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DESTRA E SINISTRA

Post n°199 pubblicato il 16 Novembre 2011 da rosarioforino

Avevo sottovalutato questa traccia.Pensavo di avere le idee più chiare sull'argomento,mentre in realtà me le sono chiarite meglio scrivendo.Quanto c'è di imparaticcio e quanto di spontaneo?Direi fifty-fifty.

DESTRA E SINISTRA

La prima cosa che questa traccia mi fa pensare è il testo di una canzone di Giorgio Gaber in cui si citano elementi ritenuti distintivi dei due opposti schieramenti.

"La pisciata in compagnia è di sinistra.Il cesso,sempre in fondo a destra".Oppure"Il bastardo è di sinistra,il figlio di puttana è a destra",e via di questo passo a formare un lungo e spassoso elenco che fa capire come in molti casi la differenza più che nei contenuti risieda nella forma,e questo succede-

va,specie tra i giovani degli anni 70', perché avevano idee confuse.

Quando guardo trasmissioni sulla storia italiana recente,specie quelle di Giovanni Minoli sugli"anni di piombo",mi colpisce sempre il fatto che fra i modi di agire di terroristi di destra e di sinistra non esistesse alcuna differenza.Uccidevano entrambi,e tutti per vendicarsi di un'analoga uccisione tra le proprie file.Ma chi aveva cominciato per primo,questo non si è mai capito. E quand' anche si fosse saputo,valeva la pena uccidere in nome di un ideale?Da persona di Fede rispondo che disapprovo persino le Crociate combattute mille anni fa,perché lo stesso Dio le avrebbe condannate.

Non è difendendo il sepolcro di Cristo,che lo serviamo meglio.E non è difendendo la reputazione di chi non si fa pestare i piedi,che un uomo di sinistra(o di de-stra)difenderà meglio i valori in cui crede.Faccio un'ipotesi apocalittica: quand'anche i Talebani distruggessero tutte le chiese del mondo e tutti i luoghi e i monumenti simbolo della nostra Fede,il cristianesimo sopravviverebbe,perché resterebbe sempre nel cuore dei fedeli. A me sembra facilissimo da capire,ma evidentemente non lo è.

Io voto per Rifondazione Comunista da quando ho l'età per esprimere la mia preferenza alle urne. Forse non dovrei dirlo,come mi dicevano da bambino i miei genitori quando gli chiedevo per chi votassero.Loro temevano persecuzioni nel caso in cui il vento fosse cambiato.Mia madre,in particolare,ricordava che un suo zio per anni non riuscì a trovare lavoro perché notoriamente comunista.

E infatti fu costretto ad emigrare.Mia madre mi ordinò a neanche dieci anni di non prendere mai una tessera di partito.Oggi non c'è più questo riserbo,neanche da parte di quelli di destra,e così posso dire senza vergognarmi che da bambino ero affascinato dal simbolo grafico della fiamma tricolore.

Però forse la gente è diventata più loquace su come la pensa perché gli schieramenti ideologici non sono più così netti e separati,ma molto più sfumati.La destra e la sinistra non sono più due mani separate,ma due mani dalle dita intrecciate,con i confini zigzaganti che affondano l'uno nel territorio dell'altro.

Mi sono convinto che la violenza giovanile negli anni a cavallo tra i 60 e i 70 avesse bisogno di una scusa per manifestarsi,e così fu incanalata nella politica.

Mentre Berlinguer e Almirante si interrogavano sul perché di quelle morti facendosi mille esami di coscienza nel timore di averle in qualche modo ispirate.La verità è che la violenza è il modo più facile di servire un'idea in cui si crede,o si vuol credere,giusta o sbagliata che sia.I Talebani sono solo l'esempio più recente di questa debolezza umana.

