frenare lo sviluppo del mondo musulmano, fino a diventare fanatismo, che può portare al terrorismo.
[...]
 
 
Questa legge era proprio necessaria?
 
Era proprio necessario fare questo? Partendo dall’esperienza dei Paesi musulmani, dove il velo integrale si diffonde sempre di più malgrado il desiderio dei responsabili di fermarlo, penso che senza una legge, il contesto ideologico attuale del mondo musulmano, spingerebbe sempre più musulmane a portarlo.
 
Questa legge è dunque importante e benefica, non perché tratta di un pezzo di stoffa, ma perché affronta una mentalità ideologica di opposizione e di rigetto, che in fine dei conti porta più danni alla comunità musulmana che alla società globale. Il velo integrale è un simbolo, che dice chiaramente “No alla vostra civiltà!”. E questo simbolo è contestato nella maggioranza dei Paesi musulmani del mondo!
 
Ma è altrettanto importante che la comunità musulmana francese, la più grande d’Europa, entri nel gioco e collabori con tutti i mezzi possibili alla riflessione comune. Al di là del velo, si tratta dell’atteggiamento globale di fronte alla civiltà occidentale, diversa da quella musulmana[3], migliore su certi aspetti e peggiore su altri, che ha diritto ad essere e ad essere normativa. In quanto francesi, i musulmani – come tutti i cittadini - hanno il doppio dovere di difendere questa civiltà e di criticarla.
[...]
 
Il mondo musulmano è confrontato soprattutto alla modernità. Fino agli anni 1970 ha cercato di assimilare la modernità, ripensando la propria cultura. La tendenza dei salafiti è di voler rigettare la modernità per ritenerne unicamente le avanzate tecnologiche, cioè cogliere il frutto senza imparare a produrlo perché troppo pericoloso! É tempo di allargare la nostra visione, per essere al 100% europei e al 100% musulmani, o cristiani, o ebrei, o atei, etc. 
 
La legge è dunque più un invito alla comunità musulmana che qualcosa contro l’islam. E’ un modo di conciliare l’appartenenza alla civiltà francese con una fede islamica profondamente vissuta e ripensata.  
 
 
[1] Il velo integrale non è un precetto coranico, ma l’autorità assoluta dell’uomo sulla donna è sì di tradizione islamica e giuridicamente coranica.
[2] Diffusa il 29 marzo 2007, e voluta dalla Lega araba, essa vuole rilanciare i passi per la pace in Medio oriente.
[3] Non è inutile ricordare che questa civiltà occidentale, erede della civiltà cristiana, ne è tuttavia molto diversa: i cristiani devono difenderla e criticarla.

 
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UN ALTRO MARTIRE IN TURCHIA

Post n°166 pubblicato il 04 Giugno 2010 da diefrogdie
 

UN ALTRO MARTIRE IN TURCHIA

L’autista di mons. Luigi Padovese, ucciso ieri davanti alla sua casa a Iskanderun è stato formalmente accusato di omicidio da un tribunale turco. La polizia conferma i disturbi psichici dell’uomo che per oltre quattro anni è stato vicino al vescovo ucciso. Ma diversi dubbi serpeggiano sulla sua malattia e da più parti si chiede alle autorità di approfondire l’inchiesta sui motivi dell’assassinio.
 
Tra i fedeli e il mondo turco si fa fatica ad accettare la sola tesi della malattia psichica del giovane, divenuta evidente solo qualche mese fa. Diversi attentati negli anni scorsi sono stati compiuti da giovani definiti “instabili”, rivelatisi poi in legame con gruppi ultranazionalisti e anti-cristiani.
 
A diversi osservatori pare che governanti, politici, autorità civili turche evitino di riflettere con serietà su questi avvenimenti. E si rischia di liquidare tutta questa violenza dicendo solo che non si è d’accordo, che è il gesto di un pazzo isolato, un gesto occasionale di un giovane fanatico dell’Islam.
 
Fra i “gesti isolati” di persone squilibrate vi sono: il ferimento di p. Adriano Franchini, cappuccino italiano, a Smirne il 16 dicembre 2007; quello di p. Roberto Ferrari, minacciato con un coltello da kebab nella chiesa di Mersin l’11 marzo 2006;  p. Pierre Brunissen accoltellato in un fianco il 2 luglio 2006 fuori della sua parrocchia a Samsun. Questi tre attentati si sono conclusi senza conseguenze fatali.
 
