Creato da: diefrogdie il 27/09/2007
Diario politicamete scorretto di un catto-democratico.
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DIEFROGDIE?Perchè DIEFROGDIE? La storia è lunga. La si può sintetizzare nel modo seguente: tutto sembra nascere da un verso di una poesia (l'immortale "Se questo è un uomo" di Primo Levi). Il verso è "Vuoti gli occhi / e freddo il grembo / come una rana d'inverno", verso successivamente ripreso nella poesia di Scardanelli "Canto di Azatoth II" (http://blog.libero.it/scardanelli), nella quale poesia la rana diviene il simbolo della morte, della sconfitta, del tradimento. Allora muori (DIE) rana (FROG) muori (DIE), perchè la vita nonostante tutto deve continuare. Il curatore del blog
Post n°170 pubblicato il 22 Agosto 2010 da diefrogdie
La politica degli stracci L'Italia affonda nella melma dei dossier e dei veleni, tra risse e regolamenti di conti. L’immagine che più si addice alla politica di questa torbida estate è il proverbiale campo di Agramante di ariostesca memoria, dove regna una discordia confusionaria e suicida, mentre il nemico (lo spettro della crisi) è alle porte. Dossier, minacce e ricatti velenosi volano come stracci, in un’Italia ridotta alle pezze. E con avversari da polverizzare, con ogni mezzo, perché il potere assoluto non ammette dissenso: non fa prigionieri, solo terra bruciata contro chi canta fuori dal coro. www.famigliacristiana.it 17.08.2010
Post n°169 pubblicato il 14 Agosto 2010 da diefrogdie
DA MORTI SONO SEMPRE VIVI "Ci sono malvagi che da vivi sono come morti. Ci sono giusti che da morti sono sempre vivi". ...sempre una preghiera e un ricordo per voi
Post n°168 pubblicato il 08 Agosto 2010 da diefrogdie
Tag: Afghanistan, talebani WHAT HAPPENS IF WE LEAVE AFGHANISTAN THIS IS THE ANSWER: 1) 2) Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Otto medici stranieri e due traduttori afghani, appartenenti ad una ong di ispirazione cristiana, sono stati uccisi dai talebani nel distretto di Kuran wa Munjan, nella regione di Badakhshan, nord-est del Paese. L’unico sopravvissuto del gruppo è Gen Kemtuz, uno dei tre traduttori afghani. L’ong in questione è l’International Assistance Mission (Iam), coin sede in Svizzera, che offre aiuto e assistenza medica.
Post n°167 pubblicato il 16 Luglio 2010 da diefrogdie
Benvenuta, legge francese contro il burqa! Alcuni passaggi di un bellissimo articolo di P. Samir Khalil Samir sulla legge francese contro il burqa. (www.asianews.it) Che cosa è successo? Due giorni fa il parlamento francese ha votato una legge che vieta l’uso di coprire il volto nei luoghi pubblici, rendendo illegale indossare il burqa. Il fatto stupefacente è anche l’omogeneità del voto (355 su 500, solo 1 contrario). Da oltre un anno in Francia si parlava di mettere al bando il burqa. All’inizio, un inventario della polizia diceva che il fenomeno riguarda poche centinaia. Ma oggi – in modo simile all’esperienza nei Paesi islamici – in Francia vi sono almeno 2 mila persone che indossano il velo integrale. Allo stesso modo, in Egitto, da alcune centinaia nel 2001, si è giunti oggi fino a 16% delle donne velate. Ora in Francia si parla di 2 mila, ma se non si fa nulla, il fenomeno cresce e si sviluppa. E si sviluppa perché nasce da una posizione ideologica. Da dove viene infatti questa voglia delle donne di coprirsi in modo integrale? Il burqa non è islamico Diciamo subito che su questo tema non vi è la minima traccia nel Corano o nella tradizione islamica (Sunna): dunque non è un uso islamico. Nessuno dei dotti coranici osa dirlo, ma sono in molti a pretendere che si tratti di un uso religioso. Tale uso è invece diffuso in alcuni Paesi di tradizione musulmana: Arabia saudita, Penisola arabica, Afghanistan. Il chador non ha niente a che vedere con il burqa o con il niqab (parola araba). Il burqa è perciò un'eccezione e per nulla una regola. Ma purtroppo questi Paesi – e in particolare l’Arabia saudita – stanno dominando in modo ideologico il