In occasione dei famosi scontri di Valle Giulia tra studenti di sinistra e celerini, Pasolini commentò che si battevano per le giuste ragioni ma contro il nemico sbagliato,visto che i poliziotti sono spesso di estrazione contadina o proletaria,mentre gli studenti provenivano dalla borghesia ed erano"figli di papà".Pasolini estendeva il discorso alla degenerazione antropologica dell' italiano a causa dell' avvento della civiltà dei consumi,ma anche senza questa acuta riflessione,appare chiaro che sull' esempio di Gandhi una vera rivoluzione per avere successo deve essere combattuta in maniera pacifica,altrimenti contraddice l'ideologia che professa. Perché?Perché un' ideologia che parta da concetti giusti ed esatti non può teorizzare per iscritto la violenza,se vuole convincere tutti.Altrimenti se lo fa vuol dire che sobilla il popolo contro una minoranza designata come capro espiatorio.In altre parole,riscrive il"Mein Kampf"variando solo il titolo.

Chi ha argomenti parla e tenta di convincere gli altri con le parole e l'esempio.La violenza è semmai un' applicazione del discepolo per farsi ascoltare(e ubbidire)anche da chi non condivide,e allora vuole abbreviare i tempi e veder realizzato il proprio ideale. Nell'ex Unione Sovietica c' era uguaglianza, ma non libertà proprio perché laddove l'ideologia marxista non attecchiva, comprometteva la felice riuscita di una società socialista. I frettolosi non potevano permetterlo,così si sono comportati come i maiali della fattoria di Orwell,diventando poco alla volta in tutto e per tutto come il pa-drone che avevano scacciato.

La mia concezione politica non muove dal materialismo storico,ma dal cattolicesimo.Il comico Paolo Rossi una volta fece una battuta che diceva pressappoco così:"Meno male che ho seguito il consiglio del parroco di votare secondo coscienza,altrimenti avrei votato per la DC".La faccio mia.

Per me la questione dell'uguaglianza socio-politica-economica è sempre stata anzitutto etica.

Forse lo è anche per chi vota a destra,non so,ma certo l'idea che ha la destra dell'uguaglianza non collima con la mia.

A tal proposito voglio citare un film,perché il cinema ben fatto mi ha insegnato quanto i libri.Non quelli di scuola,ma quelli letti per conto mio.Il film era l'ennesima versione del mito di Camelot.

Re Artù crede nell'uguaglianza degli uomini,che a Camelot vivono e lavorano senza distinzione di casta.Il consiglio di stato,privo di gerarchia,è simboleggiato dalla tavola rotonda,dove Artù siede assieme ai suoi cavalieri per prendere decisioni democratiche.Sir Malagant,uno dei cavalieri,lascia invece Camelot e tenta di fondare un proprio governo,dove lui è il pastore e il popolo il gregge.

Il motto di Camelot è:"nel servirci l'un l'altro noi diventiamo liberi". Malagant,più prosaico,crede che la gente non voglia affatto l'uguaglianza ma solo avere un capo cui obbedire.Questo perché si accontenta di una vita tranquilla e senza scossoni,e nessuna preoccupazione oltre al lavoro e alla fa-miglia.Per me questo film espone in maniera semplice ma geniale la differenza tra destra e sinistra.

Malagant è di destra e l' ho definito prosaico,ma a denti stretti devo ammettere che forse è più realista di Artù.Io però non posso,solo perché così va il mondo, appoggiare un partito che divide la gente in caste col metro del danaro.Il mondo così com'è non va bene,o non sarebbe venuto Cristo in terra 2011 anni fa a parlarci per primo di comunismo.

Rileggendomi mi pare che dia l'impressione di saperla più lunga di quanto non sia. C'è in effetti una questione che mi lascia perplesso,ed è la disparità di benessere fra il mondo occidentale e i paesi del terzo mondo.Come colmare il secolare divario?E' meglio far loro la carità inviando soldi,abiti smessi e giocattoli usati,o impiantare lì le nostre industrie"istruendoli"affinché un giorno si rendano autonomi?Pasolini riteneva che l'industrializzazione minasse l'innocenza di questi popoli,e infatti denunciò in un cortometraggio lo scempio in atto a Sana'a,nello Yemen,che dopo il suo intervento divenne patrimonio dell' umanità riconosciuto dall'Unesco.Io penso che il problema della fame sia di primaria necessità,e che lasciar morire di fame quella gente solo per non guastarne la spontaneità sia un atteggiamento molto rischioso.