Non così è stato per don Andrea Santoro, ucciso a colpi di pistola il 5 febbraio 2006 mentre pregava in chiesa a Trabzon; stessa sorte per il giornalista armeno Hrant Dink assassinato il 19 gennaio 2007 appena fuori dalla sua redazione in una via affollata di Istanbul. E ancora più tragica la morte il 18 aprile 2007 di tre cristiani protestanti, tra cui uno tedesco, torturati, incaprettati e uccisi a coltellate mentre lavoravano a Malatya nella casa editrice Zirve, che pubblica Bibbie e libri di matrice religiosa cristiana.
 
Fra i cristiani e alcune ong turche vi è la richiesta che le indagini non si fermino all’arresto dello squilibrato di turno, ma scavino più in profondo.
 
 
Mi piace, poi, riportare uno stralcio di una conferenza tenuta da Monsignor Padovese nel 2007, che illumina sul dramma che vivono i cristiani in Turchia. La sua lettura della situazione politica, culturale e religiosa della Turchia era molto realistica, lontana dalla cartolina da sogno dipinta dai politici turchi, bisognosi evidentemente del lasciapassare europeo.

L’agenzia MissiOnLine del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano ha rimesso in rete la predetta conferenza dopo la sua uccisione Nella parte finale, monsignor Padovese sintetizzava così – “per evitare facili irenismi” – l’abisso che separa la visione cristiana di Dio da quella musulmana:

Grande è la distanza che separa le due religioni. Occorre anzitutto sapere che l’islam si considera la rivelazione ultima, più completa e più razionale. Ne consegue che quanti non la seguono sono su un piano di netta inferiorità; diventare cristiano, per un musulmano, significa regredire a uno stato inferiore. Stando così le cose, richiedere la reciprocità in rapporto alla libertà religiosa è un’utopia. La potrà richiedere un islamico in un paese cristiano, ma non l’inverso. Concretamente la libertà di coscienza non esiste nell’islam e l’esercizio delle altre religioni non è libero, bensì tollerato.

Per ebrei e cristiani Dio ha creato l’uomo ‘a sua immagine e somiglianza’.
Per l’islam ciò appare un’assurdità, perché contrasta con la trascendenza assoluta di Dio. In effetti, questo versetto della Genesi non compare nel Corano, che pure riporta l’episodio biblico della creazione. La ragione è che Dio non può uscire dal suo isolamento. Il confine tra Dio e l’uomo rimane invalicabile con la conseguenza che il primo è troppo trascendente per poter amare ed essere amato. Soltanto i mistici sufi – presumibilmente per influenze cristiane – hanno messo l’accento sull’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo per Dio.

“Un’altra conseguenza riguarda il concetto di dignità dell’uomo, che per cristiani ed ebrei si fonda a partire da questa stessa dottrina biblica di essere a immagine e somiglianza di Dio.

Tanto per esemplificare, osserviamo come la lotta per il riconoscimento della dignità e libertà umana abbia trovato in ambito cristiano motivazioni e impulsi profondi a partire dalla ‘parentela’ intrecciata da Dio con l’uomo (maschio e femmina!) e restaurata in Cristo.
Le teologie che intendono liberare l’uomo dalle diverse schiavitù dei nostri giorni non trovano forse il loro fondamento ultimo nel testo della Genesi (1, 26): ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza’?

Non così per l’islam, che trae tutta la sua normativa dal Corano. Proprio considerando questa vicinanza tra Dio e l’uomo, mediata poi da Cristo, si capisce come l’etica cristiana primitiva si configura più come risposta nella fede a questo Dio inteso come partner che non come adeguamento a una norma.
La cosa risulta tanto più chiara se si osserva che tra i 99 titoli riservati a Dio nell’islam manca quello di Padre e, dunque, manca un principio ispiratore della morale personalista cristiana”.

  

 
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PACIFISTI???

Post n°165 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diefrogdie
 

PACIFISTI???