mondo musulmano, diffondendo sempre di più i loro usi, grazie ai soldi dell’Arabia saudita. Ad esempio, vi sono milioni di lavoratori egiziani che, tornando dall’aver lavorato in Arabia saudita, si mettono a vivere secondo tradizioni saudite (non islamiche!) e vi costringono le mogli. Talvolta per questo essi ricevono pure un sostegno finanziario. L’uomo egiziano, vedendo le donne saudite tutte coperte, vi si abitua e si sente rincuorato nel suo maschilismo, che del resto è sostenuto – questo sì – dal Corano stesso[1]. Così, la donna tradizionale ha sempre inteso che per essere religiosa deve essere obbediente al marito. Tanto che se il marito le vieta di andare alla preghiera in moschea e lei ci va lo stesso, compie un peccato più grande che il non andare alla moschea! C’è perciò una predisposizione nei due sessi a tenere la moglie tutta coperta, per gelosia del maschio e per sottomissione della donna. Alcune donne, con il burqa, si sentono protette dallo sguardo inquisitore degli uomini. [...] Di fatto in Francia il velo integrale è portato da donne che non l’hanno mai portato prima, anche da convertite. Per questo possiamo concludere che la scelta di indossarlo non nasce da tradizioni o da valori religiosi, ma da uno spirito ideologico che predica il ritorno alla tradizione culturale dell’Arabia del settimo secolo, spesso in opposizione all’occidente. [...] La reazione europea al velo integrale L’Europa sta reagendo al burqa in modo deciso: da ieri vi è una legge contraria in Francia; in Belgio la legge che proibisce il velo integrale data da alcuni mesi; il burqa è proibito a Barcellona e se ne discute anche in altre parti del continente. Gli europei sono contrari perché il burqa va contro la tradizione europea: indossarlo è un modo di rigettare l’integrazione nella cultura europea. Il fenomeno è piccolo – per ora – e riguarda poche migliaia di donne, ma crea un’immediata repulsione. Questo vestito tutto di un pezzo, nero, una specie di “tomba della donna”, le rende come dei “fantasmi che camminano”. Esso è divenuto un simbolo di sottomissione della donna ed è contrario all’uguaglianza fra uomo e donna. [...] Leggendo i testi della “Dichiarazione di Riyadh” del 2007[2], si nota che i Paesi musulmani invitati partono con una premessa: Noi vogliamo raggiungere il resto del mondo e andare verso il progresso. Ma questa ondata di ritorno del burqa va proprio in senso contrario al progresso ed è motivato da fini ideologici! D’altra parte l’occidente ha la sua ideologia e vede questo uso come un’umiliazione della donna. Il testo della legge francese, proposto dal ministro della giustizia, Michèle Alliot-Marie, afferma che coprire il volto è contrario ai valori della repubblica. [...] La reazione musulmana Secondo le reazioni che ho letto e dopo aver partecipato a diversi forum francesi sul tema, posso dire che la maggioranza dei musulmani e delle musulmane sono contrari al velo integrale. Solo gli integralisti (i salafiti) sono favorevoli. Eppure la maggioranza dei musulmani in Europa e in Francia sembra essere contraria a questa legge. Io penso solo per motivi psicologici. “Noi siamo – dicono - la comunità che viene sempre additata come pericolosa; siamo vittime di islamofobia; di un attacco contro l’islam; siamo dipinti sempre come i cattivi…”. In realtà il problema è rovesciato: è nel mondo islamico che esiste - almeno da una parte di musulmani – un’aggressione nei confronti della cultura occidentale. Chi è dunque l’aggressore e chi l’aggredito? Ogni gruppo può certo esprimere giudizi sulla bontà o meno di una o l’altra cultura. Ma se un occidentale viene a vivere in Egitto e poi sputa sulla cultura egiziana, la cosa migliore è che se ne vada. Se non c’è simpatia, un sentire comune, perché restare? La mia cultura può avere dei difetti, ma allora cambiamola insieme, non disprezzarla a priori. Ebbene raramente ho visto dei musulmani che spingano gli altri loro correligionari a entrare e integrarsi nel luogo dove vivono, nella cultura del Paese dove si trovano. Eppure, questo è il primo atteggiamento naturale: la riconoscenza per il Paese dove sono e la fierezza d’appartenere a questo Paese. E mi viene una domanda: essere musulmano, o cristiano, o ebreo è in antagonismo con “essere italiano, o marocchino, o russo”? Si può mettere sullo stesso piano l’identità religiosa e l’identità nazionale? Ancora, in occidente, se le persone si presentano in un gruppo, dicono: “sono tedesco, o polacco, o egiziano”, ma a nessuno viene in mente di dire.