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Oaxaca: una lotta sconosciuta

Post n°79 pubblicato il 30 Marzo 2007 da falco58dgl
 

tratto dal blog di Writer

Oaxaca è una città splendida, con le sue chiese barocche, le strade coloniali che s’intersecano ad angolo retto,  la piazza del Zocalo circondata da portici e una fitta rete di negozi e bancarelle che esibiscono l’artigianato forse più bello di tutta l’America Latina. E’ una città piena di uomini e donne fieri della propria identità,  che ho percorso più volte con grande piacere e con emozione,  con la stessa sensazione di chi ritrova un vecchio amico.

29 Ottobre del 2006. L’esercito e la polizia messicana prendono d’assedio da terra, dal cielo e dal mare il centro della città   in una manovra che dovrebbe spazzare via l’A.P.P.O  (Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca), movimento popolare impegnato ormai da anni  nel ripristino della democrazia di questo stato del sud del Messico, confinante con il Chiapas dei zapatisti. Sono giorni di lotta, barricate, omicidi, sparizioni, ma il movimento regge,  costringe la polizia federale preventiva a ritirarsi.

L’APPO  vuole nuove elezioni nello stato,  chiede la cacciata del corrotto governatore del P.R.I  (Partido Revolucionario Institucional) Ulises Ruiz Ortiz; richiede un potere vicino alle comunità e non costruito sulla loro spoliazione e manipolazione; si oppone alla costruzione del corridoio trans-istmico (“Plan Puebla Panama”) alternativo al canale di Panama, che sta producendo una forte pressione sulle terre indigene tra Quatzacoalcos (Veracruz) e Salina Cruz (Oaxaca), dove dovrebbe correre la ferrovia ad alta-velocità per il trasporto di container pieni di merci.  Esige, soprattutto, una ripartizione delle terre coltivabili  che non escluda le comunità indigene e contadine povere, a vantaggio dei latifondisti e delle imprese multinazionali.

La risposta del governo non si è fatta attendere: 38 desaparecidos, 57 arrestati, centinaia di feriti e 17 morti dall’inizio del conflitto; sono stati emessi  ordini di cattura con l’imputazione di terrorismo per tutta la dirigenza della APPO e del sindacato dei professori.

Alcuni link di interesse: 

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=60698
http://www.globalproject.info/art-10122.html
http://www.fdca.it/int/oaxaca-repression06.htm

La vittoria del panista Felipe Calderòn alla Presidenza della Repubblica -dopo mesi di ricorsi per brogli- non facilita certo la ricerca di una soluzione negoziale, né la concessione di un’autonomia reale alle popolazioni dello stato, composte al 60% da indigeni zapotecos (due milioni e mezzo di persone), anzi la repressione si è incrementata  con l’arresto del portavoce del movimento.

La composizione indigena della maggioranza degli abitanti, indigeni che parlano prevalentemente il loro idioma nativo e poco lo spagnolo è un problema aggiuntivo. In Messico, come in tutta la America Latina, dietro le affermazioni demagogiche e retoriche sulle origini amerindie dei popoli latinoamericani, gli indigeni vivono una sostanziale emarginazione  e livelli di povertà inimmaginabili. Sono esclusi dalle terre produttive, dall’educazione, dalla sanità, dall’esercizio libero del voto,  dalla possibilità di avere una vita dignitosa per se stessi e i loro figli. 

Non dimentichiamo la lotta dei popoli di Oaxaca, il Messico non è soltanto un paese di grandi bellezze, ma anche una terra di squilibri e dominazioni, un banco di prova della penetrazione delle strategie neo liberiste in America Latina.  

 
 
 
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