Creato da lauro_58 il 10/11/2006

Next 2.0

A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

Caffè

Post n°330 pubblicato il 28 Ottobre 2013 da lauro_58

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Nessun rumore sporca il silenzio nella stanza, giusto il borbottare della moka, che però giustifica il profumo di caffè. Fuori la pioggia fitta allaga la strada e l’odore di catrame bagnato sale fino al secondo piano, infilanosi tra gli infissi e poi nelle narici, malgrado le finestre chiuse. Gl odori sono come i ricordi ... a volte ti raggiungono lo stesso, anche se fai di tutto per sfuggirgli.

Il divano di fronte alla finestra, guarda le tende leggere fermate agli angoli e sembra dire "Che aspetti, siediti. Prendi il tuo caffè e siediti. Quì c'è tutto quello che ti serve." In effetti lasciano che la luce imbronciata entri senza sforzo. Si può vedere il grigio del cielo e la pioggia che bagna il vetro. Le gocce cadono con violenza, disintegrandosi in mille piccole perle, che scivolano ricomponendosi in forme diverse, per poi sciogliersi definitivamente.

Ci sono cose che un attimo dopo diventano altro. Anche per le parole è così, sempre un pò differenti da come si vorrebbero dire. E lo stesso è per le persone, sempre un po’ differenti da come le si vorrebbe ricordare. Magari è colpa di quegli spazi vuoti che qualche volta aggiungono, altre tolgono. Chissà se si può, per ogni cosa, o persona o parola, conservare l'identità originale.

Aveva i capelli corti e occhi pieni di insicurezze. Nessuna delle due cose avrebbe potuto fare a meno dell'altra. E' stata calda e leggera all'inizio, poi è diventata densa e dolce, quindi amara tra i sedimenti di aspettative tradite.

Mentre seduto sul divano, incrocio le gambe e mando giù l'ultimo sorso di caffè, penso a lei; intanto continuo a guardare oltre la finestra e tutti quegli spazi vuoti.  

 
 
 

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Post n°329 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da lauro_58

Nuvole in evoluzione. Quando il sole si affaccia tra consistenze dai bordi imperfetti, il grigio si scioglie nell'ocra e piccole esplosioni verdi si arrampicano su versanti scoscesi, apro le braccia, formo una croce e provo a toccare le foglie degli alberi. Potrei spiccare il volo e misurare l’aria che mi separa dalla terra.

Donna in trasformazione, seduta in una copè rosso amaranto. Conta quanto tempo passa tra un traliccio dell’alta tensione e l’altro, finché uno non diventa un numero troppo grande per contenerlo tutto. Poi tocca la polvere che ti avvolge. TI vedrai di fronte, per un girotondo dallo sguardo sorridente. Ti vedrai al tuo fianco per un viaggio confortante. Ti vedrai bambina per un viaggio a ritroso.

Nuvole in dissoluzione. Ho numerato i lampioni che rischiarano il ponte. Uno; balliamo insieme fino a svenire. Due; scendi le scale che ho di fronte, ti seguirò. Tre; canta con tutta la voce che hai, il mio corpo ti farà da controcanto. Quattro ; giochiamo fino a tardi e poi facciamolo ancora … Cinque; guardami, così che possa vedermi.

Quando il cielo sembra al crepuscolo è come se stendesse un velo compatto sotto di se. Baciami a fondo tesoro, devo andare. Mi sono messa il vestito rosso, ho tolto i tacchi alti, ho aperto le braccia a croce ed ho toccato le foglie.
Baciami a fondo tesoro … anche se non sei quì, baciami …

 
 
 

Quelpeveda

Post n°328 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da lauro_58

.... Quando mi sveglio il pomeriggio, ho una consapevolezza strana. Come se muffa, polvere e acqua stagnante siano odori familiari. Sono sicuro che in un posto così, starei a mio agio. E’ una specie di attrazione in evoluzione rapida che mi porta a trovare attraenti ambienti che altri preferiscono evitare. Si trasforma in dolore sordo e alla fine smette di fare male, diventando altro. Ogni volta mi chiedo se per caso non stia diventando pazzo, quando mi prende questa irrefrenabile voglia di seguire il mio istinto. Poi però penso che assomiglio per un terzo a una femmina, sono perennemente agitato, patologicamente ansioso, mai in pace con me stesso e lascio stare. Sarà che qualche ora fa ho quasi ammazzato Fergie, ma è come se mi fossi svegliato e dopo aver poggiato i piedi a terra, avessi smarrito il modo e il posto giusto per stare a questo mondo.

