Creato da robertocass il 22/03/2011
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Saturno e la sua luna Titano

Post n°207 pubblicato il 19 Febbraio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Saturno è il sesto pianeta del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole ed il secondo più grande in termini di dimensioni dopo Giove con il quale ha molte similitudini.

Infatti come Giove è un pianeta gassoso caratterizzato da una bassa densità e dai famosi anelli, che rispetto a quelli di Giove sono visibili anche con semplici telescopi.

Come Giove Saturno ha un'atmosfera che si manifesta sotto forma di fasce di differente colore, anche se in maniera molto più sfumata e meno evidente ad eccezione delle più marcate fasce equatoriali.

Anche su Saturno, come su Giove, esistono tempeste circolari all'interno delle fasce e Saturno condivide con Giove anche altri fattori, come la composizione chimica data dal 75% di idrogeno e dal 25% di elio unitamente a tracce di acqua, metano, ammoniaca, fosforo, arsenico e roccia.

Ha un campo magnetico scoperto già nel 1979 dalla sonda Pioneer I, per poi essere misurato dalla Voyager, con valori simili a quelli del campo magnetico terrestre.

Gli anelli planetari sono composti da milioni di oggetti ghiacciati delle dimensioni massime di un chilometro di diametro, disposti sul piano equatoriale del pianeta.

Impossibile stabilire il numero dei satelliti dal momento che, teoricamente, ogni particella di ghiaccio che compone gli anelli è un satellite.

Titano è il più grande satellite naturale del pianeta e uno dei corpi rocciosi più massicci dell'intero sistema solare, supera in dimensioni il pianeta Mercurio ed è il secondo satellite del sistema solare dopo Ganimede.

Titano è composto principalmente di ghiaccio d'acqua e materiale roccioso con una spessa atmosfera che ha impedito l'osservazione della superficie, e questo fino all'arrivo della missione spaziale Cassini-Huygens nel 2004, che ha permesso di raggiungere un anno dopo il suolo con un veicolo d'atterraggio.

L'esplorazione della sonda ha portato alla scoperta di laghi di idrocarburi liquidi nelle regioni polari del satellite.

Geologicamente la superficie è giovane, sono presenti alcune montagne e dei possibili vulcani, ma è generalmente piatta e liscia con pochi crateri.

L'atmosfera di Titano è composta al 95% da azoto ma sono presenti componenti minori quali il metano e l'etano, che si addensano formando nuvole.

Il clima, che include vento e pioggia di metano, ha creato caratteristiche superficiali simili a quelle presenti sulla Terra, come dune, fiumi, laghi e mari, e persino stagioni.

Con i suoi liquidi e la sua spessa atmosfera, Titano è considerato simile alla Terra primordiale, ma con una temperatura molto più bassa, dove il ciclo del metano sostituisce il ciclo idrologico presente invece sul nostro pianeta.

Tutte le informazioni sono legate alla sonda Cassini-Huygens: il lander atterrò su un suolo sabbioso e umido rivelando la presenza di un territorio del tutto simile a quello terrestre e continuò a trasmettere ancora per un'ora fino a spegnersi definitivamente.

E' certa la presenza di un oceano sotteraneo di acqua, ammoniaca, zolfo, sodio e potassio.

I due emisferi appaiono differenti e la motivazione potrebbe risiedere nelle potentissime tempeste di pioggia, sempre di idrocarburi e non di acqua, che si manifestano con cadenza annuale (un anno su Titano sono quasi trenta anni terrestri).

Sull'eventualità di presenza di vita è in corso da anni un ampio dibattito scientifico e sebbene abbia una temperatura al suolo di -180°, le scoperte fatte dalla missione spaziale Cassini-Huygens hanno aperto concrete possibilità che molecole organiche e quindi forme di vita, possano essersi sviluppate anche se in un ambiente tanto ostile, almeno per le nostre concezioni di vita.

La prossima sonda sarà Dragonfly con la partenza prevista nel 2026 e arrivo nel 2034 e da questa missione si aspettano le risposte a tutte queste domande.

Certamente scoprirà una vita completamente diversa da quello che possiamo immaginare.

 

Da Internet

 
 
 

Giove e il suo satellite Europa

Post n°206 pubblicato il 11 Febbraio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Giove è il pianeta più grande del nostro sistema solare, basti pensare che ci vorrebbero più di 1.300 Terre per costruirlo.

Se il gigante gassoso avesse le dimensioni di un pallone da basket, la Terra avrebbe le dimensioni di un acino d'uva.