“sono cristiano”. Per il musulmano, la risposta è spesso “sono musulmano”, come se fosse l’appartenenza a una patria. Il risultato è una doppia appartenenza, come se si dicesse “sono francese, ma musulmano”. [...] Voglio perciò dire ai musulmani: tocca a voi educare la vostra gente, spingendola all’integrazione e non allo scontro. I vostri migliaia di imam – spesso pagati dai Paesi islamici e non dalle comunità in Europa - perché non educano all’integrazione con la cultura europea? Forse perché proprio loro sono i primi anti-occidentali! Anziché criticare il governo francese o qualche altro europeo, fate un’autocritica, condannate il terrorismo e l’anti-integrazione! In Francia la comunità musulmana non è per la violenza, ma nessun musulmano scenderà mai in piazza per condannare l’integralismo e il salafismo. Eppure la lotta contro l’integralismo è una delle più urgenti priorità che gli stessi Paesi islamici vedono. È ormai evidente che è proprio l’integralismo a frenare lo sviluppo del mondo musulmano, fino a diventare fanatismo, che può portare al terrorismo. [...] Questa legge era proprio necessaria? Era proprio necessario fare questo? Partendo dall’esperienza dei Paesi musulmani, dove il velo integrale si diffonde sempre di più malgrado il desiderio dei responsabili di fermarlo, penso che senza una legge, il contesto ideologico attuale del mondo musulmano, spingerebbe sempre più musulmane a portarlo. Questa legge è dunque importante e benefica, non perché tratta di un pezzo di stoffa, ma perché affronta una mentalità ideologica di opposizione e di rigetto, che in fine dei conti porta più danni alla comunità musulmana che alla società globale. Il velo integrale è un simbolo, che dice chiaramente “No alla vostra civiltà!”. E questo simbolo è contestato nella maggioranza dei Paesi musulmani del mondo! Ma è altrettanto importante che la comunità musulmana francese, la più grande d’Europa, entri nel gioco e collabori con tutti i mezzi possibili alla riflessione comune. Al di là del velo, si tratta dell’atteggiamento globale di fronte alla civiltà occidentale, diversa da quella musulmana[3], migliore su certi aspetti e peggiore su altri, che ha diritto ad essere e ad essere normativa. In quanto francesi, i musulmani – come tutti i cittadini - hanno il doppio dovere di difendere questa civiltà e di criticarla. [...] Il mondo musulmano è confrontato soprattutto alla modernità. Fino agli anni 1970 ha cercato di assimilare la modernità, ripensando la propria cultura. La tendenza dei salafiti è di voler rigettare la modernità per ritenerne unicamente le avanzate tecnologiche, cioè cogliere il frutto senza imparare a produrlo perché troppo pericoloso! É tempo di allargare la nostra visione, per essere al 100% europei e al 100% musulmani, o cristiani, o ebrei, o atei, etc. La legge è dunque più un invito alla comunità musulmana che qualcosa contro l’islam. E’ un modo di conciliare l’appartenenza alla civiltà francese con una fede islamica profondamente vissuta e ripensata. [1] Il velo integrale non è un precetto coranico, ma l’autorità assoluta dell’uomo sulla donna è sì di tradizione islamica e giuridicamente coranica. [2] Diffusa il 29 marzo 2007, e voluta dalla Lega araba, essa vuole rilanciare i passi per la pace in Medio oriente. [3] Non è inutile ricordare che questa civiltà occidentale, erede della civiltà cristiana, ne è tuttavia molto diversa: i cristiani devono difenderla e criticarla.