Apro la finestra. Su Quelpeveda è scesa la sera. Più che vederla Quelpe, la sento. Le porzioni di verità che mi vengono a cercare sono seduzioni crepuscolari che non fanno più gola a nessuno. La notte invece, inizia ad assomigliare ad una mano che cerca i colori lasciati dal giorno, avvolge e bacia sulle labbra, sul collo, massaggia le spalle, circuisce e al contempo si lascia penetrare fino in fondo, per un piacere che sembra il prolungamento della vita stessa, oltre lo steccato dei propri limiti. Vado in cucina. Di Fergie non c’è traccia, però ha lasciato la macchinetta del caffè pronta. Quando il culo della moka bolle e la colata di nero schiumato di beige profuma la stanza, sto ancora pensando alla strana enfasi che ha accompagnato il mio risveglio. Se ci fosse un minimo di coerenza, penso, a Quelpeveda la tazzina dovrebbe essere svuotata per bere il caffè. Il sorriso ironico che disegnano le labbra, sembra una ferita ricucita male. Però, infondo, Quelpeveda è così. Una città orizzontale nel vero senso della parola. Se la guardi dal grande ponte, ogni collina assomiglia davvero ad una collina, ma le strade non assomigliano a strade, piuttosto a corsie che non sanno scegliere. Sembrano tentacoli incerti che si srotolano lungo i pendii, li risalgono, girano attorno alle cime e poi ridiscendono. La questione è che le case sono appoggiate sui versanti delle alture, ma in senso inverso. Così il piano terra è a livello delle strade vi girano attorno e gli altri piani sotto, quindi per andare al primo piano, bisogna scendere una rampa di scale e se devi andare sul terrazzo a stendere i panni, ne devi salire una da ground zero.

... da Joshua e Mrs Effe

 
 
 

Joshua e Mrs Effe

Post n°327 pubblicato il 04 Ottobre 2013 da lauro_58

… Fergie ogni tanto finge orgasmi; forse pensa che farla godere sia per me una questione d’onore. Me ne accorgo perché a volte nemmeno la sfioro e lei trema, freme d’emozione. Ora, è vero che le emozioni non hanno simpatia per un ordine fisso, ma aprire le gambe come se debba confermare a Dio la sua esistenza, mi sa di compiacenza oltre ogni modo. Prima credevo fosse un’abitudine che le era rimasta da quando faceva la puttana … effetto gonna corta tirata su e labbra borghesi, per il maschio in utilitaria. Ma con me ha anche fatto l’amore, ed è tutta un’altra cosa. “Disegnare la luna sulla morte, non serve Fergie.” Dovrei dirle e se non vuole fare sesso non è la fine del mondo, non sono un cliente. Dovrei anche dirle però che mi piacciono più i suoi capelli tagliati alla maschietta, come li porta adesso. Rispetto a quelli sparsi sul cuscino dei primi tempi, ora gli occhi sembrano più grandi. Sono neri come il catrame, sereni, accoglienti, ma quando finge si rimpiccioliscono. C’è differenza tra l’accogliere uno sguardo osceno da uno sensuale. Credo capirebbe cosa voglio dire se le parlassi dei suoi occhi …


da "Joshua e Mrs Effe"

 
 
 

Se tutto ha un senso ...

Post n°326 pubblicato il 16 Settembre 2013 da lauro_58

Ehilà gente, come va. Dovrei dire qualcosa rispetto questa mia lunga assenza. Che so, salutare qualcuno, raccontare le magnifiche vicessitudini che mi hanno tenuto lontano dal blog. Fra le tante cose che potrei dire, quella che mi accingo a descrivere, potete stare tranquilli, non ha a che fare con le callosità della vita e non è nemmeno un racconto, o non del tutto almeno. E' piuttosto un evento avvenuto sabato scorso a Roma a cui ho partecipato grazie a ...

"Guardami".

" C’era qualcuno ad attendermi da qualche parte. Magari non in questo sistema solare oppure in una latitudine talmente estrema dell’esistenza che il cercarlo sarebbe risultato difficile almeno quanto riconoscerlo. Però qualcosa di imprescindibile mi attraversava da capo a piedi quando mi chiedevo cosa ci stessi a fare a questo mondo. Si, qualcuno mi stava aspettando da qualche parte. E avevo paura! Paura di lasciarmi sfuggire l’occasione per non aver saputo riconoscere.
Amo la magia dei momenti di bellezza che regala la natura, di una sera d’estate pattugliata dalla luce intermittente delle lucciole per esempio o del sole quando, pennellando una ad una le stelle e l’orizzonte, si trasforma a paladino della luna. Allora mi fermo a guardare lo spettacolo che offre. Guardare mi piace. Le cose belle stanno alla natura come il tempo che passa sta alla vita. Non ci fai mai l’abitudine. Forse iniziai a coltivare rose blu per questo, per provare a creare dal niente o quasi, qualcosa che fosse bello per il solo gusto di farlo."

Questo è parte dell'incipit di "Guardami", racconto che ho scritto per il concorso letterario "La seduzione e l'eros" e che sabato sera alla libreria Mangiaparole - Libreria Caffè letterario non ha vinto il primo premio, ma un premio speciale voluto dalla Presidentessa di giuria e dalla giuria stessa.

C'era tanta genta sabato in libreria e un'atmosfera amichevole, di quelle che ti aprono il cuore e ti riconciliano con il prossimo. Perché quando c'è chi ascolta quello che hai da dire anche se sei emozionato, succede di provare forte la sensazione che davvero tutto abbia un senso, persino quello di scrivere per il solo gusto di farlo ...

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Che dite gente, ripartiamo da qui?

 

 
 
 

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