La distanza tra i pianeti cambia continuamente perché si muovono lungo le loro orbite e pertanto dista dalla Terra 588 milioni di km quando è più vicino e 968 milioni di km nel punto più lontano.

La navicella spaziale Voyager 1 ha impiegato 546 giorni per raggiungerlo e Voyager 2 ne ha impiegato 688.

Dal 1973, nove veicoli spaziali lo hanno visitato, il primo è stato il Pioneer 10 della NASA che ha fornito centinaia di foto mentre il Pioneer 11 nel 1974 si è avvicinato tre volte al pianeta.

Nel 1979, la famosa astronave Voyager scoprì il sistema di anelli di Giove e scattò migliaia di foto di nuvole e tempeste sul pianeta.

Quelle immagini hanno dimostrato che la misteriosa grande macchia rossa che si vede è una gigantesca tempesta che dura almeno da quando venne scoperta nel 1878.

La sonda Galileo della NASA è diventata la prima navicella spaziale ad entrare nella sua orbita, ed è arrivata sul pianeta nel 1995, dopo un viaggio di 2.242 giorni.

Nel 2000, l'astronave Cassini che si stava dirigendo verso Saturno scattò alcune delle migliori foto che abbiamo di Giove.

La seconda navicella spaziale mai entrata nell'orbita di Giove si chiama Juno, è arrivata nel 2016 ed esplorerà il gigante gassoso fino a settembre 2025.

Giove e i suoi numerosi satelliti assomigliano a un sistema solare in miniatura e presentano un enorme interesse scientifico per gli astronomi di tutto il mondo.

Ha 79 lune e la maggior parte di queste sono piccole: circa 60 satelliti hanno un diametro inferiore a 10 km.

Le quattro lune più grandi di Giove sono: Io, Europa, Ganimede e Callisto e sono chiamate i satelliti galileiani perchè scoperti da Galileo Galilei nel 1610.

Europa è il quarto satellite naturale per dimensioni e il sesto dell'intero sistema solare.

Leggermente più piccolo della Luna, Europa è composto principalmente da silicati con una crosta costituita da acqua ghiacciata, circondato esternamente da una tenue atmosfera, composta principalmente da ossigeno.

Nel 1997 grazie al passaggio della sonda Galileo si è certi  dell'esistenza di un oceano d'acqua presente sotto la crosta, che potrebbe essere dimora di vita extraterrestre.

In questa ipotesi si pensa che Europa, riscaldato internamente dalla sua vicinanza a Giove e dalla risonanza orbitale con i vicini Io e Ganimede, rilasci il calore necessario per mantenere un oceano liquido sotto la superficie e stimolando al tempo stesso un'attività geologica simile alla tettonica a placche.

Nel 2014, la NASA riferì di aver trovato prove dell'esistenza di un'attività della tettonica a placche su Europa, la prima attività geologica di questo tipo su un mondo diverso dalla Terra.

Europa pertanto è considerato come uno dei mondi con la più alta probabilità che si sia sviluppata vita extraterrestre.

È stato ipotizzato che la vita potrebbe esistere in questo oceano al di sotto del ghiaccio, in un ambiente simile a quello delle sorgenti idrotermali presenti sulla Terra nelle profondità dell'oceano.

Si pensa che il perossido di idrogeno abbondi in gran parte della sua superficie e questo garantisce la presenza di ossigeno, perchè il perossido al contatto con l'acqua produce appunto ossigeno.

Nel 2013, la NASA riferì di aver individuato dei fillosilicati, dei minerali argillosi associati a materiali organici sulla crosta ghiacciata.

Gli scienziati suggeriscono che la presenza dei minerali sia dovuta ad una collisione di un asteroide o di una cometa.

Nella teoria della panspermia si pensa che la vita possa essere arrivata alle lune di Giove tramite la collisione di asteroidi o comete.

E' uno studio che si basa sull'ipotesi che i semi della vita siano sparsi dovunque nell'Universo, distribuiti nella polvere stellare e che sia il modo in cui la vita abbia raggiunto anche la nostra Terra.

 

Da Internet

 
 
 

Gli Alieni

Post n°205 pubblicato il 08 Febbraio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

La vita aliena potrebbe essere più strana di quanto il nostro cervello terrestre possa mai immaginare.

Le nostre idee sulla vita si ispirano a un unico modello, quello della vita sulla Terra, la realtà invece potrebbe essere molto diversa.

Il SETI è il programma della NASA dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre.

Secondo gli ultimi studi sarebbe presuntuoso pensare che la Terra sia l'unico pianeta con forme di vita.

