STORIE"A VOLTE LA MIGLIORE MUSICA E' IL SILENZIO..." Non ammazzatevi a leggere i post tutti in una volta, magari tornateci più spesso e leggeteli ad uno ad uno, per assaporarne la vera essenza. |
Post n°31 pubblicato il 18 Settembre 2012 da SULTAS
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Post n°29 pubblicato il 11 Settembre 2012 da SULTAS
Questo blog era uno spazio inserito nel mio profilo, che avevo creato per far leggere un po' di me a chi passava da qua. Ok, l'ispirazione è andata a farsi benedire per cause che non sto qui ad espletare, riempendo la testa dei mal capitati passanti di parole o pensieri che li porterebbero non solo a cambiare subito pagina, ma anche ad inserirmi per direttissima in lista nera (poco m'inporterebbe cmq). Torniamo a noi. Sono stufo di ‘sti CAZZO di profili tutti uguali (mi viene in mente un campo di grano poco prima del raccolto e con le spighe tutte uguali, anzi meglio, non so se avete presente il deposito dei robots nel film "IO ROBOT" con Willy Smith: ecco quello!) che mi appaiono davanti agli occhi: foto di modelle in lingerie e uomini perfetti semi nudi, impegnati ad iniziare un amplesso (mi chiedo quando minchia lo consumano sto benedetto amplesso!); di gattini dagli occhi dolci, purosangue dal manto lucido, pantere nere e fiori delle più svariate specie... per non parlare di organi genitali maschili e femminili di tutte le dimensioni e le forme: ho visto addirittura un fallo a tre punte! Strani scherzi gioca la natura! Avete presente quando nelle mattine d'inverno il vicino di casa accende il motore per farlo riscaldare prima di partire e andarsene cordialmente affanculo? Lo so che non ve ne frega niente, ma fate finta io sia 'sto maledetto cagacazzi del vicino di casa: ho acceso il motore! Quanto passerà prima che io parta e me ne vada via da 'sto minchia di "luogo" inutile all'87%? |
Post n°28 pubblicato il 10 Settembre 2012 da SULTAS
"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose." La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere 'superato'. [Albert Einstein] |
Post n°27 pubblicato il 06 Settembre 2012 da SULTAS
LA CONOSCETE LA STORIA DELL’UCCELLINO? MIO NONNO ME LA RACCONTAVA SEMPRE! Morale? NON TUTTI QUELLI CHE TI BUTTANO DELLA MERDA ADDOSSO LO FANNO PER FARTI DEL MALE. NON TUTTI QUELLI CHE TI TIRANO FUORI DALLA MERDA LO FANNO PER FARTI DEL BENE… MA SOPRATTUTTO: QUANDO SEI NELLA MERDA FINO AL COLLO, NON GRIDARLO AI QUATTRO VENTI… STA’ ZITTO! |
Post n°26 pubblicato il 28 Agosto 2012 da SULTAS
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Post n°25 pubblicato il 27 Agosto 2012 da SULTAS
E’ pericolosa la pantera. E’ nera, è affamata. Non si rende però conto di essere una pantera perdendosi, di conseguenza, importanti dettagli di se stessa. Dettagli da non sottovalutare. Tipo quello di avere il manto nero come petrolio brillante, tanto scuro da far pensare a negri Surma che cacciano nudi con gli occhi iniettati di sangue. Si aggira incerta per casa, portandosi dietro una bellezza inconsapevolmente crudele e fitta come le foreste dove dovrebbe abitare. Ma in casa sua alberi non ce ne sono. Pali della luce sì. Fuori però. Alti come Baobab urbani. Non ci sono nemmeno lemuri schiamazzanti arrampicati su liane nodose, ma i motorini che passano clacsonando, si fanno sentire bene, e ci si potrebbe ingannare facilmente scambiandoli per i mammiferi in questione. Gli edifici difronte sono parecchi, ma di grotte abitate da pipistrelli grandi come volpi e cascate che si mescolano a torrenti tropicali, nemmeno l’ombra. L’acqua che sente scorrere è solo quella che proviene dal bagno. La sua preda ora è nella doccia. Si compiace all’idea, come il