Posto che l'uccisione di civili è in ogni caso esecrabile, penso che l'azione dei cosiddetti pacifisti sia stata solamente una provocazione volta a screditare la politica israeliana.
Più esattamente, un trabocchetto studiato a tavolino dei fiancheggiatori dei terroristi (l'ong turca IHH non ha le caratteristiche di un'associazione 'pacifista' essendo stata accusata in diverse occasioni di finanziare i movimenti terroristi) nel quale gli israeliani sono caduti. L'unica cosa certa è l'odio che si scatenerà nel mondo arabo ed in quello filo-arabo contro Israele.

Il miglior commento sulla terribile vicenda delle navi "pacifiste" a Gaza è del deputato del Pd, Gianni Vernetti:
"Esprimo il mio rammarico per i morti ed i feriti durante il blocco della Marina israeliana alla nave che tentava di raggiungere la striscia di Gaza e ci attendiamo dal governo di Israele una puntuale ricostruzione dei fatti. Ma dalle prime immagini che stanno giungendo dell'accaduto appare però evidente che molti militanti presenti nella nave dell'ong turca IHH Humanitarian Relief Foundation, hanno reagito con violenza all'arrivo dei soldati israeliani, attaccandoli con armi da fuoco e coltelli, tentando il linciaggio di due soldati.
L'ong turca IHH non ha certo le caratteristiche di un'associazione 'pacifista' essendo stata accusata in diverse occasioni di finanziare i movimenti terroristi sunniti in Iraq e Hamas in Palestina.
Auspico che una rapida inchiesta possa far luce sull'accaduto, ma al tempo stesso vanno respinti con forza i tentativi di strumentalizzare l'accaduto, come hanno fatto Hamas e Ahmadinejad, e ogni sforzo va fatto per evitare che i fatti di oggi compromettano il dialo
go fra il governo di Israele e l'Autorita' Nazionale Palestinese".

da http://www.ilfoglio.it/zakor/501#comments

 
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NESSUNA MOSCHEA A GROUND ZERO!

Post n°164 pubblicato il 17 Maggio 2010 da diefrogdie
 

NESSUNA MOSCHEA A GROUND ZERO!

Oggi si piangono i martiri italiani in Afghanistan.
Anche per onorare le vite di questi eroi, le vittime di ogni episodio di terrorismo e, soprattutto, il ricordo delle vite di coloro che sono periti nell'attentato dell'Undici settembre a New York, diciamo con fermezza: NESSUNA MOSCHEA A GROUND ZERO!

Una moschea da 100 milioni di dollari a pochi passi da Ground Zero, questo è l'abominevole progetto della «American Society for Muslim Advancement» (Società americana per la promozione della religione musulmana). progetto che comprensibilmente sta suscitando grandi polemiche e l'indignazione dei familiari delle vittime dell'11 settembre.

 

Molti cittadini  di New York si sono dichiarati contrari e hanno ideato il sito web «nessuna moschea a Ground Zero» che denuncia pubblicamente la «scandalosa iniziativa» e raccoglie le firme affinché il progetto sia fermato.
Indignamoci e fermiano questo nuovo vergognoso attacco all'Occidente tutto e questa provocazione contro la memoria dei caduti!

http://nomosquesatgroundzero.wordpress.com/

 
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QUI SI FA L'ITALIA O SI MUORE

Post n°163 pubblicato il 11 Maggio 2010 da diefrogdie
 

QUI SI FA L'ITALIA O SI MUORE!

QUI SI FA L'ITALIA O SI MUORE!

 
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Destra e sinistra

Post n°162 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diefrogdie
 

I miei amici di destra dicono che sono di sinistra.
I miei amici d sinistra dicono che sono di destra.

Mah. Mi viene in mente di quando ero innamorato di Annalisa e le spiegavo "Destra e Sinistra" di Norberto Bobbio. E mi ricordo quella bellissima canzone di Gaber - cos'è la destra? cos'è la sinistra?
Per il momento mi piace riportare l'appello di un valente intellettuale di sinistra (Lanfranco Pace) che scrive su un valido giornale di destra (Il foglio), a proposito della libertà di manifestare dei neo-fascisti di CasaPound.