Post n°166 pubblicato il 04 Giugno 2010 da diefrogdie
UN ALTRO MARTIRE IN TURCHIA L’autista di mons. Luigi Padovese, ucciso ieri davanti alla sua casa a Iskanderun è stato formalmente accusato di omicidio da un tribunale turco. La polizia conferma i disturbi psichici dell’uomo che per oltre quattro anni è stato vicino al vescovo ucciso. Ma diversi dubbi serpeggiano sulla sua malattia e da più parti si chiede alle autorità di approfondire l’inchiesta sui motivi dell’assassinio. Tra i fedeli e il mondo turco si fa fatica ad accettare la sola tesi della malattia psichica del giovane, divenuta evidente solo qualche mese fa. Diversi attentati negli anni scorsi sono stati compiuti da giovani definiti “instabili”, rivelatisi poi in legame con gruppi ultranazionalisti e anti-cristiani. A diversi osservatori pare che governanti, politici, autorità civili turche evitino di riflettere con serietà su questi avvenimenti. E si rischia di liquidare tutta questa violenza dicendo solo che non si è d’accordo, che è il gesto di un pazzo isolato, un gesto occasionale di un giovane fanatico dell’Islam. Fra i “gesti isolati” di persone squilibrate vi sono: il ferimento di p. Adriano Franchini, cappuccino italiano, a Smirne il 16 dicembre 2007; quello di p. Roberto Ferrari, minacciato con un coltello da kebab nella chiesa di Mersin l’11 marzo 2006; p. Pierre Brunissen accoltellato in un fianco il 2 luglio 2006 fuori della sua parrocchia a Samsun. Questi tre attentati si sono conclusi senza conseguenze fatali. Non così è stato per don Andrea Santoro, ucciso a colpi di pistola il 5 febbraio 2006 mentre pregava in chiesa a Trabzon; stessa sorte per il giornalista armeno Hrant Dink assassinato il 19 gennaio 2007 appena fuori dalla sua redazione in una via affollata di Istanbul. E ancora più tragica la morte il 18 aprile 2007 di tre cristiani protestanti, tra cui uno tedesco, torturati, incaprettati e uccisi a coltellate mentre lavoravano a Malatya nella casa editrice Zirve, che pubblica Bibbie e libri di matrice religiosa cristiana. Fra i cristiani e alcune ong turche vi è la richiesta che le indagini non si fermino all’arresto dello squilibrato di turno, ma scavino più in profondo. Mi piace, poi, riportare uno stralcio di una conferenza tenuta da Monsignor Padovese nel 2007, che illumina sul dramma che vivono i cristiani in Turchia. La sua lettura della situazione politica, culturale e religiosa della Turchia era molto realistica, lontana dalla cartolina da sogno dipinta dai politici turchi, bisognosi evidentemente del lasciapassare europeo. L’agenzia MissiOnLine del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano ha rimesso in rete la predetta conferenza dopo la sua uccisione Nella parte finale, monsignor Padovese sintetizzava così – “per evitare facili irenismi” – l’abisso che separa la visione cristiana di Dio da quella musulmana: “Grande è la distanza che separa le due religioni. Occorre anzitutto sapere che l’islam si considera la rivelazione ultima, più completa e più razionale. Ne consegue che quanti non la seguono sono su un piano di netta inferiorità; diventare cristiano, per un musulmano, significa regredire a uno stato inferiore. Stando così le cose, richiedere la reciprocità in rapporto alla libertà religiosa è un’utopia. La potrà richiedere un islamico in un paese cristiano, ma non l’inverso. Concretamente la libertà di coscienza non esiste nell’islam e l’esercizio delle altre religioni non è libero, bensì tollerato. “Per ebrei e cristiani Dio ha creato l’uomo ‘a sua immagine e somiglianza’. “Un’altra conseguenza riguarda il concetto di dignità dell’uomo, che per cristiani ed ebrei si fonda a partire da questa stessa dottrina biblica di essere a immagine e somiglianza di Dio. Tanto per esemplificare, osserviamo come la lotta per il riconoscimento della dignità e libertà umana abbia trovato in ambito cristiano motivazioni e impulsi profondi a partire dalla ‘parentela’ intrecciata da Dio con l’uomo (maschio e femmina!) e restaurata in Cristo. Non così per l’islam, che trae tutta la sua normativa dal Corano. Proprio considerando questa vicinanza tra Dio e l’uomo, mediata poi da Cristo, si capisce come l’etica cristiana primitiva si configura più come risposta nella fede a questo Dio inteso come partner che non come adeguamento a una norma.