In media, ogni stella della Via Lattea ha un pianeta in orbita.

Si stima che un quinto di quelle stelle potrebbe avere un pianeta favorevole alla vita e pertanto è ipotizzabile che ci siano circa 50 miliardi di pianeti potenzialmente abitabili nella nostra galassia, che è una delle miliardi che si trovano nell'Universo.

Questo però non significa che la vita intelligente sia vicina.

Stiamo esplorando il nostro Sistema solare da molto tempo, quindi se contenesse forme di vita intelligenti, probabilmente ormai lo avremmo saputo.

Se si trattasse di una vita semplice e microbica, la storia invece sarebbe diversa.

I posti migliori in cui guardare sono i ghiacciai all'esterno del Sistema solare, la luna di Giove Europa e quelle di Saturno Encelado e Titano perché già sappiamo che hanno liquidi in grado di sostenere la vita.

Per scoprire forme di vita più avanzate probabilmente dobbiamo guardare più lontano e la nostra tecnologia è ancora rudimentale.

Il sistema migliore è studiare le atmosfere dei pianeti alieni alla ricerca di tracce di gas come ossigeno e metano che coesistono solo se un processo termodinamicamente implausibile, chiamato vita, li riempie costantemente.

Non possiamo ancora farlo, ma con il lancio del James Webb Space Telescope e la costruzione dell'Extremely Large Telescope in Cile, dovremmo presto essere in grado di farlo.

Rilevare solo in remoto un altro mondo con vita aliena ci direbbe che non siamo soli nell'Universo e che la vita è probabilmente diffusa.

Ma non ci dirà com'è quella vita.

Tendiamo naturalmente a pensare a qualsiasi vita avanzata come quella di un essere umano, ma non sappiamo nemmeno come saranno gli umani futuri.

Anche le ipotesi che la vita si debba basare sul carbonio e che richieda acqua liquida considerano sempre un unico campione, il nostro pianeta Terra.

La vita su Titano, ad esempio, potrebbe usare idrocarburi liquidi nel modo in cui usiamo l'acqua e alcuni scienziati hanno ipotizzato che la vita potrebbe essere basata sul silicio.

Dati i rapidi progressi dell'informatica la vita aliena avanzata potrebbe persino consistere in macchine artificialmente intelligenti, cosa fra l'altro molto utilizzata nella fantascienza.

Quello che è certo che la vita aliena che presto troveremo sarà qualcosa di completamente diverso dai nostri parametri e da tutto quello che abbiamo finora studiato o solamente ipotizzato.

 

da Internet

 
 
 

La Fossa delle Marianne a 10.929 metri di profondità

Post n°204 pubblicato il 31 Gennaio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Il fondo dell'oceano non è tanto diverso dal resto del pianeta: se potessimo togliere tutta l'acqua che ricopre la Terra, scopriremmo un paesaggio familiare, fatto di pianure, montagne e valli profondissime, il risultato del costante movimento delle placche che formano la crosta terrestre.

Le montagne più alte di questa nuova Terra ancora quasi del tutto inesplorata sono talmente alte che le vediamo anche dalla terraferma.

La montagna più alta del mondo è il Monte Pico, nelle Azzorre: misura solo 2.351 metri sopra il livello del mare, ma sott'acqua ne nasconde altri 6.098.

Ancora più impressionanti, però, sono i numeri delle valli, dei crepacci e degli abissi che punteggiano il fondale oceanico.

Abbiamo ormai esplorato quasi tutte le terre emerse ma gli oceani sono ancora un mistero per noi e una frontiera che ci attende.

Fra i tanti misteri la più studiata è la Fossa delle Marianne che si trova nella zona nord-occidentale dell'Oceano Pacifico, a est delle isole Marianne, tra Giappone, Filippine e Nuova Guinea e raggiunge i 10.929 metri di profondità, una valle sottomarina gigantesca, lunga 2.550 km e larga 69 km.

Nella porzione meridionale della Fossa si trova una depressione più profonda del resto della valle, battezzata abisso Challenger dove abbiamo i punti più profondi delle Marianne e quindi del pianeta Terra.

Il futuro delle esplorazioni abissali è ovviamente robotico e già da qualche anno spediamo in fondo al mare i cosiddetti UUV, Unmanned Underwater Vehicle, droni e robot armati di telecamere e controllati da remoto, da una nave appoggio in superficie.

All'inizio di marzo 2021 un gruppo di ricerca cinese ha fatto scendere un robot proprio nella Fossa delle Marianne, fino a 10.900 m di profondità.