cane che ha mangiato già ma l’osso lo ha conservato sotto terra, nel posto suo segreto. Ma lei non è un cane, è una pantera per dio! E soffre tanto quando ha crisi d’identità, perché non ricorda chi è stato a cacciare veramente. Questo per un felino così nero, con occhi così azzurri e zanne così latte non giova alla reputazione. Una cosa la sa. Sempre. Ha fame e sa cacciare. Bell’esemplare quello che sbuca dalla doccia, con l’asciugamano viola avvitato quanto basta per subodorare pezzi d’inguine ancora umidi e tiepidi. La pantera s’avvicina. Odora. Non aspetta Balza al collo come per marcare la sua natura letale.. e.. si ritrova stranamente distesa a pancia in su. Docile docile come un gattino. E’ qui che cominciano quelle crisi. “Fatti guardare bella!”. Perché si lascia comandare così? Dovrebbe sovrastare quel corpo, con la faccia immersa nelle carni a sbranare quel che resta della giugolare e poi leccarsi i baffi sporchi di sangue raggrumato. “Dai micetta apri le gambe, voglio vedere lo spettacolo!” Non è possibile lo sta facendo. “Sei splendida.” Le piace pure!!! “Lo so che ti piace giocare. Dai apri ancora un po' le gambe che voglio vedere come entra questo bel giocattolo". Lo vuole tutto dentro. Incredibile. E vuole essere guardata. Anzi, gioisce del fatto che lui si stia masturbando da solo, mentre con la mano le spinge il gommone rosa fra le cosce divaricate, compiacendosi di quella scena. Roba da matti. Lui è ipnotizzato. Non stacca gli occhi un attimo da quella rosa aperta e continua il suo entraesci con professionalità. Si fa una sega lentamente, poi veloce, poi di nuovo lentamente. Impugna la punta in un su è giù estatico, senza afferrare tutto il tronco con la mano ma solo usando le tre dita prensili. Le vene sembrano scoppiargli. Anche i testicoli. La pantera è sinuosa come fosse unta d’olio nel verso del pelo. Lei non si perde una mossa. Ecco perché si confonde. Perché per un po’ le piace da morire e finisce sotto allargando le gambe ubbidiente. Poi però qulacosa scatta e tutta la situazione si capovolge, rimandendo comunque statica. E’ lei che comincia a guardare e comincia a prendere potere. E’ una tecnica di adescamento. Sta cacciando. Però questo modo di farlo le sembra sempre che non arrivi da lei. Per questo ha crisi d’identità. La preda perde il controllo, non capisce più un cazzo.. è nel delirio! Deve fare piano con quelle dita ora, è così eccitato che deve muoversi più lentamente, e lei diventa di nuovo consapevole di non essere un micino ma un animale nero e spaventoso. Lui è immobilizzato, ipnotizzato da quella sontuosità fatta corpo che produce odori e liquidi spiazzanti, lei continua la sua danza divorando plastica made in Taiwan e ruggendo con occhi fissi e lucidi. Non si lascia scappare nulla, lo vuole sfinire per il colpo di grazia. Tremano. Aumenta la velocità. Fa muovere quel coso dentro di lei come fossero un tuttuno, è talmente bagnata che se fosse giorno, col sole poggiato proprio lì, provocherebbe luccichii da accecare gli occhi. Poi lentamemte come un’ancora tirata fuori dal mare, sputa l’enorme fallo e quel che rimane da guardare non è altro che un buco nero abbracciato da tanto roseo candore. Cola un po’ di liquido. L’ultima goccia la fa cadere sulla punta del suo giocattolino e se lo infila dietro. Sempre lentamente per non far perdere nessun passaggio fondamentale. Viene pure. Freme compostamente, visibile quanto basta per farlo notare, miagolando un po’ da brava gattina. A quel punto asciugamano viola in vita, perde il senno. Il manto moro ed uniforme della pantera si chiazza improvvisamente di bianco. Schizzo simile a quello del sangue quando si recide un punto vitale per nutrirsi. Nella foresta così si fa. Vittoria!!! Lui giace inerme. Morto fra i suoi artigli. Mentre si lecca le zampe felpate, compiaciuta e appagata ha un’altra piccola crisi. Sa cosa deve fare. Quella cioccolata extra fondente nel frigo le assomiglia tanto. E’ così nera. Tanto amara da far percepire il suo sapore.. e un languorino già s’insinua fra le zanne innocenti. Strappato il primo morso ribadisce di nuovo la sua posizione nell’habitat. E’ una pantera golosa… |