Libertà d’espressione contro un passato che non vuole morire

CasaPound? Non sapevo nemmeno dove stesse di casa, fino a un paio di giorni fa. Quando una ragazza mi telefona e con voce timida e armoniosa mi spiega che una lista che si rifà a CasaPound, “per la giovinezza al potere”, si presenterà alle elezioni universitarie del 12 e 13 maggio, che per farla conoscere avevano indetto per il 7, cioè per oggi, un corteo e un sit-in. La questura però aveva vietato il corteo, autorizzando solo l’uso della piazza. Mi dice che il settimanale “Gli altri” e Piero Sansonetti avevano lanciato un appello in difesa del diritto a manifestare liberamente e pacificamente, mi legge nomi di altri firmatari, mi chiede di aderire. Dico di sì senza problemi, dove stanno il Piero, la Ritanna e l’Andrea di solito si fanno cose buone e giuste. Avevo dimenticato che siamo un paese corrucciato in cui censori e maestri sono in servizio permanente effettivo.

Alberto Asor Rosa, Margherita Hack e centonovantotto gravitanti attorno ai Comunisti italiani avevano appena firmato un altro appello per escludere dalle elezioni e addirittura espellere dalle università gli estremisti di destra “perché non devono trovare cittadinanza e accessibilità in luoghi di cui la democrazia e l’antifascismo costituiscono la base imprescindibile”. Oddio, un sequel del remake. Allora ho spulciato, chiesto in giro.
In effetti non nascondono quello che sono. Si definiscono “area non conforme”, hanno simboli esoterici e contorti, una tartaruga, animale nobile perché porta sulle spalle la sua casa, otto frecce convergenti in un punto.

Inneggiano alla turbo dinamica. Amano il nero. Neri gli arredamenti, neri per lo più vestiti, magliette e occhiali. Nero su nero, è la serie di interviste, reperibili sul sito, diciamo così agli antesignani: Mario Tuti racconta di quando “mancò Violante”, Pierluigi Concutelli come non sia facile stare trenta anni in prigione con la schiena dritta. Hanno messo su gruppi di rocciatori, alpinisti, sommozzatori, “Diavoli di Mare”. E di paracadutisti, “Istinto Rapace”.

Sono fascisti, fascisti sociali che credono nella Carta di Verona. Sono fascisti del nuovo millennio, come Gianfranco Fini definiva se stesso una ventina di anni fa. Va da sé che se devono menar le mani le menano. Ultimamente è successo spesso, anche se a Napoli il 1° maggio è stato uno di loro a rischiare la vita. Menano dunque. Ma sempre controvoglia. Il dettaglio è tutt’altro che secondario. Ci dice che non vivono nella stolida, fatale attesa che ogni giorno porti valide ragioni per coltivare il risentimento e alimentare l’odio. Ci dice che sono usciti da una concezione catacombale dell’esistenza, che hanno elaborato il lutto per le loro vittime. Hanno curiosità per il dialogo, non sopportano gli steccati. Malgrado il nero dominante, hanno un che di solare. Forse per questo cominciano a fare più proseliti della concorrenza di sinistra.

Chi ha qualche ricordo di separatezza gruppuscolare sa che la presenza di ragazzi ma soprattutto di ragazze è un segno di vitalità. E la Casa è piena di giovani.

Fanno politica, dunque. E la risposta deve essere politica.

Non mi pare che l’appello dei docenti rientri in questa categoria. E nemmeno la mobilitazione a Milano contro la commemorazione di Sergio Ramelli, fascista ucciso trentacinque anni fa in modo orribile e nel cui ricordo tutti dovremmo inchinarci in silenzio. Ci sono voluti trenta anni, leader come Almirante e Berlinguer, l’impegno di uomini di cultura e di buona volontà per interrompere una spirale luttuosa e infernale che già allora era fuori dal tempo e dalla storia. Cerchiamo di non farci riprendere da un passato che sembra non dover mai morire.

LANFRANCO PACE - WWW.ILFOGLIO.IT

 
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NO AL BURQA!

Post n°161 pubblicato il 30 Aprile 2010 da diefrogdie
 

IN NOME DELLA LIBERTA', DELLA DIGNITA' DELLA DONNA, DELLA SICUREZZA, IL BELGIO HA SCELTO...

...E NOI?

 
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