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Questa mattina mi preparo per uscire e mi par di sentire una sorta di litania: due note ripetute all'infinito, emesse da un fiume di gente che si dirige verso un luogo di riunione all'aperto. Un fiume che avanza, composto da uomini con copricapo e tunica bianca, ragazze con il velo, bimbe con il vestito buono tutto pizzi e merletti, donne dalla pelle color ebano e dagli abiti di colori vivaci. Esco, passo accanto al loro luogo di riunione, ed è davvero un mare di anime: gente proveniente da luoghi diversi ma accomunata da una stessa cultura, popolo in cerca di una sua identità in una terra straniera. Oggi, sulla pagina facebook della mia città, leggo molte manifestazioni di insofferenza... ma In fondo loro si sono riuniti semplicemente per festeggiare la fine del Ramadan, pregavano e basta. A mio parere, identificare il nemico al quale contrapporsi in un popolo, in una razza o in una cultura è il seme che fa nascere insensate guerre. Invece l'avversario comune al quale bisognerebbe opporsi sono gli atteggiamenti sanguinari, disumani e violenti. |
mi piacciono i fiori, i profumi della natura ed in generale la vegetazione... ma non ho esattamente ilm pollice verde. Ci sono periodi nei quali, presa da mille altri pensieri, trascuro le mie piante, ed altri in cui dedico loro molte attenzioni. E loro mi ripagano con fronde rigogliose nei periodi di amorosa cura, mentre diventano brutte e malate quando il mio impegno nei loro confronti è scarso. Ecco: non c'è niente, come la crescita delle piante, che possa comunicare bene il concetto di "cura": necessitano infatti di attenzioni non esagerate, ma costanti e pazienti. Le piante, secondo me, insegnano ad avere costanza e pazienza, la cura delle piante è una cura contro il nostro passare frettoloso e disattento, contro il nostro pretendere di ottenere subito un risultato tangibile, e possono educare un bambino ad acquisire questi valori ormai un po' sottovalutati. Ogni vivente ha bisogno della "cura" di un altro essere: ma la "cura" perde valore quando viene elargita in modo non spontaneo, interessato o semplicenmente come risposta alla richiesta di chi ne ha bisogno. Le piante non chiedono. Se sono al computer e dimentico di nutrire la mia gatta lei si piazza tra me e il monitor e miagola, non posso far finta di niente. Invece una pianta non chiede, e bisogna ricordarsi di prendersene cura regolarmente. Anche in una coppia dovrebbe essere così: la "cura" per l'altro dovrebbe essere spontanea, non richiesta più o meno esplicitamente. I figli, per crescere armoniosamente, hanno bisogno di "cura", che non consiste soltanto nel soddisfacimento dei loro bisogni materiali, ma di attenzione e tempo. Chi ha possibilità economiche ricerca sempre luoghi curati: quando sceglie la meta dellle proprie vacanze vuole ambienti nei quali sia evidente l'attenzione ad ogni dettaglio, e spesso preferisce luoghi caratterizzati da prati perfetti, aiuole fiorite. Non c'è niente da fare, tutti abbiamo bisogno di "cura".
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Soprattutto in ambito scolastico, si parla molto di diversità e conseguentemente anche di inclusione; a tal scopo, giustamente si studia ogni tipo di difficoltà per far sì che l'aiuto da offrire a ciascuno sia mirato. p.s.: A proposito di questa "ansia" nei confronti dei figli, ho trovato interessante questo articolo |
Mi affaccio dalla finestra della mia camera. Un suono regolare ed ininterrotto fa da colonna sonora ad una serata non più fredda e profumata di fiori di robinia: è così che mi rendo conto che sta arrivando l'estate, la mia stagione preferita. Spero che non costruiscano mai di fronte a questa mia finestra, perchè da qui le stagioni danno spettacolo, e vedere la fila di robinie e il campo retrostante dispone positivamente il mio animo. In questi ultimi anni si è riscoperta l'importanza del contatto con la natura e del rispetto per tutto ciò che questa terra ci offre. Anche se, come spesso succede, questa sana ispirazione è spesso vissuta come una moda, si tratta pur sempre di un'importante presa di coscienza. Oltre alle importanti questioni legate all'ecologia, il dialogo con la natura ci fa bene: è una sorta di "ritorno alle origini", all'essenza della nostra natura, spesso un po' dimenticata. Meditare su un prato e sotto gli alberi è rigenerante: apri gli occhi e, tra i rami e le foglie, scorgi sprazzi di cielo azzurro; sotto di te, l'erba è profumata e morbida, e della sua morbidezza fa esperienza ogni parte del tuo corpo. Se chiudi gli occhi, puoi annullarti tra i suoni della natura: il fruscio del vento tra le foglie, il canto degli uccellini. Se sta per piovere le cornacchie emettono il loro verso che si propaga nell'aria già carica di umidità. Esercitarsi ad avvertire profndamente tutto ciò che ci circonda allena i nostri sensi, e, una volta aperti gli occhi, anche i profumi della vegetazione, che con una mente "distratta" passerebbero inosservati, si fanno intensi e ci fanno vivere pienamente il vitale spettacolo del mondo. Concentrarsi sul proprio respiro, sullo scorrere del flusso d'aria dentro di noi, ci dà la capacità di riempire completamente i polmoni, di regolarizzare il nostro respiro e di rilassarci. Ed ecco che quando respiriamo profondamente si ha la sensazione che tutto ciò che ci circonda e che avvertiamo così intensamente entri nel nostro corpo insieme al flusso d'aria che attraversa le nostre narici, come un vortice che tutto porta con sè, nutrendoci di un'esperienza unica. |
Una mia sensazione, rafforzatasi con l'età matura, è quella di scorgere nelle persone intorno a me una particolare predisposposizione d'animo, anche quando non proferiscono parola. Così mi par d'individuare una nuvola nera in chi, pur sforzandosi di sorridermi, non riesce a celare nel profondo del suo sguardo un che di torvo che comunica disapprovazione. Un'aura sbiadita, che pare dipinta a monocromo, avvolge coloro che si sentono depressi, che non riescono a trovare un gusto in ciò che fanno, quasi come se la loro vita fosse un chewing gum masticato da troppo tempo, privo ormai di ogni sapore. Mi viene voglia di confortarle queste persone, perchè anch'io in certi periodi mi sento così: e si capisce anche dal mio modo di vestire, meno curato rispetto ad altri momenti, in cui mi sento invece piena di energia positiva. Mi faccio i colpi di sole da una vita, e mi trucco sempre un po'. Non per fare colpo su qualcuno, semplicemente perchè vedere il mio viso "colorato" m'infonde serenità. In effetti le persone vivaci e sorridenti paiono avvolte da un alone colorato. Ho letto qualcosa sull'aura, ma mi ritengo ignorante riguardo all'argomento, non ne so nulla. Io qui non parlo di un'aura vera e propria, percepita dalla vista a da qualcun'altro dei nostri sensi: parlo di un'aura simbolica, che io immagino soltanto, e che esprime lo stato d'animo di chi ho davanti. Non c'entra la parapsicologia, e del resto penso di avere un atteggiamento piuttosto disincantato nei confronti di questi temi. Ad esempio penso che a volte l'aura percepita da qualcuno intorno ad una figura sia un effetto ottico: se infatti guardo intensamente e a lungo una persona che indossa un maglione rosso, i miei occhi vi costruiranno intorno un alone verde, il suo colore complementare. Ma correggetemi se sbaglio. In ogni caso ci portiamo sempre inconsapevolmente appresso, quasi come fosse uno zainetto, un'aura che parla di noi. |
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