Post n°24 pubblicato il 27 Agosto 2012 da SULTAS
Mentre mia moglie mi serviva la cena, le presi la mano e le dissi: "Devo parlarti". Lei annuì e mangiò con calma. La osservai e vidi il dolore nei suoi occhi... quel dolore che all'improvviso mi bloccava la bocca. Mi feci coraggio e le dissi: "Voglio il divorzio". Lei non sembrò disgustata dalla mia domanda e mi chiese soavemente: "Perché?". Io tacqui. Quella sera non parlammo più. Pianse tutta la notte. Sapevo che lei voleva capire cosa stesse accadendo al nostro matrimonio, ma non potevo risponderle: aveva perso il mio cuore a causa di un'altra donna, Giovanna. Io ormai non amavo più mia moglie, mi faceva solo tanta pena. Mi sentivo in colpa, ragion per cui le dissi che nell'atto di separazione avrei preteso che a lei restassero casa, auto e il 30% del nostro negozio. Quando vide l'atto lo strappò in mille pezzi! Avevamo passato dieci anni della nostra vita insieme ed eravamo ridotti a due perfetti estranei. A me dispiaceva tanto per tutto il tempo che aveva sprecato accanto a me, per tutte le sue energie. Ma non potevo farci nulla: io amavo Giovanna! All'improvviso mia moglie cominciò ad urlare e a piangere ininterrottamente per sfogare la sua rabbia e la sua delusione. L'idea del divorzio cominciava ad essere realtà. Il giorno dopo tornai a casa e la incontrai seduta alla scrivania in camera da letto che scriveva. Non cenai e mi misi a letto, ero molto stanco dopo una giornata passata con Giovanna. Durante la notte mi svegliai e vidi mia moglie sempre lì, seduta a scrivere. Mi girai e continuai a dormire. La mattina dopo mia moglie mi presentò le condizioni della separazione. Non voleva la casa, non voleva l'auto né tantomeno il negozio, soltanto un mese di preavviso, il mese che sarebbe cominciato l'indomani. Inoltre voleva che in quel mese vivessimo come se nulla fosse accaduto. Il suo ragionamento era semplice: “Nostro figlio in questo mese ha gli esami a scuola e non è giusto distrarlo con i nostri problemi”. Io fui d'accordo però lei mi fece un’ulteriore richiesta: “Devi ricordarti del giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in braccio e mi accompagnasti in camera da letto per la prima volta. In questo mese ogni mattina devi prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa”. Pensai che avesse perso il cervello, ma acconsentii per non rovinare le vacanze estive a mio figlio e superare il momento in pace. Raccontai la cosa a Giovanna che scoppiò in una fragorosa risata dicendo: “Non importa che trucchi si sta inventando tua moglie, dille che oramai tu sei mio, se ne faccia una ragione!”. Era tanto che non avevo intimità con mia moglie, così quando la presi in braccio il primo giorno eravamo entrambi imbarazzati. Nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo: “Grande papà, hai preso la mamma in braccio!”