Post n°165 pubblicato il 01 Giugno 2010 da diefrogdie
PACIFISTI??? Posto che l'uccisione di civili è in ogni caso esecrabile, penso che l'azione dei cosiddetti pacifisti sia stata solamente una provocazione volta a screditare la politica israeliana. Il miglior commento sulla terribile vicenda delle navi "pacifiste" a Gaza è del deputato del Pd, Gianni Vernetti:
Post n°164 pubblicato il 17 Maggio 2010 da diefrogdie
NESSUNA MOSCHEA A GROUND ZERO! Oggi si piangono i martiri italiani in Afghanistan. Una moschea da 100 milioni di dollari a pochi passi da Ground Zero, questo è l'abominevole progetto della «American Society for Muslim Advancement» (Società americana per la promozione della religione musulmana). progetto che comprensibilmente sta suscitando grandi polemiche e l'indignazione dei familiari delle vittime dell'11 settembre. Molti cittadini di New York si sono dichiarati contrari e hanno ideato il sito web «nessuna moschea a Ground Zero» che denuncia pubblicamente la «scandalosa iniziativa» e raccoglie le firme affinché il progetto sia fermato. http://nomosquesatgroundzero.wordpress.com/
Post n°163 pubblicato il 11 Maggio 2010 da diefrogdie
Post n°162 pubblicato il 08 Maggio 2010 da diefrogdie
I miei amici di destra dicono che sono di sinistra. Mah. Mi viene in mente di quando ero innamorato di Annalisa e le spiegavo "Destra e Sinistra" di Norberto Bobbio. E mi ricordo quella bellissima canzone di Gaber - cos'è la destra? cos'è la sinistra? Libertà d’espressione contro un passato che non vuole morire CasaPound? Non sapevo nemmeno dove stesse di casa, fino a un paio di giorni fa. Quando una ragazza mi telefona e con voce timida e armoniosa mi spiega che una lista che si rifà a CasaPound, “per la giovinezza al potere”, si presenterà alle elezioni universitarie del 12 e 13 maggio, che per farla conoscere avevano indetto per il 7, cioè per oggi, un corteo e un sit-in. La questura però aveva vietato il corteo, autorizzando solo l’uso della piazza. Mi dice che il settimanale “Gli altri” e Piero Sansonetti avevano lanciato un appello in difesa del diritto a manifestare liberamente e pacificamente, mi legge nomi di altri firmatari, mi chiede di aderire. Dico di sì senza problemi, dove stanno il Piero, la Ritanna e l’Andrea di solito si fanno cose buone e giuste. Avevo dimenticato che siamo un paese corrucciato in cui censori e maestri sono in servizio permanente effettivo. Alberto Asor Rosa, Margherita Hack e centonovantotto gravitanti attorno ai Comunisti italiani avevano appena firmato un altro appello per escludere dalle elezioni e addirittura espellere dalle università gli estremisti di destra “perché non devono trovare cittadinanza e accessibilità in luoghi di cui la democrazia e l’antifascismo costituiscono la base imprescindibile”. Oddio, un sequel del remake. Allora ho spulciato, chiesto in giro. Inneggiano alla turbo dinamica. Amano il nero. Neri gli arredamenti, neri per lo più vestiti, magliette e occhiali. Nero su nero, è la serie di interviste, reperibili sul sito, diciamo così agli antesignani: Mario Tuti racconta di quando “mancò Violante”, Pierluigi Concutelli come non sia facile stare trenta anni in prigione con la schiena dritta. Hanno messo su gruppi di rocciatori, alpinisti, sommozzatori, “Diavoli di Mare”. E di paracadutisti, “Istinto Rapace”. Sono fascisti, fascisti sociali che credono nella Carta di Verona. Sono fascisti del nuovo millennio, come Gianfranco Fini definiva se stesso una ventina di anni fa. Va da sé che se devono menar le mani le menano. Ultimamente è successo spesso, anche se a Napoli il 1° maggio è stato uno di loro a rischiare la vita. Menano dunque. Ma sempre controvoglia. Il dettaglio è tutt’altro che secondario. Ci dice che non vivono nella stolida, fatale attesa che ogni giorno porti valide ragioni per coltivare il risentimento e alimentare l’odio. Ci dice che sono usciti da una concezione catacombale dell’esistenza, che hanno elaborato il lutto per le loro vittime. Hanno curiosità per il dialogo, non sopportano gli steccati. Malgrado il nero dominante, hanno un che di solare. Forse per questo cominciano a fare più proseliti della concorrenza di sinistra. Chi ha qualche ricordo di separatezza gruppuscolare sa che la presenza di ragazzi ma soprattutto di ragazze è un segno di vitalità. E la Casa è piena di giovani. Fanno politica, dunque. E la risposta deve essere politica. LANFRANCO PACE - WWW.ILFOGLIO.IT
Post n°161 pubblicato il 30 Aprile 2010 da diefrogdie
IN NOME DELLA LIBERTA', DELLA DIGNITA' DELLA DONNA, DELLA SICUREZZA, IL BELGIO HA SCELTO... ...E NOI?
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Inviato da: Nicole
il 10/05/2011 alle 21:04
Inviato da: claudio
il 02/03/2011 alle 16:36
Inviato da: Antonio
il 14/01/2011 alle 23:28
Inviato da: luca
il 16/11/2010 alle 21:59
Inviato da: luca
il 26/10/2010 alle 17:24