La particolarità dell'impresa è che si trattava di un robot senza la pesante corazza di metallo che si riteneva indispensabile per proteggere queste macchine dalle enormi pressioni: 100 atmosfere, a 10.000 metri di profondità.

Non possiamo arrivarci ma il nostro inquinamento ci ha preceduto e abbiamo trovato del mercurio anche sul fondale della Fossa delle Marianne.

Le emissioni atmosferiche di mercurio sono prodotte soprattutto dalle centrali a carbone, dalle estrazioni minerarie, dai cementifici, dagli inceneritori e da altre attività dell'uomo.

Ogni anno oltre 2.000 tonnellate di questa sostanza di origine inorganica si depositano sulla terraferma e sulla superficie degli oceani, dove sono convertite in una forma altamente velenosa, il metilmercurio, che si accumula nell'organismo dei pesci e in altri animali marini.

E lo abbiamo trovato anche a quelle profondità portato dalle carcasse dei pesci.

E così purtroppo dove non riusciamo ad arrivare arriva sempre puntuale il nostro inquinamento.

 

da Internet

 
 
 

Il nucleo della Terra

Post n°203 pubblicato il 28 Gennaio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

È una teoria che riguarda uno dei più grandi misteri del nostro pianeta, e proprio per questo affascina e sta facendo discutere tutta la comunità scientifica.

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience da due ricercatori dell'università di Pechino parla di come la rotazione del nucleo della Terra potrebbe essersi recentemente interrotta.

Una porzione del nostro pianeta ancora molto misterioso, che ha ispirato romanzi e film di fantascienza.

A differenza degli immaginari scenari più catastrofici però, questo fenomeno, ovvero la sospensione della rotazione del nucleo terrestre, sembra che non abbia nessun impatto sulla vita in superficie.

Il lato più affascinante della ricerca risiederebbe in una possibile spiegazione del suo funzionamento.

Il nucleo interno è come un pianeta all'interno di un pianeta, quindi il modo in cui si muove è ovviamente molto importante.

Un pianeta nel pianeta

Il nucleo interno della Terra dovrebbe essere costituito da una sfera circondata da un nucleo esterno liquido.

È composta da una lega di ferro-nichel, con un raggio pari a 1.220 chilometri.

La sua temperatura sarebbe simile a quella che si trova sulla superficie del Sole, pari a 5.500°C.

Ma la forte pressione impedisce ai metalli di fondersi completamente, mantenendo il nucleo in uno stato solido.

Il nucleo non è connesso al mantello solido della Terra proprio perché circondato da una parte più liquida: da qui nasce la teoria che esso ruoti leggermente a una velocità diversa da quella del Pianeta e che possa accelerare o rallentare.

Rotazione che dovrebbe influenzare il magnetismo terrestre.

Sembra paradossale, ma lo studio del cuore del nostro pianeta risulta essere molto più difficile dell'osservazione di ciò che si trova nello spazio, ad anni luce da noi.

Questo perché la fortissima pressione e le altissime temperature rendono quasi impossibile l'utilizzo di strumentazioni di misurazione e per questo abbiamo pochissime certezze su come sia l'interno della Terra e lo strumento migliore è lo studio delle onde sismiche.

La ricerca ha messo a confronto la propagazione delle onde sismiche generate da alcuni violenti terremoti degli anni '60 e quella di altri terremoti avvenuti negli anni '90.

Secondo i ricercatori, dall'analisi risulta che la rotazione del nucleo della Terra sia cambiato nel corso dei decenni, e ipotizzano che si sia completamente fermata tra il 2009 e il 2011 e sembra che questa rotazione possa andare a cicli di circa 70 anni.

Partendo dalle rilevazioni effettuate sui terremoti degli ultimi decenni i ricercatori sostengono che all'inizio degli anni '70 il nucleo terrestre ruotasse con la stessa velocità del pianeta.

Da allora la sua rotazione verso est è aumentata, fino a superare la velocità di rotazione della Terra.

Per poi rallentare fino a fermarsi.

Ora potrebbe essere iniziato un nuovo ciclo, con un senso di rotazione invertito, verso Ovest.

La previsione è che ci sarà un'accelerazione e poi un nuovo rallentamento, con un prossimo arresto intorno al 2040.

E' ancora da scoprire quali siano le conseguenze, se influisca o no sul propagarsi dei terremoti e delle fuoriuscite laviche dei vulcani.

 

Da Internet

 
 
 
 
 

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