. Le sue parole furono come un coltello nel mio cuore, camminai dieci metri con mia moglie in braccio, lei chiuse gli occhi e mi disse a bassa voce: “Non dirgli nulla del divorzio, per favore. Acconsentii con un cenno, un po' irritato, la lasciai sull'uscio. Lei uscì e andò a prendere il bus per andare a lavoro. Il secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati: lei si appoggiò al mio petto e sentii il suo profumo sul mio maglione per tutto il giorno. Mi resi conto ch era da tanto tempo che non la guardavo. Mi resi conto che non era più così giovane, qualche ruga, qualche capello bianco... si notava il danno che le avevo fatto! “Ma cosa ho fatto per ridurla così? Il quarto giorno, prendendola in braccio come ogni mattina avvertii che l'intimità stava ritornando tra noi: questa era la donna che mi aveva donato dieci anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio e nei giorni a seguire ci avvicinammo sempre di più. Per rispetto non dissi nulla a Giovanna. Ogni giorno era più facile prenderla in braccio e il mese passava velocemente. Pensai che mi stavo abituando ad alzarla e, per questo, ogni giorno che passava la sentivo piu' leggera. Una mattina lei stava scegliendo come vestirsi, si era provata di tutto, ma nessun indumento le andava bene e lamentandosi disse: “I miei vestiti mi vanno grandi!”. Lì mi resi conto che era dimagrita tanto: ecco perché mi sembrava così leggera! Di colpo pensai che era entrata in depressione: troppo dolore e troppa sofferenza! Senza accorgermene le toccai i capelli, nostro figlio entrò all'improvviso nella nostra stanza e disse: “Papà, è arrivato il momento di portare la mamma in braccio (per lui era diventato un momento basilare della sua vita). Mia moglie lo abbracciò forte ed io girai la testa, ma dentro sentii un brivido che cambiò il mio modo di vedere il divorzio. Ormai prenderla in braccio e portarla fuori cominciava ad essere per me come la prima volta che la portai in casa quando ci sposammo. La abbracciai senza muovermi e sentii quanto era leggera e delicata. Mi venne da piangere. L'ultimo giorno feci la stessa cosa e le dissi: “Non mi ero reso conto di aver perduto l'intimità con te. Mio figlio doveva andare a scuola e lo accompagnai con la macchina. Mia moglie restò a casa. Mi diressi verso il posto di lavoro, ma a un certo punto, passando davanti casa,di Giovanna mi fermai, scesi e corsi sulle scale. Lei aprì la porta e io le dissi: “Perdonami ma non voglio più divorziare da mia moglie”. lei mi guardò e disse: “Ma sei impazzito?” Io le risposi: “No, è solo che amo mia moglie!”. Era stato un momento di noia e di routine che ci aveva allontanato, ma ora ho capito i veri valori della vita, dal giorno in cui l'ho portata in braccio mi sono reso conto osservandola e guardandola che dovevo farlo per il resto della mia vita. Giovanna pianse, mi tirò uno schiaffo e entrò in casa sbattendomi la porta in faccia. Io scesi le scale velocemente, andai in macchina e mi fermai in un negozio di fiori. Comprai un mazzo di rose e la ragazza del negozio mi disse: “Cosa scriviamo sul biglietto?” le dissi: “Ti prenderò in braccio ogni giorno della mia vita finché morte non ci separi!”. Arrivai di corsa a casa, feci le scale entrai e di corsa mi precipitai in camera felicissimo. Mia moglie era a terra, morta! Stava lottando contro il cancro ma io ero occupato a passare il tempo con Giovanna senza nemmeno accorgermene. Lei, per non farmi pena non me lo aveva detto, sapeva che stava per morire e per questo mi chiese un mese di tempo. Sì, un mese, affinché a nostro figlio non rimanesse un cattivo ricordo del nostro matrimonio, affinché nostro figlio non subisse traumi, affinché a nostro figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre. “A volte non diamo il giusto valore a ciò che abbiamo fino a quando non lo perdiamo” |
Post n°21 pubblicato il 03 Agosto 2012 da SULTAS
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Post n°19 pubblicato il 30 Luglio 2012 da SULTAS
