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UN AMORE GRANDE

La sera di giovedì 7 settembre, il portone del civico numero 10 di via Palestro, nel nuovo cuore della città di Genova edificato poco più di una decina d'anni prima, era aperto. Alla spicciolata arrivarono dei singolari personaggi che, a vederli oggi, si sarebbe detto fossero appartenuti al Circolo Pickwick. Se l'aspetto tradiva la loro provenienza, i loro cognomi - come si seppe più tardi - non potevano che confermarla: Charles De Grave Sells, S.Green, G.Blake, W.Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E.De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, e soprattutto Charles Alfred Payton. Questi, futuro baronetto dell'Impero Britannico, era il Console generale di S.M. la Regina Vittoria a Genova. E l'appartamento (all'interno 4) che accolse l'allegra compagnia d'Albione era proprio la sede del Consolato inglese nella Superba. La cerimonia che stava per andare in scena era l'ufficializzazione del circolo sportivo che da oltre un anno svolgeva una indefessa attività, àuspici e protagonisti i residenti britannici nel capoluogo ligure: il Genoa Cricket and Athletic Club.

 

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Non è mai troppo presto

Post n°310 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da riddik61

I bambini soldato non esistono solo in Africa, anche in paesi "democratici e avanzati" si verifica questa abberrante usanza.

da :http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=&idart=7250

Da tempo si parla dei problemi che incontrano i reclutatori dell’esercito statunitense per trovare nuove truppe da mandare in Iraq e in Afghanistan. L’esercito Usa è stato criticato per avere spedito a combattere, nel più pericoloso degli scenari contemporanei, soldati di seconda scelta, con problemi di peso quando non psicologici, ma l’esercito britannico ha superato quel limite infrangendo un altro tabù per i paesi occidentali, mandando in guerra dei minorenni.

Ammissioni. Il ministro britannico della Difesa Adam Ingram ha ammesso che 15 minorenni di 16 anni sono stati inclusi nei contingenti di stanza nel sud dell’Iraq dal 2003 al 2005. Secondo Ingram la scelta è stata fatta dai comandanti dell’esercito sotto la pressione del crescente degrado della sicurezza nel Paese, che rende necessario il costante invio di nuove truppe. Si tratta di una flagrante violazione delle convenzioni internazionali e, secondo la Corte internazionale di Giustizia, un vero e proprio crimine di guerra. La Gran Bretagna ha ratificato la convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini e contro il loro impiego in scenari di conflitto armato proprio nel 2003, anno di inizio della guerra in Iraq. Tra i 15 minorenni mandati al fronte, che al tempo della loro partenza avevano 16 anni, ci sono anche i nomi di quattro ragazze. “Sfortunatamente –ha dichiarato il ministro della Difesa- questi processi (di controllo) non sono infallibili e le pressioni sulle unità militari prima dello schieramento hanno fatto sì che, in un ridotto numero di casi, dei soldati siano stati involontariamente spediti in Iraq prima del compimento del diciottesimo anno di età”.

Nelle scuole. Come l’esercito statunitense, anche quello britannico è a corto di uomini, l’anno scorso le nuove reclute sono state 12 mila, ma i soldati che nello stesso periodo hanno abbandonato l’esercito sono stati 14 mila. In questo scenario, i giovani sono il bacino principale cui l’esercito può attingere per rinforzare le proprie fila, delle 12 mila nuove reclute del 2006, 2760 erano sedicenni e 3415 diciassettenni. Solo 980 erano invece tra i 23 e i 28 anni di età. Questo fenomeno si spiega in parte con il fatto che il reclutamento è stato ammesso anche all’interno delle scuole, particolarmente in quelle scozzesi. Sebbene le difficoltà che gli eserciti della coalizione incontrano in Iraq siano note a tutti, rivelazione ha sollevato lo sdegno dell’opinione pubblica britannica. Le pagine online del quotidiano scotsman, che ha dato per primo la notizia, sono stati invase da commenti sdegnati dei lettori, mentre diversi politici britannici hanno attaccato il governo Blair e hanno chiesto le scuse esplicite del premier. Da Daowning street non ci sono ancora state reazioni ufficiali.

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Un blog di: riddik61
Data di creazione: 28/06/2005
 

CHE GUEVARA

 

HO SENTITO CHE NON VOLETE IMPARARE NIENTE

Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.

E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.

Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.

Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.

-Bertolt Brecht

 

UN DOVEROSO RICORDO

immagine

www.uaar.it

Campagna di “sbattezzo”


Il più importante riconoscimento giuridico ottenuto dall’UAAR.

In risposta all’arroganza delle gerarchie ecclesiastiche, abituate a millantare cifre fantasiose sul numero dei proprî fedeli basate sui battesimi, l’UAAR ha sensibilizzato i proprî soci a chiedere alle parrocchie la cancellazione del proprio nome dai registri dei battezzati.

L’indisponibilità dimostrata dal clero cattolico ad accogliere questa richiesta ha spinto l’UAAR a presentare un’istanza al Garante per la tutela della privacy: quest’ultimo, nel settembre 1999, si è pronunciato sull’argomento riconoscendo il diritto di ogni cittadino a veder annotata la propria volontà di non essere più considerato un fedele della Chiesa cattolica. Il 21 novembre 2002 la Conferenza Episcopale Italiana, riunita in seduta plenaria, ha preso ufficialmente atto della legittimità delle richieste di cancellazione degli effetti civili del battesimo formulate dai soci UAAR.

Da allora, migliaia di cittadini italiani si sono “sbattezzati”, anche se nel frattempo l’obiettivo “statistico” è venuto meno (le cifre diffuse sui battesimi sono comunque non vere).

Il timore di subìre pratiche religiose quando non si hanno più le forze per impedirle; la spinta a uscire da un’organizzazione sempre meno religiosa e sempre più politicizzata, mandandole un segnale molto forte; la volontà di non essere più considerato, da un punto di vista legale, subordinato alle gerarchie ecclesiastiche; la scelta di essere coerenti fino in fondo; l’orgoglio di rivendicare la propria identità atea: tutte queste motivazioni hanno creato un vero e proprio fenomeno di costume, che ha attirato l’attenzione di diversi media.

Per maggiori dettagli consultate la scheda relativa: troverete anche un modulo pro-forma da compilare e spedire per cancellare ogni effetto civile derivante dall’appartenenza alla Chiesa cattolica.

 

QUARCöSA


Aldo Gennaro

Ho bezëugno de credde
in quarcösa
co no segge lontan
comme o çê.
Quarcösa co segge ciù vixin,
ciù concreto,
co me parle, co me stagghe a sentî.
Co me dagghe amicizia, emoziôin, amô.
Co me fasse sognà.
Che insemme se posse
giöi, soffrî
de tûtto quello che o futuro
da vitta o l'avià da parte pe noî.
E questo quarcösa
vêuriae che ti fosci tì.

 
 

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