Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi di Aprile 2018

Il pianorese Paolo Fresu non finisce di stupire

Post n°1092 pubblicato il 09 Aprile 2018 da fabbri.giancarlo
 

Fresu 07 Paolo

Pianoro (Bologna)

Alla fine dell’anno scorso avevamo dato notizia ai nostri lettori del conferimento al pianorese Paolo Fresu, musicista e compositore di origini sarde, del premio “Nettuno d’oro” da parte del sindaco di Bologna Virginio Merola. Dei giorni scorsi invece la notizia della firma di un protocollo d’intesa, tra il musicista e il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, che riconosce il jazz “patrimonio comune e momento di crescita dei musicisti e del loro pubblico” ai fini della sua promozione. Con Fresu che ha firmato nella sua veste di presidente della neonata federazione nazionale “Il Jazz Italiano” (IJI) che vanta già in Italia 110 jazz club affiliati di cui 12 a Bologna che hanno eletto come presidente locale Giovanni Serrazanetti patron della cantina Bentivoglio. Scopo della federazione IJI è quello di far uscire il jazz da musica di nicchia, per pochi affezionati, col coinvolgimento delle istituzioni nazionali, delle amministrazioni locali e delle scuole fino alla istituzione di una giornata nazionale del jazz italiano.

Visto il suo impegno alla valorizzazione dei giovani musicisti jazz italiani, che già svolge da anni tramite la sua etichetta discografica, la Tûk Music che dal 2010 ha già inciso una quarantina di dischi di giovani jazzisti di qualità, abbiamo chiesto a Paolo Fresu dove trovi il tempo per fare tutto ciò che fa. Con la sua solita grande disponibilità, giusto il tempo di un caffè, ci ha risposto che «il tempo si trova sempre quando si ha passione per le cose in cui si crede fortemente. Per me fare musica significa comporre, suonare, scrivere, pensare, viaggiare. Tutto questo significa anche crescere e contribuire dunque anche alla crescita del jazz italiano. Potrà sembrare strano ma più si viaggia più si ha tempo a disposizione, tra una stazione e l’altra o tra un aeroporto e l’altro, per pensare, scrivere, e rispondere alle domande dei giornalisti. E’ una grande fortuna e un grande privilegio».

Infatti il musicista, una delle trombe più famose al mondo con esordi nella banda paesana di Berchidda (Olbia), con oltre duecento concerti in giro per il pianeta, ha trovato anche il tempo di scrivere il libro “La musica siamo noi”, uscito l’autunno scorso, pubblicato dalla prestigiosa casa editrice il Saggiatore. Volume nato dalla trasposizione in stampa di una sua conferenza in occasione del millesimo libro pubblicato dalla casa editrice milanese, fondata nel 1958 da Alberto Mondadori, e dalla lectio magistralis all’Università della Bicocca, a Milano, in occasione del conferimento a Fresu della laurea honoris causa, in Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici, per il suo impegno nella cultura.

Nel 2016 la redazione del periodico indipendente pianorese “L’Idea” gli aveva assegnato il riconoscimento di “Pianorese dell’anno” assieme ad altri due personaggi di Pianoro: Andreina Cavazza, per la sua attività a favore degli anziani nel centro “Giusti” di Pianoro, e Rosanna Monti, sempre in prima fila per aiutare le persone e punto di riferimento a Pianoro Vecchio. Nel 2017 il riconoscimento “pianorese” era andato a due aziende e famiglie: la MG2 dei Gamberini e la Marchesini Group. Nel 2018 a due persone: lo storico Romano Colombazzi e il Kom, o il Blasco, Vasco Rossi che nativo di Zocca (Modena) ha infine scelto, da anni, a vivere nel territorio di Pianoro in un sito isolato … come un Eremo.

 
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In un libro “Dìn dòn campanòn” e altre rime in dialetto

Post n°1091 pubblicato il 05 Aprile 2018 da fabbri.giancarlo
 

Collage 01 Dialetto

La copertina del libro e i due curatori Maurizia Lazzarini e Adriano Simoncini

Pianoro (Bologna)

Una volta «certe cose succedevano soltanto in dialetto». Lo diceva il poeta romagnolo Raffaello Baldini rilevando che la quotidianità delle vecchie generazioni, vissute senza gli agi di oggi, «era fatta di pochi eventi, di piccole cose, e fluiva in una lingua altra rispetto all’italiano. Il dialetto del proprio paese, a volte solo del proprio quartiere, era non soltanto il codice comunicativo della piccola comunità, ma anche lo sfondo sonoro di tutto quanto si diceva e faceva». In molte comunità infatti il dialetto era la lingua madre assunta col latte materno assieme al dondolio monotono della culla e di dolci canzoni e ninne nanne.

