Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
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C'era una volta..
Post n°8480 pubblicato il 08 Agosto 2018 da nina.monamour
"Datemi un uomo che non sia schiavo della passione e io lo terrò nel chiuso del mio cuore"
William Shakespeare è da sempre fonte inestinguibile d’ispirazione per registi e sceneggiatori; si potrebbe pensare che il merito sia da attribuirsi alle trame intricate, ai sotterfugi, alle ambientazioni storiche ricreate. Eppure, tutti questi aspetti cedono il posto d’onore alle passioni, protagoniste indiscusse e ragione per cui opere come Amleto, Otello, Romeo e Giulietta e Macbeth saranno sempre celebrate grazie alla loro attualità immortale. Le emozioni, infatti, sembrano essere l’unico tratto della natura umana a non subire il corso del tempo e degli eventi. Impulsi, desideri ed emozioni vengono rappresentati attraverso una delle forme artistiche più intense e immediate. "Essere o non essere all’altezza, questo è il dilemma". Mah, sembra una favola antica, di quelle che cominciano con "C’era una volta", ma la storia di Mary Molesworth, del marito e di suo fratello non ha un lieto fine, ed è tutt'altro che inventata. Robert fu un marito crudele, soprannominato il "conte maledetto", che accusò la giovane moglie Mary di adulterio, consumato per di più con uno dei suoi fratelli, Arthur. Quest'ultimo fuggì dal paese, mentre la sfortunata sposa, costretta ad una falsa ammissione di colpa, venne reclusa per oltre trent'anni nel tetro castello del nobile marito. Nel frattempo, il conte costruì un'amena dimora per sé e per i figli, oggi conosciuta come “Belvedere House and Gardens” circondata da un meraviglioso paesaggio. Quando un’altro dei suoi fratelli costruì una villa ancora più lussuosa della sua, a poca distanza, l'invidioso nobiluomo fece erigere un muro, per togliergli il piacere di una bella vista. Talmente geloso da costruire un muro, è questa la "più grande follia d'Irlanda", opera del Conte Rochfort, un uomo così violento e ossessionato da recludere in casa la seconda moglie, prigioniera per oltre trent'anni, rinchiusa insieme ai figli in una "prigione dorata" sulla collina di Mullingar, perché accusata di tradimento. La settecentesca Belvedere House è ancora oggi visitabile, così come il meraviglioso giardino che la donna poteva ammirare solo dalla finestra. Ma la "vergogna" del Conte è ben in vista sul lato sud della proprietà, un muro alto 103 metri, costruito dal Conte per impedire di guardare dentro casa sua. La storia non gli fa onore, ma nonostante tutto Belvedere House oggi è una delle mete architettoniche più celebri d’Irlanda. Eporta la firma anche di un architetto italiano, tal Barrodotte, chiamato dal Conte in persona per sovrintendere i lavori di costruzione del muro. Sembra apparire come una delle tante favole lugubri che circolano con varie versioni, dal tardo Medioevo in poi, ma in realtà la povera Mary e il "Conte maledetto" sono personaggi di una vicenda reale, che si svolse in Irlanda nel olto conosciuta18 secolo. Oggi Blevedere House è una meta turistica molto conosciuta forse per la sua triste storia o forse per l'incredibile "muro della gelosia" una delle "follie" architettoniche più celebri dell'Irlanda.
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