Non auspico una nuova forma di colonizzazione,ma di eliminare il problema della fame anche a costo di corrompere quell'innocenza idilliaca di cui parlava Pasolini.Lo so,mi contraddico e contraddico forse anche ciò che diceva Gesù riguardo al dividere le risorse e condividere ciò che si ha con chi non ha nulla,perché non si darà mai abbastanza finché non si sarà dato tutto.

Del resto Marx,mi pare,sosteneva che il comunismo si sarebbe avverato solo quando tutto il mondo si fosse industrializzato.Sono due posizioni in antitesi, ed io non so decidere chi abbia ragione.

Forse la soluzione la offre ancora una volta Pasolini,quando distingue

"sviluppo"da"progresso".

Pasolini identificava lo sviluppo con la produzione esasperata di beni di consumo,e il progresso con la produzione di beni di prima necessità.Quindi forse per salvare il terzo mondo(e il Mondo) dovremmo insegnare a quelle popolazioni come produrre beni di prima necessità. A cavare,insomma,il pane dalla sabbia del deserto,che non deve essere per forza petrolio. E dovremmo farlo senza aspettarci nulla in cambio.Ma ci riusciremmo visto che noi stessi viviamo nella civiltà dei consumi?Non lo so,ma spero che qualcuno tenti lo stesso.

La destra ancora oggi ritiene che un elettore abbia fatto il proprio dovere dandole il mandato per farsi governare.La sinistra autentica,non quella dei partiti che la rappresentano solo formalmente, pensa invece che il voto da solo non basti ad evitare all'elettore l'accusa di qualunquismo.Un elettore di sinistra può e deve fare la propria parte ogni giorno,sulla strada verso l' uguaglianza.

A volte ho sentito gente dire:non uguaglianza,ma pari opportunità per tutti. E altri ancora:se un medico deve guadagnare quanto uno che lava le latrine,a che scopo studiare?

Oggi tutti studiano e chi non può lavora per pagarsi l'università. I baronati negli atenei e nel mondo del lavoro,assieme al nepotismo selvaggio,oggi farebbero scoraggiare chiunque,ma solo se studiamo con l'unico scopo di accedere ad una classe sociale più alta.Se lo studio rientra in una dimensione più intima e soggettiva di formazione personale,allora riacquista il suo senso più alto e vero,e quando saremo pronti ad affrontare il mondo del lavoro non sarà più la busta paga più congrua ad attrarci,ma la prospettiva di fare il lavoro che abbiamo sempre sognato di fare.

Gandhi era avvocato.Aveva studiato diritto a Londra e andò in Sud Africa per rappresentare in una causa una ditta commerciale indiana.Eppure quando iniziò a far sentire la propria voce contro le discriminazioni razziali ai danni dei suoi compatrioti,fondò una specie di"comune"dove entrò per primo anche nei turni per pulire le latrine,affinché fosse chiaro a tutti che non esistevano e non esisto-no lavori meno importanti di altri. Anzi,Gandhi assicurava che nel momento in cui svolgeva tale compito,gli sembrava il più importante del mondo.Una grandissima lezione di umiltà. E se non esistono lavori meno importanti di altri,allora anche la paga deve essere uguale per tutti.In India,da dove Gandhi proveniva,c'erano le caste,e pulire le latrine era considerato un lavoro da "paria",ossia da "intoccabile".La casta in fondo alla scala sociale.Parlare con un paria o toccarlo, faceva sì che un indiano diventasse a sua volta un intoccabile e perdesse quei privilegi toccatigli alla nascita.

Mi rendo conto che tutto questo è più facile da mettere per iscritto che applicarlo nella realtà,ma accodarsi all'andazzo e ritenere ininfluente il proprio piccolo apporto significherebbe non solo arrendersi in partenza e uccidere la speranza in un futuro migliore,ma addirittura rendersi complici di chi quel futuro non lo vuole affatto.

 

 

 

 

 

 

 
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