A partire dalle 16 di sabato 7 aprile nel Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini”, in via del Gualando 2 a Pianoro, sarà possibile risentire la musicalità e il ritmo del nostro dialetto. Ci saranno infatti letture e canti tratti dal libro “Dìn dόn campanόn – filastrocche detti ninne nanne delle valli del Savena e Sambro”. Si tratta di una raccolta di rime dialettali curata da Maurizia Lazzarini e da Adriano Simoncini pubblicata dal Gruppo di Studi “Savena Setta Sambro”, col contributo dell’Istituto dei Beni Culturali della nostra Regione conquistato con la partecipazione vincente al bando IBC 2017 per la valorizzazione e diffusione del dialetto con il progetto “Dìn dόn campanόn – Rime del quotidiano raccolte per la lettura e l’ascolto”. Alla presentazione del libro, illustrato con disegni degli alunni delle scuole di Pianoro e Rastignano, con cd allegato della recita dei testi, interverranno gli anziani delle vallate del Savena e dello Zena che, grazie al loro contributo, hanno permesso di raccogliere a futura memoria rime che altrimenti sarebbero andate dimenticate, alcune delle quali inedite.

In vista della partecipazione al concorso Maurizia e Adriano hanno fatto appello alla popolazione ottenendo materiale spesso riportato a memoria, verbalmente, in mancanza di versioni scritte. Filastrocche, ninne nanne, cante, canzoni, zirudelle, sermoni natalizi, eccetera, che erano state lette e presentate, prima della stampa del libro, lo scorso 17 dicembre 2017 in occasione della festa “Auguri con Vén, Pénza e Panspzièl”. Occasione giusta per presentare il progetto didattico del Museo di Pianoro “Dìn dòn campanòn” realizzato in collaborazione con le scuole del territorio vincitore del bando di salvaguardia e valorizzazione dei dialetti, promosso dall’IBC dell’Emilia-Romagna. E anche in quell’occasione erano presenti i ragazzi delle scuole Pianoro e Rastignano che avevano recitato i testi, in dialetto, davanti al presepe i sermoni e presentato il lavoro fatto nel corso dei mesi.

 
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Sabato al Museo opere di Mauro Paolini e rime in dialetto

Post n°1090 pubblicato il 05 Aprile 2018 da fabbri.giancarlo
 

Paolini 02 Mauro

Pianoro (Bologna)

Alle 15.30 di sabato 7 aprile nella sala eventi al primo piano del Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini”, in via del Gualando 2 a Pianoro, si inaugura una mostra di opere dell’artista pianorese Mauro Paolini a titolo: “Equilibrio. Pensieri: sogni = incubi: gioie”. Mostra che sarà visitabile anche nei giorni 8, 11, 14 e 15 aprile dalle 15 alle 18.

A seguire ci saranno letture e canti tratti dal libro “Dìn dόn campanόn – filastrocche detti ninne nanne delle valli del Savena e Sambro”, una raccolta di rime dialettali, con traduzione in italiano, pubblicata dal Gruppo di Studi “Savena Setta Sambro”, con il contributo dell’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna conquistato con la partecipazione vincente al bando IBC 2017 per la valorizzazione e diffusione del dialetto con il progetto “Dìn dόn campanόn – Rime del quotidiano raccolte per la lettura e l’ascolto”. Alla presentazione del libro, illustrato con disegni degli alunni delle scuole di Pianoro e Rastignano, con cd allegato della recita dei testi, interverranno gli anziani delle vallate del Savena e dello Zena che, grazie al loro contributo, hanno permesso di raccogliere a futura memoria rime che altrimenti sarebbero andate dimenticate, alcune delle quali inedite.

Mauro Paolini a Pianoro lo conoscono tutti e non solo perché si muove in carrozzina a causa di un incidente stradale che trent’anni fa lo rese paraplegico. Non passa inosservato anche per la sua vivacità, l’aria sbarazzina e l’autoironia con cui si presenta come “artèéést!”; e artista creativo lo è davvero. Nato nel 1971, da famiglia pianorese doc, finite le scuole dell’obbligo ha frequentato corsi di formazione fino a conseguire il diploma di “Operatore metalmeccanico”. Purtroppo, nel 1988, all’età di 17 anni è coinvolto in un grave incidente stradale che lo lascia privo dell’uso delle gambe dopo un periodo di coma.

Come riferisce lui stesso «dopo anni passati a capire quale fosse il mio posto nella società, e cosa significasse per me questa “malattia”, decisi di riprendere gli studi. Mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti come uditore ma non fui ammesso, quindi mi iscrissi all’Istituto Statale d’Arte dove incontrai difficoltà. Ma decisi comunque di studiare e approfondire quello che è l’aspetto più bello della vita: l’arte. Dopo il diploma di maestro d’arte si iscrisse all’Accademia di Bologna dove si laureò con il professor Davide Benati. Durante gli studi accademici frequenta per un anno un corso Erasmus in Spagna, a Madrid, che lo porta a conoscere la stampa calcografica. Una tecnica che lo stimola a continuare gli studi per conoscere meglio il mondo dell’incisione. Si iscrive quindi all’Accademia di Urbino specialistica di grafica, per migliorare le tecniche incisorie e liberare la vena ispiratrice artistica.

Paolini oggi è un artista a tutto tondo: pittore, scultore, incisore, poeta, scrittore, vasaio, ceramista, eccetera, è anche appassionato di calcio, presidente della Pollegivesss e tifoso ultras del Bologna. Per contatti e informazioni: mauropaolini1971@libero.it; www.mauropaolini.it.

 
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