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Post n°17 pubblicato il 26 Luglio 2012 da SULTAS
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Post n°14 pubblicato il 24 Luglio 2012 da SULTAS
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Post n°12 pubblicato il 02 Dicembre 2010 da SULTAS
Dammi <<Dal blog di VolendomiTua>> |
Post n°11 pubblicato il 22 Novembre 2010 da SULTAS
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Post n°9 pubblicato il 05 Novembre 2009 da SULTAS
"Invano erano state poste le trappole nei passaggi obbligati e nei sentieri vicini alle case. Le orme lasciate sulla neve indicavano la venuta del lupo vorace e il suo ritorno nella tana del Grande Monte. Qua e là sulla neve vi erano chiazze di sangue che le vittime ferite avevano disseminato prima di morire. Una domenica Turi disse a Paolo e Michele: "Venite con me. Non ritorneremo a casa se non con la pelle del lupo che noi uccideremo". I due accettarono. Così i tre giovani partirono alla ricerca della fiera, seguendone sulla neve le recenti tracce. Arrivarono alla distesa ghiacciata del lago e lì, ai piedi del Grande Monte, immobili, attesero che il lupo uscisse dalla sua tana che era certamente da qualche parte nel bosco lì vicino. Da lì, innanzi a loro, la fiera sarebbe immancabilmente passata.. |
Post n°7 pubblicato il 05 Novembre 2009 da SULTAS
Una frase senza possibilità di interpretazione alternativa, comparsa così in un sms, è arrivata come un fulmine a ciel sereno: |
Post n°4 pubblicato il 01 Luglio 2009 da SULTAS
E se il mondo virtuale divenisse caldo, vero e sensuale?? Possibile, probabile, intrigante? Così iniziano tante conoscenze, alcune finiscono sul nascere, altre restano anonime e formali, altre sfociano in incontri, altre ancora restano nell’aere in un virtuosismo impalpabile ma molto particolare… In questo modo tutto inizia: leggi un profilo, guardi un blog, scruti i pensieri altrui, tutto nell’anonimato, dietro ad un freddo pc, ma a volte qualcosa si evolve, cambia, prende improvvisamente una direzione autonoma, come se si innescasse il pilota automatico… Lei è una donna caparbia, curiosa, sempre desiderosa di imparare qualcosa di nuovo, qualcosa che non sa. Legge, scrive, si mette in discussione... con una personalità così, non è facile incontrare i gusti di tutti, e lei non è una che si accontenta, ora non più, lo ha già fatto in passato e non è finita bene, perciò ora sa quello che vuole e se non lo trova pazienza, la sua vita è già piena così... Ma non sempre quello che vogliamo noi succede secondo i nostri tempi, a volte qualcosa si innesca e tutto cambia... “Ecco un profilo interessante, pochi giri di parole” pensa “Questa è una persona che sa quello che vuole!” ma è così che tutto comincia, dai messaggi alla chat la strada è breve e il passaggio al cellulare ancora di più… “Bella la tua voce!” quella voce, quella voce, perché tutto va fuori controllo? Lei non capisce, scherza, parla, ascolta quella voce seducente, calda, profonda, e affiorano ricordi di relazioni passate che però hanno lasciato il segno, e tutto prende una direzione inaspettata… Lei entra nell’intimo, ascolta quella voce, si lascia andare alle emozioni, alle sensazioni, non può credere a quello che sta per fare, “con una voce”… Ma come dicevo poco fa, non tutto va secondo i nostri quadrati progetti… e la passione prende il sopravvento, frasi sussurrate, carezze furtive, sembra irreale, ma non lo è… e quella voce, quella voce fa uscire una parte di lei che era sopita da un po’, e tutto questo la disarma. Ora lei è completamente in balia delle proprie emozioni, sensazioni, l’eccitazione sale, gradualmente ma in modo costante, fino a raggiungere il massimo… e tutto con una voce… |